Premessa.

L’intera miniserie prende spunto dagli eventi narrati nella miniserie ‘Psylocke&Arcangelo: Alba Cremisi’. Per una più facile comprensione ne metto qui una breve sintesi:

Tutto comincia quando Psylocke viene ferita a morte da Sabretooth sulle pagine degli X Men. Mentre è in fin di vita, Wolverine si imbarca assieme ad Arcangelo in un’avventura per trovare la Vena d’Ebano, ovvero il cuore del regno magico dell’Alba Cremisi che vanta poteri di guarigione senza eguali. La missione riesce grazie anche all’aiuto del vecchio mistico Gomurr l’Antico e Psylocke guarisce, pur mostrando caratteristiche che prima non possedeva. Ora infatti oltre alla telepatia ha un marchio rosso sull’occhio sinistro, e la capacità di teleportarsi nelle ombre. Durante la convalescenza inoltre il suo carattere si fa ombroso, tanto che Arcangelo stenta a riconoscerla. Tutto si complica quando i due vengono attaccati da ninja ombra chiamati Dissimulanti, mandati lì a prelevare Psylocke che sostengono appartenere al loro padrone Kuragari in nome di un non ben precisato debito. Psylocke viene rapita e portata al cospetto del demone Kuragari, il quale invocando dei diritti sulla sua anima, che è stata guarita dalla Vena d’Ebano, il cuore del regno dell’Alba Cremisi di cui Kuragari si è eletto capo, la rende una Dissimulante. Intanto Gomurr torna da Arcangelo, e gli spiega che nel momento in cui ha prelevato una stilla della Vena d’Ebano doveva lasciare qualcosa di suo, per non contrarre un debito che ora è ricaduto sulla sua ragazza. Arcangelo torna nel regno dell’Alba Cremisi e raggiunge la Vena d’Ebano, nella quale pone una porzione della propria anima per pagare il debito che aveva contratto la prima volta. Nello stesso istante Psylocke, diventata una Dissimulante, riacquista coscienza di sé, e nel momento in cui Arcangelo attacca Kuragari lei si libera del suo influsso e aiuta il proprio ragazzo a sconfiggerlo. Alla fine Kuragari viene battuto, e Gomurr diviene il nuovo Proctor Tar, ovvero il nuovo regnante dell’Alba Cremisi.

Questo fino ad ora...

 

 

ARCANGELO

 

 

#1

Dal Paradiso...

di Sergio Gambitt

 

 

 

Tenuta Worthington, Connecticut

I raggi di un caldo ed insolito Sole autunnale penetrano a strisce attraverso le tapparelle semiaperte dell’ampia finestra della camera da letto di Warren Wortinghton III, ricco industriale e membro fondatore del gruppo di eroi chiamato X Men. Ma oggi Warren non è niente di tutto questo. Oggi, è solo un uomo innamorato della propria donna.

“Svegliati, Betsy, è una splendida giornata” dice poggiando sul letto un vassoio imbandito di prelibate dolcezze, mentre si allunga per darle un leggero bacio sulla fronte.

“Se ci sei tu lo è sempre...” risponde Betsy stropicciandosi gli occhi ancora assonnata, “Oh, mi hai anche portato la colazione”

“Bhe, avevo fame…” risponde Warren sistemandosi sul letto accanto a lei e strappando un morso da una tortina. Betsy lo guarda con un’aria divertita e gli dice:

“Ammetterai mai di aver fatto qualcosa solo per far piacere agli altri?”

“Certo, quando succederà.” risponde Warren ricambiando l’occhiata della ragazza.

“Warren, sei di sicuro la persona più orgogliosa che abbia mai incontra…” il suono del campanello la interrompe. Warren si alza e raggiunge l’ingresso. Senza pensarci su molto guarda nello spioncino per vedere chi ha bussato. Quel che riesce a scorgere è una ragazza di circa vent’anni, bionda, coperta da un lungo impermeabile gualcito e che si appoggia alla porta come se questa fosse l’unica cosa che la tiene in piedi. Abbastanza incuriosito Warren accende il proiettore olografico che maschera la propria pelle azzurra e apre la porta.

“Le serve qualcosa?” chiede all’ospite inattesa.

“Sei…Warren Worthington III...?” dice lei con un filo di voce.

“Si, sono io”

“Loro…mi seguono…aiuto” e sviene tra le sue braccia.

 

“Cosa stai facendo?”

Le parole di Warren cadono nell’aria poiché la persona a cui sono rivolte sembra non avere alcun interesse ad ascoltarlo, dal momento che ogni sua facoltà mentale è impegnata altrove.

“Betsy…?” ritenta Warren. Questa volta ottiene una mezza risposta. Psylocke gli rivolge il palmo di una mano, mentre l’indice dell’altra si pone perpendicolarmente alle labbra. E’ un gesto che ogni ninja, o almeno che ogni buon conoscitore delle pratiche ninja, impara presto a riconoscere. Silenzio assoluto. Quello che serve a Psylocke mentre tenta di penetrare la psiche della ragazza svenuta per carpire i motivi del suo arrivo improvviso. La prima sensazione che riceve è quella di una luce. Gigantesca, meravigliosa, accecante. Così tanto da coprire qualsiasi altra cosa. Per quanto si spinga in basso, per quanto scenda in profondità, tutto quello che riesce a vedere è luce, da un lato calda e piacevolmente familiare, ma nello stesso tempo decisamente…anomala. Recentemente Betsy ha dovuto fare i conti con la propria metà oscura, quelle tenebre che, in misura maggiore o minore, sono presenti in tutti gli esseri umani. Questa ragazza invece sembra solo… luce.

“Mmmf…niente da fare…” dice sollevando la testa dal divano su cui la ragazza giace svenuta “Non riesco a captare niente… C’è una luce troppo intensa dentro di lei perché possa rilevare il resto”

“Avrà degli schermi psionici… Dopo la caduta dell’U.R.S.S. il mercato nero ne è stato invaso…”

“Probabilmente…” risponde Betsy, evitando di guardare negli occhi Warren. Non è tanto il fatto che sia immune alle sonde telepatiche che la preoccupa, le è capitato piuttosto spesso una cosa del genere. La turba il fatto che neanche i suoi nuovi poteri, di natura mistica, riescono a penetrare all’interno della sua aura dorata[1]. E’ vero che non ha ancora imparato a gestirli totalmente, e non dirà niente al suo ragazzo finché non capirà se sono un bene o un male per loro, ma la conoscenza istintiva che ha di essi le fa intuire solo due possibili soluzioni: o quella ragazza ha delle protezioni mistiche particolarmente efficaci contro l’Alba Cremisi, oppure si trovano davanti un’entità, umana o no, totalmente priva di oscurità interiore. Il che sarebbe un evento più unico che raro.

“A proposito… ma penetrare così all’interno della psiche di qualcuno non è considerato eticamente scorretto? Credevo che il prof. X ti avesse insegnato a rispettare la privacy altrui, Betsy”

“Warren, una ragazza ha appena bussato alla tua porta e ti è svenuta tra le braccia. Per quanto ne sappiamo potrebbe aver bisogno di cure mediche immediate o di assistenza. In caso di emergenza l’etica deve essere messa da parte…”

“Uh uh…capisco…” risponde Warren calandosi sulle ginocchia fino ad arrivare faccia a faccia con la ragazza svenuta “Certo che è proprio… Hai notato che emana una specie di luce dorata?” le sue dita le accarezzano delicatamente il viso, per poi insinuarsi tra i capelli biondi, il suo sguardo quasi ipnotizzato da quel volto “La luce le si rifrange sul viso e tra i capelli in modo da risaltarli in una maniera… quasi magica”

Già…, pensa Psylocke, quando un campanello d’allarme le risuona come una sirena nella mente.

“Warren, giù!” riesce solo a gridare poco prima che una massa scura si scaraventi sopra di lui. L’inerzia del volo dell’attaccante li spinge entrambi contro il muro, contro cui cozzano violentemente. Ma dei due, solo uno si rialza. Gigantesche ali bianche si spalancano all’interno del salone della tenuta Wortinghton, riducendo in lembi la parte superiore del pigiama di Warren già rovinata dall’attacco dell’uomo vestito interamente di nero che giace ai suoi piedi. Al di sotto degli strappi della sua maglia scintillano di sudore pettorali pressoché perfetti e addominali scolpiti da anni e anni di duro addestramento. Bicipiti prestanti scattano ad afferrare il collo dell’attaccante, approfittando del suo smarrimento per sollevarlo fino all’altezza del proprio volto. Scure orbite prive di espressione incontrano pupille di un azzurro intenso che ricambiano lo sguardo con rabbia, amplificata dall’azzurro omogeneo della pelle che le circonda. Riccioli biondi gli cadono sulla fronte apparentemente in maniera disordinata, ma con una logica estetica che stupirebbe anche il più bravo tra gli artisti. Un brivido percorre la schiena del ninja appena catturato, mentre osserva le sue labbra quasi disegnate dischiudersi e pronunciare con voce virile:

“Questo pigiama era di Armani. Sai quanto mi costerà ricomprarlo?”

Sigh… pensa Betsy alzando gli occhi al cielo, poi il suo sesto senso mistico scatta di nuovo e la spinge a guardarsi intorno. Da ogni lato, attraverso ogni ombra, figure nere come la notte cominciano a riversarsi nella sala. Psylocke attiva la sua lama psichica e si prepara a fronteggiarli, mentre più in là Warren si lascia scappare uno sbalordito:

“Dissimulanti?!”

“Credo proprio di sì, Warren. Ora che ne dici di muovere le tue belle chiappette e venire a darmi una mano?”

Arcangelo porta lo sguardo prima alla sua ragazza che sta fronteggiando da sola una schiera di Dissimulanti, poi a quello che tiene in mano, la cui espressione lo supplica silenziosamente di risparmiarlo. Quindi prende la rincorsa e lo scaraventa contro i suoi compagni, tre dei quali vengono abbattuti e riassorbiti dalle ombre.

“Correggimi se sbaglio, tesoro,” comincia a dire Warren abbattendone altri due con la forza delle sue potenti ali “ma non avevo ripagato il debito che avevi con l’Alba Cremisi con parte della mia stessa anima? [2]

“Bhe…a quanto pare loro non lo sanno…” risponde Psylocke affondando una lama psichica all’interno del cranio di un Dissimulante “…tesoro.”

“Allora vediamo se riescono a capirlo in questo modo…” e piazza due pugni potenti ad altrettanti Dissimulanti, mentre sbattendo violentemente le ali ne scaraventa un altro contro uno scrittoio, che va in frantumi portando con sé vari soprammobili e vasi.

“Warren, lo sai che ti amo, ma distruggi ancora una volta uno dei vasi della dinastia Braddock e il trattamento che ti riserverò ti farà rimpiangere la compagnia dei Dissimulanti.”

Arcangelo vola per tutta la stanza, colpendo quanti più ninja possibile, fino a raggiungere Psylocke e piazzarle un veloce bacio sulla guancia.

“Ti adoro quando fai così” poi entrambi si mettono spalla contro spalla e si preparano ad affrontare i Dissimulanti che ormai li hanno circondati “Però ti adorerei ancora di più se trovassi un modo per toglierceli definitivamente di torno…”

Betsy comincia a concentrarsi per attingere alle energie dell’Alba Cremisi in modo tale da prendere il controllo dei Dissimulanti. In fondo, con i ninja della Mano aveva funzionato[3]. Ma mentre quelli si erano votati solamente nel corpo all’oscurità, questi sono anima e corpo parte delle tenebre, così intimamente legati ad esse da essere diventati solo un altro aspetto, un’altra propaggine, della forza oscura chiamata Alba Cremisi. E, per quanto Betsy voglia convincersi del contrario, anche lei ne possiede solo una minima parte.

“Mmmm…credo che questo silenzio sia un no vero?” chiede Warren senza distogliere lo sguardo dai Dissimulanti attorno a loro in attesa di colpire. Alle sue spalle Psylocke non risponde, anch’essa attenta ad ogni minima mossa dei loro avversari “Bene…”

Finalmente cinque di essi attaccano all’unisono. Arcangelo ne blocca a mezz’aria due diretti contro Betsy, ma lascia il fianco scoperto ad altri due, che si lanciano senza alcuna esitazione sfruttando il suo attimo di debolezza. Subito prima di colpirlo però vengono raggiunti da due dardi luminosi, che in pochi attimi li dissolvono. Arcangelo e Psylocke, come tutti gli altri avversari, si girano verso la direzione da cui sono arrivati i dardi. Quel che vedono li lascia a bocca aperta. La ragazza che giaceva svenuta sul divano adesso vola a mezz’aria grazie a due brillanti ali di luce. Si è tolta l’impermeabile e sotto ha un costume aderente fucsia che termina in una minigonna che svolazza al vento. Anche i suoi capelli biondi adesso sembrano essere fatti di luce, una luce che respinge i Dissimulanti che ha attorno.

“TORNATE NELLA FOGNA DA CUI SIETE STRISCIATI!” grida la ragazza e poi comincia a lanciare piume di luce verso tutti i guerrieri, che al semplice contatto si dissolvono. In breve non ne è rimasto nessuno.

“Ma chi…?” fa per dire Warren, quando la voce preoccupata della ragazza lo interrompe.

“Questa era solo la prima ondata, fra poco arriveranno gli altri”

Gli occhi stupiti di Warren vanno ad incontrare quelli allo stesso modo perplessi di Psylocke, ma è questa la prima a reagire. Senza dire niente va verso un armadio e tira fuori due costumi colorati. Poi ne tira uno al suo ragazzo e dice:

“Almeno non ti rovineranno un altro Armani…”

Arcangelo prende al volo il proprio costume e lancia un sorriso alla sua ragazza. Adorabile, pensa, assolutamente adorabile. Poi torna a concentrare l’attenzione sulla sconosciuta.

“Non per sembrare irriconoscente, ma tu chi sei?”

“Sono conosciuta con il nome di Angel, ma il mio vero nome è Grace Worthington” la ragazza fa una pausa, poi aggiunge: “Sono tua figlia.”

 

Interludio 1.

Un ragazzo dai lunghi capelli bianchi sta correndo per dei vicoli bui, tentando di scappare dai teppisti che gli sono alle calcagna. All’ennesima svolta si trova davanti un vicolo cieco. I teppisti lo accerchiano, e uno di loro, dai tratti decisamente ispanici, gli si avvicina con aria minacciosa, dicendo:

“Dove volevi andare, sporco mutante! Abbiamo visto come hai sollevato il fuoristrada di Murphy per disinnescare l’antifurto! Nessuno può essere così forte, figurati tu che sei così magro, vero mostro?! E rispondimi quando ti parlo!” il teppista prende il ragazzo per i capelli e glieli tira con forza. Il ragazzo allunga le braccia verso il suo torace e grida:

“No, lasciami stare!”

Immediatamente dopo il teppista schizza verso l’alto e colpisce la scala antincendio sovrastante, poi ricade giù gemendo. Gli altri guardano il ragazzo terrorizzati e si voltano per scappare, ma dall’oscurità all’ingresso del vicolo si fa avanti un uomo nascosto dall’ombra che si regge su un bastone d’avorio.

“Come, non volete divertirvi più?” dice l’uomo alla banda, “Avreste dovuto pensarci prima…”

Il terreno comincia a tremare sotto i loro piedi e si aprono delle profonde crepe che li inghiottono. Poi le spaccature sull’asfalto si richiudono, relegandoli tra le mefitiche acque delle fogne. L’uomo si avvicina al ragazzo e gli dice:

“Non preoccuparti, non hai più niente da temere adesso.”

 

Warren e Betsy guardano la ragazza a bocca aperta, ma prima che possano dire qualcosa nella stanza si apre un disco luminoso da cui escono tre figure, tristemente note a Brian Braddock, fratello gemello di Psylocke ed eroe nazionale inglese con il nome di Capitan Bretagna. Dall’alto vola su una tossica nube verde lo smeraldino A’yin, signore dei gas primordiali. Sotto di lui la massa imponente del vermiglio Barak, gigante dalle quattro braccia e dalla forza leggendaria. Accanto a lui la seducente albina Ra’al, il cui bacio mortale e la grande abilità strategica la rendono il capo ideale del mortale trio, conosciuto con il nome di Draghi dell’Alba Cremisi[4].

“Siamo venuti per la ragazza” esordisce Ra’al “Datecela e non vi faremo alcun male.”

Warren si volta verso Grace, che fissa i Draghi con terrore, poi si rigira e dice:

“Non credo di potervelo lasciar fare.”

“Capisco…” dice il capo con un sorriso, poi “Draghi, prendetela!”

Come seguendo i passi di una coreografia prestabilita, Barak e A’yin si muovono all’unisono, uno dal basso e l’altro dall’alto.

“Betsy, ferma il gigante!” grida Arcangelo spiccando il volo e bloccando a mezz’aria A’yin.

“Tipico… A te il mingherlino verde e a me il mostro!” gli risponde Psylocke mentre concentra la summa dei propri poteri psichici in una scintillante lama viola e si prepara a fronteggiare Barak.

“Senza offesa, Betsy, ma sai volare?” ribatte Warren evitando una nuvola tossica e colpendo violentemente il suo avversario alla testa.

“No ma so fare questo…” e subito dopo scompare nell’ombra del pavimento, per riapparire sopra Barak e colpirlo alla testa con la sua lama psichica. Questo urla e con una velocità insospettabile porta due delle quattro braccia sulla testa afferrando Psylocke per un braccio e scaraventandola subito dopo a terra.

“Mi hai fatto male, strega. Ora la pagherai cara!” dice avvicinandosi minaccioso, mentre dai suoi guanti energetici compaiono delle lame di energia azzurra. Arrivato quasi sopra di lei però si blocca, il suo sguardo fisso su un particolare del volto di Betsy.

“Ra’al! La ragazza porta il marchio dell’Alba Cremisi!”

La pallida guerriera spicca un balzo verso Psylocke e osservando il tatuaggio rosso sul suo occhio sinistro dice:

“Anche lei ha dei debiti con l’Alba Cremisi…”

Warren vola tra i due e con un colpo d’ali la sbatte via da Betsy.

“Ha pagato il suo debito con l’Alba. Io l’ho pagato per lei!” grida.

“Non credo sia così facile, umano” risponde Ra’al, e poi, girandosi verso gli altri “Catturatela, io mi occupo dell’altra!”

 

Quante volte nella vita ti fermi a rimuginare su quello che hai fatto, perdendoti in speculazioni a posteriori sulla positività o meno di alcune azioni rispetto ad altre, che comunque non saprai mai con certezza se avrebbero portato più un miglioramento che un peggioramento? Infinite, certo. Si potrebbe perfino dire che una buona parte della vita non è fatta dall’agire, ma dalla inutile e nonostante questo alquanto frequente riflessione col senno di poi sulla correttezza delle nostre azioni passate. E se mi fossi dato malato? E se non fossi salita sulla sua macchina? E se fossi stato più attento alle precauzioni? Il meraviglioso esercizio di autocommiserazione, la pratica preferita del genere umano. Qualcosa di potenzialmente dannoso, se si considera che congela l’essere umano in uno stato di costante insicurezza, piccola inconscia giustificazione per evitare di compiere scelte le volte successive. Qualcosa che finisce per bloccare l’azione senza alcun motivo reale, specie considerato che la maggior parte delle volte l’autocommiserazione scaturisce da temi piuttosto banali e del tutto trascurabili. Ci sono altre volte invece in cui determinati eventi fungono da fulcro della vita, punti cruciali che determinerebbero un reale cambiamento se modificati anche minimamente. E, in casi come questi, l’autocommiserazione è, se non giustificabile, almeno comprensibile. Come sono comprensibili i pensieri della autodefinitasi Grace Worthington mentre scappa per un corridoio da una azione che potrebbe averla dannata per sempre. Dietro di lei, il futuro che non vorrebbe mai sperimentare sulla propria pelle la segue con agili passi, approfittando delle strette dimensioni del corridoio e della scarsa perizia nell’uso delle proprie ali di Angel per poterla raggiungere in pochi attimi. Un potente calcio la colpisce al fianco destro, facendola crollare per terra.

“Pagherai per quello che hai fatto, ladra.” dice Ra’al mentre dalle due dita comincia a fluire una tossica energia scura.

“No!” grida Grace coprendosi il volto con una mano in un futile tentativo di difendersi dagli aghi psichici della albina. Quindi il suo viso si accascia inerte nell’ombra del corridoio.

 

Intanto, nel salone.

“Allontanatevi da lei!” grida Arcangelo stringendo in mano un pesante candelabro d’argento. Dall’altro lato della stanza, Barak e A’yin lo guardano divertiti brandire contro di loro quelle armi improvvisate.

“Sei così ridicolo, umano, che quasi mi sembra un peccato interrompere il tuo spettacolo!” esclama Barak con un forte tono derisorio. Warren non risponde alla provocazione, limitandosi a tenere d’occhio i due e contemporaneamente gettando uno sguardo veloce alla sua ragazza, ancora svenuta dietro di sé.

“Ma purtroppo…” continua A’yin alzando il palmo delle mani mentre una nube verde si diffonde ai suoi piedi “…abbiamo un lavoro da svolgere. E l’elite dei guerrieri dell’Alba Cremisi non è abituata a lasciare gli incarichi a metà.” e si lancia in volo contro Arcangelo. Quest’ultimo lo imita e spicca il volo, raggiungendolo a mezz’aria e tentando di colpirlo goffamente con il candelabro. A’yin schiva il colpo e emette dal palmo della mano una fitta nube tossica in direzione del volto di Warren. Sorpreso dalla velocità dell’attacco, Arcangelo non riesce ad evitare il gas e ne inala una minima parte, sufficiente a stordirlo. Ad approfittare di questa defaillance è il gigante Barak, che materializza due grossi shuriken di energia e li scaglia contro le sue grandi ali piumate. Warren viene inchiodato al muro, e lì resta, semistordito. Frattanto Ra’al è tornata con la sua preda, la giovane e bella Grace Worthington, che pende come un peso morto dalle sue spalle. Le bastano due gesti perché Barak prenda in braccio il corpo svenuto di Psylocke, mentre A’yin apre un portale luminoso. E’ questa luce a svegliare del tutto Warren, in tempo per vedere i Draghi dell’Alba Cremisi tornare nel loro regno con le due prede. E questo, Arcangelo non lo può permettere. Sbatte con forza le ali, e gli shuriken di energia si dissolvono istantaneamente. Quindi senza perdere nemmeno un secondo si scaraventa verso il portale che sta per chiudersi, riuscendo a penetrarvi pochi micro-secondi prima che scompaia del tutto. Una luce rossa e scura come il sangue lo investe, facendogli perdere per un attimo l’orientamento. Quando i suoi occhi si abituano al nuovo ambiente, il mondo che gli si presenta davanti è totalmente diverso da quello a cui era abituato, sebbene non gli sia del tutto nuovo. Il cielo è colorato di rosso scarlatto, mentre le rocce nere che affiorano dal terreno sono cosparse da radi segni di vegetazione. Più avanti, arroccato sopra una massiccia rupe, un gigantesco castello scuro sporge sulla zona circostante, minacciandola con la propria ombra. Una visione che spaventerebbe anche il più impavido degli uomini, ma Warren Worthington III non si lascia turbare. Ha già visto questo paesaggio, ha già solcato queste lande infernali. Ha già visitato…. il regno dell’Alba Cremisi!

 

 

Note:

[1] su Lethal Honey 6, MarvelIT

[2] nella mini Psylocke&Arcangelo: Alba Cremisi, pubblicata su Marvel Mix 20

[3] sempre su Lethal Honey 6, MarvelIT

[4] per l’unica altra apparizione dei Draghi andate a rileggere X Men Universe 37 e 39

 

 

*****

 

 

#2

...all’Inferno!

di Sergio Gambitt

 

 

Gocce d’acqua cadono dallo sporco soffitto in una pozzanghera al centro della cella, scandendo il tempo all’interno di un luogo che altrimenti sembrerebbe al di fuori della realtà stessa. Tutto è irreale, tutto si confonde nell’incognita senza sfumature dell’oscurità. Solo su una parete un piccolo accenno di luce definisce e concretizza due figure, entrambe svenute. La prima è la mutante chiamata Psylocke, legata al muro attraverso delle catene brillanti terminanti in bracciali dorati che, nonostante la luce che emanano, non riescono a vincere le tenebre della cella. Accanto a lei si trova Angel, nelle stesse condizioni. Cade l’ennesima goccia, e Psylocke si risveglia. Si guarda intorno confusa e scorge l’altra ragazza, poi improvvisamente si ricorda dell’attacco dei Draghi dell’Alba Cremisi. Sei un’X Woman, Betsy, è ora di guadagnarsi questo nome. Si appiattisce contro le ombre della cella, ma scopre subito di non potervisi teleportare. Sono quei bracciali ad impedirle di sfruttare le sue nuove capacità mistiche. Ma non è mai stato a causa di esse che si è valsa il nome di Psylocke. Basta un pensiero, e la sua psiche copre l’intera zona circostante. Come prima cosa avverte la luce emanata da Angel. Con una leggera spinta la ignora e passa oltre. Tutt’intorno a lei, a partire dalla porta della cella in cui si trova, le tracce psichiche uniformi dei Dissimulanti. Più sopra, due soli tracciati rilevanti. Uno di essi è impenetrabile. Così come Angel emana solo luce, questo effonde solo oscurità. Un’oscurità diversa da quella dei Dissimulanti. Non una parte del tutto ma una individualità all’interno del tutto. Accanto a lui, tenebre altrettanto potenti ma sgradevolmente familiari. Betsy ha un sussulto non appena percepisce a chi appartengono. Del resto, il demone Kuragari pochi mesi prima si era reso responsabile della violenza psichica che per poco non la trasformava in una Dissimulante, permettendogli quasi di impadronirsi della sua realtà[1]. E il ritrovarlo in questo posto può significare una sola cosa. Lo Shogun delle Ombre Kuragari è di nuovo Proctor dell’Alba Cremisi! Ma se è davvero così allora che ne è stato di…

*Gomurr!*

*Ehy chi è che urla! Abbiate almeno un po’ di rispetto per un povero vecchio Proctor deposto!*

*Sensei Gomurr, sono io, Psylocke! Cosa è successo?!*

*Ah, la mia bella e forte ninja asiatica! Immagino che quell’aborto demoniaco dalla testa a punta di Kuragari ti abbia di nuovo rapito! Si vede che si è proprio innamorato, cara… Ma cosa gli fai agli uomini?*

*Gli faccio ingoiare tutta la loro arroganza, quando gli va bene. Come usciamo da qui?*

*Non saprei proprio bellezza. Sei in grado di contattare il tuo bel cavaliere piumato?*

*Posso provare ma non garantisco nien….ma è qui!! E’ proprio qua fuori!*

*Puoi mettermi in contatto con lui?*

*Vediamo…*

 

Arcangelo si sente un po’ spiazzato per gli ultimi avvenimenti. Quando stamattina si era svegliato accanto alla sua ragazza non immaginava certo che la giornata gli avrebbe riservato così tante sorprese. Una sconosciuta che bussava alla porta per chiedere il suo aiuto e svenire immediatamente dopo, l’attacco dei Dissimulanti e dei Draghi dell’Alba Cremisi, il successivo rapimento di Psylocke e della misteriosa ragazza, il suo istintivo tentativo di salvarle che lo aveva portato nei meandri del tenebroso Regno dell’Alba Cremisi e, come candelina sulla torta, la rivelazione della ragazza subito prima dell’attacco in cui affermava, senza possibilità di fraintendimento, di essere sua figlia. Mio Dio…, pensa Arcangelo, mia figlia… Non sono ancora riuscito a dare un senso alla mia vita, e mi ritrovo già con delle responsabilità così grandi. Ammesso che sia vero ovviamente. La ragazza dimostra almeno una ventina d’anni, e nessuna logica potrebbe giustificare il fatto che sia realmente mia figlia. A meno che non l’abbia concepita prima dei dieci anni…il che è pressoché impossibile. Eppure…ne ho passate così tante con gli X Men, ne ho viste di così incredibili da poterle concedere almeno il beneficio del dubbio. Del resto il primo evento che ha sì dell’assurdo ma che comunque si è rivelato vero riguarda proprio i miei compagni Ciclope e Fenice e il mio nuovo caposquadra Cable. Già, il vecchio, inflessibile Nathan “Cable” Summers. Devo ammettere che i suoi modi da Gestapo mi vanno sempre meno a genio. Forse… forse gli X Men non sono più posto per me. Forse non lo sono mai stato. Sì, certo, credo al sogno di Xavier, ma in fin dei conti è solo un sogno. E dai sogni, prima o poi ci si sveglia. L’unico motivo per il quale finora sono rimasto con loro è Psylocke, ma forse potrei convincerla a…

*Ehy angioletto, come mai da queste parti?!*

*Gomurr? Che ci fai nella mia testa?*

*Devi ringraziare la tua bella compagna che mi ha dato un passaggio. Devo ammettere che non è un bel posto in cui stare…*

*Betsy? Come sta?*

*Sta bene, ma se vuoi salvarla devi fare silenzio e ascoltarmi attentamente. L’ultima volta che siete stati qui ero appena stato consacrato Proctor, cioè legittimo custode dell’Alba Cremisi. Ma dopo qualche tempo di tranquillità un furto nella Vena d’Ebano, il cuore dell’Alba, causò un nuovo squilibrio tra Luce e Tenebra, i due enti costitutivi del regno. Il demone Kuragari, insieme ad un misterioso consigliere chiamato Lord Twilight, ne approfittò per sottrarmi il potere e divenire nuovamente Proctor. Ora come ora  Kuragari è troppo forte perché tu lo possa affrontare direttamente, ma nei sotterranei del castello che hai di fronte è custodita Hikarinoken, la Spada di Luce: recuperala e usala per sconfiggerlo!*

*Ma…*

*Vuoi salvare capra e cavoli e tornare a guardare Dinasty con la tua bella o no?! E allora fa come ti dico!*

*Io non guardo….* fa per dire psionicamente Warren, quando sbuffando pesantemente ci ripensa e dice *Ok, dimmi come raggiungere questa spada…*

*Bravo colombella, così si fa. Ora guarda l’albero che è davanti a te. Tira il primo ramo fino in fondo e ti si aprirà il passaggio segreto che porta alla cripta in cui è custodita*

Arcangelo si avvicina ad un albero una decina di metri più avanti, e dà uno strattone al ramo. Sulle prime non succede niente, poi si sente scricchiolare il terreno e si apre una botola sotto i suoi piedi, in cui rotola per svariati metri. Una volta arrivato in fondo Arcangelo si rialza e grida telepaticamente:

*GOMURR!!!*

*Oops, scusa piumette, non mi ricordavo della botola…*

*Scusate se mi intrometto, maschioni, ma non ce la faccio a mantenervi collegati ancora per molto!* interviene Psylocke, la sua -voce- psichica tradendo un notevole sforzo.

*Betsy! Va tutto bene?!*

*Per ora si, ma non credo di poter sopportare lo sforzo psichico a lungo*

*Allora chiudi, me la caverò da solo*

*Buona fortuna, amore*

Ed entrambe le voci scompaiono. Arcangelo avanza per qualche metro in un buio corridoio, poi intravede una luce in fondo. Accelera il passo e in breve si trova davanti ad una stanza illuminata a giorno da una colonna di luce posta al centro, dentro la quale spicca la figura di una spada brillante sospesa a mezz’aria. Impressionato da quella visione Arcangelo comincia a camminare quasi in trance verso di essa, ma a metà percorso viene colpito violentemente alla schiena da qualcosa di molto grosso e pesante, che lo scaraventa a terra. Warren si rialza dolorante e alza lo sguardo sulla creatura che getta una lunga ombra su di lui. Un drago gigantesco, totalmente nero, dalle cui narici si alzano spirali di fumo scuro.

“Cosa credevi di fare, piccolo umano?! La Spada di Luce è un’arma formidabile, non è permesso ai comuni mortali impadronirsene! A questo scopo io, il Dragombra, sorveglio questo luogo da secoli. Nessuno è così sprovveduto da venire qui disarmato ad affrontarmi. Sei forse un pazzo, umano, che osi sfidarmi in queste condizioni?!”

Warren alza gli occhi al cielo e sospira: “Grazie Gomurr…”

 

Interludio.

L’uomo e il ragazzo adesso sono in un laboratorio iper-tecnologico e pieno di uomini in camice bianco. Davanti a loro, delle larghe finestre di spesso vetro rinforzato mostrano dall’alto una stanza cubica ricoperta da lucente metallo nelle pareti e nel pavimento e totalmente vuota tranne che per le telecamere situate ai quattro angoli superiori. L’uomo si gira verso il ragazzo e gli indica la camera, poi, rivolto ad un microfono davanti a sé, dice:

“Fatelo entrare”

Un grosso tassello metallico scivola di lato, permettendo l’ingresso di un uomo muscoloso e pieno di tatuaggi, ma con il braccio ingessato e vari graffi sul corpo. Il ragazzo riconosce in lui il proprio aggressore, quello che nel panico aveva fatto volare contro le scale antincendio.  L’uomo sorride nel vedere l’immediata espressione di disgusto sul viso del ragazzo, poi, sempre rivolto al microfono, dice:

“Alejandro Pedro Marquez…”

“Hey, sono Diablo Rojo per te, uomo…” lo interrompe il teppista.

“Alejandro Pedro Marquez,” riprende l’uomo, per nulla turbato dall’interruzione “sei stato accusato di aggressione e di intolleranza razziale, come ti dichiari?”

Il teppista si guarda intorno per vedere da dove proviene la voce, poi scorge l’uomo e il ragazzo che lo guardano dalla vetrata soprastante.

“Ehy mutante, dove mi hai portato?! Prova a scendere giù e a lottare da uomo, senza trucchetti, e ti faccio vedere io dove infilo la tua mutazione!”

L’uomo sorride impercettibilmente, e formula con le labbra un impercettibile: “Grazie” Poi si avvicina di nuovo al microfono e dice: “Sei stato giudicato colpevole, preparati ad affrontare la tua condanna” e, rivolto agli scienziati: “Procedete.”

Dalla sommità della stanza escono delle grosse antenne, tutte puntate sul teppista. Prima che lui possa reagire si caricano di energia e la scaricano tutta sul suo corpo, che si illumina di un rosso intenso. Il teppista comincia ad urlare, mentre anche il suo corpo inizia ad assumere una pigmentazione rossa e contemporaneamente ad aumentare di massa. La maglietta gli si disintegra, come le fasce che reggevano il braccio. Sulla testa gli spuntano due piccole corna, che cominciano a vibrare di energia rossa. Il suo volto, una maschera infernale deformata dal dolore. Finalmente i raggi si spengono. Dove prima c’era il teppista adesso c’è un mostro scarlatto dal corpo fumante. Il ragazzo ha assistito a bocca aperta all’intera trasformazione. Quando riesce a riacquistare il controllo di sé, si gira verso l’uomo e dice con voce tremante:

“Cosa….cosa è diventato?”

L’uomo sorride e risponde:

“Il futuro”

 

Nella cella intanto anche Angel si è svegliata. Apre gli occhi e vede Psylocke accanto a sé. Poi, con voce triste, dice:

“Mi…dispiace.”

“Non hai nulla da temere, piccola, non è la prima volta che ci troviamo in questo tipo di situazione. Siamo X Men, e ce la caviamo sempre.”

“Non…non ce l’hai con me?”

“No, in teoria siamo noi quelli che risolvono questo tipo di problemi, quindi prima o poi il ritorno di Kuragari ci avrebbe coinvolto. Piuttosto come mai cercavano te? E sei davvero figlia di Warren?”

Angel fa una pausa. Poi, con lo sguardo fisso a terra, risponde:

“Si…”

“Vuoi parlarmene?”

“Mia…mia madre si chiamava Anne O’Sullivan. Era la figlia del giardiniere del College esclusivo che il tuo ragazzo frequentava da giovane. Mio nonno era molto benvoluto dal rettore, e per questo aveva il permesso di vivere in una casupola all’interno del Campus con mia madre, che spesso girava libera per i giardini. Fu così che lei e Warren si conobbero. All’inizio era solo un’amicizia, ma con il passare del tempo divenne qualcosa di più. Man mano che il sentimento si faceva più forte, mia madre si lasciava allettare dalle ingenue promesse di Warren, finché l’amore da mentale si trasformò in fisico. I due furono scoperti assieme, ma ormai era troppo tardi. Mia madre era rimasta incinta. Il rettore non permise che la voce si diffondesse e mandò a chiamare il padre di Warren. Questo fece una proposta a mio nonno. Un ricco vitalizio in cambio del suo silenzio e della promessa di andarsene da lì e di tenere lontana Anne da Warren. Ovviamente nessuno aveva tenuto conto dei sentimenti dei due ragazzi. Warren si scagliò contro suo padre, ma questo minacciò di diseredarlo e buttarlo sul marciapiede se non gli avesse ubbidito...”

“E Warren cosa fece?” chiede Betsy, pentendosi subito dopo della domanda, di cui non è certa di voler sentire la risposta.

Angel solleva gli occhi e guarda con tristezza Psylocke.

“Cosa poteva fare? Accettò. Mia madre e mio nonno si trasferirono all’altro capo dell’America, e dopo qualche anno mio nonno morì lasciando mia madre a crescere me da sola. Quando poi i miei poteri si manifestarono per la prima volta, una schiera di Dissimulanti irruppe in casa e mi rapì. Non ne ho mai capito il motivo. Forse vedevano i miei poteri legati alla luce come un pericolo per loro. Crebbi in questa dimensione, il più delle volte tenuta in cattività in celle come questa. Questo fino al vostro arrivo e al trambusto creato da Kuragari nel suo tentativo di salire al potere. Mentre scatenava tutte le sue risorse contro voi due io riuscii a liberarmi e a tornare a casa, da mia madre. Ma ormai era troppo tardi. Anne…mia madre è morta due anni fa, di cancro allo stomaco, sola. Aveva lasciato solo un diario, unica compagnia dei suoi ultimi giorni. C’era scritto tutto quello che ti sto raccontando adesso, cose che nemmeno io avevo mai saputo. E non solo. Scoprii che mentre per me erano passati anni e anni nella vostra realtà il tempo era trascorso più lentamente. E allora crollai. Non avevo una casa, non avevo una famiglia, non c’era più posto per me in quel mondo. L’unica cosa che mi legava ad esso, l’unica mia speranza era ritrovare mio padre. Ma mentre stavo per raggiungerlo fui sorpresa dai Dissimulanti, a cui sopravvissi abbastanza da poter raggiungere il Connecticut. Il resto lo sai…”

Betsy è sconvolta, più per se stessa che per Angel. Possibile che il ragazzo con cui sta da anni abbia potuto nasconderle tutto questo? O forse era stata la propria indole indipendente che lo aveva sempre tenuto lontano quel tanto che basta da non permettergli di fidarsi di lei? Certo, il loro rapporto non raggiungeva l’idillio che aveva sempre invidiato in Jean e Scott -aveva imparato ad accettare il fatto che le relazioni sentimentali potessero svilupparsi anche su livelli più…ordinari- ma non avrebbe mai immaginato che Warren avesse tali scheletri nell’armadio. Forse il problema non riguardava il tipo di rapporto che avevano instaurato. Forse, si erano semplicemente cercati in una momento di bisogno reciproco, e ora che quel momento era passato era giunta l’ora di fare i conti con le ceneri di quanto era rimasto della passione che aveva infiammato i loro animi…

“Proprio un bel discorsetto!”

Le due ragazze si voltano all’unisono verso la porta e vedono il demone Kuragari assieme ad un'altro individuo, dalle sembianze decisamente umane ma totalmente coperto di nero, tranne per due bracciali luminosi simili a quelli delle prigioniere ai polsi e il vermiglio marchio dell’Alba Cremisi sull’occhio sinistro. Kuragari, compiacendosi dell’odio che scorge negli occhi delle due, continua a parlare: “Mi congratulo per la tua parlantina, -Angel-. Ma forse alla tua compagna interesserebbe sapere…”

L’altra figura gli mette una mano sulla spalla e dice:

“Lascia perdere, Kuragari. Prendi la ninja se devi, ma permettimi di restare qualche momento con la dolce Angel.”

Kuragari guarda l’uomo dall’alto in basso, tradendo un certo fastidio per il suo tono, poi:

“Va bene, Lord Twilight, ti aspetto sopra quando hai finito.” e avvicinandosi a Psylocke prende in mano le catene brillanti e le stacca con forza “Tu invece vieni con me!”

Quindi, non senza una certa resistenza da parte di Besty, i due escono dalla stanza, mentre Lord Twilight si avvicina ad Angel.

“Allora, la carriera di avventuriera solitaria non ti si addice proprio, eh?”

Angel lo guarda con gli occhi pieni di odio:

“Cosa hai intenzione di fare?”

Lui le si avvicina ancora di più:

“Mah, le solite cose…potere, vendetta…ordinaria amministrazione.” la guarda da capo a piedi, poi “Mmm…carina! L’ho sempre detto che hai gusto estetico...”

Angel cambia espressione. Il suo sguardo ora è seducente e decisamente invitante:

“Ti piaccio? Magari possiamo riprendere da dove avevamo lasciato…”

“Magari…”

Le labbra di Lord Twilight si avvicinano a quelle di Angel. I due si uniscono in un lungo e appassionato bacio, finché il primo non spalanca gli occhi pieno di terrore. Dal suo corpo, comincia a sgorgare un flusso di energia scura verso gli occhi della ragazza. Ma dopo qualche istante il processo si interrompe, lasciando Angel stupita a guardare un divertito Lord Twilight.

“Ah, la buona vecchia magia! Ricorri ancora a questi trucchetti da apprendista?” dice.

Negli occhi di Angel riaffiora un’espressione carica di risentimento.

“Cosa hai in mente, Andrew?”

“Perché tutta questa impazienza?” risponde l’uomo con un sorriso maligno “Lo scoprirai molto presto...”

 

Nello stesso tempo Arcangelo è alle prese con il Dragombra. Finora è riuscito a schivare i suoi affilati artigli quel tanto che basta da avere qualche chance di riuscire ad impadronirsi di Hikarinoken, la mitica Spada di Luce. Ma nonostante le sue agili ali gli permettano di evitare facilmente il possente mostro, non riesce comunque a superare la sua serrata difesa. Dopo qualche inutile tentativo di passargli oltre decide di tentare il tutto per tutto con un trucchetto imparato da giovane. Si lancia contro il viso del Dragombra, virando all’ultimo secondo verso il terreno in modo tale da essere seguito. Giunto a terra si gira immediatamente e con un colpo d’ali scaglia un gran polverone di sabbia nei suoi occhi. Il Drago si ritrae immediatamente semi-accecato, e Warren coglie l’occasione per spiccare il volo e lanciarsi verso l’indifesa colonna di luce.

“Sei molto astuto umano,” dice il mostro girandosi verso di lui e stropicciandosi furiosamente gli occhi lacrimanti “ma come stai per scoprire la forza e la grandezza non sono le uniche qualità del DragonbraaaaaAAAAAARRRR!” e dalla bocca emette una vampata scura come la notte, che colpisce in pieno Arcangelo facendolo crollare rovinosamente al suolo. Si rialza tremando per lo sforzo, ma nonostante il gran dolore rimane piuttosto stupito nell’accorgersi di non aver riportato alcuna ustione. Quel che avverte invece è un gelo intenso che si va sempre più espandendo in varie parti del corpo, oltre ad una sensazione di vuoto insopportabile nel profondo del suo animo. Con una fatica tremenda spalanca le ali di scatto e le sblocca dalla brina che vi si era accumulata, ma la sensazione di freddo opprimente non abbandona né il suo corpo e né la sua anima. Con quelle ultime briciole di spavalderia che gli rimangono Arcangelo grida in direzione del drago:

“Tutto qui?! Mi aspettavo di meglio da uno sbruffone come te!”

Il Dragombra sembra sorpreso per la reazione di Warren, ma replica subito:

“Lo avrai, presuntuoso umano! La Fiamma dell’Anima ti ha ormai intaccato e fra breve non avrai più voglia di combattere, né potrai farlo dal momento che sarai ridotto ad un blocco di ghiaccio. Questione di secondi, ormai!”

“Vedremo chi sarà il primo ad essere sconfitto per allora, mostro!” e nel dire questo Arcangelo spicca il volo portando con sé un grosso masso. Evita gli artigli del Dragombra fino a raggiungere la sua testa, al centro della quale cala con tutta la sua forza rimanente il pesante bagaglio. Un -crack- risuona per la sala, immediatamente seguito dal grido di dolore del mostro. La sua reazione è immediata. Artigli affilati cominciano a fendere l’aria alla cieca con velocità e forza insospettabile per qualunque essere nelle sue condizioni, e uno di questi affondi prende in pieno Arcangelo, che rovina nuovamente al suolo. Mentre si rialza osserva con la coda dell’occhio il Dragombra che si sta avvicinando. Ha il cranio sanguinante, e dove una volta c’era un occhio adesso sembra esserci solo un orbita vuota. Appena arriva sopra di lui il mostro si alza sulle zampe posteriori e sibila:

“Ogni circostanza sembra indicare che sarai tu il primo a cadere...” poi, avvicinando la testa gigantesca al corpo supino di Arcangelo, “Vogliamo scoprirlo?”

 

 

Note:

[1] nella mini Psylocke&Arcangelo: Alba Cremisi, pubblicata su Marvel Mix 20

 

 

*****

 

 

#3

Ed ecco a voi... Sir Warren da Manhattan!

di Sergio Gambitt

 

 

Fin da quando eri bambino ti raccontavano storie meravigliose ambientate in un antico e magico tempo fatto di cavalieri, donzelle in pericolo, maghi… e draghi, naturalmente. Ti parlavano di queste creature gigantesche, verdi e rettiliformi il più delle volte, e quasi sempre dotate di grandi ali con cui potevano librarsi in aria. Ma la costante più frequente era senza dubbio il fatto che tutti i draghi, sia di terra che di mare, lanciavano fiamme dalla bocca. E’ per questo che adesso, con il corpo indolenzito e intirizzito da un freddo innaturale, e con due quintali di drago nero sopra il tuo corpo che sta per scagliare il colpo finale, riesci solo a pensare che il suo respiro non dovrebbe essere così gelido. Lui è lì pronto ad ucciderti, e tu…

Il tuo respiro non dovrebbe essere così gelido…

“EH?!” tuona il Dragombra sbuffando una glaciale folata di vento artico su Arcangelo. Warren sfrutta l’istante di sorpresa del mostro e, ostentando più spavalderia possibile, spalanca le proprie ali piene di brina ed esclama:

“Guarda l’uccellino!” e con uno scatto veloce le sue ali sbattono sul terreno e sollevano un gigantesco polverone sul viso del drago, che disorientato si lascia sfuggire da sotto al naso il mutante. Certo, c’è da dire che il buon esito di gran parte dell’azione è dovuto non solo al fatto che il mostro avesse un occhio in disuso e al buon tempismo di Warren, ma anche ad una bella dose di fortuna che, come tutti sanno, è il requisito fondamentale per qualsiasi supereroe. E questa volta, Arcangelo non si lascia scappare l’occasione donatagli dalla buona sorte. Come un cowboy di rodeo monta sulla schiena del Dragombra e, coprendogli gli occhi con le punte delle ali, comincia ad indirizzarne il collo in modo tale da raggiungere Hikarinoken, la Spada di Luce.

“Ti credi furbo, umano?!” grida il drago tentando di scrollarselo di dosso “Allora sappi che… eee… eeee…. eeeeeeetcciuù!!!” e dalle sue narici viene emessa violentemente la polvere che aveva inalato pochi attimi prima. Il rinculo è devastante. Il Dragombra viene sbalzato con forza all’indietro, mentre dall’altro lato Arcangelo riceve una spinta in avanti non indifferente. Preso alla sprovvista ed impossibilitato ad usare le ali quasi congelate dalle vampate di tenebre gelide del Dragombra, Warren crolla rovinosamente a terra a pochi metri dalla colonna di luce all’interno della quale si trova Hikarinoken. E, per qualche secondo fatale, resta lì. Non è tantissimo, giusto qualche istante, ma basta al vuoto che gli sta rodendo l’anima di risucchiargli tutte le forze e soprattutto la volontà stessa che lo ha spinto a combattere finora. Il Dragombra aveva ragione: le fiamme di tenebra con cui lo ha contaminato non solo hanno congelato il suo corpo, ma gli stanno anche corrodendo l’anima. E’ per questo che, sdraiato quasi esanime sul terreno impolverato che ricopre il pavimento della grotta, percependo qualcosa di grosso muoversi a qualche decina di metri dietro di lui, si aggrappa con quanta più forza può ai propri ricordi, e in definitiva a sé stesso. Non accade grazie ad una forza di volontà sovraumana, o a causa della pressione che la responsabilità della prigionia di Psylocke e della ragazza definitasi come sua figlia esercita su di lui, ma perché ha lottato duramente per ottenere una propria identità e, sebbene non sappia ancora con certezza chi sia esattamente, non vuole perdere nemmeno una briciola di quel che ha compreso su sé stesso.

Una mano si muove in avanti, seguita da una gamba. Strisciando a fatica sul terreno, Warren comincia ad avviarsi verso la colonna di luce, passo dopo passo, rantolo dopo rantolo, fino a raggiungere i raggi dorati che emana spontaneamente. Una volta sfioratili con un dito, istantaneamente un calore intenso e profondo comincia a diffondersi dalle dita alla mano, per poi scendere giù per il braccio e alleviare almeno momentaneamente la terribile sensazione di freddo che stava per ucciderlo. Rinfrancato da quel caloroso abbraccio, si alza sulle ginocchia ed infila anche l’altra mano all’interno della colonna. Una sensazione di benessere si diffonde in tutto il torace e sale lungo il collo, fino ad arrivare alla testa. Improvvisamente tutto è chiaro, tutto è limpido. Arcangelo si alza in piedi e, ignorando le urla e le mosse maldestre del Dragombra che si è rialzato è sta per piombargli addosso, entra interamente all’interno della colonna. Una pioggia di raggi dorati lo investe in pieno. Warren spalanca le braccia con i palmi delle mani rivolti verso l’alto, ed alza la fronte socchiudendo gli occhi e godendosi per un istante quel momento di calma tantrica. Quindi riapre lentamente gli occhi, e spalancando le ali spicca lentamente il volo verso l’alto, in direzione della spada posta proprio al centro della colonna. Fuori di essa, il mondo scorre al rallentatore. Persino la massa scura del Dragombra si muove come se stesse nuotando in un mare di melassa. Ma ad Arcangelo, non potrebbe importarne di meno. Nella sua mente c’è solo luce, il suo unico interesse è la spada sopra di sé. Così nemmeno sente l’artiglio del Dragombra che gli sfiora il polpaccio, nemmeno percepisce il dolore del graffio e la stilla di sangue che ne è fuoriuscito. Conta solo la spada, conta solo raggiungerla. Quando la mano la afferra, il corpo di Warren viene attraversato da un’improvvisa scarica di energia che, come se fosse stato premuto un interruttore interno, accende tutti i ricettori termici del suo corpo, riempiendoli di tanta e tale forza da sanare tutti i lividi da freddo sulla sua pelle e da renderlo euforico. Mille orgasmi esplodono nelle sue cellule, milioni di mitocondri saturi di energia cominciano a mandare pacchetti di ATP ad ogni anfratto infracellulare rendendolo più vivo che mai. E se la trasformazione interiore ha dell’incredibile quella esteriore non è da meno. Attorno ai muscoli di Arcangelo coperti dall’attillato costume da X Man comincia a dipanarsi un bagliore diffuso, sempre più forte e sempre più denso, che poco a poco inizia a prendere forma di un’armatura. Grossa e pesante alla vista, ma allo stesso tempo leggera e quasi eterea da portare, Warren sente formarglisi addosso un rivestimento che ricorda vagamente le spesse armature dei samurai cinesi. E, ancora più incredibilmente, sente di avere qualcosa in mano. Abbassa lo sguardo, e la vede. Hikarinoken, la mitica Spada di Luce, è lì. Un’elsa di pura luce ma finemente intarsiata da motivi raffiguranti grosse aquile in lotta tra loro, dall’impugnatura leggera come l’aria ma densa come diamante, dalla lunga e affilata lama che si protende scintillante verso il soffitto. Warren lo sa, non è mai stato più sé stesso di ora. Non più di quando si volta verso il drago e tuona:

“Affrontami, Dragombra!”

Per l’ennesima volta nella giornata qualcosa lo sorprende. Il drago di tenebre adesso è sul terreno, prostrato davanti a lui, con il lungo collo piegato verso il basso in segno di rispetto. Dalla sua bocca, una nenia continua fatta da tre sole parole. Planando lentamente sul terreno, Warren riesce a percepire chiaramente il drago ripetere di continuo:

“Lode al prescelto.”

 

Interludio 1.

Una settimana fa.

Penitenziario criminale La Volta.

Non capita spesso che uno dei detenuti di questo carcere esca dalla porta d’ingresso, sotto gli occhi indifferenti delle guardie, e soprattutto non capita spesso che il motivo di ciò sia la buona condotta. Del resto, quest’uomo era solo stato incriminato di concorso in omicidio, poiché non si erano trovate prove per imputargli anche l’altro omicidio di cui era stato accusato, sebbene la Pubblica Accusa fosse stata ‘aiutata’ sottobanco da uno degli uomini più influenti d’America. E così quest’uomo, che aveva già ucciso due persone nella sua vita, era stato incriminato soltanto a trent’anni di carcere con la condizionale, che gli aveva fatto ridurre la pena in vista dell’ottimo comportamento tenuto all’interno del carcere. Del resto, a lui non importavano le piccole scaramucce tra gli altri detenuti, o essere considerato qualcuno all’interno del penitenziario. No. Quello che lo aveva mandato avanti fino ad ora era un’ossessione che superava anche il concetto stesso di vendetta. Non era più avidità, non era più invidia, e nemmeno gelosia. Quel che l’aveva fatto andare avanti per tutto il tempo che era rimasto alla Volta, l’unico pensiero capace di fargli calare la testa davanti agli altri detenuti e di fargli subire le loro angherie, era che un giorno sarebbe uscito di lì, e si sarebbe rifatto sul responsabile della sua incarcerazione. L’unico pensiero capace di farlo andare avanti, era che un giorno avrebbe ucciso Warren Worthington III !!!

 

“Cosa vuoi dire, drago?!”

Il Dragombra alza leggermente il collo, senza però aprire gli occhi, poi risponde:

“Quel che ho detto. Hai superato la prova, e ti sei reso degno di brandire Hikarinoken”

“Vuoi dire che bastava sconfiggerti per divenire legittimo possessore della spada?”

“No, io sono solo un custode. La prova che hai affrontato è stata molto più ardua. Nel momento in cui l’hai sfiorata, lei è penetrata dentro di te, esaminando la tua anima fin nei suoi abissi più profondi. E se ora ti trovi qui coperto dalla sua armatura, significa che ti ha trovato degno di essere tua.”

“La Spada ha… una coscienza?”

“Non è proprio una coscienza, ma delle direttive fisiche. Se non ti avesse trovato meritevole, la sua purezza avrebbe finito per disintegrarti. Non sei il primo ad essere giunto a sfiorarla, ma sei uno dei pochi che non è stato consumato dal suo tocco.”

Oh...” si lascia scappare Warren “E ora?”

“E ora è tua di diritto. Lei ti ha scelto. Finché ti troverà degno, i tuoi nemici avranno un motivo in più per temerti.”

Warren non è sicuro di sapere esattamente il motivo di questa sensazione, ma da come il Dragombra ha pronunciato queste parole, sembra più una minaccia che un bene.

 

Castello del demone Kuragari, sala del trono.

Durante tutto il tragitto dalle celle a questa stanza, una banda lucente simile a quella che imprigiona i polsi di Betsy Braddock si è formata sulla sua bocca, impedendole di parlare. E se le è stata resa inutilizzabile la voce, lo stesso vale per la telepatia di cui il suo DNA l’ha dotata. Non che non funzioni più, beninteso. Semplicemente la mente del demone è troppo astratta e lontana da qualsiasi schema mentale abbia mai analizzato per poter anche semplicemente comunicare con lui a livello psichico. Come in Angel vedeva solo luce, in Kuragari ci sono solo tenebre. E caos. Un mondo fatto di angoli ed anfratti avvolti nell’oscurità più profonda, come se non esistesse altro che quella massa nera informe.ComC Impossibile, ovviamente. Come ha già constatato durante l’esame della psiche di Angel, non può esistere la luce senza tenebre, e nemmeno il contrario. Ecco perché spinge al massimo i nuovi poteri donati dall’Alba Cremisi per andare più a fondo. Non per tentare di comprendere i suoi pensieri, comunque alieni ed irraggiungibili, ma per trovare anche il più piccolo bagliore, in modo tale da dimostrare la sua tesi. Ed ecco che, nascosto tra una subroutine ciclica di male ed una stanza di scure fiamme gelide, la trova. Non è niente di più di una fiammella, che brucia timida al centro del suo essere, e che proietta lunghe e profonde ombre su tutto il resto della sua psiche. Oppressa in ogni momento dalla minaccia delle tenebre che la cingono sempre più vicino, ma sempre fissa al suo posto, poiché se essa non ci fosse anche il resto della mente di Kuragari non potrebbe più esistere. E quel che spaventa Betsy, è che anche a lei potrebbe succedere qualcosa del genere se ritornasse nuovamente un Dissimulante. Con la differenza che a lei non sarebbe concesso nemmeno più pensare…

“Eccoci in quella che ora e per sempre dovrai chiamare casa!” esclama Kuragari introducendola nella sala. Psylocke lancia uno sguardo pieno d’odio al suo indirizzo, a cui il demone si affretta a rispondere: “Quello sguardo… è uno dei motivi che mi ha spinto a sceglierti, guerriera. Il tuo ardore interno è pari solo alla forza che hai dimostrato nello sbaragliare i Dissimulanti la prima volta che sei stata qui.” Psylocke mugola qualcosa e dà uno strattone alle catene che la imprigionano. Kuragari tira con forza e la riporta all’ordine, poi schiocca due dita e il bavaglio lucente attorno alla sua bocca scompare.

“Puoi rispondere, adesso.”

“Presto farai anche tu la loro stessa fine, mostro”

“Assolutamente adorabile…” dice Kuragari, mentre lascia le catene brillanti che subito scompaiono liberando Betsy. Questa non se lo fa ripetere due volte e gridando un acuto “Kyaaaaaaaahhh!” sferra un calcio diretto alla mascella del demone. Purtroppo all’ultimo secondo il colpo viene bloccato a mezz’aria dall’asta a due punte dell’avversario, il quale muovendosi improvvisamente sferra un potente pugno al viso di Psylocke, atterrandola.

“Abbiamo già ballato questa danza, guerriera, e neppure l’ultima volta sei stata in grado di battermi.”

“A quanto mi ricordo ti ho decapitato, l’ultima volta.[1]

SOLO perché mi hai colpito a tradimento!!!” scatta il demone, per poi tornare subito dopo alla precedente posa di arroganza nei confronti della ragazza “Ma questa volta sarai mia, e mia soltanto. Per l’eternità!”

“Vuoi di nuovo trasformarmi in uno dei tuoi Dissimulanti?”

“No, mia cara, molto di più. Diventerai la mia Regina delle Ombre!”

 

Interludio 2.

Adesso.

Tenuta Worthington, Connecticut.

La notte è calata sui floridi monti del Connecticut, accompagnata da candidi e fitti fiocchi di neve. Sebbene la temperatura sia quasi precipitata, però, all’interno della tenuta Worthington non sembra fare molto freddo. Il buio ristagna sulle pareti e sui mobili, e la tranquillità è interrotta soltanto da un leggero trillo proveniente dal cordless vicino l’ingresso, che al quinto squillo fa partire il messaggio registrato della segreteria. Dopo il consueto segnale acustico, la voce di un uomo timido e un po’ impacciato risuona in tutta l’abitazione:

“Salve Mr. Worthington, sono Peter Childs. L’ho chiamata riguardo il feroce attacco economico che le Reynolds Industries stanno sferrando al mercato mondiale. Voglio dire… se non ci diamo una mossa in fretta rischiamo che la Worthington Enterprises venga eliminata... Bhe mi… richiami quando può. Ancora una cosa: ieri è stata inaugurata la sezione del C. A. Box di Manhattan, credo che in qualità di principale finanziatore sia tenuto a fare almeno una visita di cortes…” e la cassetta della segreteria si interrompe. Nello stesso tempo, la porta d’ingresso si spalanca di botto, lasciando penetrare all’interno della casa delle folate di vento pregne di neve e una figura, illuminata da un bagliore sinistro. Questa si guarda un po’ attorno, poi entra dentro.

 

“Sei pazzo, Kuragari”

“No, mia pupilla. Non ho mai incontrato nessuno come te, e non rinuncerò ad averti accanto per niente al mondo. A costo di dover uccidere tutto il creato!”

“Non puoi trattenermi qui contro la mia volontà”

“Non posso? Sei ancora in debito con l’Alba, le devi qualcosa. E se non vuoi che ti renda di nuovo un Dissimulante dovrai obbedirmi.”

“Warren ha pagato il mio debito l’ultima volta che siamo stati qui[2]

“E’ vero, ma è anche vero che adesso sei nuovamente in debito. Sai…molte cose sono cambiate da quando ve ne siete andati…”

“C’è un avatar di Warren all’interno della Vena dell’Alba Cremisi a dimostrarlo!”

“C’era, forse… E se proprio vuoi una dimostrazione sarò lieto di dartela…”

La mano di Kuragari comincia a stringersi lentamente, mentre le tenebre assalgono Psylocke. Dal basso strisce di oscurità salgono su per le sue gambe sinuose come serpenti e si allargano a macchia d’olio sull’addome e sul petto, ricoprendo interamente le braccia ed avventandosi sul collo che la ninja ha alzato verso l’alto come un naufrago che prende la sua ultima boccata d’aria prima di essere travolto dalle onde di un mare burrascoso. Ma è tutto inutile. Mentre annaspa nell’aria, sente che poco a poco i suoi pensieri le rifluiscono via, soppiantati da un’oscurità che ha già sperimentato quando era diventata una Dissimulante[2]. Un pensiero fluido, una mente sfuggente come una trota che risale la corrente e che ad un tratto trova la corrente stessa ricoperta da petrolio denso e viscoso, che le impedisce ogni movimento. Freddo, tenebre, e non riesce più a pensare a nien…

“LASCIATEMI!” ed una massa informe distrugge il vetro che dà sulla sala del trono, crollando rovinosamente proprio ai piedi di Kurasagi. Guardandola meglio, il demone si accorge che si tratta dell’albina Ra’al, ed è stupito nel constatare che una guerriera così potente sia lì, ai suoi piedi, sconfitta.

“KURAGARI…” tuona una voce proveniente da fuori il castello e in veloce avvicinamento “…SONO QUI PER TE!” e dal vetro rotto fa la sua entrata Arcangelo, bardato con l’armatura di luce di cui l’ha fornito la Spada, che regge con entrambe le mani.

Hikarinoken…” sussurra Kuragari per un attimo, la sua voce pregna di paura. Poi però si riprende subito e dice: “E qui mi hai trovato, cavaliere! Sarai tanto ardito da prestare fede alle tue stesse parole?!”

“Guardami…” ribatte Warren, e si lancia a spada sguainata contro il demone d’ombra. Il primo fendente viene parato dalla sua asta di tenebra, ma incredibilmente la lama di luce penetra lentamente al suo interno, tagliandola in due come se fosse fatta di burro.

“Aaaaaaaarrr!!” esclama Kuragari, e  strappa l’asta a due punte ottenendo uno spadone per ciascuna mano “Il tuo potere è grande, Angelo, ma la mia perizia nell’arte della guerra è infinitamente superiore!” e sferra due veloci fendenti all’addome e al collo di Warren, che, librandosi sulle correnti d’aria della stanza, evita facilmente.

“Sono Arcangelo, adesso.” e con un unico movimento rotea la spada brillante sopra di sé e afferrandola con due mani la cala con forza sul suo avversario. Un braccio scuro, che ancora regge in mano uno spadone nero, vola per la stanza. Quando atterra, comincia a diventare totalmente buio mentre viene risucchiato nel pavimento.

Intanto, nelle retrovie, un uomo coperto dalle tenebre con in mano una catena di luce a cui è attaccata una donna sorride compiaciuto.

“Un colpo fortunato, mortale, ma che ti ha lasciato più scoperto di quanto immagini!” e Kuragari colpisce di lato Hikarinoken, sulla quale Warren perde la presa. La spada vola nell’aria, per andarsi a conficcare obliquamente tra le pietre del pavimento. Nello stesso tempo la luce che formava l’armatura di Arcangelo prende a colare via, rifluendo tutta all’interno dell’arma. Adesso Warren è tornato come prima, e l’unica sua speranza di vittoria si trova dietro l’avversario che lo sta guardando con gli occhi iniettati d’odio.

“Cosa c’è, umano, hai perso tutta la tua spavalderia?!”

Arcangelo non risponde per qualche istante, poi improvvisamente fa una finta a destra per poi virare alla sinistra del demone, il quale se viene preso di sorpresa non lo dà nemmeno a vedere, poiché immediatamente gli lancia contro il restante spadone, che con precisione degna di un tiratore scelto si conficca all’interno dell’ala destra del mutante e lo fa crollare per terra. Un freddo diffuso simile a quello delle fiamme del Dragombra comincia a spandersi in tutta l’ala di Arcangelo. Le sue mani afferrano saldamente lo spadone di tenebra conficcato nell’ala, poi con un unico strattone lo tirano via. Il dolore della sua fuoriuscita dalla ferita è quasi più forte di quello di quando è entrato, ma Warren ha sperimentato così tanta sofferenza sulla sua pelle da riuscire non solo a non svenire, ma anche a mantenere la concentrazione e a percepire un secondo prima il calcio che Kuragari sta per sferrare alla sua mascella. Sebbene riesca in tempo ad accompagnare il colpo, questo non significa che comunque non lo senta.

“Bene, bene, bene…” dice Kuragari “Adesso si scopre chi è il vero Arcangelo. Un pusillanime che finché si nasconde dietro un’arma crede di avere tutto il mondo ai suoi piedi, mentre quando è inerme non riesce nemmeno ad alzarsi ed affrontare il nemico…”

“Marketing di base…” sussurra Warren, a denti stretti.

“Cosa?!”

“Dissimulare sempre il più possibile, far credere al nemico di essere superiore a lui anche quando non è vero, essere il primo a sapere quando ritirarsi se le cose vanno male. E…saper prendere tempo in modo tale da permettere ai tuoi alleati di attaccare.”

E Psylocke si avventa su Kuragari brandendo l’altra metà della sua asta e gridando:

“Kyaaaaiiiihhh!!!”

Al demone basta alzare un braccio, per colpire la ninja nell’addome e farla crollare a terra svenuta. Tutto questo senza smettere di guardare Warren negli occhi.

“Sapevo dov’era, e sapevo cos’aveva in mente.” spiega Kuragari alzando lo spadone sul corpo di Arcangelo “Lei è parte delle tenebre adesso. Lei è mia. E tu sei morto…”

“Demoni…” dice una voce non ben identificata alle spalle di Kuragari “Sempre così prolissi…” ed un secondo dopo diversi raggi di luce attraversano il corpo dello Shogun delle Tenebre. Arcangelo, sorpreso almeno quanto il suo avversario della piega che hanno preso gli eventi, aguzza lo sguardo per vedere chi lo ha attaccato. Dietro di lui, sospesa a mezz’aria, si trova Angel ad ali spalancate, che lancia piume di luce a ripetizione contro il malvagio. Quel che stupisce Warren però è che gli occhi della sua presunta figlia sono privi di espressione, e che una catena dorata le cinge il collo. All’altra estremità della catena, un essere fatto interamente di oscurità, tranne che per il marchio rosso dell’Alba Cremisi sull’occhio sinistro.

“Twilight!” esclama Kuragari nel vedere il suo aggressore, mentre tenta di ripararsi come può dalle piume di luce di Angel che aprono grossi fori sul suo corpo “Cosa significa questo attacco?!”

“Significa, mio signore, che ho altri piani in mente per l’uomo che stava per uccidere. Capisce bene che non posso lasciarglielo fare dunque…” e con uno strattone alla catena ordina ad Angel “Finiscilo.”

La ragazza, inespressiva come prima, si avvicina fulmineamente a Kuragari e usando le proprie ali di luce come lame mozza prima il braccio restante del demone, poi entrambe le gambe.

“No!” urla di terrore questo mentre Lord Twilight gli si avvicina minaccioso “Non puoi farmi questo!”

“Ora lo scopriremo…” e, poggiando le sue dita sul viso di Kuragari, comincia a risucchiarlo tutto all’interno del proprio corpo. Quando il processo è finito, lentamente, la sua lingua sfiora le labbra gustandosi le tenebre che ha appena assorbito. Poi i suoi occhi si fanno improvvisamente luminosi, e dalla sua mano libera parte un’altra catena dorata che va ad intrappolare Psylocke, anch’essa coperta totalmente di nero tranne per il marchio cremisi sull’occhio, proprio come un Dissimulante. Quindi, si volta verso Arcangelo e dice:

“E ora veniamo a noi due…”

 

Continua…

 

Note:

[1] tutto successo nella miniserie Psylocke&Arcangelo: Alba Cremisi, pubblicata su Marvel Mix 20.

[2] l’ha pagato con un avatar di sé stesso creato dalla propria anima, che probabilmente gli è costato un riduzione notevole della vita.

 

 

*****

 

 

#4

Di luce e di tenebra

di Sergio Gambitt

 

 

“Cosa vuoi da me?”

Warren Worthington III, altresì conosciuto come Arcangelo, è in piedi nella vasta sala del trono di Kuragari avvolta in gran parte dalle tenebre. A qualche metro da lui, l’essere completamente nero tranne per il marchio rosso dell’Alba Cremisi sull’occhio che si fa chiamare Lord Twilight lo scruta enigmatico. Ai suoi fianchi, legate a lui la prima da una catena dorata e la seconda da una simile ma nera, sono accovacciate Angel, la presunta figlia di Warren, e Psylocke, entrambe in balia dell’uomo che ancora non si è schierato né con né contro Arcangelo. Se tutto nel suo modo di fare fa pensare che è animato da cattive intenzioni, tuttavia bisogna tener conto del fatto che ha appena fatto fuori il demone Kuragari, che nella sua furia infernale stava per uccidere Arcangelo stesso. E’ per questo che adesso Warren lo sta scrutando attentamente, mentre mentalmente calcola la distanza che lo separa dalla leggendaria Hikarinoken, la Spada di Luce di cui è appena entrato in possesso, che conta di recuperare non appena percepisce che le cose si stanno per mettere male. E, a giudicare dall’espressione ambigua di Lord Twilight, non ci vuole molto. Espressione che, lentamente, si trasforma in un sorriso, prima che la sua mano si alzi di scatto e la sua bocca urli:

“Spirale!”

Tra crepiti di energia e rumori saettanti, fra i due compare una figura danzante. Il suo corpo è rivestito da un costume azzurro, i suoi capelli sono bianchi. Sull’occhio spicca il tatuaggio rosso che la marchia come appartenente all’Alba Cremisi. Le sue braccia, sei in tutto, fatte per metà di carne e per metà  di metallo, danzano nell’aria assieme alle gambe, compiendo precise e particolari coreografie che Arcangelo riconosce immediatamente. Senza sprecare un istante, si lancia disperatamente su Hikarinoken, riuscendo ad afferrarla qualche decimo di secondo prima che…

…tutto cambi.

Anche questa stanza è buia, ma le sue pareti sembrano estendersi all’infinito in ogni direzione. Al centro di tutto poi, sospeso su una pozza di denso liquido rosso, vi è un globo che sembra essere fatto di energia gialla, rossa e arancione, la cui disposizione sulla superficie è in continuo, lento movimento. Attorno ad esso sottili rami di tenebra lo avvolgono mantenendolo sospeso in aria, in modo tale da rischiarare i dintorni di una soffusa luce arancione. Arcangelo, risplendendo all’interno dell’armatura di luce con cui Hikarinoken lo protegge, si avvicina lentamente al globo, confermando i suoi sospetti. Già due volte ha visto questo posto, già due volte ha avuto a che fare con la Vena d’Ebano. La prima, per consegnare parte dell’anima di Betsy ad essa, in modo tale da guarirla dalle ferite mortali di Sabretooth, e la seconda per rimediare al precedente errore: non era l’anima di Betsy che doveva essere data in pegno alla Vena, ma la propria. Così facendo, seppure al caro prezzo di una parte della propria vita, la aveva liberata dal debito con l’Alba Cremisi attraverso il quale Kuragari reclamava diritti sulla sua anima. Ma adesso, a giudicare dalle parole dell’ormai defunto demone, aveva capito che il suo ultimo viaggio alla Vena d’Ebano era servito a ben poco se Betsy apparteneva ancora all’Alba. E se era così, questo significava che il simulacro di sé stesso con cui aveva pagato il debito della sua ragazza non si trovava più all’interno della…

“Impressionante, non è vero?”

Arcangelo si volta di scatto. Lord Twilight, seduto su un trono di tenebra comparso chissà da dove, sta osservando il mutante con calma freddezza. Ai suoi piedi, come belve pronte a colpire, sono inginocchiate Angel e Psylocke, mentre Spirale, a differenza delle altre due ancora cosciente, è in piedi dietro al trono.

“Perché mi hai portato qui?” tuona Arcangelo, l’eco delle sue parole che rimbomba cupo per l’immensa sala.

“Sai…” inizia Twilight, ignorando la domanda di Warren “…io ti ammiro. Sul serio. Come non apprezzare lo spirito di un uomo che, nonostante i suoi continui errori, persevera nel proprio comportamento e va avanti maledicendo ogni possibile capro espiatorio gli si pari innanzi per giustificare il fatto che la propria vita è un totale fallimento? Sì, già, ci vuole coraggio, non credi?”

Arcangelo socchiude gli occhi per scrutare negli occhi l’altro uomo, ma al loro interno non vede altro che tenebre.

“Non so di cosa stai parlando.” è la sua risposta.

“Ti rinfrescherò la memoria! Partiamo dalla dolce Anne O’Sullivan, morta in un freddo letto d’ospedale, sola, solamente per essersi illusa che un ricco e spocchioso ragazzino la potesse amare. Oh… so già cosa stai per dire. Eri un ragazzino, non potevi scegliere lei piuttosto che il patrimonio di famiglia. Ma allora perché non l’hai mai più cercata? Perché hai permesso che lei morisse sola ed incapace di continuare a vivere una vita che le era stata negata da un amore troncato sul nascere?”

A queste parole Warren spalanca gli occhi. Non ripensava ad Anne ormai da anni, pensava fosse un capitolo chiuso. Specie considerando che…

“Mio padre mi disse che era morta qualche anno dopo. Io non ho mai pensato…”

“Già, forse è questo il tuo problema. Tu non pensi. E adesso ne vedi davanti a te i risultati.” e con una mano alza poco gentilmente il docile volto di Angel “Hai lasciato morire la ragazza che ti amava, e non sei mai stato presente nella vita di sua… di tua figlia.”

Lo sbalordimento di Arcangelo adesso è ancora più grande. Fin da quando Angel si era presentata alla porta della sua tenuta nel Connecticut spacciandosi per sua figlia, Warren aveva cominciato a considerare tutte le alternative che spiegavano come quella potesse sul serio essere quel che diceva. Ed ora sapere che era il risultato del suo fugace rapporto con Anne… era come se qualcuno avesse passato dell’acido muriatico sopra le ferite già grandi della sua anima.

“Vedo che cominci a capire…” sibila Twilight approfittando della sua reazione “E questo non è che il primo degli errori della tua vita. Che dire del fatto che alla base dell’inizio della tua carriera da supereroe non vi era né altruismo né generosità, ma solo il forte narcisismo che provavi nel farti ammirare dalla gente mentre compivi le tue imprese ‘eroiche’? O che dire del fatto che entrasti negli X Men con il solo scopo di farne il tuo gruppo personale, per non parlare di tutti quei pensieri sporchi sulla rossa di cui, oh sì dai ammettilo, ancora adesso sei innamorato? E vogliamo citare anche quel fallimento che è stato X Factor? Figuriamoci quanto poteva giovare la tua ipocrisia da membro dell’alta società ad un mondo in cui l’intolleranza e la paura verso i mutanti raggiungevano già vette altissime. C’è da stupirsi che dopo X Factor l’isteria anti-mutante sia salita a livelli spropositati? Oh… e poi c’è il capolavoro. Perdi le ali, le tue amatissime ali, quelle che secondo te definivano la tua identità, la tua bellezza, la tua eccezionalità, e cosa fai? Per paura di essere considerato uno qualunque, un anonimo, giungi perfino a tentare di toglierti la vita. Rispondimi, che razza di uomo è quello che considera un attributo fisico il proprio unico motivo di esistenza?”

Arcangelo non risponde. Si limita a fissarlo con odio.

“Dovevi proprio avere una scarsa stima di te stesso… e lo si vede anche in quel che succede in seguito. Apocalisse ti rapisce e ti rende un proprio cavaliere ma, incredibilmente, riesci a liberarti del suo influsso. O forse no, visto che ti sei nascosto per anni dietro la scusa che esso fosse ancora presente per giustificare sbalzi d’umore e attacchi di violenza inaudita. Oh, e in tutto questo non sei nemmeno riuscito ad impedire che il tuo migliore amico, quel Cameron Hodge di cui ti eri sempre fidato ciecamente, uccidesse la tua amata Candy. Ma forse è questo il destino delle donne che ti amano. Charlotte Jones flirta con te e il risultato è che le rapiscono il figlio per assicurarsi la sua collaborazione nella caccia ai mutanti. Betsy Braddock è in fin di vita e l’unico modo che riesci a trovare per salvarla è renderla schiava dell’Alba Cremisi. E tutto per essere stato rifiutato dall’unico vero amore della tua vita. Dimmi la verità, hai amato veramente queste donne o in loro hai sempre cercato la Jean Grey che ti era stata negata da giovane? Questo spiegherebbe quantomeno la lunga serie di errori che hai commesso con le donne della tua vita… Certo, prima c’era l’influsso di Apocalisse a cui davi la colpa, ma adesso che hai riottenuto le tue ali originali e che non hai più scuse per i tuoi continui errori dimmi, Arcangelo, chi sei?”

Warren resta immobile per qualche secondo, poi:

“Perché mi dici queste cose?”

“Perché sono la verità” quasi ringhia Twilight “La tua vita è un fallimento, Arcangelo, è ora che tu cominci a capirlo. Loro due, per esempio,” ed accarezza i capelli di Angel e Psylocke “l’hanno ormai compreso da tempo. E vogliono fartela pagare cara.” e le due ragazze si lanciano all’unisono contro di lui, che preso alla sprovvista riesce solamente ad evitarle spiccando il volo.

“Ma che…!” tenta di dire Arcangelo, subito prima che Psylocke sprofondi nel pavimento ed esca fuori dalle tenebre del soffitto, intrappolandogli le ali con le proprie gambe. Reagendo istintivamente Warren afferra Betsy per le spalle e la getta contro Angel, che però si scansa di lato e lancia una raffica di piume dorate al presunto padre. Preso alla sprovvista, Warren non riesce ad evitarle tutte, ed un paio gli si conficcano sulla coscia. Il risultato è un dolore accecante ed intensissimo che, sebbene duri solo pochi secondi, gli fa perdere la concentrazione abbastanza da farlo crollare al suolo. Mentre si sta rialzando, tenendosi la coscia con entrambe le mani, sente Twilight urlargli contro.

“La tua vita non è solo inutile, Arcangelo, è anche dannosa! In tutto questo tempo sei solo riuscito a fare del male alle persone che ti stavano attorno, che ti erano vicine! E’ per questo che Psylocke ed Angel ti odiano. Sì, è proprio così, ti odiano per tutto il male che hai fatto loro. Con il tuo patetico tentativo di salvare Psylocke hai scatenato l’ennesimo cambiamento in una persona che dalla vita e da te adesso voleva solo un po’ di stabilità, mentre Angel… dimmi, cosa c’è di più forte dell’odio di una figlia abbandonata dal padre?”

E le due ragazze si lanciano nuovamente su di lui, questa volta assieme. Angel arriva dall’alto ad ali spianate. Sulle sue dita si sono formate delle lame di luce con cui tenta di ferirlo, mentre Psylocke arriva da terra brandendo dalle nocche le lame psichiche per cui è rispettata e temuta. Se fosse stato in condizioni normali, Arcangelo non avrebbe potuto niente contro l’attacco congiunto delle due. Purtroppo per loro, e per fortuna per lui, all’interno della sua stessa anima adesso rifluiscono le energie mistiche della mitica Hikarinoken, la Spada di Luce, e la visione del mondo per lui non è mai stata così lucida e perfetta. Per questo, muovendosi ad una velocità che lui stesso percepisce come al rallentatore sebbene nella realtà poi non sia così, materializza la Spada di Luce con cui trancia di netto metà dell’ala, anch’essa di luce, di Angel, ed immediatamente dopo si libra in volo sopra Psylocke per raggiungerla alle spalle e colpirla con il gomito. Quando si volta nuovamente per affrontare Angel però un luminosissimo flash lo acceca per pochi istanti, che bastano alla ragazza per prendere l’iniziativa e colpirlo con un tornado di piume dorate. Investito in pieno, Arcangelo pone le sue ali, rivestite dell’armatura luminosa di Hikarinoken, a protezione davanti a sé, ma così facendo si trova scoperto all’attacco di Psylocke, la cui lama psichica gli penetra il cervello. Un dolore lancinante gli attraversa la mente, lasciandolo semi-tramortito sul pavimento della sala a dibattersi tra violenti spasmi muscolari. Tra le luci che gli balenano negli occhi, riesce a distinguere i volti minacciosi delle due ragazze che ormai gli sono sopra, ognuna brandendo una lama dalle nocche, rispettivamente gialla e porpora, pronte per dargli il colpo di grazia.

“Hai rovinato le loro vite, Arcangelo,” ripete Twilight “ed ora finalmente potranno vendicarsi.”

No…” sussurra Warren guardando le due alzare le lame sopra il suo collo, e poi, facendo appello a tutta l’energia in corpo “NO!” e dalla sua armatura luminosa comincia a spandere una luce intensissima nell’ambiente circostante, che investe in pieno entrambe le ragazze e arriva persino ad avvolgere l’alto trono su cui siede Lord Twilight. Quando i suoi occhi si riabituano alla –scarsa- luce della sala, la scena è nettamente cambiata. Arcangelo è sospeso in aria, il corpo e le ali avvolti dall’armatura mistica di Hikarinoken, che impugna con entrambe le mani. Attorno a lui raggi di luce si diffondono dorati nell’ambiente, accarezzando le morbide figure di Angel e di Psylocke, le quali si stanno stropicciando gli occhi come se si fossero appena svegliate da un brutto incubo.

“CHI TI Dà IL DIRITTO DI ACCUSARMI COSì!” tuona Warren all’indirizzo di Lord Twilight “NON SEI NESSUNO!!”

Chiunque, al vedere Arcangelo ergersi in questa maniera, perfetto e tremendo nell’aria, sarebbe terrorizzato. Ma l’unica reazione che traspare dal volto di Twilight, è un sottile, impercettibile sorriso.

Dietro di lui, avvolta nell’ombra, una figura lo nota.

 

Interludio.

Texas.

L’uomo è in piedi su una rupe. Al suo fianco, il ragazzo dai capelli d’argento, vestito con una tuta imbottita simile a quella dei giocatori di football americano, nera con rifiniture rosse e bianche. Entrambi stanno guardando il piccolo paesino che si intravede sotto la collina su cui si trovano.

“Questa è Salvation.” esordisce l’uomo “Un paese diviso ancora in quartieri per bianchi e per neri, un posto in cui la gente tollera che un ispanoamericano frequenti il loro pub solo per poterlo schernire, il più grande centro operativo del famigerato Ku Klux Klan. Sembrava stare per cambiare qualcosa quando in città giunse uno straniero divenuto in poco tempo sceriffo, ma dopo qualche mese lui abbandonò la carica in favore del vice, una ragazza di colore che aveva ottenuto quel posto solo come contentino per la comunità afroamericana ma che fino a quel momento non aveva avuto realmente potere. Bene, due settimane dopo l’abbandono dello straniero la ragazza fu trovata ai piedi della carcassa d’albero, un albero su cui appendevano i neri per i linciaggi, nuda, stuprata e torturata. Sulla sua carne erano incise le parole ‘TROIA NEGRA’ e sebbene le fossero già usciti litri di sangue da… dalle sue cavità corporee è rimasta viva fino a quando non è arrivata in ospedale, dove è morta durante l’operazione. Questo è Salvation, il paese più razzista d’America.”

Il ragazzo guarda le case sotto di lui, poi di nuovo l’uomo:

“Perché mi hai portato qui?”

“Perché fra una settimana tutto questo cambierà.”

 

“Credi di avermi in pugno, è così?”

Twilight sta ancora sorridendo, nonostante Arcangelo abbia appena liberato Psylocke ed Angel dal suo influsso e si trovi sospeso a mezz’aria, bello e terribile, davanti a lui.

“Dovrò farti ricredere.” e dalle sue mani partono due catene luminose che si ricongiungono, bloccando loro braccia e vita, con gli anelli che attorniano i colli ed i polsi delle ragazze, le quali pur tentando di liberarsi niente possono contro quella stretta. Twilight strattona le catene, e le due tornano bruscamente ai piedi del suo trono, che nel frattempo si è alzato in misura spropositata. Prima che Arcangelo possa fare alcunché, Twilight materializza degli appuntiti spuntoni neri una ventina di metri sotto il trono, quindi spalancando le braccia porta le due ragazze proprio sopra di essi, tenute su solo dalle catene che regge con le mani. Infine, guardando Warren, afferma:

“Quanto ci metteranno secondo te ad arrivare al pavimento se le lascio cadere? Un secondo? Due? Come si fa a quantificare quanto tempo passa dal momento in cui una persona viene condannata a morte al momento in cui muore davvero?”

“Non puoi farlo…” risponde Arcangelo.

“Credo che ti sia sfuggito qualche passaggio. Finché loro continuano ad avere un debito con l’Alba Cremisi, il debito a cui tu le hai condannate, posso fare quel che voglio con le loro vite. E credo ti sia chiaro che stavolta nemmeno tu puoi salvarle entrambe…”

“Ma perché…?” quasi implora Arcangelo.

“Te l’ho già detto: è ora che impari ad assumerti le tue responsabilità. E ora veniamo a noi. Allora… preferisci salvare l’oscura ninja” e dà uno strattone alla catena che regge Psylocke “che ti ha consolato nel momento del bisogno e tanto ha fatto per te, oppure lo splendido frutto di un amore proibito che costituisce uno  dei tanti errori della tua vita?” ed alza leggermente la catena che regge Angel “Cosa preferisci: amore o dovere, un’ipocrita serenità o l’ammenda per i tuoi peccati? Cosa sei, Arcangelo, tenebra o luce?”

Warren resta fermo nell’aria, i suoi occhi incollati a quelli di un Twilight stagliato nell’aria come una solenne bilancia, ai cui lati pendono due aspetti della vita del mutante. Negli occhi di Angel una intensa speranza di soccorso, le sue labbra muovendosi piano a pronunciare la parola “Papà…”. Psylocke invece, sebbene le catene di Twilight gli rendano difficile anche solo pensare, è concentrata nel tentativo di comunicare telepaticamente con il suo uomo. *So cos’hai in mente…* giungono nella mente di Arcangelo flebili le sue parole *Non farlo… Non ne valgo la pena.*

Warren la osserva, poi abbassa gli occhi e scuote la testa sussurrando: “Mi spiace…

Nello stesso istante Twilight sfoggia il suo sorriso da squalo e grida:

“Il tempo è scaduto Arcangelo! Fa’ la tua scelta!” e lascia entrambe le catene, scagliando Angel e Psylocke verso morte certa.

“NO!” grida Arcangelo, e muovendosi di scatto vola verso una delle due. Una volta afferratala, compie una larga virata nell’aria e torna a terra, poggiandola sul pavimento. Osservandogli il volto da vicino, Psylocke si accorge che Warren ha gli occhi chiusi, e due lacrime ne stanno scendendo lente.

“E così hai scelto le tenebre, Arcangelo. E la povera Angel ne ha pagato il prezzo. O no?”

Arcangelo si gira di scatto per chiedergli il significato delle sue parole, quando anche lui la vede. La catena a cui è attaccata Angel si trova impigliata ad uno dei piedi del trono, la ragazza in bilico sull’oblio. Arcangelo si muove velocemente verso di lei, ma scuotendo la testa Twilight alza una mano e crea una solida barriera tra lui e la ragazza.

“No, no, no, troppo facile così.” dice sorridendo sadicamente “Ti ho detto che non puoi salvarle entrambe. Sono mia proprietà da quando tu hai contratto per loro il debito con l’Alba. Rassegnati, ora e per sempre saranno mie…”

“COSA VUOI DA ME?!” grida Arcangelo al limite dell’esasperazione “DIMMI COSA VUOI O TI GIURO… TI GIURO…”

“Che cosa, Arcangelo? Dimmi cosa puoi fare per impedirmi di agire come voglio. Ti ho già detto che loro sono mie, e il debito che hanno contratto potrebbe riscattarsi solo con la vita di un uo…” e si interrompe immediatamente.

Arcangelo spalanca gli occhi, poi torna serio e si volta verso il globo color porpora della Vena d’Ebano.

Dietro Twilight, qualcosa si muove e subito dopo scompare.

“Cosa vuoi fare, eh Arcangelo?!” gli grida Twilight dalla sommità del trono “Sappiamo entrambi che sei un codardo, non sacrificheresti mai la tua vita per gli altri!” Arcangelo ha raggiungo la Vena “Se ti consegnerai alla Vena adesso, diverrai proprietà dell’Alba Cremisi!” Arcangelo lo guarda, poi si gira verso il globo “Sarai mio per l’eternità! Te la farò pagare in mille modi!!” Arcangelo poggia una mano sulla liscia superficie della Vena, quindi un dito scivola dentro.

Dietro di lui, Lord Twilight muta immediatamente espressione. Un largo sorriso di trionfo si dipinge sul suo volto.

 

Altrove, cinque minuti prima.

La cella è buia e fredda. Le pareti sono fatte da grossi blocchi di pietra levigata dalle gocce d’acqua che per secoli sono trapelate dal soffitto. Piccoli animaletti scuri di forma indefinita strisciano nelle tenebre, a mala pena illuminata dalla pallida luce delle catene infisse al muro. All’altra estremità delle catene, il corpo minuto e ossuto, ma non per questo non coriaceo, di Gomurr l’Antico. E’ stato in questa prigione per molto tempo, ma ancora non ha perso né il vigore né il sangue freddo che lo hanno accompagnato in tutta la sua vita. Per questo quando la luce appare davanti a sé, seguita dalla teleporta Spirale, non mostra alcun segno di stupore. Anzi, protendendosi verso di lei, chiede:

“Allora, hai scoperto qual è il suo scopo?”

“Il tramonto ha deciso di voler brillare più del tempo.” risponde l’enigmatica donna dalle sei braccia “E per farlo ha bisogno dell’anima dell’angelo.”

“Ma certo!” esclama Gomurr dando un senso alle criptiche parole di Spirale “Non sono Angel o Psylocke a possedere la parte più grande del debito, ma Twilight stesso! In qualche modo il suo debito deve essere legato a quello originale di Arcangelo! Questo spiegherebbe perché lo sta spingendo a consegnarsi alla Vena d’Ebano… se lui lo facesse, Twilight sarebbe libero di uscire dai confini del regno dell’Alba Cremisi. Spirale!” ed afferra le spalle della donna “Devi fare in modo che Arcangelo non si consegni alla Vena, e devi allontanarlo dal Regno dell’Alba assieme alle altre due! Solo in questo modo il mondo sarà al sicuro da Lord Twilight!”

“E la mia ricompensa?” chiede Spirale.

“Oh sì certo…” ed una mano di Gomurr passa sull’occhio sinistro della donna, cancellandole il marchio rosso dell’Alba “Sei stata cooptata all’interno dell’Alba Cremisi con l’inganno, la mia magia è ancora sufficiente a liberarti. Ma dopo che te ne sarai andata con gli altri tre, chiuditi le porte alle spalle e non fare più ritorno!”

Spirale annuisce, poi china la testa e dice:

“Grazie, sensei”

Quindi si alza in piedi e con alcuni movimenti di gambe e braccia scompare, lasciando Gomurr solo nella sua prigione.

 

“FERMO!”

Il grido di Spirale ha fatto girare di scatto Arcangelo, la cui mano adesso è interamente all’interno della Vena. Se mezzo istante prima Twilight sfoggiava un freddo sorriso di trionfo, adesso la rabbia sul suo volto è palpabile. Ed anche Warren se n’è accorto.

“Mi hai ingannato…” dice a mezze labbra, per poi estrarre la mano dalla Vena e materializzarvi Hikarinoken.

“NO!” grida Twilight portando le mani avanti, ma ormai è troppo tardi. Arcangelo ha lanciato contro di lui la Spada di Luce che, infrangendo la barriera che aveva creato, si conficca per metà nel suo addome.

AaaaaaAAAAAAargh!!!”

Senza aspettare oltre Arcangelo si lancia verso Angel e la recupera cingendole la vita con un braccio. Quindi si eleva fino a raggiungere Twilight, in ginocchio ai piedi del suo trono con metà Hikarinoken che gli esce dalla schiena. I loro due occhi si incontrano. Quelli di Arcangelo sono di gelido odio, mentre Twilight li ha spalancati mentre sussurra ossessivamente: “Ero così vicino, ero così vicino…

Quindi Arcangelo afferra l’elsa della Spada e con un unico strattone la estrae dal nero corpo del suo avversario. Questo, travolto dal dolore, fa un paio di passi barcollanti verso l’estremità del lembo di terreno che sorregge il suo trono, quindi si volta di nuovo verso Arcangelo guardandolo con occhi spiritati. Il terreno sotto i suoi piedi frana un po’, poi cede del tutto. Twilight precipita verso l’oblio.

Warren resta in piedi per qualche secondo a guardarlo cadere, quindi si volta e raggiunge Psylocke con Angel tra le braccia mentre le catene di luce stanno svanendo. Ai tre, si avvicina con passo lento Spirale. Arcangelo la guarda, quindi annuisce. Con precisi movimenti di gambe e braccia, Spirale li teleporta via di lì, esattamente davanti l’ingresso della residenza del Connecticut dei Worthington.

E’ notte, e sta nevicando.

Arcangelo alza lo sguardo verso di lei, quindi dice:

“Grazie”

La donna non risponde. Semplicemente compie altri passi di danza e scompare.

Arcangelo si china su Angel e la aiuta a rialzarsi, quindi si avvicina a Psylocke.

“Betsy, io…”

“Non dirmi niente ti prego, Warren.”

“Volevo solo…”

“No, sul serio, non voglio ascoltarti. Ero cosciente mentre Twilight ti parlava e, Dio mi aiuti, vedo anche adesso quali pensieri contraddittori affollano la tua mente. Ascoltami: siamo entrambi dei sopravvissuti, non solo per le vicende che hanno sconvolto la nostra vita. Anche sentimentalmente ci è sempre stata preclusa la vita che volevamo. Io ero attratta da Scott perché lui significava l’amore stabile, eterno. Quello che esiste solo nei romanzi e nei film. Allo stesso modo tu non hai mai smesso di amare la purezza di Jean, la prospettiva di una relazione che potesse durare per tutta la vita ed oltre. Abbiamo provato a stare assieme chiedendoci ‘perché no?’, ma non era questo che cercavamo. Nessuno di noi due nel profondo vuole una relazione di comodo, fatta per evitare di rimanere soli. Vogliamo entrambi l’amore, quello vero. Ed io non sono più disposta a far finta di non sapere qualcosa che conoscevo già da parecchio tempo. Tutti ci vedevano come la coppia per eccellenza, l’unione dei due X Men più affascinanti, ma la nostra relazione non è mai stato altro che lo scimmiottamento di quella tra Jean e Scott. Mi… dispiace.”

“Betsy, permettimi di spiegarti che…”

“Non c’è niente da spiegare, Warren. Mi hai nascosto delle cose, non so se posso più fidarmi di te. Potrei scoprirlo, ma non credo che migliorerebbe le cose. Io torno in Australia, Warren. Ti prego di non seguirmi.”

“Ma io…”

“Addio.”

E sprofonda tra le ombre del terreno innevato. Arcangelo rimane a fissare il vuoto in cui pochi istanti prima si trovava Betsy, quindi le sue ginocchia cedono e crolla al suolo piangendo come un bambino. Mentre finalmente si sfoga delle frustrazioni della giornata, sente una leggera pressione sulla spalla. Alzando lo sguardo, incontra quello di Angel che lo ricambia comprensiva. La sua mano si poggia su quella di lei, mentre le ultime lacrime scivolano giù dal suo viso. Attorno a loro, le montagne ricoperte di candida neve del Connecticut sono testimoni di un tacito perdono.

 

 

FINE

 

 

Note: e la seconda avventura di Arcangelo nel Regno dell’Alba Cremisi si è conclusa, con notevoli cambiamenti nel suo status. Innanzitutto la sua relazione con Psylocke è finita, ed anche la sua permanenza nel gruppo degli X Men sebbene dal numero #13 in poi della serie MIT Gli Incredibili X Men le sue azioni avranno un ruolo importantissimo negli sviluppi del gruppo. In secondo luogo adesso con lui c’è Angel, Grace Worthington, la figlia che non ha mai saputo di possedere e dal passato ancora in parte avvolto nel mistero. Anche lei sarà una presenza più o meno fissa nel serial degli Incredibili X Men. Infine... Arcangelo adesso ha nuovi poteri legati alla luce e al misticismo orientale, e se pensate che con l’Alba Cremisi e Psylocke sia finita qui... bhe... vi consiglio di tenere d’occhio Gli Incredibili X Men MIT per una smentita!

Per commenti e suggerimenti il mio indirizzo è: gambittolo@hotmail.com .

 

A seguire inoltre una storia bonus, ambientata tra la fine di questa miniserie e Gli Incredibili X Men MIT #13, che si colloca durante il crossover Inferno2 e che fornisce un quadro più completo riguardo Hikarinoken, la Spada di Luce in possesso di Arcangelo, ed i suoi nuovi poteri.

Enjoy!

 

 

 

SHINING

(INFERNO2  TIE-IN)

di Sergio Gambitt

 

 

Bianco.

Denso, puro, accecante, ricopre ogni cosa e confonde tutto all’interno del proprio candore evanescente. Le cime degli alberi sono solo piccole forme ondulate che come tocchi di colore di un pittore impressionista punteggiano le fiancate delle imperiose e frastagliate montagne del Connecticut, ora addolcite e mitigate dai soffici fiocchi che le ricoprono. Come al suo solito in questo periodo, la neve ha impiegato poco tempo a rendere il paesaggio uniforme, e i fiocchi che ancora cadono copiosi dal cielo sembrano promettere che questo è solo l’inizio. Visto da lontano, da fuori, sembrerebbe uno scenario incantato, magico, ma a trovarvisi proprio dentro, nell’occhio della bufera, l’unico vostro pensiero sarebbe come liberarsi di quel vento gelido che penetra anche dentro le ossa. A meno che non abbiate qualcosa di altrettanto intenso a cui pensare. Warren Worthington ce l’ha. Non è tanto il fatto di aver scoperto nelle ultime ore di possedere una figlia, né sono state le parole di Lord Twilight, un perfetto sconosciuto (anche se Warren è sicuro di averlo visto da qualche altra parte) che ha dimostrato di conoscere a menadito il fallimento che era stato la sua vita. No. Quello che lo massacra più di tutto, è che dopo tutto questo ha anche perso l’amore, la stabilità che la sua relazione con la x woman Psylocke gli garantiva. E’ come prendere tutte le certezze di un uomo, e tirarle con forza fino a strapparle via. Come farlo precipitare nell’abisso della vita senza luci ad indicargli il cammino. Come tendere la sua psiche così tanto da spezzarla. Ed è per questo che ora Warren è in ginocchio, per terra, davanti la propria tenuta, incurante del vento gelido che gli sferza le ali, a piangere calde lacrime attraverso le quali sfogarsi degli ultimi eventi. Senza pensare a niente, senza curarsi di niente. Solo piangere, e cancellare almeno per un istante tutto il dolore che sente dentro. Rimanere così, fino a quando un tremore di Grace, o Angel come si fa chiamare sua figlia sul campo di battaglia, lo riporta alla realtà. C’è davvero freddo, Warren non se n’è accorto ma lei sta tremando violentemente. Riprendendo il controllo della situazione, come si conviene ad un uomo nella sua posizione, Warren si rialza e dice:

“Andiamo dentro.” e si avvia verso la porta della tenuta. Prima di afferrarne il pomello istintivamente si tasta il costume alla ricerca delle proprie chiavi, ma le sua dita non trovano niente. Come per un riflesso condizionato lo gira ugualmente e la serratura della porta scatta, aprendosi sull’ingresso e lasciando entrare fiocchi di neve gelida nell’appartamento. Strano, pensa Warren tornando con la mente a quando Angel si era presentata alla porta, ero sicuro di averla chiusa dietro di sé. Ancora troppo scosso per badare a questi dettagli, spalanca la porta per fare entrare la figlia, e la richiude. Con un gesto distratto accende l’interruttore del soggiorno e quello del riscaldamento interno, mentre si avvia verso il salotto.

“Io...” dice timidamente Grace “Avrei bisogno di darmi una rinfrescata. Puoi indicarmi il bagno?”

“In fondo a destra.” risponde Warren indicandole un corridoio con l’indice, senza voltarsi. Avere saputo in questo modo di avere una figlia l’ha sconvolto abbastanza, ed ancora si sente in imbarazzo con lei. Grace, dietro di lui, aspetta qualche istante che il padre aggiunga qualcosa, ma non ottenendo altro da lui si avvia verso la porta che le ha indicato. Warren, nel soggiorno, tira un sospiro di sollievo. Sa di doverci fare l’abitudine, ma per il momento si trova mortalmente a disagio con lei. Per darsi una parvenza di normalità, accende come fa sempre quando torna a casa il televisore e trova un notiziario, mentre schiaccia il pulsante del riavvolgimento rapido della segreteria telefonica.

“....ue case sepolte sotto la valanga!” sta strillando lo speaker per far sì che la sua voce superi il rumore della bufera circostante “Vedete la guardia foresta...kkrr...etro di me che sta cercando di...kff...are fuori gli inquilini ma al mom...ffff...qualsiasi interve...cfffff...ocherebbe altri smottamenti! E il ...prrrr...onale è poco dal momento che lo stato di emergenza è stato dichiarato su tutta la catena montuosa e tutti sono impe...kfffff...entralino è intasato dalle richieste di soccorso nonostante molte delle linee telefoniche siano interr...!” e il segnale cade definitivamente. Nello stesso tempo, la cassetta della segreteria è tornata indietro, e meccanicamente Warren preme il tasto Play. Dall’altoparlante esce la voce impacciata e allo stesso tempo risoluta del suo referente di fiducia alle Worthington Enterprises.

“Salve Mr. Worthington, sono Peter Childs. L’ho chiamato riguardo il feroce attacco che le Reynolds Industries stanno sferrando al mercato mondiale. Voglio dire… se non ci diamo una mossa in fretta rischiamo che la Worthington Enterprises venga eliminata... Bhe mi… richiami quando può. Ancora una cosa: ieri è stata inaugurata la sezione del C. A. Box di Manhattan, credo che in qualità di principale finanziatore sia tenuto a fare almeno una visita di cortes…”

“Oh meeeerda!” impreca Warren colpendosi la fronte con una mano “L’inaugurazione!” e con veloci movimenti delle dita fa per ascoltare gli altri messaggi. Sono tutti di Peter Childs. Dimenticando tutto il resto alza la cornetta per chiamarlo, ma quel che sente nel ricevitore è solo il suono vuoto di una linea staccata.

Maledetta tempesta...” sussurra Warren e apre il cassetto in cui ha riposto il cellulare satellitare, dal momento che lassù il telefonino che usa di solito non prende. Il cassetto è vuoto.

“Ma che...?” sta per dire, quando un urlo femminile lo sorprende. Senza aspettare un secondo si precipita nel corridoio, illuminato in un angolo dalla luce proveniente da una delle sue porte, che è socchiusa. Warren la spalanca. Grace è in piedi incollata al muro di un angolo del bagno, e i suoi occhi spalancati fissano l’angolo opposto, in cui oltre le tendine bianche si trova un’ampia vasca.

“Cos’è successo?!” chiede Warren allarmato. Grace punta l’indice verso la vasca e:

“Era lì... l’ho visto nello specchio! Era un volto... un uomo dal naso appuntito e dai capelli scuri. Mi guardava sogghignando, e i suoi occhi... c’era... c’era qualcosa nei suoi occhi... Poi c’è stato quel lampo di luce ed è... scomparso!”

“Ok, resta qui allora, vado io a vedere.” e Warren si avvicina, lentamente, alla vasca da bagno. Le sue dita si alzano per afferrare la tendina che ne nasconde una parte, e con un unico strattone la sposta. Dietro di essa, solo la vasca piena d’acqua, probabilmente riempita da Betsy nell’intento di fare un bagno prima che Grace arrivasse.

“Qui non c’è niente...” dice Warren girandosi verso Grace, ancora spaventata. Vedendola così indifesa qualcosa dentro di lui si smuove. Come il padre che non è mai stato per lei, le si avvicina e le circonda le spalle con un braccio “Gli ultimi eventi sono stati duri per tutti, forse non ti sei ancora ripresa...”

“Ma io l’ho...” fa per dire Grace, quando abbassa la testa e “sì, forse hai ragione, scusa se ti ho fatto spaventare.”

“Non preoccuparti...” e poi, dopo qualche istante di imbarazzante silenzio da parte di entrambi “Vuoi venire con me di là?”

Angel annuisce, e i due tornano nel salotto.

“Si gela qua dentro...” dice Warren massaggiandosi le braccia, e poi, andando verso un termosifone “Cambia pure canale, vedi se trovi in TV qualcosa che ti piace.” e poggia una mano sul calorifero, che risulta congelato “Ma quanto ci mette a riscal...” l’occhio gli cade sul pulsante del riscaldamento, fisso sullo zero. Strano, pensa Warren premendolo, ero sicuro di averlo attivato.

“La TV non si accende.” dice in quel momento Grace raggiungendolo con il telecomando in mano.

“Ma era accesa...” risponde Warren prendendo il telecomando e raggiungendo lo schermo ultrapiatto a 24 pollici. Preme il pulsante una volta, due, la televisione non dà alcun segno di vita “Strano...” commenta lui con lo sguardo fisso sui pulsanti “Tu piuttosto perché l’hai spenta se poi volevi riaccenderla?”

“Io non l’ho spe...” ma la frase di Grace si interrompe subito. Incuriosito, Warren si gira di tre quarti verso di lei e la scopre a fissare ad occhi e bocca spalancati qualcosa davanti a sé. Girandosi ancora anche lui la vede. Sul muro di fronte a lui, lo stesso muro accanto al quale è passato solo cinque minuti prima, spicca una gigantesca scritta dalle lettere scure e sbiadite ai bordi come se fossero state causate da bruciature. Ma la cosa più inquietante di tutte, è la dicitura che campeggia sul salotto. Una sola, inquietante parola:

 

MURDER

Warren rimane bloccato per un paio di secondi a fissarla, poi come uscendo da una trance, si volta verso Grace e:

“C’è qualcuno qui.”

Ed è allora che se ne va la luce.

“Grace, vieni vicino a me...” dice Arcangelo, ma subito dopo nel posto in cui si trovava la ragazza avviene un’esplosione di luce. Warren porta istintivamente il palmo della mano a difendere gli occhi da quei pungenti raggi luminosi, ma le sue pupille che rivaleggerebbero con quelle di un’aquila si abituano subito alla nuova fonte di luce. Che nella fattispecie è costituita da Grace stessa, ad ali spalancate al centro del salone, i capelli spandenti raggi dorati e i piedi a un buon mezzo metro da terra.

“Chiunque tu sia...” urla con voce autoritaria “...fatti avanti!!!”

Sigh...” sussurra Warren, per poi attivare Hikarinoken. Dopo un’altra esplosione di luce il suo corpo si ritrova rivestito da un’armatura evanescente dorata, nella sua mano l’elsa di una spada dello stesso colore.

“Se credevi che un black out potesse danneggiarci hai fatto male i tuoi conti... !” esclama Arcangelo alle tenebre, senza ottenere risposta. Un rumore sommesso invece lo fa voltare verso il corridoio, avvolto nell’oscurità. Le sue pupille catturano un movimento confuso, e il suo viso si gira di un quarto verso Grace:

“Angel, potresti illuminare...” non finisce nemmeno la frase che le ali della ragazza scattano come animate da volontà propria, lanciando due piume di luce all’interno del corridoio. Le lame lo percorrono illuminandolo interamente, prima di conficcarsi  nel muro opposto e disintegrarsi. In tutto ciò, nessuno dei due ha visto chi o cosa li sta minacciando. Ancora una volta dalle sue spalle, un rumore giunge. Una voce, questa volta, cupa e tenebrosa, che pronuncia cantilenando le parole come la versione distorta di una filastrocca per bambini:

“LUCERTOLE, PAGLIACCI, SANGUE E CAFFE’... WARREN WARREN VIENI A GIOCARE CON ME?”

“Dove sei! Fatti vedere!” esclama Arcangelo alzando la spada sulla sua testa, che immediatamente dopo risplende di luce propria illuminando a giorno il salotto. L’effetto però è di breve durata. Dopo qualche istante infatti le tenebre, come animate di vita propria, si avventano sui raggi dorati della spada inghiottendoli all’interno del proprio oblio. Il salotto sprofonda nuovamente nell’oscurità, eccetto per le zone vicine ai corpi brillanti dei due mutanti.

“SONO QUI, MIO CARO, NELL’OSCURITA’... DOVRESTI FARCI UN SALTO, IN GIORNO O L’ALTRO, TI PIACEREBBE. WARREN E KATHRYN NON VEDONO L’ORA CHE TU LI RAGGIUNGA...”

Warren e Kat...” mormora Arcangelo mentre vecchie ferite gli si riaprono nell’anima. Come un fiume in piena lo assale un tumulto di ricordi evocati dai nomi che il misterioso intruso ha appena pronunciato. Nomi che appartengono ai suoi genitori, entrambi uccisi dalla stessa persona. Entrambi uccisi da...

“Burt! Zio Burt ci sei tu dietro tutto questo, vero?!”

Per tutta risposta, un silenzio innaturale si diffonde nella sala.

“Lo conosci...?” chiede Angel guardandosi attorno circospetta. Arcangelo annuisce:

“Credo di sì. E’ il fratello di mio padre, ed è pazzo furioso. Ha già ucciso i miei genitori, se è come penso è venuto a completare l’opera.2

“QUANTO SEI PERSPICACE WARREN CARO...” la voce sembra provenire da ogni direzione contemporaneamente “FORSE L’UCCELLINO RIUSCIRA’ AD USCIRE DALLA SUA GABBIA... O FORSE NO”

“Vieni fuori e affrontami da uomo!!” grida Arcangelo, ma le parole si perdono nel vuoto. Dopo un lungo silenzio,  giunge un rumore attutito dal corridoio. Warren si volta di scatto, i suoi nervi quasi a pezzi, ma quel che vede è solo una pallina da tennis rotolare verso di lui e fermare la sua corsa sul proprio piede. Lentamente, si abbassa per raccoglierla, Angel dietro la sua spalla a sbirciare con circospezione. La pallina non mostra niente di strano, quindi Arcangelo porta il proprio sguardo lungo la direzione da cui è arrivata. La porta del bagno adesso è socchiusa, e una luce proviene dal suo interno. Per sicurezza, Warren torna a provare se l’interruttore delle lampade del corridoio funziona. Niente, non c’è corrente. Voltandosi verso Angel, le fa cenno di seguirlo lungo il corridoio, e muove il primo passo verso la porta del bagno. Con circospezione la raggiunge. Dallo spiraglio aperto e dalla toppa, una flebile luce rischiara il corridoio altrimenti immerso nell’oscurità più nera. Warren fa cenno ad Angel di stare indietro, poi con due dita comincia a spostare la porta, lentamente. Millimetro dopo millimetro, centimetro dopo centimetro, riesce ad aprirla quando basta per poter sbirciare dentro senza rischio di essere colpiti. Sembra tutto come l’hanno lasciato prima. Il lavello, la tenda lattiginosa, la vasca piena d’acqua. Solo stavolta, sul water, rivolta verso lo specchio, c’è una torcia elettrica accesa.

“Aaaaaaahhhhhhhh!!!” sente all’improvviso Arcangelo, e con il terrore nell’animo torna nel corridoio. Non c’è nessuno. Angel, che fino a pochi istanti era lì, adesso è scomparsa.

Stupidostupidostupido... !! comincia a maledirsi mentalmente Warren... avrebbe dovuto capire subito che si trattava di una trappola!

“PER L’INCURIA DEL CAVALIERE LA BELLA PRINCIPESSA SI PERSE...” risuonano nel suo orecchio destro le parole dell’intruso, per poi spostarsi repentinamente in quello sinistro “QUANTO ANCORA PRIMA CHE PERDA IL REGNO?”

“Burt...” comincia a dire Warren all’oscurità attorno a sé, sforzandosi a mala pena di mantenere il controllo dei propri nervi “Hai bisogno di aiuto... Sei malato lo capisci? Posso... posso aiutarti... se solo me ne dai l’occasione...”

Le sue parole cadono nel silenzio, e lì restano. L’unico suono è il respiro di Arcangelo che si fa sempre più forte, sempre più affannato.

“Burt! Burt ascoltami!!” comincia a gridare, finché l’esasperazione raggiunge il punto di non ritorno “Sei pazzo!! Sei completamente pazzo!!! Ridammi mia figlia!!! Ridammela!!!! Aaaaaaaaaaahhhhhhrrr!!!!!!!”

Con l’ultimo urlo, oltre a liberare tutta la tensione accumulata, la propria armatura espande un’aura luminosa in tutta la stanza. Per un attimo l’intera tenuta risplende come e più di una giornata senza nuvole, come se il Sole stesso fosse penetrato dentro quelle mura. Il secondo dopo però, l’oscurità più totale torna ad avvolgere tutto, favorita anche dalla scomparsa dell’armatura di luce di Arcangelo.

“Cosa...?” dice lui come risvegliandosi da un brutto sogno il cui ricordo ancora imperversa nella sua mente. Sotto il braccio destro sente ancora la sensazione calda e al contempo cristallina di Hikarinoken, ma non riesce a spiegarsi cosa l’abbia fatta sparire. Alzando il braccio tenta di evocarla di nuovo, ma stavolta nulla accade. Lì, immerso interamente nell’oscurità, non riesce a richiamare l’unico strumento in grado di liberarlo, ed è questo a farlo sentire totalmente indifeso. La paura, come un serpente strisciante, comincia ad avvolgere il suo cuore.

“SEMBRA TU SIA RIMASTO A CORTO DI ESPEDIENTI... FORSE FARESTI MEGLIO A CONSEGNARTI A ME. TUA FIGLIA QUI L’HA GIA’ CAPITO...”

Arcangelo non lo ascolta. L’unico suo movimento, è l’abbassarsi e rialzarsi ritmico del suo torace. L’unico suono che sente è quello del proprio respiro.  Finalmente, crede di aver capito. Chiude gli occhi, ignora le orecchie, come tutti gli altri sensi fisici del proprio corpo. Con altri occhi, quelli della mente, cerca Hikarinoken nel suo corpo. E’ la spada di luce, gli hanno detto, l’unico contraltare alle tenebre del Regno dell’Alba Cremisi. Ma alla base della sua comprensione di quest’arma c’era sempre stato un fraintendimento di fondo. Fin da piccolo gli era stato insegnato, in maniera intuitiva, che alla luce corrispondeva il Bene, mentre il Male era fatto di tenebre. Quando Hikarinoken aveva invaso il suo corpo, aveva subito dato per scontato l’aspetto simbolico della lama, senza fare caso alle sensazioni che stavano invadendo il suo corpo. Una lama di luce era per lui un evidente strumento del Bene, quello che gli avrebbe permesso di combattere il malvagio Shogun delle Ombre. Non si era mai fermato a pensare che, forse, questa visione delle cose, anche in un reame profondamente simbolico come poteva essere quello dell’Alba Cremisi, era pur sempre legata ad un modo infantile di vedere la realtà. Del resto avrebbe dovuto capirlo subito, specie dopo tutto quello che aveva passato. Le grandi tragedie della sua vita, le morti e le privazioni che aveva subito, ma anche le piccole conquiste ed i grandi atti di eroismo, gli avevano insegnato una piccola, semplice verità: Bene e Male non esistono. I concetti stessi che si invocano con questi due nomi sono relativi in un mondo in cui la morte di una unità ne può salvare altre sei milioni, in cui per la prosperità di una specie animale tutte le altre devono essere sottomesse. No, il Bene e il Male non sono concetti applicabili al mondo, e tantopiù all’oggetto mistico che porta in corpo. La Luce di Hikarinoken non è mai stata il Bene. La Luce di Hikarinoken è solo luce, lumiosità, chiarezza. Verità. Il Dragombra lo aveva anche avvertito, ma aveva interpretato male le sue parole3. Quando gli aveva detto che la Spada lo aveva trovato degno di essere posseduta da lui, non si riferiva tanto a qualità morali, quanto alla sua volontà di perseguire l’unico obiettivo privo di varianti soggettive: la verità. L’armatura che aveva ricevuto non gli era stata data per farlo divenire una forza del Bene, ma lo aveva reso quello che, dentro lui, avrebbe sempre voluto essere. Lo aveva trasformato, almeno esteriormente, nella forma in cui si era sempre visto: un eroe bello e nobile, un cavaliere. Ma ad una trasformazione fisica non era corrisposta quella della personalità, per questo adesso Hikarinoken si era ritirata. E tutto quello che serviva per richiamarla, era riconoscere una volta per tutte il proprio ruolo all’interno dell’ordine delle cose.

Warren non è un eroe. Ha dei poteri, ha un costume, fa parte degli X Men, ha sempre desiderato essere un eroe, ma non lo è. Le cose di cui lo accusava Lord Twilight erano vere, le motivazioni che lo avevano spinto a lottare il crimine – come gli sembra priva di significato questa frase adesso – erano sempre state egoistiche. E’ vero, si è comportato da eroe molto spesso in passato, ma più per un rigido senso del dovere impostogli dal padre che per vera nobiltà d’animo. Warren Kenneth Worthington III era sempre rimasto l’affarista industriale che suo padre lo aveva reso, e la vita di Arcangelo era sempre stato uno scherzo, un gioco per distrarsi e dimostrare a sé stesso di essere qualcosa di più di un gretto materialista. Ma adesso, è il momento di far cadere tutte le maschere.

Accettando all’interno del suo io la pienezza di Hikarinoken, Warren fa luce su ogni parte del suo animo. Cose che non voleva sapere, che aveva nascosto nel profondo per non essere turbato ulteriormente, tornano su e vengono accettate dalla sua personalità. Sebbene si renda conto di non essere mai stato un eroe, Warren lo desidera profondamente ed è fermamente intenzionato ad avviare un processo, lungo e graduale lo sa, per imparare ad esserlo. Quando riapre gli occhi nel freddo e buio corridoio della sua tenuta, non è né l’industriale Warren Worthington, né l’X Man Arcangelo. E’ un uomo.

“Burt...” dice osservando l’oscurità con penetranti occhi d’aquila. Dentro le sue pupille, le energie di Hikarinoken ribollono di potenza mistica. E’ per questo che, seppur non vedendolo, sente qualcosa all’altezza della sua spalla destra e reagisce repentinamente girandosi di scatto e materializzando la Spada nella sua mano.

Un singhiozzo strozzato risuona nell’aria.

Davanti al viso di Warren, adesso c’è quello di Burt Worthington, gli occhi spalancati per la sorpresa che guardano in basso, nel punto in cui Hikarinoken è penetrata all’interno della sua spalla. Restano così pochi istanti, che sembrano infiniti, poi il criminale un tempo conosciuto col nome di Dazzler urla ed emette una potente scarica luminosa negli occhi di Arcangelo. Il suo smarrimento basta a Burt per tornare all’interno dell’oscurità. Questa volta però Warren non ha paura. Semplicemente ricrea la propria armatura luminosa su di sé e, guardandosi attorno, dice:

“Ti vedo...”

Quindi si alza in volo e raggiunge il volto impaurito di un uomo sulla cinquantina dallo sguardo lucido come in preda alla pazzia.

“STAI LONTANO DA ME!!!” urla lui e con un’altra scarica potente di luce lo allontana da sé, in tempo per raggiungere una figura svenuta sul pavimento. Le pupille di Arcangelo la mettono a fuoco, riconoscendola come la figlia Angel. E’ sdraiata per terra in una posa scomposta, gli occhi chiusi. I capelli biondi, come tutto il resto, sono avvolti dalle tenebre che li fanno scuri, quasi neri. All’altezza del suo collo, un coltello, tenuto dalla mano malferma di Burt Worthington.

“Lasciala andare...” dice Warren.

“NO! NO!!!” strilla l’uomo mentre grosse gocce di sudore imperlano la sua fronte “STAI LONTANO O LA UCCIDO! LA UCCIDO!!! SAREBBE...” una oscena espressione divertita fa capolino sul suo volto, mentre comincia a ridacchiare piano “SAREBBE DIVERTENTE NO? VOGLIO DIRE... HO UCCISO I TUOI GENITORI, IMMAGINA SE ORA FACCIO LO STESSO CON TUA FIGLIA... EHEHEHEH...”

Arcangelo tenta di muoversi verso di lui, ma questi se ne accorge subito e afferra più forte la ragazza avvicinando il coltello alla giugulare.

“NO NO NIENTE MOSSE FALSE!! SONO PAZZO L’HAI DETTO TU LO SAI CHE LO FAREI...”

“Cosa vuoi da me?”

“VOGLIO... VOGLIO... UN GELATO AL LIMONE E AL CIOCCOLATO, GRAZIE. CON DOPPIA PANNA MONTATA. VOGLIO QUELLO CHE TUO PADRE TI HA LASCIATO E CHE DOVEVA ESSERE MIO. VOGLIO UCCIDERE TE, I TUOI PARENTI, I TUOI AMICI E TUTTI QUELLI CHE TI HANNO CONOSCIUTO. VOGLIO... VENDETTA”

Arcangelo guarda le proprie mani. Le volute luminose sulla superficie di Hikarinoken gli stanno parlando. Quando torna ad osservare Burt è più luminoso che mai, la sua aura sembra espandersi sempre più.

“Posso guarirti.” dice mentre la sua luce lo avvolge.

“NO! NO!! STAI LONTANO!!!” comincia a strillare l’altro tentando di allontanare inutilmente i raggi che lo circondano “PERCHE’ I MIEI POTERI NON FUNZIONANO SU DI TE?! PERCHE’?!” ma la luce lo raggiunge, e per l’uomo che era diventato è troppo tardi.

Arcangelo si avvicina a lui, abbassandosi sul suo corpo immobile. Con delicatezza, toglie il coltello dalla giugulare di Angel, mentre il suo indice la sfiora sulla guancia, rilasciando una scia brillante che le risveglia i sensi. Ma l’attenzione di Warren è tutta per lo zio, che adesso lo guarda ad occhi spalancati. Le pupille, come ormai i capelli, sono di un bianco accecante, il suo volto contratto in maniera innaturale. Warren gli passa una mano sulla fronte, e le pupille hanno uno scatto verso di lui.

“Cosa... cosa è successo...?” chiede con il terrore negli occhi.

“Ti ho guarito dalla tua malattia.” risponde Arcangelo “C’era un’ombra nella tua anima, ora non c’è più.”

“Ma senza di questa... cosa sono?”

Arcangelo gli poggia una mano sulla fronte ed una serie di immagini e sensazioni compaiono nella sua mente. Vede un fratello mediocre frustrato dalla perfezione dell’altro fratello, vede l’invidia del primo quando al secondo va l’impero finanziario del padre, vede una rabbia accecante che gli fa scoprire potenzialità che nemmeno lui sospettava di avere, poteri che lo rendono diverso dal resto dell’umanità e che usa contro il fratello e la sua famiglia, vede la soddisfazione di aver ucciso il fratello e la moglie, e la frustrazione di non essere riuscito a fare lo stesso con il loro figlio, vede una vita in prigione, in cui migliora il suo controllo innato sulla luce riuscendo non solo ad emettere potenti raggi luminosi, ma anche ad assorbire la luce circostante e a piegarla in modo tale da rendersi invisibile, vede che tutto questo è fatto al solo scopo di eliminare l’ossessione più grande della sua vita: Warren Worthington III. Infine, Arcangelo apre gli occhi, e vede un uomo che con la sua follia ha perso il senso della propria esistenza.

Guardandolo fisso negli occhi, un’espressione di perdono sul volto, Arcangelo risponde:

“Sei un uomo.”

 

Epilogo.

A qualche miglio più in là, sui monti del Connecticut.

Squadre di ranger stanno spalando febbrilmente per liberare dalla neve le due case rimaste sepolte in seguito ad una violenta valanga. Ognuno è al lavoro da più ore, ognuno è al limite delle possibilità umane, eppure tutti continuano a scavare in una disperata lotta contro il tempo, pur sapendo che nonostante tutti i loro sforzi potrebbe essere troppo tardi per salvare le famiglie intrappolate in quella tomba di ghiaccio. Persino i giornalisti lì presenti da quando le trasmissioni sono saltate stanno dando una mano. Ed è proprio uno di questi che li vede per la prima volta. Tre globi luminosi, fissi nell’aria, che si stanno avvicinando sempre più. Il grido di sorpresa fa girare tutti gli altri, e ognuno sospende il proprio lavoro affascinato da un evento tanto insolito. Con una mano sopra gli occhi, riescono adesso a distinguere meglio le tre figure. Sulla destra sembra esservi un uomo alato in un’armatura dorata, sulla sinistra una donna dalle ali d’oro. Entrambi tengono al centro un altro uomo, più anziano ma splendente come i primi due. Quando arrivano sopra i ranger la loro luce si fa improvvisamente più forte. Assieme a questa, arriva un calore che scalda non solo i corpi, ma anche le anime provate degli uomini al lavoro da così tanto tempo. Come i loro cuori, anche la neve comincia a sciogliersi sotto i loro piedi, fino a che non si formano piccoli fiumiciattoli attraverso i quali defluisce a valle. Alla fine, le case imprigionate dalla valanga sono libere. I tre rimangono un istante ad osservare il frutto del proprio operato, poi, come sono arrivati, volano via.

Gli uomini, come risvegliandosi da una trance, si rendono conto di quanto successo. La parola comincia a passare di bocca in bocca, e da un mormorio sommesso diventa una forte esclamazione. Qualcuno esce da una delle case intrappolate, e avvicinandosi al capo ranger chiede cosa sia successo. Questo lo guarda pieno di gioia, poi risponde:

“Angeli!”

 

Epilogo II.

Tempo dopo.

Ashley Kafka è venuta a patti con le proprie paure molto tempo fa, esattamente dopo aver deciso di lavorare come psichiatra nell’Istituto Ravencroft, un manicomio criminale che accoglie alcuni degli individui più malati e pericolosi della Terra. Ciononostante, le rare volte che suona il campanello della porta non può fare a meno di provare un leggero timore per quello che la aspetta al di fuori. Molti degli ospiti dell’Istituto hanno amici pazzi quanto loro ancora a piede libero, e se succedesse qualcosa Ashley non sarebbe sicura di avere i mezzi per gestirla nel migliore dei modi. Per questo, quando dallo spioncino vede uno dei volti più pubblicati dai giornali scandalistici e non, si rassicura. Apre la porta, e davanti a sé riconosce l’industriale Warren Worthington III assieme ad un uomo anziano dai capelli e occhi bianchi.

“Posso... fare qualcosa per aiutarla?” chiede Ashley. Warren poggia le mani sulle spalle dell’uomo, poi:

“Questo è Burt Worthington, mio zio. Le sarei grato se da oggi in poi fosse lei ad occuparsene.”

 

 

 

FINE

 

 



2 il padre di Arcangelo fu ucciso in una storia inedita in Italia, mentre per quanto riguarda la madre prendo per buona la versione raccontata da Byrne in Hidden Years su X Men Revolution #15 (X Men Deluxe #82). Non so se Hydden Years è nella nostra continuity o meno, in ogni caso per quanto mi riguarda gli eventi riguardanti questo fatto sono andati nel modo raccontato da Byrne.

3 in Arcangelo MIT #3