New Orleans, una città dall’atmosfera magica, quasi fuori dal tempo. Qui s’incontrano, senza fondersi del tutto, varie culture: quella degli antichi padroni francesi, gli orgogliosi Creoli del tempo che furono, quella dei neri provenienti da Haiti con le loro cerimonie magiche ed il Voodoo e quella dei Cajun, gli scorbutici abitanti delle paludi. Girando per il Quartiere Francese, sarete sorpresi dai suoi pittoreschi abitanti, le vostre narici saranno solleticate dal penetrante odore dei piatti del luogo, come il Gumbo, una ricca zuppa di verdure e se sarete fortunati o, forse, chissà, se non lo sarete, potete imbattervi nello studio di Marie Laveau, la Regina Voodoo di New Orleans. È inutile che la cerchiate, se vorrà che la troviate, sarà lei a farsi trovare ed allora, forse, dovrete temere per la vostra anima. Vi diranno che è morta da oltre un secolo, che è sepolta in una tomba del famoso Cimitero di New Orleans, ancor oggi meta di visite di curiosi. Non siatene troppo sicuri, forse Marie è davvero sepolta in quella tomba o, forse, non c’è mai stata o, semplicemente, non c’è più. Non lo credete possibile? Seguite il mio consiglio: non attardatevi troppo in quel cimitero e, soprattutto, non trattenetevici dopo il tramonto. Ci sono cose che non vogliono restare sepolte nelle tombe, cose che, quando le tenebre calano, vogliono uscire e cercano una preda per saziare la loro brama inumana, cercano voi.

 

           

 

 

#4

 

DEBITI DI SANGUE

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

L’uomo chiamato Blade conosce bene le creature della notte, le ha combattute sin da quando riesce a ricordare. Quando lui stava per nascere un vampiro di nome Deacon Frost si presentò nella stanza dove sua madre stava partorendo e la uccise succhiandole il sangue. Per qualche oscuro motivo, dovuto forse a questo fatto, Blade nacque immune al morso dei vampiri. Certo, potevano succhiargli il sangue come a chiunque altro, ma senza nessuno dei tradizionali effetti collaterali: non sarebbe mai diventato loro succube e nemmeno un vampiro dopo la morte ed era anche immune ai poteri ipnotici dei vampiri. Un effetto collaterale c’era, però: i suoi occhi erano a poco a poco diventati sensibili alla luce, costringendolo a portare per la maggior parte tempo degli occhiali scuri, il che, a pensarci bene, gli da una certa immagine sinistra che non guasta nella sua professione. Blade è l’ultimo esponente di una specie che vanta precedenti illustri: è un cacciatore di mostri, vampiri in particolar modo, ma non disdegna di misurarsi con altre creature dell’incubo, se è il caso.

Da qualche tempo si trova a New Orleans, sua nuova base di operazioni, qui ha ripreso la sua attività di Investigatore dell’Occulto ed è nel cubicolo che un’amica gli ha messo a disposizione nel quartiere nero che entra una giovane donna bionda

-Mr. Blade?- chiede.

-Così dicono. Cosa posso fare per lei miss…?-

-Garth. Donna Garth, mi ha parlato di lei il suo collega Hannibal King, ha detto che se mai avessi avuto bisogno di aiuto per certe cose, avrei potuto rivolgermi a lei.-

Blade si fa improvvisamente attento. Hannibal King è l’unico vampiro che rispetta e non abbia ancora ucciso ed era, con Frank Drake, suo partner nella società investigativa dalla breve vita chiamata: Nightstalkers.[i]

-Di cosa ha bisogno?-

-Devo ritrovare mio padre.-

-Mm. Mi scusi Miss Garth, ma non so se sono la persona adatta a lei, non sono un investigatore tradizionale, ha provato con la Polizia?-

-Non è un caso normale Mr. Blade, vede….Mio padre è morto da anni…ed ora è uno zombie.-

 

            A mezzo mondo di distanza, nella vecchia Inghilterra, è l’ora del the, ma c’è chi non ha molta voglia di pensare a questo vecchio rito. L’appartamento di Penelope Clayborne non è pretenzioso quanto si potrebbe pensare: un soggiorno, una cucina e due camere. Penelope è una ragazza che lavora, come ama definirsi, fiera della sua indipendenza, niente aiuto dai genitori, una vita tranquilla, sino ad ora. Per quanto sembri incredibile, due vampiri, forse anche più di due, sono sulle sue tracce e la vogliono morta. Ha lasciato la relativa protezione di Godalming House per tornare nel suo appartamento, ma sa che non può dirsi al sicuro. Le hanno spiegato che un vampiro non può entrare in una casa dove non è mai stato prima senza esservi invitato, ma sia Alice Hastings che William Jeffries sono stati nel suo appartamento molte volte, Dovrebbe, forse, traslocare? E per andare dove, poi? Perché è cominciato tutto questo? Come ha fatto a diventare un bersaglio in una guerra che non la riguarda? Ha solo seguito la sua coscienza ed ora la sua stessa vita è in pericolo. Si tocca il collo da cui pende un crocefisso. Non aveva mai portato nulla al collo prima e, se qualcuno le avesse mai detto che la sua vita sarebbe dipesa da questo, avrebbe detto che era matto. Guarda fuori dalla finestra, il sole tramonterà presto e col tramonto i suoi timori diverranno più concreti.

 

            Nel suo ufficio di Scotland Yard, l’Ispettore Capo Chelm guarda gli ultimi rapporti. Nessuna traccia di William Jeffries ed Alice Hastings, eppure quei due vampiri devono essersi rifugiati da qualche parte. A quest’ora la donna deve essere stata fatta rivivere dal suo compagno ed entrambi dovranno soddisfare la loro oscena sete. Per quanto siano attenti dovranno pur lasciare indizi. Interrogare i genitori di Jeffries non era servito a niente. Erano caduti in totale balia dei vampiri e, dopo la loro scomparsa, erano diventati semi catatonici. Quanto alla servitù, anche dopo essersi risvegliata dalla trance ipnotica, non era stata di nessun aiuto. Chelm riflette. Dalla sua esperienza risulta chiaro che, molto spesso, i vampiri sono costretti di servirsi di servitori umani per provvedere a faccende a cui loro non possono pensare durante le ore di luce e per proteggere il loro sepolcro. Il loro sepolcro? Ma certo! Non hanno trovato bare nel corso della loro perquisizione di Villa Jeffries, quindi non era lì che era il loro luogo di riposo diurno, ma allora dove? Non lontano da lì certo, per essere sicuri di potervi tornare in tempo, prima dell’alba, ma dove?

-Sergente Jordan!- chiama.

-Si signore?-

-Voglio delle mappe della zona intorno a Villa Jeffries e subito.-

-A quest’ora signore?-

            Chelm guarda l’orologio, in effetti, è tardi, gli uffici sono chiusi e lui non ha il pretesto necessario per farli riaprire, dovrà aspettare.

-Domattina sul mio tavolo Jordan, è importante.-

           

 

2.

 

           

            Nella Costa Orientale degli Stati Uniti, il mattino cede il passo al pomeriggio, sono le cinque (A Londra le dieci di sera, ormai), quando un volo privato proveniente da Londra atterra all’Aeroporto internazionale di Boston. Sul fianco dell’aereo c’è il simbolo della Carfax Corporation dalla scaletta scende una giovane donna dai capelli rossi, vestita di scuro, il collo coperto da un foulard color crema, occhiali scuri a coprirle gli occhi. Il suo nome è Elizabeth Scott, il suo compito è quello di segretaria privata di V.T. Drake, il misterioso Presidente della Carfax Corporation. In realtà è una schiava di Dracula da circa un anno, da quando, giovane funzionaria di banca, incontrò Dracula il signore dei Vampiri e lui la soggiogò immediatamente con il suo sguardo magnetico. Da allora lei fu sua e la presa del suo padrone su di lei si rafforzò sempre più, grazie alle ripetute volte in cui lui si è nutrito del suo sangue. Per questo Elizabeth indossa il foulard, per nascondere le piccole ferite sul collo. Sempre per questo, porta anche gli occhiali scuri, ormai i suoi occhi sono troppo sensibili alla luce sia quella del sole, che quella artificiale. Suo compito è sorvegliare gli affari del padrone durante il giorno, mentre lui dorme nella sua bara ed accertarsi che i suoi ordini siano esattamente eseguiti.

            Il doganiere non sembra molto interessato.

-Motivo della visita? Affari o Piacere?-

-Niente affari.- risponde Elizabeth –Il mio pad…Mr. Drake è qui per vedere la sua famiglia.-

-Vi trattenete molto?-

-No…solo il tempo necessario, solo il tempo necessario.-

 

            Londra. Charles Seward si sente stanco. Dopo l’attacco di Rachel Van Helsing ha perso molto sangue, abbastanza da formare un legame con la vampira. Se fosse morto allora, non avrebbe avuto scampo, sarebbe divenuto vampiro a sua volta. Anche adesso corre dei pericoli, attraverso il morso e la quantità di sangue sottrattogli, la Van Helsing ha stabilito una presa su di lui e lui sa che il rischio di divenire un vampiro è sempre in agguato. Quando chiude gli occhi la vede, sente su di se il suo sguardo bruciante e se prova a dormire, gli sembra di sentire la sua voce:

“Sono qui Charles, qui per te!”

“No! Vattene”

“Tu mi vuoi Charles, non negarlo.Non resistere all’inevitabile. Unisciti a me!”

“No..no…io non…. Non voglio”

            Lei è davanti a lui ora, i lunghi capelli biondi le ricadono sulle spalle nude…nude? Non indossa nulla, se non quel sorriso malvagio, le labbra dischiuse da cui spuntano i canini appuntiti, un sorriso ammiccante.

“Certo che vuoi. Tu mi vuoi Charles, tu non puoi fare a meno di me. Vuoi il mio corpo sul tuo, desideri i miei baci. Dillo Charles, dillo!”

“Io…io…” Nervosamente si agita nella poltrona, riesce a sentirla, il suo alito caldo e dolciastro proprio su di lui. Le sue dita sfiorano il crocefisso che l’Ispettore Capo Chelm ha insistito per dargli: “No, non voglio, vattene via, vattene!”

            Ha urlato? Non saprebbe dirlo. Si è addormentato in poltrona ed ha sognato, solo sognato, deve aver sognato no? Adesso basta. È chiaro ormai che ha un solo modo per liberarsi di quest’ossessione. Deve ammetterlo: i vampiri esistono, Dracula esiste e lo vuole morto solo perché il suo bisnonno era uno degli uomini che lo cacciarono quando venne a Londra oltre un secolo fa. Charles non vuole né diventare succube, né essere ucciso da una creatura delle tenebre. La prossima volta che incontrerà Rachel Van Helsing, e sa che accadrà presto o tardi, non vuole essere una vittima inerme. Non gli resta altra scelta, dovrà ucciderla. Si tocca i due fori sul collo, sembrano quasi pulsare. Lei è vicina, la sente, se chiude ancora gli occhi può ancora vederla, come nel sogno, se era un sogno, ed ora non ne è più tanto sicuro. È là fuori che attende.

 

            Sul tetto della villa di Seward, ritta in piedi, Rachel Van Helsing osserva la luna con sguardo di sfida. Sei mio Charles Seward, pensa, presto mi apparterrai anima e corpo e sarai felice di servirmi. Posso aspettare Charles, aspetterò sino al momento giusto e sarai mio.

            Con un pensiero casuale, Rachel si trasforma in pipistrello e punta in direzione del centro abitato. La notte è ancora lunga e lei ha bisogno di soddisfare la sua sete. Maledetto Dracula, che l’ha trasformata in quello che è diventata e maledetta lei, perché le piace.

 

            Il sole tramonta su New Orleans e le tenebre sono vive. In un polveroso scantinato una donna pronuncia oscure invocazioni, una mano si muove rapida ed un gallo grida, mentre il suo sangue sprizza su un bacile. La donna guarda i disegni formati dal sangue e ride.

 

            Lo stesso sole tramonta su Boston. In un Hangar dell’aeroporto, dentro l’aereo della Carfax Corporation, il coperchio di una cassa si solleva dall’interno ed il suo occupante esce, pronto a camminare di nuovo sulla terra.

 

 

3.

 

 

            Boston Massachussetts. Marlene Drake guarda il figlio nella culla e si dice ancora una volta quanto è fortunata. Ha avuto dei momenti duri, ma è tutto alle sue spalle ora, il piccolo Quincy è il simbolo di tutto quanto di bello c’è ora nella sua vita.

            Il campanello suona e lei si chiede chi possa essere. Apre la porta. In piedi dinanzi al cancello della sua villa c’è un uomo, alto, magro e vestito di scuro, baffetti e pizzo neri, la fonte appena solcata da una cicatrice. Marlene è sicura di non averlo mai visto prima, eppure prova uno strano senso di familiarità ed al tempo stesso d’inquietudine.

-Mrs. Drake...- dice l’uomo. Ha una voce ferma, con un vago accento di…dell’Europa dell’Est, forse? –… Posso entrare, Mrs. Drake? Mi faccia entrare!-

-Lei…chi è? Cosa vuole?-

-Guardami donna!-

            Gli occhi di Marlene incrociano quelli dello sconosciuto e lei è perduta.

-Voglio entrare donna, mi farai entrare ora!-

            La voce di Marlene è meccanica mentre dice:

-Entra…-

            L’uomo alto apre il cancello senza sforzo ed avanza nel prato della villetta. Le sue labbra si aprono in un sogghigno, facendo vedere due lunghi ed affilati canini. Contempla il luogo, poi, passa oltre la soglia. Marlene si sente come in un sogno, tutto le sembra lontano ed ovattato, come se accadesse ad un’altra persona. Non pensa nemmeno a chiudere la porta. Lo straniero le fa un cenno e lei lo segue senza fiatare, finché arrivano alla culla del piccolo. L’uomo sorride guardandolo.

-È tuo figlio? Come si chiama?-

-Quincy!-

-Ah! Il nome di un odiato, ma valoroso nemico. Tu sai chi sono donna?-

-Io… io... no.-

-Io sono Vlad di Valacchia, ma gli uomini mi hanno sempre chiamato semplicemente: Dracula!-

-Dra… cula!-

-Si, donna, tuo marito è un mio discendente, diretto e questo bambino….- solleva il neonato tra le braccia -…è l’ultimo della mia stirpe e mi appartiene.-

            Marlene sembra riscuotersi dalla sua apatia.

-No! Lascialo…lascialo stare.-

-Non ho mai avuto fortuna con i miei figli.- dice lui senza badarle minimamente, non sta nemmeno parlando a lei, in un certo senso –La figlia che ebbi dalla mia prima moglie è stata cresciuta nell’odio per me e mutata in vampira al solo scopo di perseguitarmi per l’eternità. Il piccolo Vlad, il figlio della mia dolce Maria, che così poco potei godere, prima di divenire un non morto, crebbe volendomi morto e così tutta la sua discendenza sino al tuo maledetto marito. Perfino Giano, il figlio che concepii magicamente proprio in questa città altro non era che l’agente delle potenze celesti a me avverse.[ii] I miei fratelli sono vissuti e morti con l’amore dei loro figli, perché a me è stata negata questa gioia? Maledetta Lianda, maledetta zingara. Se solo fossi morto in quel campo di battaglia di cinque secoli fa e non fossi mai rinato come vampiro. Mille volte meglio che subire l’odio ed il disprezzo dei miei stessi figli!-

            Si calma improvvisamente, il suo sfogo cessa in maniera subitanea.

-Ora è tutto finito.- dice –Questo bimbo, sarà il mio erede, lo crescerò come un vero Dracula ed onorerà il suo sangue!-

            Marlene scatta in avanti.

-Noo!- urla- Non puoi portarmelo via, non te lo permetterò!-

Gentilmente, con insolita delicatezza, Dracula rimette il neonato nella culla, poi, con incredibile velocità, la sua mano si serra, ferma, sul polso di lei.

-Detto come una vera madre…- dice -…sei stata capace di rompere la mia presa ipnotica, ma non sei in grado di impedire la mia volontà. Tu sei mia, donna! Come chiunque altro, esisti solo per servirmi e non credere che l’essere la madre del mio pronipote mi renderà tenero con te. Tu sei inutile ai miei piani… da viva almeno, da morta, o da non morta, forse, sarai il tormento del mio degenere discendente. Non opporti donna, la tua volontà non ti appartiene più, tu appartieni a me ed ora io…ho sete.-

            L’urlo di Marlene è acuto e breve, poi le gocce del suo sangue cadono sulla culla ed alcune di esse bagnano il volto di suo figlio che comincia a piangere.

 

            Quando sei alla ricerca di un cadavere, il posto più logico da cui cominciare le ricerche è il cimitero. I cancelli sono chiusi, ma questo non ferma Blade, che, in breve, è aldilà del muro.

 Donna Garth Mason gli ha raccontato tutta la storia di suo padre e non è stata affatto una bella storia. Simon Garth era uno spietato imprenditore del caffè, fondatore della Garwood Industries, molto nota a New Orleans, un uomo senza scrupoli, che aveva allontanato da se la moglie e tiranneggiava sia la figlia, che i dipendenti. Il suo giardiniere, un tipo viscido di nome Gyps, lo odiava, anche perché Garth lo aveva licenziato dopo che aveva tento di mettere le mani addosso a sua figlia; per questo motivo Gyps lo rapì e lo vendette ad una setta Voodoo, perché servisse da sacrificio umano in una delle loro cerimonie. Inaspettatamente la sacerdotessa, una giovane d’origine Haitiana di nome Layla, liberò Garth e lo fece fuggire. Layla, oltre ad essere una Mambo,[iii] era anche la segretaria di Garth ed era innamorata di lui, per questo si era ribellata ai seguaci del culto di sangue. Fu tutto inutile, Garth fu ritrovato ed ucciso da Gyps stesso, che poi costrinse Layla ad usare le arti del Voodoo, per farlo rinascere come zombie, un morto vivente. Gyps voleva costringere Garth a rapire la sua stessa figlia, ma lo Zombie si ribellò al suo padrone e lo uccise. Da allora Simon Garth vagò nelle paludi intorno a New Orleans solo e senza scopo, oppure costretto a servire vari padroni in possesso di uno dei magici amuleti di Damballah, l’altro dei quali era appeso al suo collo. Alla fine grazie al sacrificio di Layla, che donò la sua essenza vitale, Garth torno alla vita per 24 ore. Il tempo necessario per sistemare tutti i suoi affari in sospeso, fare pace con coloro che in vita aveva maltrattato ed infine tornare nella tomba per riposare una volta per tutte.[iv] Purtroppo per lui, fu richiamato nuovamente alla sua parvenza di vita dalla Strega Calypso,[v] per poi finire sotto il controllo di Lilith, la figlia di Dracula e si era scontrato con L'Uomo Ragno e Hannibal King. Liberato dal controllo di Lilith era tornato alla sua condizione di defunto e riportato a New Orleans, per esservi seppellito, si sperava, definitivamente.[vi]

            A quanto sembrava, qualcuno aveva sottratto il cadavere di Garth dalla tomba di famiglia e la figlia sospettava che questo qualcuno fosse deciso a rianimarlo. Questo poteva anche essere legato ad una serie di misteriose sparizioni avvenute nella zona da qualche tempo a questa parte. Ecco perché Blade aveva scelto il buio per la sua visita alla tomba di Simon Garth, è di notte che le creature del male escono allo scoperto. Alla luce della stessa luna, che molto più a nord, a Boston, illumina gli ultimi istanti di vita di Marlene Drake, Blade osserva il sarcofago aperto che una volta conteneva le spoglie di Simon Garth. Niente, ovviamente, gli Zombie non sono come i vampiri, legati al loro luogo di sepoltura, Garth potrebbe essere dovunque ora. Lui potrebbe faticare per realizzare il desiderio della figlia di vederlo riposare in pace. Un momento, cos’è quello?

            Un gruppetto di persone con indosso delle specie di sai, come quelli dei monaci e quelle che portano sulle spalle sono due giovani donne morte o, più probabilmente, svenute. Il classico rituale satanico? Forse non c’entra niente con le sue indagini, ma, di certo, quelli non hanno in mente niente di buono, sarà il caso di seguirli.

            Lo strano gruppetto entra in una cappella privata. Blade aspetta qualche minuto e poi li segue. Il cancello non oppone resistenza. Nessuno. Com’è possibile? Deve esserci un passaggio segreto, ma dove? Uhm nei film c’è sempre una pietra da premere, ma come trovarla? Comincia a tastare le pareti, per nulla intimorito dalle bare intorno a lui, per chi ha combattuto demoni e morti che camminano, un cadavere “normale” non fa alcuna impressione. Ecco! Trovato! Una parete si muove e svela una scala a chiocciola che si spinge verso il basso. Bene, diamoci da fare, pensa Blade, mentre scende nell’oscura galleria.

 

 

 

4.

 

 

            Boston. Frank Drake rientra a casa, dopo una dura giornata di lavoro. Ormai non pensa più ai tempi in cui era abituato a cacciare creature soprannaturali. Ha una bella moglie ed ora anche un figlio, meglio dimenticare, gli basta la vita dell’agente di borsa. Arrivato sulla soglia di casa, si accorge che la porta è aperta. Com’è possibile? Si chiede. Ci sono molte spiegazioni per il fatto che la porta sia aperta, ma il suo istinto, affinato in anni di caccia al vampiro, gli dice che qui c’è puzza di occulto.

-Marlene!- chiama preoccupato, come risposta gli giunge un rantolo dal piano di sopra ed il pianto di un neonato.

Mio Dio! Il bambino! Pensa Frank e sale i gradini a tre per volta, tanta è la preoccupazione. Quando entra nella stanza, i suoi peggiori timori diventano realtà.

Riconoscerebbe dovunque quella figura vestita di scuro che sta affondando i suoi canini nel collo di sua moglie, appoggiata contro la parete.

-Dracula!- urla.

            Il Conte solleva la testa dalla sua vittima e lo guarda con un sinistro sogghigno.

-Ah! Il mio degenere discendente, ben tornato caro pronipote. Durante la tua assenza io e tua moglie abbiamo... come dicono questi barbari americani? Ah si! Familiarizzato un po’!-

-Lasciala maledetto!- urla Frank e, senza pensarci si scaglia contro di lui. Dracula barcolla trascinato dall’impeto ed insieme rotolano a terra.

-Vedo che ti è rimasto lo spirito guerriero dei Dracula!- commenta il vampiro -Mi fa piacere che il nostro sangue non si sia troppo annacquato col passare delle generazioni. Peccato però, che tu non sia alla mia altezza in fatto di forza.-

            Dracula afferra Frank per il bavero della camicia e, senza sforzo, si rialza e lo sbatte contro la parete opposta. Frank è stordito, ma riesce a non svenire e tenta di rialzarsi.

-Voi, tenetelo!-

            Come dal nulla compaiono due uomini, due vampiri che lo afferrano per le braccia in una presa ferrea.

-Non osate fargli più male del necessario o ne risponderete a me. È pur sempre sangue del mio sangue e padre del mio erede designato.-

-Cosa vuoi Dracula, che malvagità stai pensando?- sbotta Drake –Se vuoi me, prendimi, ma lascia stare mia moglie.-

            Dracula ride.

Tua Moglie?- esclama. –Troppo tardi, è già mia. Ho atteso il tuo ritorno per vibrare il colpo finale, perché volevo che tu vedessi e sapessi che questo è il mio trionfo su di te, che hai osato metterti contro la tua stessa famiglia.-

            Con un gesto afferra la giovane donna ed affonda i canini nel suo collo scoperto, lei si limita ad un semplice rantolo, poi cessa di muoversi.

-È fatta!- dice Dracula –. È morta. Ed ora la scelta è tua, discendente. Lascerai che tra tre giorni rinasca come vampira al mio servizio, oppure le darai di tua mano la morte definitiva? Qualunque scelta farai, l’avrai persa per sempre, come questo bimbo.-

-Mio figlio? Che vuoi fargli demonio?-

-Nulla. Lo porterò con me e lo crescerò come un vero Dracula dovrebbe essere cresciuto. Sarà l’erede del mio impero e, se un giorno dovessi cadere, porterà avanti la mia opera.-

-No!-

            Drake prova a liberarsi, ma la stretta dei non morti è troppo forte per spezzarla. Nella stanza entra Elizabeth Scott.

-Ah mia cara, ben arrivata. Prendi il piccolo, sai cosa fare.-

-Certo padrone.- risponde lei.

            Una dei tanti servitori umani di Dracula, pensa Frank, non può permetterle di portar via il piccolo Quincy, non può.

-La mia fedele assistente si occuperà dei bisogni di tuo figlio, non preoccuparti.- gli dice Dracula, poi, una volta che la donna, con il neonato in braccio, è uscita, si rivolge ai due vampiri.

-Lasciatelo ora!-

            I due mollano la presa e Frank cade in ginocchio.

-Addio ora, mia infausta progenie,-

-Ti ucciderò maledetto, fosse l’ultima cosa che faccio in vita mia, ti ucciderò e mi riprenderò mio figlio!- grida Frank.

-Ci pupi provare certo.- gli risponde Dracula –Cercami a Londra se vuoi davvero farlo. Forse potresti riuscire ad avere una temporanea vittoria, ma alla fine fallirai, come hanno fallito altri migliori di te: Solomon Kane, Cagliostro, Abraham Van Helsing, Quincy Harker. Loro sono solo polvere ormai ed io… io sono sempre qui, perché io sono Dracula e vincere è il mio destino!-

            Senza dire altro, Dracula diventa un pipistrello e vola via fuori dalla finestra, imitato dei suoi servitori, lasciando dietro di se un Frank Drake psicologicamente a pezzi per la distruzione del suo piccolo mondo. 

            Ha perso sua moglie e suo figlio e, presto dovrà prendere una terribile decisione sulla giovane donna che giace ai suoi piedi, ora non ha nemmeno la forza di alzarsi, può solo piangere.

 

 

FINE QUARTO EPISODIO

 

 

            New York, Stati Uniti, Biblioteca Pubblica di Manhattan A vederlo, Martin Gold sembra un reduce dei tempi della cultura Hippy: capelli lunghi, baffi spioventi abiti casual. Il suo lavoro attuale è di redattore e giornalista di una rivista specializzata nell’occulto ed eventi bizzarri. Tutte cose di cui Martin ha diretta conoscenza da anni. Dopotutto: quanti uomini possono dire di essere stati il compagno, sia pure inconsapevole, di una donna posseduta da una vampira vecchia di oltre 500 anni?[vii] Il motivo che l’ha portato in questo luogo pubblico, ad esaminare microfilm di vecchi giornali, è una ricerca su quelle che potrebbero essere delle connessioni tra una serie di scomparse avvenute in vari luoghi. Sinora ha tracciato una linea che parte da Vancouver nella British Columbia, Provincia del Canada, e scende verso sud est, sino ad arrivare in Louisiana. Martin ha è sicuro del fatto suo ormai. Ha trovato le tracce di un serial killer molto particolare.

            Dopo essersi fatto fare le fotocopie degli articoli che gli interessano, Martin esce all’aperto. È eccitato. Arriva nel sottoscala, pomposamente chiamato redazione della sua rivista e compone rapidamente un numero di telefono.Dopo una lunga serie di squilli, uno scatto ed una voce di donna che risponde:

<<Gateway University, St. Louis. Desidera?>>

-Ehm. Cercavo la dottoressa Katherine Reynolds del Dipartimento di Studi Parapsicologici, ma sembra che non ci sia nessuno.-

<<Lei chi è, mi scusi?>>

-Mi chiamo Martin Gold e sono un suo amico di New York.-

<<Credo che dovrebbe parlare con la Polizia.>>

-La Polizia? Perché?-

<<La dottoressa Reynolds è scomparsa due giorni fa.>>

            Martin riattacca. Katherine Reynolds scomparsa. St. Louis era uno degli ultimi posti dove si erano verificate le sparizioni, non può essere un caso. Deve parlarne subito a Charles Blackwater, non c’è tempo da perdere.

 

 

#5

 

IL POTERE DELLE TENEBRE

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Il Tenente Sam Jagger del Dipartimento di Polizia di New Orleans sta fissando due fascicoli sulla sua scrivania. Il primo ha per lui un interesse personale: la scomparsa del cadavere di Simon Garth, il re del caffè, morto da anni ormai. Sarebbe passato per un atto di vandalismo o il gesto di qualche pazzo, dopotutto: chi mai vorrebbe rubare un cadavere? Sam Jagger, però sa che Garth era stato trasformato in uno zombie dalle arti del Voodoo, una cosa a cui la sua mente razionale ancora stenta a credere, eppure l’ha visto con i suoi occhi.[viii] Qualcuno vuole forse usare Garth per i suoi loschi scopi? Si concentra sull’altro fascicolo: dieci tra uomini e donne, perlopiù giovani, scomparsi nella zona intorno al vecchio S. Louis Cemetery in meno di una settimana. Non saprebbe dire perché, ma il suo istinto gli dice che è in presenza di qualche oscuro rituale, se solo avesse almeno un indizio.

-Tenente?-

            Un agente in uniforme si affaccia sulla porta dell’ufficio.

-Che c’è?-

-Una ragazza ha lasciato questo per lei.- gli porge una busta –Già controllata, ci sono solo dei documenti.-

-Che ragazza?-

-Mah…nera..giovane, capelli coperti da una specie di turbante.-

-Non l’avete trattenuta?-

-Tenente è… beh scomparsa. Il tempo di lasciare la busta sul tavolo del sergente di servizio e…non c’era più, nemmeno in strada.-

            Jagger non lo sta più ascoltando, la sua attenzione è concentrata sulla lettera contenuta nella busta. Se è vero, si dice, se è vero…-

-Non c’è un attimo da perdere.- sbotta infine -Chiamate l’Ufficio del Sovrintendente, dobbiamo approntare delle squadre di ricerca subito.-

            Deve saperlo subito.

 

            Blade scende nella catacomba, l’aria sta diventando pesante, l’umidità è opprimente. È sotto il fiume ora, dovunque vada questa galleria, nessuna mappa ne segnala l’esistenza. Forse sta commettendo un errore a fare tutto da solo, ma questo non l’ha mai fermato prima. È sempre più scuro solo la luce della sua torcia gli illumina la via, sino a che non vede un debole chiarore davanti a se e sente delle voci confuse farsi sempre più forti, stanno intonando un vero e proprio canto in una lingua incomprensibile e quello che può essere identificato solo come il rumore di tamburi. Blade sbuca in una sala che sembra un piccolo anfiteatro. Al centro di essa una pozza ribollente dal colore che passa dal rosso al verde. All’azzurro.da cui si agitano delle specie di tentacoli. Accanto alla pozza, le due donne che ha visto prima, legate e sdraiate in stato semicatatonico. Intorno a loro altri uomini e donne in tonache color rosso sangue ed il loro canto sale verso il cielo, mentre i tamburi diventano più ossessivi. A Blade sembra che stiano ripetendo un nome, un nome che non riesce a decifrare.

I tamburi tacciono improvvisamente, mentre una delle due donne viene fatta alzare da due dei cultisti.  La ragazza viene portata sull’orlo della pozza. I tamburi riprendono a rullare, Un uomo, la cui tunica porta ornamenti diversi da quelli degli altri, alza un braccio e grida:

-ORA!-

            La ragazza viene spinta nella pozza. All’ultimo momento sembra risvegliarsi ed urla di terrore, poi piomba nella pozza e viene avvolta dagli strani tentacoli, infine scompare, inghiottita dalla pozza stessa. Per un lungo, interminabile attimo si ode un urlo lacerante, poi più nulla. Passa un minuto o sono pochi secondi? Blade non saprebbe dirlo. Ecco che la superficie della pozza sembra ribollire ancora di più, poi, come spinto dal getto di un Geyser viene buttato fuori uno scheletro che ricade sul pavimento di pietra. Non ci sono dubbi nella mente del cacciatore di vampiri: è quello della ragazza che è stata gettata nella pozza. Qualunque cosa vi sia all’interno, l’ha spolpata in pochi secondi.

            Blade suda ancora di più, che può fare adesso?

 

            Qualche ora prima. Il sole ha superato lo zenit è sta cominciando il suo arco finale Sam Jagger sta osservando il lavoro dei tecnici che stanno dragando quel pezzo di palude. L’ultima volta che venne da quelle parti, lo ricorda ancora, fu quando si scontrò con quello zombie che lui ritiene essere Simon Garth, il defunto re del caffè. Allora Papa Doc era ancora vivo, prima che una mano ignota gli squarciasse il petto con un pugnale.[ix] Se c’era un posto dove poter nascondere dei cadaveri, beh era quello giusto, Jagger non sa se sperare che la soffiata ricevuta sia giusta oppure no. Si chiede ancora chi sia la misteriosa ragazza che gli ha passato l’informazione, ma ci sarà tempo per questo.

            L’improvvisa animazione gli dice che qualcosa è stato trovato, corre sul luogo e….quello che vede è uno scheletro affiorare dal terreno paludoso.

-Completamente ripulito.- commenta il Medico Legale Ci sono solo le ossa, bianche, niente carne o pelle.-

-Gli alligatori?-

            Il medico scosse la testa:

-No, lo scheletro è intatto, niente segni di denti o cose simili. Questa …ragazza non è stata divorata, non da qualche bestia di questo mondo almeno. È come se qualcosa avesse portato via tutto lasciando perfettamente intatte le ossa. Non ho mai visto nulla di simile prima.

.Sto dicendo che….-

Sto dicendo che ogni singolo brandello di carne è stato asportato da qualcuno o qualcosa e poi lo scheletro è stato portato qui e sepolto, forse…

-Tenente ce ne sono altri!-

            Jagger accorre. Dal terreno stanno apparendo altri scheletri. Il Detective ne è convinto, sono i cadaveri degli scomparsi, ma…ne stanno saltando fuori molti di più di quanti ne erano stati segnalati. La faccenda è molto più seria di quanto si poteva pensare. Ora non può fermarsi.

 

 

2.

 

 

            A Londra è mattino ormai. L’Ispettore Capo Chelm arriva in ufficio pronto a cominciare il suo turno e si rivolge al suo sottoposto, il Sergente Jordan:

-L’esito delle ricerche che ho chiesto?-

-Ecco signore. Queste sono le planimetrie della zona intorno a villa Jeffries, tutte quelle che è stato possibile trovare.-

-Mmm, vediamo un po’.-

            Chelm stende le planimetrie su un tavolo e comincia ad esaminarle. Comincia a tracciare dei cerchi concentrici sempre più ampi. Si ferma su alcuni punti, scuote il capo, poi va avanti.

-Che sta succedendo?- gli chiede Katherine Fraser entrando nell’ufficio.

-Buongiorno Ispettore Fraser…- la saluta lui alzando la testa dalle carte –Stavo seguendo una mia idea. Se Will Jeffries e Alice Hastings non avevano il loro luogo di riposo a Villa Jeffries, dovevano, però averlo nelle vicinanze, per potervi rientrare con sicurezza prima del sorgere del sole. Cercavo di individuare sulle mappe dove poteva essere.-

-L’idea è buona…- commenta Kate -…ma…se permette, anche se troviamo il rifugio, potrebbero averlo lasciato ormai.-

-Lo so, ma, al momento, non ho idee migliori. Nel peggiore dei casi potremmo trovare qualche indizio che ci consenta di proseguire. Non possiamo semplicemente starcene seduti in attesa che tornino a colpire.-

            La ricerca prosegue. I due ispettori esaminano ogni centimetro delle mappe, una, due, tre volte, finché…

-Fermi!- esclama Chelm –Jordan cos’è questa?-

            Indica una piccola costruzione ad est di Villa Jeffries.

-Aspetti che guardo signore…ah ecco. È una piccola cappella abbandonata dopo la guerra… la Seconda Guerra Mondiale intendo.-

-L’avevo capito, grazie. Potrebbe essere, potrebbe proprio essere, chi penserebbe a cercare dei vampiri in una cappella?-

-Credevo che i vampiri non potessero entrare in un luogo sacro.- dice Kate.

-Possono, se la cappella è sconsacrata. Si, sarebbe un nascondiglio perfetto. Jordan, raduni il resto della squadra, faremo una visitina alla cappella alla luce del sole.-

 

            Blade rabbrividisce, non è certo di potersi definire un esperto di occulto, ma riconosce quella pozza ribollente: il Dottor Strange la chiamava Sa’arpool, una sorta di portale mistico verso un regno di demoni. All’interno della pozza ribollente c’è qualcosa, qualcosa di orribile per ogni standard ed è chiaro cosa sono per esso le persone rapite: cibo. Si nutre di loro e da loro prende forza e se ne avrà abbastanza…

            Basta non può stare a guardare, mentre un’altra ragazza innocente viene data in pasto ad una creatura d’incubo, a qualunque costo deve agire. Adesso!

            Con un balzo Blade è nel mezzo della sala con i coltelli sguainati. Ottima mossa, pensa, mentre alcuni dei cultisti lo fissano sbalorditi, solo contro un trentina di fanatici, otterrò davvero molto. I vampiri so come affrontarli, ma questi? Non li fermerò con le croci, questo è certo. Ha una sola speranza. Salta verso quello che gli viene spontaneo chiamare “Alto Sacerdote” e lo afferra per il collo. Il cappuccio ricade mostrando un uomo sui 40 anni di bell’aspetto. Blade gli punta un coltello alla gola.

-Indietro voi!- urla ai cultisti –Un solo passo ed uccido il vostro capo!-

            I cultisti si bloccano incerti, poi l’uomo parla:

-Idiota umano pensi davvero di poterti mettere contro il potere della Triade?-

            La voce ha un tono non umano e sembra provenire da un pozzo profondo, a Blade fa lo stesso effetto di un gesso che raschia sulla superficie di una lavagna.

-Triade? – tenta di scherzare lui –Sono capitato ad una riunione della Mafia Cinese?-

-Sciocco! Io ed i miei fratelli camminavamo su questo pianeta, prim’ancora che la tua razza aprisse gli occhi su di esso e torneremo a dominarlo!- continua la voce e Blade ne è sicuro: non è umana, l’uomo che sta stringendo lo è, non c’è dubbio, ma la “cosa” che parla attraverso di lui non lo è affatto, piuttosto è parente dell’orrore inumano della pozza o, magari è una sua estensione. Blade cerca di mantenere il suo tono da duro.

-Si, si, avessi un dollaro per ogni volta che ho sentito una frase simile, a quest’ora sarei in un’isola della Polinesia a godermi la vita circondato da bellezze con addosso solo un gonnellino di banane. Chi saresti tu, comunque? Chton? Set? Baal?-

-Stolto mio è il potere della Triade, io sono Y’Bsgloth, signore del potere e fratello di Y’Garon e Y’Griarth, signori della Triade!-

-Mai che ne trovassi uno con un nome pronunciabile eh? Immagino che anche tu stia usando le vittime sacrificali per guadagnare forza e conquistare il mondo, vero?-

-Pretendi di giudicare i miei motivi? Invero non mi conosci.-

            Il coltello di Blade diventa improvvisamente caldo come il fuoco e lui istintivamente lo lascia cadere. Prova a muovere una mano, ma scopre di essere paralizzato.

-Povero patetico umano, pensavi davvero che un semplice coltello potesse minare il mio potere? Fintanto che posso muovermi su questo piano di esistenza solo controllando questo corpo mortale, i miei poteri sono limitati, ma presto sarò abbastanza potente da poter emergere in questa dimensione col mio vero io ed allora non ci sarà limite alla mia potenza e tu, Blade, il cosiddetto uccisore di Vampiri, (Oh si! So molto bene chi sei) scoprirai che ci sono cose peggiori dei vampiri, peggiori della morte stessa!-

 

            Londra. Chelm da l’ordine e la sua squadra scatta verso la cappella abbandonata. In maniera estremamente efficiente perquisiscono dappertutto, ma non trovano niente. Solo i segni dove erano posate due bare ed un paletto di legno lasciato al suolo.

-Se ne sono andati, ci hanno battuto sul tempo.- dice l’Ispettore Capo con stizza.

 –Ora dobbiamo ricominciare da capo.-

            Kate Fraser si china a raccogliere il paletto di frassino.

-È quello usato da Union Jack per uccidere Alice Hastings.- commenta.

-Attenta Kate.-

-Non si preoccupi - risponde Kate afferrando il paletto. Subito la sua mente è invasa da una serie d’immagini. I suoi occhi sono quelli di Alice Hastings che si aprono mentre il paletto viene rimosso. La prima sensazione che prova è tristezza: perché non l’hanno lasciata riposare in pace? Poi ecco la rabbia e poi la sete, la consapevolezza di essere di nuovo non morta, il desiderio insopprimibile, la mano del suo compagno che stringe la sua. Kate si sente sopraffatta, le gambe diventano molli e Chelm deve sostenerla.

-Le avevo detto di stare attenta Kate.- le dice.

-Un torrente di emozioni..- borbotta lei -…per un attimo mi ha frastornata, mi sono sentita come se il paletto fosse nel mio cuore e…. Non torneranno qui Chelm. Sono andati altrove, ma non hanno lasciato Londra, ne sono sicura. Non cesseranno di perseguitare Holmwood e la Clayborne. Torneranno a colpirli, ne sono certa.-

            Chelm scuote la testa. Non gli servivano poteri psicometrici per saperlo. Spera solo che le precauzioni che ha preso servano a qualcosa.

 

 

3.

 

 

            Blade sente le braccia pesanti come il piombo, ma non si arrende, con la forza della disperazione cerca di muoverle, se solo avesse tempo…..

-Che cosa sei Y’Bsgloth, o come altro diavolo ti chiami? E cos’è questa triade?- chiede.

            Sul volto dell’uomo si disegna un maligno sorriso.

-Perché non dirtelo? Io sono uno degli Antichi, gli dei che dominarono questa miserabile palla di fango quando i tuoi antenati erano poco più che scimmie. Non ha importanza il perché, ma fummo costretti a ritirarci da questo piano dell’esistenza, non prima, però, di aver lasciato delle finestre su questo mondo.-

-Le Sa’arpool!-

-Ne conoscevi l’esistenza? Sei un uomo dalle mille sorprese Blade. Hai ragione, comunque. Io ed i miei fratelli, costituivamo la Triade, insiemi, i nostri già pur considerevoli poteri erano più forti della loro somma, fummo separati ed impossibilitati a riunirci, imprigionati per l’eternità.-

-Non sembra che abbia funzionato.- commenta Blade, mentre sente che sta per muovere la mano. Se solo questo idiota parlasse ancora un po’..

-In un’area limitata, presso una delle sa’arpool, eravamo ancora in grado di interferire nel vostro mondo e certi luoghi assunsero la fama di maledetti. Scoprimmo di poter possedere alcuni dei tuoi simili ed usarli come mezzo per muoverci nel vostro mondo. Io ero stato dormiente per millenni, finche l’uomo il cui corpo ora tu vedi di fronte a te, un archeologo russo, scoprì il sito di una sa’arpool nel luogo chiamato Siberia e mi permise di infondere la mia coscienza nella sua.-

-Siberia? Ma…-

-Come faccio ad essere qui? Semplice. I sacrifici che i miei seguaci mi offrono rafforzano il mio potere e mi permettono di spostare la sa’rpool ad intervalli più o meno regolari e, ad ogni spostamento, divento sempre più forte, finché non sarò, finalmente, in grado di uscire dalla sa’rpool nella mia vera forma e scatenare tutto il mio potere, liberando anche i miei fratelli.-

-Quelli nella pozza…quei tentacoli….sei tu non è vero?-

-Certo! Da intere era attendo l’ora in cui calcherò ancora il suolo di questo pianeta e presto accadrà di nuovo. Ora Blade, il tuo fato è segnato. Vieni mia cara!-

            A quel richiamo, una cultista si fa avanti, si sfila il cappuccio, rivelando una donna bionda, chiaramente in stato di trance, nella cui mano destra viene messo un coltello.

-Ora mia cara, mostrerai la tua devozione a me spaccando il cuore di questo cane.-

-Io…io non…voglio…- mormora la ragazza. Il veicolo umano di Y’Bsgloth, sogghigna sinistramente:

-Lo farai, tu vivi solo per servirmi e compiacermi. Non hai altra volontà che la mia e farai ciò che ti dico. Ora.-

            La ragazza alza il coltello e Blade guarda la morte avvicinarsi al suo petto.

 

            Il destino è stato benevolo con Sam Jagger, permettendogli di scoprire il corridoio segreto che collega la casa di Papa Doc con….Chi può saperlo? C’era anche ai vecchi tempi? Si chiede Sam, poi pensa che forse non vuole sapere la risposta, piuttosto vuole scoprire cosa c’è dietro a questi omicidi ed è ormai convinto che dietro c’è qualcosa di non del tutto umano. Spera solo che si tratti di alieni e non di qualcosa di soprannaturale. Non sa se credere a certe cose, ma meglio non sfidare la fortuna. Ecco una luce. Jagger è il primo a scostare la porta che lo separa da una scena che ha quasi dell’incredibile.

 

            Blade guarda il coltello abbassarsi verso il suo petto, comprende l’esitazione della donna, ma teme che sarà la volontà di lei a cedere, gli basterebbe un po’ di tempo, ma non sa se l’avrà.

-Fermi tutti!- la voce stentorea di Sam Jagger risuona nella sala e sembra rompere l’incantesimo. La donna ha un’esitazione e, finalmente, Blade riesce a muovere il braccio, afferrandole il polso e costringendola a lasciare il coltello.

-Stolti, credete che le vostre armi m’intimoriscano? Non siete nulla di fronte al mio potere, mi basta un solo pensiero per annientarvi tutti!-

            Muovendosi all’unisono con le braccia dell’uomo, i tentacoli della pozza si allungano verso i poliziotti. Jagger spara, ma i tentacoli non si ritraggono, l’aria della cripta diventa fredda, poi, il piede di un poliziotto è afferrato da un tentacolo, che prende a trascinarlo verso la pozza, mentre un lampo esce dalle dita dell’ospite umano di Y'Bsgloth incenerendo un altro poliziotto.

-Pazzi umani, nutrirete tutti il mio potere!-

            Ha un potere che non può essere affrontato dalle armi comuni, pensa Blade, ma ha un punto debole. Lui è quasi onnipotente, ma è ancora legato ad un corpo umano e quel corpo è vulnerabile, deve provare ora. Il coltello sacrificale è nelle sue mani ora e, senza nemmeno pensarci, Blade vibra un colpo alla schiena dell’uomo trapassandola sino al cuore. Blade non sarà mai sicuro se l’urlo che sente è quello dell’uomo o del demone, ma nonostante il cuore spaccato ed il sangue che scorre abbondante, la figura si volge verso di lui esclamando con un filo d voce:

-Tu…maledetto…-

            Blade è intimidito dal fatto che sia ancora vivo, ma prima che qualcosa possa succedere, qualcuno da dietro da una spinta all’uomo e gli fa perdere l’equilibrio, facendolo cadere verso la pozza. Il corpo piomba dentro la sa’rpool che comincia a ribollire, mentre i tentacoli si ritraggono al suo interno. Blade vede che è stata la donna a spingere l’Alto Sacerdote nella pozza.

-Fuggiamo!- grida lei –Presto qui sarà tutto distrutto!-

            Blade la guarda. Non c’è tempo di discutere, non sa perché, ma le crede, sa che ha ragione.

            L’aria nella stanza si fa rossastra, i cultisti più vicini alla pozza si agitano in preda ad atroci spasmi, poi, spontaneamente, cominciano a bruciare urlando.

-Via di qui!- urla Blade.

            Jagger non ha dubbi, devono scappare prima che le cose precipitino. In breve tutti cercano di raggiungere le uscite. Blade si ritrova a corree per le scale a chiocciola che l’hanno portato nella cripta e dietro di lui arriva la donna bionda. Sono appena usciti nella cappella del Cimitero, che sentono un rumore assordante alle loro spalle, poi tutto cessa ed un attimo dopo, un altro rumore, riconoscibile come quello dell’acqua. Le pareti sotterranee hanno ceduto ed il fiume sta riempiendo le gallerie.

            Sembra finita, per ora.

 

 

4.

 

 

            Le prime ombre della sera si allungano su Londra e Katherine Fraser torna a casa da una dura giornata di lavoro, ignara degli eventi che si sono svolti a New Orleans, così come dei risvolti che in un futuro non molto lontano avranno sulla sua vita e su quella di molti che conosce. È stanca, forse per questo non sente la presenza che esce dall’ombra e che ora la chiama:

-Katherine Fraser!-

            Kate si volta e lo vede, riconoscendolo immediatamente:

-Dracula!-

-Abbassa la tua arma donna e non opporti al mio volere, guardami!-

            Kate si blocca, già altre volte ha provato la bruciante intensità dello sguardo di Dracula ed oggi, come allora, la sua volontà ne è annientata.

-Invitami ad entrare nella tua casa!- le intima lui.

-Certo, Dracula, entra se lo vuoi.-

-Liberamente e di mia volontà?-[x] chiede il vampiro sogghignando e scoprendo i suoi denti aguzzi. Kate annuisce e lo guida nel suo appartamento. Dracula si guarda intorno, nel suo sguardo un velato disprezzo. Si siede su una poltrona, poi...

-Svegliati, ora, donna!-

            Kate sbatte gli occhi e poi si guarda intorno smarrita, ma è una sensazione che dura solo un attimo, poi il poliziotto che è in lei prende il sopravvento.

-Che cosa vuoi Dracula?- chiede.

-Solo parlare.- risponde lui –Non provare a prendere la tua pistola con i proiettili d’argento, non riusciresti a colpirmi ed io non voglio ucciderti, non stasera almeno.-

-No? E allora cosa vuoi?-

-Sei una donna in gamba Katherine Fraser, forte e decisa, potresti essere una compagna perfetta per chiunque, compreso il signore dei vampiri.-

-Non ho affatto voglia di diventare una vampira.-

-E non lo diventerai. La mia condizione ha dei limiti fastidiosi, come l’impossibilità a muovermi di giorno. Per svolgere i miei affari ho bisogno di fedeli agenti tra i viventi, tu saresti perfetta per guidare il mio esercito di seguaci. Unisciti a me ed avrai più potere e ricchezza di quanto hai mai sognato.-

 -Tu sei pazzo Dracula, completamente pazzo, non mi unirò mai ai tuoi folli sogni di dominio.-

            Dracula si alza in piedi e si avvicina alla ragazza.

-Attenta donna, non abusare della mia pazienza, finora ti ho risparmiato perché mi ricordi la mia defunta moglie Maria, ma questo può cambiare rapidamente, se lo decido.-

            Le afferra il polso e lo torce, mentre Kate soffoca un gemito, poi, con l’altra mano le sfiora il collo.

-Hai un bel collo, bianco, perfetto. Vuoi che ti morda Katherine? Potrei farti provare l’estasi della non morte anche ora, se volessi. La tua vita è totalmente nelle mie mani, sono io  decidere se e quanto vivrai.-.

-Non mi fai paura…ah…se volevi uc... cidermi, l’avresti già fatto, quindi deciditi o mi mordi o mi lasci, a te la scelta.-

            Dracula scoppia a ridere.

-Mi piacciono le donne di carattere e tu ne hai da vendere Kate Fraser.-

            Con la punta di un’unghia provoca un piccolo taglio sul collo di Kate ed assaggia il suo sangue, poi, con gesto rapido si denuda il petto e si pratica  un incisione sul torace, quindi afferra la testa di Kate e, nonostante i tentativi della ragazza di liberarsi, la costringe a poggiare le lebbra sulla ferita.

-Assaggia il sangue del vampiro, formerà un legame tra noi e quando verrà il momento, e verrà, stanne certa, sarai tu a cercarmi per divenire mia alleata.

            Kate sente di stare per vomitare, ma si trattiene.

-Illu... di… ti… pure …mo… stro!-

            Dracula ride ancora.

-Vedremo, vedremo… intanto avverti quello stupido dell’ispettore Chelm. Anche lui vive perché io lo permetto, ma non è detto che i suoi futili tentativi di fermarmi mi divertano a lungo. Ricordalo!-

            Detto questo, si trasforma in nebbia e scompare. Kate corre in bagno. Non sa dire quanto ci resta, ma alla fine sente di aver vomitato anche l’anima, Non sono una sua proprietà, pensa, posso combatterlo, devo, poi fa una cosa che non faceva da anni: prega.

 

            A New Orleans, l’alba è passata da un pezzo. Nell’ufficio di Sam Jagger, lui ed altre due persone cercano di chiarire le cose. La donna bionda dice:

-Come ho già detto, sono la dottoressa Katherine Reynolds, sono una psicologa ed un'esperta di parapsicologia ed occulto alla Gateway University di St. Louis. Collaboro con un gruppo di… chiamiamoli studiosi dell’occulto, in tutta la nazione.[xi] Ci interessavamo a questa serie di scomparse per tutto il paese. Avevo trovato l’indirizzo di un certo professor Sergej Arbatov che era stato in molti dei luoghi di quelle scomparse. Lo contattai e presi un appuntamento con lui Andai a trovarlo ed è l’ultima cosa che ricordo prima di stanotte.-

-Sembra difficile credere che fosse…com’è che si è definito?-

-Uno degli antichi dei.- risponde Blade –Qualunque cosa voglia dire.-

-Negli antichi testi di occultismo si parla di esseri che camminarono sulla terra sin da prima dell’avvento dell’uomo, ma se quest’essere fosse uno di loro, non saprei dirlo.- commenta la Reynolds.

-Sembra trovare tutto questo normale, dottoressa.- ribatte Jagger.

-Beh se avesse vissuto le esperienze che ho vissuto io,[xii] forse mi capirebbe. Comunque, non s’illuda, esseri come quello non si possono veramente uccidere. Un giorno o l’altro risentiremo parlare di lui o dei  suoi fratelli della triade.-

            Blade annuisce.

-Beh, non sarà affar mio, comunque. Mi sono trovato in questa storia per caso. Mi hanno assunto per  cercare Simon Garth ed è quel che farò.-

-Stia attento Mr. Blade.- dice Jagger –Ho rispetto per Donna Garth, ma non tollererò metodi poco ortodossi.-

-I miei metodi poco ortodossi ci hanno salvato la vita, credo.- replica Blade ed esce senza tanti complimenti.

-Che farà adesso Dottoressa Reynolds?- chiede Sam alla psicologa.

-Dovrei tornare a St. Louis, al mio lavoro, ma continuerò le mie indagini. In qualche modo Y'Bsgloth  era riuscito a liberarsi, almeno in parte, dalla sua prigione dimensionale, ma le barriere fra questo mondo e quelli inferi  si stanno indebolendo sempre di più[xiii] e questo non è un buon segno.-

            Il tenente Jagger non sa come rispondere.

 

            A Londra è ancora notte. Penelope Clayborne si sveglia improvvisamente. Si guarda intorno e nel buio della stanza vede brillare due occhi rossi.Il respiro le si mozza in gola, mentre i suoi occhi si abituano al buio e nell’oscurità si delinea una figura femminile.

-Ciao Penelope.- la voce è fredda, senz’anima.

-Alice.- mormora lei.

-Si, sono io. Non stupirti Penny cara. Sono venuta molte volte qui, ricordi? Una porta non è un grande ostacolo per chi può trasformarsi in nebbia ed ora sono qui per te.-

-Cosa…cosa vuoi?-

-Lo sai. Union Jack mi aveva fermato, mi ha ucciso, ma sono tornata, Will mi ha fatto rivivere ed ora… caro Will… sai che l’ho trasformato io in vampiro? Dracula in persona ha fatto di me quella che sono ed io ho ora ho sete Penelope, ho sete!-

 

            Un luogo qualunque. La figura maschile parla ad una ragazza:

-Sei stata brava Collette, il messaggio è giunto a destinazione al momento giusto.-

-Ho avuto un buon maestro zio Jericho, peccato non aver potuto intervenire più direttamente.-

-Non era possibile, purtroppo, ma presto, troppo presto, temo, sarò costretto a farlo. Questa è stata solo la prima mossa di una partita ancora molto lunga.-    

 

            Boston. Massachussetts. Frank Drake ha seppellito sua moglie. Con la morte nel cuore, ha eseguito lui stesso il rito che ne ha impedito la resurrezione come vampira. La parte più difficile è stata giustificarsi con la Polizia. Per fortuna, non mancava loro una certa esperienza di omicidi vampirici[xiv] e gli hanno creduto. Marlene riposerà tranquilla per l’eternità.

            Ora quello che lui deve fare è andare a Londra. Sperava di essersi lasciato tutto alle spalle, ma forse Dracula aveva ragione, forse il suo destino è segnato. Troverà il suo antenato e si riprenderà suo figlio a qualunque costo.

 

 

FINE QUINTO EPISODIO

 

 

Da una torre del suo castello sulle alpi svizzere, Viktoria Von Frankenstein guarda il panorama sottostante. La vita non è stata molto generosa con lei e sua sorella: suo padre era un uomo spietato ed indifferente a tutto, consumato da una sinistra ambizione da cui avrebbe guadagnato solo la morte.[xv] Da lui ha avuto solo il castello e pochi soldi. Non, non è proprio esatto, le ha lasciato in eredità qualcos’altro, qualcosa di eccezionale e, forse più sinistro.

            Un’ombra ampia la sovrasta improvvisamente: è un gigante sproporzionato, con la schiena incurvata, la pelle di un innaturale colore grigiastro e la fronte solcata da una vera e propria cucitura.

-Oh sei tu.- dice lei e gli sorride.

            Lui prova a ricambiare il sorriso, ma non è affatto sicuro di esserci riuscito bene. Nella sua vita, se vogliamo chiamarla così, non ha mai ricevuto molto affetto e questa donna è una delle poche ad avergliene offerto. Non ha un nome quest’essere che pochi hanno osato chiamare uomo, il suo creatore non ha mai ritenuto opportuno dargliene uno, di solito si riferiscono a lui chiamandolo: “la Creatura” oppure “il Mostro” e non è piacevole. Ha vissuto per oltre 200 anni da quando Viktor Barone Frankenstein lo risvegliò su un tavolo del suo laboratorio, lui il primo vero essere artificiale dell’Era Moderna, composto di pezzi di cadaveri, un essere che il suo stesso creatore giunse a considerare un affronto verso Dio e lui e si vendicò nel modo più crudele: sterminando la sua famiglia, uccidendogli un fratello e la moglie nel giorno delle nozze. Lui trema ancora pensandoci. Era pazzo, si dice, ma in realtà non aveva scuse, per questo seguì Viktor Frankenstein nell’oblio per risvegliarsi quasi 100 anni dopo e, dopo varie avventure, ripiombare in animazione sospesa tra i ghiacci sino a pochi anni fa.[xvi]

-Qualcosa ti turba?- chiede alla giovane donna.

            Viktoria scuote il capo.

-Puoi chiamarlo un presentimento caro amico…- risponde -… ma ho come la sensazione che la fuori ci sia un pericolo in attesa per noi.-

-Nessuno ti farà del male Baronessa, se potrò evitarlo.-

            Viktoria alza gli occhi a guardarlo e gentilmente gli accarezza il volto.

-Sei sempre così buono con me e non so se me lo merito, ma chissà…forse sono solo i cupi pensieri di una donna sola.-

            Quello che molti chiamano il Mostro di Frankenstein guarda verso l’orizzonte e spera che sia vero, ma, improvvisamente, ne dubita. C’è davvero qualcosa la fuori, lo sente, in qualche modo misterioso. Qualcosa o qualcuno che attende il suo momento, qualcuno che vuole i segreti del Castello o qualcosa di più.

 

 

#6

 

LA NOTTE HA MILLE OCCHI

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Lo studio dell’Avvocato Charles Blackwater è simile a tanti altri di New York: scrivania in noce, moquette ai pavimenti, i segni distintivi del successo. In una cosa, però, Charles Blackwater si differenzia dai suoi colleghi avvocati: è un fantasma. Per essere più precisi, Charles fu gettato dalla finestra del suo ufficio privato dal 20°piano da alcuni tizi che volevano impedire che lui potesse divulgare certe informazioni compromettenti su, una setta pseudo religiosa che stava per risvegliare un antico demone. Una caduta del genere avrebbe dovuto uccidere chiunque non fosse provvisto di superpoteri e fu esattamente quello che fece…più o meno. In realtà, proprio nel momento cruciale dell’impatto, un demone pentito autobattezzatosi Omen, s’impadronì del suo corpo e lo rivitalizzò allo scopo di usarlo per agire contro il demone maggiore. Dopo quest’avventura,[xvii] lo pseudo Charles è tornato alla vita di tutti i giorni, ma quando il pericolo lo rende necessario, è la forma di Omen a prendere il comando.

            Oggi, seduto dinanzi a Blackwater c’è Martin Gold. Il giovane scrittore dall’aria di un reduce del movimento hippy sembra veramente fuori posto in quel lussuoso ufficio.

-Per fortuna è finito tutto bene.- sta dicendo Martin –Il culto di Y’Bsgloth è stato sconfitto ed il demone respinto nella sua dimensione ed anche Kathy Reynolds è salva, il pericolo è scampato.-[xviii]

-Non ne sarei così sicuro Martin.- ribatte Blackwater –Avverto uno scompenso nelle barriere dimensionali tra noi ed i regni infernali. Ciò che ha permesso a Y’Bsgloth di tornare tra noi può ancora permettere il ritorno dei suoi fratelli o di qualcosa di molto peggio. E tutto questo accade proprio ora che non possiamo contare sull’aiuto di Jennifer Kale-[xix]

-Cosa dobbiamo fare?-

-Tenerci pronti, amico mio. Avverto l’intensità del male. Presto si combatterà una battaglia forse decisiva per il destino della Terra e noi e molti altri saremo in prima linea.-

 

            Penelope Clayborne si rizza a sedere sul suo letto. È costretta a credere a quel che vede: quella che un tempo era la sua migliore amica è ora una vampira in piedi accanto a lei, i canini allungati che sembrano brillare alla luce lunare. Penelope vorrebbe sperare che chiudendo gli occhi e riaprendoli quella figura da incubo sparirà, ma sa che non è vero, non è come quando era bambina. Questo non è il mostro che sta sotto al letto o nel sottoscala, non scomparirà infilandosi sotto le coperte, è vero, è reale.

-Ho sete.- dice con voce roca Alice Hastings –Ho sete di sangue.-

            Alice sente il fiato nauseante della ragazza che conosce sin da bambina, un odore di cose morte e marce, la sente più vicina ormai.

-Non farlo Alice…ti prego…non farlo.- riesce a dire.

-Io devo…Penny. -È come una febbre che mi divora, io devo avere il tuo sangue, non posso resistere e non lo voglio nemmeno ormai.-

-Alice…non devi, resisti; tu non eri malvagia non….-

-No, Penny, tu non capisci. Tutto cambia dopo, la visione delle cose, tutto, ma è inutile che te lo spieghi, capirai tutto da sola…dopo. Non resistere, finirà in fretta. Sarai tu a placare la mia sete stanotte.-

            Penelope la vede spalancare la bocca, poi i canini di Alice Hastings calano sul suo collo.

 

 

2,

 

 

            Tutti a New Orleans conoscono quella casa in Rue St. Anne nel Vieux Carrè, il Quartiere Francese, tutti sanno chi vi abitava, anche Blade. Se ci pensa non sa dire perché la sua passeggiata l’ha portato proprio in quella direzione, ma è abituato a non porsi certe domande, ormai. L’unica cosa certa è che si trova di fronte al portone del palazzo e, non sa neanche bene perché, prova a spingerlo. Entra in un androne buio, illuminato a malapena dalla luce di un lume a petrolio su una parete (un lume a petrolio? Nel XXI secolo?), percorre il lungo corridoio dinanzi a lui seguendo la traccia di un a lama di luce che fuoriesce da una porta in fondo. La apre e si trova in una stanza arredata in perfetto stile creolo ottocentesco, illuminata anch’essa da un lume a petrolio che pende dal soffitto. Al centro della stanza un tavolino e seduta dinanzi ad esso, intenta a sistemare un mazzo di tarocchi, una donna dalle forme perfette e la pelle color ambra. Sulle spalle nude ricade una massa di capelli neri. La donna alza la testa all’entrata di Blade, mostrando un viso dall’ovale regolare, due profondi occhi neri ed un sorriso tentatore. Sembra avere meno di trent’anni, ma Blade sa che l’apparenza inganna.

-Benvenuto Blade.- lo saluta.

-Marie Laveau, la Regina Voodoo di New Orleans.- ribatte lui –Avevo sentito dire che eri morta.-[xx]

-Non dovresti credere a tutte le chiacchiere.- replica lei -Non è la prima volta che mi danno per morta e non sarà l’ultima probabilmente. O forse, chissà, sono morta e stai vedendo il mio fantasma, non lo credi possibile?-

-Donna, nulla mi stupirebbe mai, se riguarda te. Cosa vuoi da me?-

            Con calma quasi non l’avesse sentito, Marie volta una carta del suo mazzo.

-Il Matto. Questo sei tu Blade Cerchi la verità, ma la tua ricerca non sarà facile e dovrai valutare le tue scelte con attenzione.-

La donna volta un’altra carta.

-L’imperatrice. È uscita capovolta. Incontrerai una donna e lei ti porterà pericolo e tradimento.-

            Un’altra carta.

-La papessa. Una donna ti aiuterà a capire la verità su quello che vai cercando.-

            Un’altra carta cade sul tavolo:

-Il Diavolo. Forze oscure si oppongono a te, sta molto attento nel percorrrere il tuo sentiero.-

            Ancora una volta, Marie gira una carta.

-L’eremita. Dovrai viaggiare, ma incontrerai un uomo anziano la cui conoscenza ti sarà d’aiuto.-

            E un’altra ancora:

-Il Papa. Altra carta capovolta. Riceverai aiuto da una persona di potere, abituata a pensare in modo non tradizionale.-

            Un’altra carta, l’ultima:

-Il mondo. Capovolto. Insuccesso e rovina, ma…per te o per i tuoi nemici?-

            Solo a questo punto Blade si decide a parlare:

-Cosa cerchi di dirmi, strega?- chiede –Sei coinvolta nella sparizione di Simon Garth?-

            Marie Laveau lo fissa continuando a sorridere:

-Simon Garth lo zombie? Da tempo egli non cammina per le strade di New Orleans o nel bayou. Dovrai cercarlo altrove, Blade, ma attento a quello che potresti trovare cercandolo.-

            La luce del lume ondeggia, per poi spegnersi del tutto e la stanza piomba in un’oscurità così fitta che nemmeno la vista, abituata alle tenebre, di Blade riesce a penetrarla. Istintivamente fa un passo indietro… e si ritrova in Rue St. Anne, fuori dal palazzo, il cui portone ora è chiuso. Appoggia la mano sul battente, ma il portone non si apre e l’istinto gli dice che, anche se riuscisse ad entrare, non troverebbe traccia di Marie Laveau e delle sue carte.  Scuote il capo e si allontana. Quel che ha visto non basta a turbare un uomo con le sue esperienze e, quali che fossero i motivi della Regina Voodoo, è certo che li scoprirà anche troppo presto e che le risposte che troverà potrebbero non piacergli.

 

Alpi svizzere. Il crepuscolo è calato da un pezzo sullo scenario innevato, quando una figura vestita di scuro si avvicina al piccolo chalet. È un uomo, alto e cammina sicuro, con la mano destra regge una borsa nera. Se ci fosse un osservatore a guardarlo, forse noterebbe che le sue impronte sul sentiero spruzzato di neve cominciano solo da un certo punto, come se lui fosse sbucato dal nulla. Con forza e decisione bussa alla porta dello chalet.

-Ad aprirgli, una giovane donna dai capelli color rame.

-Buonasera fräulein.- dice lo straniero. Parla tedesco, quasi senza traccia di accento.-Cerco la dottoressa Veronika Von Frankenstein, è forse lei?-

            La donna esita, sembra quasi impallidire.

-Dippel….- risponde infine –Il mio nome è Dippel, non Frankenstein io….-

-Ja certo.- ribatte l’altro –Il nome di famiglia dei Freiherren Von Frankenstein. Capisco perché ha scelto di usarlo, il nome dei Frankenstein evoca cattivi ricordi in chiunque, vero? La capisco Fräulein. La sua famiglia è nota per gli esperimenti proibiti ed il ricordo di suo padre Ludwig è ancora fresco.-

-Chi è lei e come fa a sapere tante cose di me?- replica Veronika.

-Io? Sono solo uno scienziato, uno dalla mentalità aperta e senza pregiudizi come il suo famoso prozio Viktor e, come lui, sono stato osteggiato, dal popolo ignorante e dagli accademici ottusi. Mi scusi, però, sono stato maleducato e non mi sono ancora presentato…-

            Si toglie il cappello e Veronica Dippel o Von Frankenstein, fissa per la prima volta per bene, il volto di un uomo anziano dai capelli e barba bianchi, i cui occhi rossi si puntano su di lei, mentre dalle labbra atteggiate a sorriso spuntano due canini affilati.

-… il mio nome è Frost… Deacon Frost.-

 

            Le zanne di Alice Hastings si arrestano di fronte al crocefisso che pende al collo di Penelope Clayborne.

-No! –urla la vampira.

-Dovevi aspettartelo Alice. Sapevo che tu o Will sareste tornati prima o poi.-

-Toglilo, mi senti? Toglilo, ti ordino di toglierlo, buttalo via!-

            Alice distoglie lo sguardo, ormai è stata messa in guardia sullo sguardo ipnotico dei vampiri. Tiene il crocefisso dinanzi a sé ora. La scena è ad uno stallo ora, con Alice Hastings che esita, ora indietreggiando, ora avanzando, per essere implacabilmente respinta dal crocefisso. Sibila come un serpente o ringhia, poi….-

-Tornerò Penelope, cercherò altrove dove soddisfare la mia sete, ma tornerò, te lo giuro.-

            In un attimo si è trasformata in nebbia ed è scomparsa. Penelope guarda fuori dalla finestra e vede un pipistrello sparire all’orizzonte. Per stanotte è finita, ma presto ricomincerà, lo sa e non finirà finché Alice non sarà stata distrutta o, al contrario, riuscirà ad ucciderla e, peggio ancora, a fare di lei uno dei suoi simili.

 

 

3.

 

 

New Orleans. Blade arriva alla sede della Garwood Incorporated, la società produttrice di caffè che fu del defunto Simon Garth. Da quanto ne sa è diretta dal socio fondatore sopravvissuto: Brian Stockwood, anche se, da alcuni anni, Donna Garth ha cominciato ad interessarsi dell’azienda ed attualmente ne è il Vice Presidente. Secondo i maligni l’interesse di Donna per l’azienda è direttamente proporzionale al deterioramento del suo matrimonio. Alcuni anni prima Donna aveva sposato il regista Bruce Mason,[xxi] ma, a quanto pare l’idillio non aveva funzionato. Non molto tempo prima Donna era tornata a stabilirsi definitivamente a New Orleans, aveva ripreso a farsi chiamare con il cognome da nubile ed era entrata a lavorare nell’azienda di suo padre, mostrando di essere la degna erede di Simon Garth, il quale, detto per inciso, nei suoi giorni da vivente non l’avrebbe mai ritenuta all’altezza, visto che considerava le donne buone solo per una cosa o, al massimo, per fare la segretaria.

            Blade ha poco interesse per tutto questo, gli è stato affidato un incarico ed intende portarlo a termine. Certo, trovare uno zombie non è uno scherzo. Uno potrebbe pensare che rintracciare un cadavere ambulante non dovrebbe essere troppo difficile, ma Blade è più scettico: in fondo ne sa parecchio sulle varie specie di morti viventi o pseudo tali che ci sono in giro..

            Quando entra nell’anticamera dell’ufficio di Donna un uomo ne sta uscendo sbattendosi la porta alle spalle. E gli passa davanti come se nemmeno lo vedesse. Blade si fa annunciare ed entra. Donna Garth sta in piedi, guardando fuori dalla finestra, appena la segretaria chiude la porta alle sue spalle, si gira e gli  tende la mano.

-Mi scusi Blade.- gli dice -…ma ho avuto un’altra discussione con mio marito e…. Lasciamo perdere, come procedono le indagini?-

-Credo che dovrò lasciare New Orleans per trovarlo. Mi è stato detto che ormai non è più qui.-

-Un informatore affidabile?-

            Blade si concede un sogghigno:

-Affidabile, non direi.- risponde –Diciamo che ho buoni motivi per credere che stavolta dica la verità. Ci ho pensato su e credo che troveremo tracce di suo padre ad Haiti.-

-Conosco quell’isola, ci sono stata anni fa e ci abita ancora un uomo che considero un secondo padre, è uno studioso di nome Anton Cartier e sono certa che potrà esserci molto utile.

-Esserci?-

-Certo Blade, non penserà che la lasci andare da solo vero? Partirò con lei, voglio esserci quando ritroveremo mio padre.-

-Sarà certamente una cosa pericolosa.- obietta Blade –Chiunque abbia rianimato suo padre, perché è questo che è stato fatto, è qualcuno molto pericoloso.-

-E noi parliamo di mio padre. Questo chiude il discorso. Organizzerò immediatamente la nostra partenza.-

            Una donna decisa, davvero.

 

            Sete ore di volo, ma, finalmente, Frank Drake è tornato a Londra. Questa città ha brutti ricordi per lui, ma lui è abituato ai brutti ricordi no? Qui è dove fu tanto sciocco da dilapidare la fortuna ereditata dal padre e dove, frugando nelle vecchie carte di famiglia scoprì che la sua famiglia era di origine rumena e che il cognome originario, prima di essere cambiato in Drake era quello imposto a se stesso ed ai suoi discendenti dal Signore dei Vampiri in persona: Dracula. Fu in quelle circostanze che ebbe la malsana idea di tornare in Transilvania e restaurare l’antico castello di famiglia, scatenando su di se la maledizione di Dracula, che rese la sua fidanzata di allora, Jean, una vampira, che lui stesso fu, poi, costretto ad uccidere.[xxii] Dopo tanti anni Dracula l’ha rifatto con sua moglie Marlene ed ha anche rapito il loro figlio: Quincy, ma stavolta non la passerà liscia. Stavolta Frank è deciso a dargli la caccia senza tregua.

            Ora non resta che depositare i bagagli nella sua nuova abitazione e far visita a qualche vecchio amico.

 

            La ragazza corre nella notte, corre come se avesse il diavolo alle calcagna, i rovi le strappano i vestiti, ma lei non ci bada. Cade e si rialza, cercando di non pensare alle abrasioni, alle sbucciature, al sangue che cola dalle piccole ferite e marca la sua pista. Continua a correre, il cuore le balza in gola, la milza le duole, ma non si ferma. In lontananza ode l’ululato di un lupo, ma non ci sono lupi in questa foresta, vero? È qualcosa di molto diverso da un lupo, più pericoloso, più spietato, più mortale. Sente il fiato mancarle, le gambe non le reggono, un battito d’ali tra le fronde, la scuote. Non può farsi raggiungere da quel… quella creatura dell’inferno. Raccoglie le ultime forze e, finalmente, raggiunge il castello. Si appoggia al pesante portone e con tutte le sue rimanenti forze lo percuote ripetutamente, mentre col poco fiato rimastole in gola, urla:

-Aiuto! Aprite! Aiuto, Fatemi entrare, presto!-

            Non sa quanto tempo passa, mentre gli ululati si fanno sempre più vicini e lei sente che è finita, poi, il portone si apre sulla soglia appare una giovane donna con un gigantesco accompagnatore.

-Veronika!- esclama la padrona del castello –Sei proprio tu? Che ti è successo?-

-Viktoria!- esclama Veronika Von Frankenstein con le sue ultime forze –Fammi entrare, presto, presto!-

            Senza più forze cade in avanti, prontamente raccolta dalla Creatura che il suo lontano prozio portò alla vita.

-Che facciamo?- chiede la Creatura.

            Viktoria osserva sua sorella svenuta, con addosso i segni di qualche terribile esperienza. Ha bisogno d’aiuto, è chiaro, ed i contrasti del passato non hanno importanza adesso,

-Portiamola su.- risponde al suo mostruoso amico –Quando starà meglio ci dirà cosa le è successo.-

            Un ululato la interrompe. Sul limitare del bosco è apparso un gigantesco lupo, un esemplare notevolmente più grande di qualunque altro visto sinora, il manto completamente nero, a parte la criniera bianca. Sta fermo, senza muovere un muscolo, li fissa solamente.

            L’oscuro istinto di colui che è stato chiamato il Mostro di Frankenstein, lo porta a percepire il male nella creatura che gli sta di fronte. Non è un lupo, pensa, cos’è?-

-Rientriamo Baronessa, presto. Sbarra la porta.-

            Viktoria non discute, ha imparato a fidarsi di lui e lo segue senza fiatare. Il portone si chiude alle loro spalle con un tonfo pesante. Se Viktoria ed il Mostro potessero vedere il confine della radura, vedrebbero che al posto del lupo c’è opra un uomo alto, vestito completamente di nero con una palandrana di foggia ottocentesca. I suoi capelli e la barba sono completamente bianchi e gli occhi rossi. Sorride in modo sinistro, poi, in un attimo, al posto dell’uomo c’è un pipistrello che si alza in volo.

 

 

4.

 

 

            Londra. Carfax Abbey, sede della Carfax Corporation. Quest’edificio comincia a vivere veramente solo dopo il tramonto del sole. Chi vi entrasse durante l’orario regolare, vedrebbe in un angolo una porta blindata, sorvegliata costantemente da una guardia armata. Dietro quella porta ci sono le scale che portano alla cripta di quella che era l’antica abbazia che dà il nome all’edificio. Scendendo quelle antiche scale ci troveremmo in una parte dell’edificio mai ristrutturata, che conserva intatta l’atmosfera medievale e potremmo vedere un sarcofago in pietra con alla destra un altro sarcofago appena un po’ più piccolo. Sul sarcofago più grande è inciso un nome, solo un nome: DRACULA.

            Gli ultimi raggi del sole sono appena scomparsi dietro l’orizzonte, che i pesanti lastroni di pietra, che chiudono i due sarcofagi, si muovono ed i due occupanti tornano dal sonno della non morte alla non vita.

            Rachel Van Helsing si scuote e si stira come una comune donna che si risveglia da un sonno ristoratore. Dracula è in piedi accanto a lei e sorride. Non potrebbe essere più soddisfatto: la donna che era la sua più mortale nemica, ora è una fedele alleata e quello che è predestinato a diventare il suo erede umano è ora in sua custodia, La ragnatela di piani che sta tessendo sta dando i suoi frutti, intrappolando i suoi nemici in un gioco che, a loro stessa insaputa, è lui stesso a dirigere. Fin da ragazzo, Vlad di Valacchia è stato avvezzo al potere, dapprima al fianco di suo padre, il terribile Vlad Drakul, il Drago, poi come suo successore come Voivoda di Valacchia e Transilvania. Fu a quei tempi, non aveva ancora trent’anni, che lo soprannominarono Tepes, cioè impalatore, per il crudele modo in cui puniva i suoi nemici, specialmente i Turchi, e che lui stesso impose come nome al suo casato l’altro suo soprannome: Dracula, il figlio del Drago. In quei tempi era un guerriero ed un reggitore di uomini. Da vampiro, si impose sui suoi simili e da allora ne è stato il dominatore, ha attraversato oltre 500 anni di storia, adattandosi ai tempi sopravvivendo. Ora è di nuovo un dominatore. Attraverso i subdoli mezzi dell’alta finanza controlla le manipola le vite di umani ignari. Gli uomini temerebbero un vampiro, se credessero alla sua esistenza, ma non sono spaventati da V.T. Drake, squalo della finanza, lo riconoscono come uno dei loro. Una forma di aristocrazia fondata sul denaro invece che sul sangue e sul valore. Dracula li disprezza, ma non ha alcuna remora a servirsi dei loro metodi, se servono alla sua vittoria.

            Sta pensando a questo e ad una notte di caccia fruttuosa che l’aspetta quando… un flash gli attraversa la mente. Una sensazione che ha provato pochissime volte e legata ai misteriosi legami telepatici dei vampiri

-Lui è qui.- mormora.

-Chi Dracula?- chiede Rachel.

-Il mio degenere discendente è arrivato, non ho dubbi, il sangue dei Dracula, il mio stesso sangue, scorre nelle sue vene e questo forgia tra noi un legame inscindibile.-

-Frank è qui.- il ricordo dell’uomo che amava è forse un residuo della perduta umanità di Rachel Van Helsing? Non è dato saperlo.

-Non è tutto. Ho percepito anche una presenza sfuggente, qualcosa o qualcuno, un pericolo imminente per noi tutti, qualcosa che dovrei conoscere, ma che mi sfugge ed ora svanisce, come se non ci fosse mai stato. Forse è meglio non pensarci… Vieni, mia cara Rachel, ci aspetta una notte di lavoro e di caccia e non possiamo far attendere le nostre ignare vittime.-

-Certo che no Dracula, ho il mio dottore da tormentare[xxiii] e qualche ragazzo da cui attingere sangue. Sarà una note proficua.-

            Dracula ride, il suo presentimento dimenticato.

 

            L’ispettore Chelm solleva lo sguardo dalle carte sul tavolo e la sorpresa si dipinge sul suo volto, mentre vede l’uomo che entra nel suo ufficio.

-Frank Drake! Che ci fa qui ragazzo mio?- esclama.

-Grazie del Ragazzo ispettore.- risponde con un lieve sogghigno Frank –Ci sono dei giorni in cui non mi sento troppo giovane, chissà se non è strano, per il pronipote di un’immortale creatura delle tenebre?- Frank si guarda intorno, un rapido esame degli uffici, poi commenta –Ha riattivato la Squadra antivampiro, vedo.-

-Ce n’era molto bisogno.- risponde Chelm –Da qualche tempo le cose sono tornate a farsi difficili e…. Un attimo, devo presentarle qualcuno.-

            Kate Fraser è appena entrata in un ufficio e Chelm la ferma:

-Frank, questa è l’Ispettore Katherine Fraser, un valido aiuto nella nostra lotta. Ispettore Fraser, questo è Frank Drake.-

-Quel Frank Drake?- esclama Kate –Il discendente di....-

-Di Dracula, si. Lo dica pure senza timore, io non sono come il mio antenato, mi creda.- risponde Drake stringendole la mano.

            Katherine stringe la mano di Frank, una stretta asciutta e vigorosa, ma, ecco che una cupa sensazione investe Kate come un’onda improvvisa.

-Io sento dolore, molto dolore e rabbia… perdita… sua moglie, un bambino… oh Mio Dio… mi spiace davvero… ha dovuto ucciderla ancora, oh no!-

            Frank rimane interdetto e Chelm interviene:

-Katherine ha dei talenti psicometrici.- spiega –Le basta toccare qualcosa appartenuto ad una persona per avere immagini e sensazioni della storia di quell’oggetto. A volte, in caso di emozioni forti, le basta toccare la persona stessa. È una mutante, certo, ma per noi è solo un buon poliziotto. Su, Katherine, si sieda e prenda un bicchiere d’acqua.-

            Frank esita, poi si avvicina alla ragazza:

-Sta bene miss Fraser?-

-Si, adesso si.- risponde Kate –Mi scusi non volevo violare la sua privacy, è stato più forte di me.-

-Non si preoccupi, non sono nuovo a cose simili e poi… che senso ha tenerle nascoste?-

            Frank narra gli eventi avvenuti a Boston, culminati con la vampirizzazione di sua moglie Marlene ed il rapimento del loro figlio da parte di Dracula in persona.

-Mi ha sfidato a cercarlo a Londra e così ho fatto. In questo sono come lui, non mi tiro indietro. Sono deciso a distruggerlo o morire nel tentativo e, naturalmente strappargli mio figlio e sottrarlo alla vita che quel mostro ha previsto per lui.-

-Mi dispiace molto Frank.- interviene Chelm –Non conoscevo sua moglie e suo figlio, ma lei non meritava questo. Avrà tutta l’assistenza di Scotland Yard, ovviamente e… mi dispiace di dover aggiungere un altro dolore ai tanti che l’opprimono, ma…-

-Che c’è Chelm? Penso di saper sopportare tutto ormai.-

-Rachel Van Helsing è viva, ora è una vampira e sta al fianco di Dracula.-

-Rachel?- esclama sorpreso Frank –Io credevo… quel mostro! Non è contento se non corrompe tutto quello che tocca. Che sia maledetto! Deve essere fermato e riuscirò a farlo, lo giuro.-

-Da solo?- commenta Kate –E pensa di riuscirci?-

-Se necessario si, non ho scelta.-

            Chelm esita, poi interviene:

-Frank, ho delle persone da presentarle, forse potrete aiutarvi a vicenda.-

 

            Il salone delle riunioni della Carfax Corporation, a capotavola siede l’uomo conosciuto come V.T. Drake, alias Dracula, alla sua destra, Rachel Van Helsing, in piedi accanto a lui, la sua segretaria privata e servitrice umana Elizabeth Scott; non molto distanti, stanno altre due “assistenti”, una bionda ed una bruna. Al tavolo alcuni importanti imprenditori, uomini e donne molto importanti dell’economia britannica.

-Signori – esordisce il Presidente della Carfax Corporation –Veniamo subito al punto. Siete stati convocati qui a quest’ora tarda, per un solo scopo: intendo impadronirmi del controllo delle vostre imprese e lo voglio ora.-

            Un vociare improvviso e rumore di sedie che si spostano:

-Lei è pazzo Drake!-

-Non m’importa chi è non resterò qui un minuto di più.-

-È una proposta assurda.-

-Silenzio!- la voce di Dracula sovrasta la stanza ed i suoi rumori –Non è una proposta negoziabile, voi andrete via da qui solo quando lo deciderò io e quando lo farete, vi garantisco che sarete ansiosi di assecondare la mia volontà.-

            Le porte della sala si chiudono tra lo sgomento ed un improvviso senso di angoscia e, si, perfino di terrore, che si fa strada tra quei moderni aristocratici.

-Ora, miei cari signori e signore sarete nostri graditi ospiti, in effetti, sarete il nostro pasto serale, per così dire.-

            Sia Dracula, che Rachel sorridono mostrando i canini appuntiti e lo stesso fanno le due ragazze. I prigionieri hanno solo il tempo di pensare: non può essere vero, prima di cominciare a gridare.

 

            Aeroporto di Ginevra, la sera dopo. L’uomo alto aspetta pazientemente che si compiano le formalità del check in.

-È una visita di piacere o d’affari quella che fa a Londra, reverendo?-

-Entrambi giovanotto.- risponde l’uomo dai capelli bianchi con aria affabile –Ho sbrigato una faccenda importante qui in Svizzera ed ora devo andare in Gran Bretagna.-

-Mmm capisco.- fa il funzionario aeroportuale. -Strano, però, vedo che ha insistito per un volo notturno.-

-Non amo molto la luce, mi muovo meglio al buio, può chiamarla un’…allergia, diciamo.-

-Capisco, beh, buon viaggio Reverendo. Frost.-

-Sono certo che lo sarà.- risponde Deacon Frost. Per un attimo nel suo sorriso spuntano i canini appuntiti, ma mentre si allontana, il funzionario pensa di aver sognato, un’illusione ottica dovuta alla stanchezza, dopotutto: i vampiri non esistono, non è vero?

 

 

FINE SESTO EPISODIO

 

 

Il Comandante Jean Morel del volo LX 358 della Swiss International da Ginevra per l’aeroporto di Heathrow a Londra, da un’occhiata all’orologio: le 19:50 e l’aereo è pronto a partire in perfetto orario, alle venti esatte. Perfetta puntualità svizzera. Morel sorride. L’aereo atterrerà sul suolo britannico alle 20:50 ora locale, in tempo per portare Jaqueline a cena in un discreto ristorante per poi finire la serata in un modo che sua moglie certo, non approverebbe, ma, dopotutto, quello che non sa, non può farle del male. È una della cose che trova piacevoli in quello che è l’ultimo volo notturno. Il secondo pilota Heinrich Mahler lo guarda e gli sorride facendo il segno di OK. I motori cominciano a rullare. Sarà un volo tranquillo, pensa Morel.

            L’hostess Jaqueline Granvier percorre il corridoio della prima classe. Non ci sono più di venti persone stasera ed una cinquantina in classe economica. Sarà un volo tranquillo, come sempre, del resto. Entrando nel corridoio della classe economica, il suo sguardo è attratto da un uomo. Alto, vestito di scuro, capelli e barba bianchi, sui sessant’anni circa. Chissà perché le fa venire in mente uno studioso, un professore o qualcosa di simile, tra l’altro, sta leggendo un libro.

-Mi scusi.- gli dice –Può slacciare la cintura ora. Siamo decollati, ormai..-

            Lui solleva lo sguardo e la fissa. I suoi occhi sono rossi e lo sguardo è profondo. Jacqueline non può fare a meno di sentirsi turbata da quello sguardo, che sembra scavarle nell’anima.

Dankeschön Fräulein.- le risponde in tedesco –Mi ero distratto.-

-Nessun problema.- replica Jaqueline nella stessa lingua –Sta andando a Londra per lavoro o per diletto. Herr…?-

            L’uomo sorride ancora. A Jaqueline sembra di veder spuntare canini appuntiti dal suo labbro superiore, ma di certo si è sbagliata, no?

-Frost, può chiamarmi Deacon Frost.- risponde l’uomo –E diciamo che sto andando a Londra a trovare vecchi amici.-

 

 

#7

 

VOLO DI NOTTE

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Il giorno precedente: alpi Svizzere, Castello Frankenstein. La creatura alta oltre due metri, dalla schiena curva, non sarebbe facilmente definito uomo da molte persone, eppure, se a definire l’umanità non è l’aspetto fisico, ma quello che si nasconde nell’animo, allora quest’essere, nato in modo alquanto bizzarro, non può che essere chiamato umano. Quest’essere, che porta tra le sue braccia una giovane donna dai capelli rossi ed è seguito da un’altra giovane donna dalle chiome corvine, non ha un nome, nessuno si è mai degnato di dargliene uno. Perlopiù si sono riferiti a


lui come: “La Creatura” oppure “Il Mostro” di Frankenstein, alludendo al suo, chiamiamolo così, creatore, Viktor, Barone Von Frankenstein. Il cosiddetto Mostro depone gentilmente la ragazza sul letto e poi si rivolge alla sua amica:

-Cosa pensi le sia successo?- chiede.

-Non saprei davvero.- risponde Viktoria Von Frankenstein –Io e Veronika non ci vediamo da molto tempo ormai. MI vergogno a dire che non siamo state molto unite sin da quando eravamo piccole. L’ultima volta che l’ho vista, è stato al funerale di nostro padre, poco prima di trasferirmi qui. Avevo sentito dire che abitava in uno chalet non molto lontano da qui e che aveva ripreso l’antico nome di famiglia: Dippel.-

            Il Mostro guarda corrucciato la ragazza ancora svenuta.

-L’avevo conosciuta prima di conoscere te. Le devo molto: fu lei ad operarmi alla gola, restituendomi la facoltà di parlare, che avevo perso in uno scontro con una vampira oltre cento anni fa.-[xxiv]

-Me lo avevi detto.- commenta Viktoria, poi s’interrompe… sua sorella si sta risvegliando. Un flebile lamento le esce dalle labbra, poi, di colpo, si rizza a sedere urlando:

-Il vampiro! Dov’è il vampiro?-

-Calmati Veronika.- le dice la sorella stringendola a se –Va tutto bene, sei al sicuro.-

-No, non capisci!- replica istericamente Veronika –Lui è qui, non lascerà che fugga, ci vuole tutti, tutti! Verrà a prenderci, e presto!-

 

            Londra, sede della Carfax Corporation. Un gruppo di uomini e donne, membri dell’elite finanziaria della City, esce dalla sede. Ad uno sguardo attento, non sfuggirebbe il loro sguardo fisso, la loro espressione catalettica, mentre salgono sulle loro limousine e si fanno portare alle loro abitazioni. All’interno, colui che è conosciuto come V.T. Drake, presidente della Carfax, ma che, in realtà, è Vlad Dracula, già principe di Valacchia e Voivoda di Transilvania, oggi Signore dei Vampiri, esce dalla sala riunioni, ripulendo i canini dalle ultime gocce di sangue con l’aiuto di un fazzoletto. Un sorriso soddisfatto gli si dipinge sul volto, mentre Rachel Van Helsing lo raggiunge.

-È stata una serata soddisfacente, mia cara Van Helsing.- afferma Dracula –Quegli smidollati torneranno alle loro case, ai loro uffici, segnati dal nostro marchio. Nel giro di una settimana al massimo, avranno passato a me il controllo sulle loro aziende ed il mio potere sull’economia di questa nazione sarà ancora più saldo.-

-Ti diverti, vero Dracula?- gli ribatte Rachel.

-Certo.- risponde lui –Non è divertente come guidare un esercito contro i Turchi, ma sono sempre stato famoso per sapermi adeguare ai tempi, nei lunghi secoli della mia esistenza di non morto. Lo imparerai anche tu, cara Rachel, col tempo.-

-Non mi hai lasciato scelta, Dracula.- replica lei –Tu mi hai reso quel che sono.-

-Ti ho fatto un grande onore Rachel, sappilo. In vita sei stata una valorosa e pericolosa avversaria, meritavi il dono. Lo ammetto: trovavo ironico fare di te ciò che odiavi di più, una vampira, piegare il tuo spirito indomito, fare di te la mia serva obbediente. Ma tu non sei più una serva.Rachel, sei la Regina dei Vampiri ora, l’unica che reputo degna di stare al mio fianco e condividere il mio potere.-

            Un sorriso maligno si forma sulle labbra della vampira. Il tempo in cui era viva ed odiava i vampiri e combatteva il loro regno di terrore le sembra quasi un sogno ormai, come se passare dall’altra parte avesse definitivamente alterato il suo modo di pensare. All’inizio aveva provato a combattere il suo lato oscuro, ma quando, alla fine, aveva ceduto ad esso e l’aveva accolto, tutto era sembrato semplicemente naturale. Ogni empietà, ogni aberrazione, ogni malvagità che prima aborriva, ora era pronta a compierle senza alcun rimorso. Quelle vite che un tempo reputava sacre, ora per lei erano solo cibo, esistenti solo per soddisfare la sua sete ed, al massimo, per il suo divertimento, come quel caro Dottor Seward, che tornerà presto a tormentare.

            La vampira di nome Erika entra nella sala.

-Mi perdoni padrone, ci sono notizie dalla Transilvania.-

-Parla!- risponde bruscamente Dracula.

-Secondo quanto riferiscono le vostre spie, i cosiddetti Supernaturals, il gruppo di cui fa parte anche vostra figlia Lilith, è rimasto coinvolto con l’Ordine dei Decani e tutti i monaci, sono stati sterminati dall’orda di Farkaskoldoi del Barone D’Arby.-[xxv]

-D’Arby di nuovo libero? Credevo che quel nobilucolo di second’ordine fosse stato messo fuori gioco per sempre.-

-Invece è tornato ed è più forte di prima. Sembra che, in qualche modo, sia riuscito ad ottenere gli stessi poteri di vostra figlia per se ed i suoi servi, non ha più le limitazioni dei comuni vampiri.-

Davvero?- fa Dracula interessato –Mmm se dovesse riuscire a sopraffare mia figlia ed i suoi alleati, dovrò intervenire io stesso per fermarlo ed impadronirmi dei suoi segreti. C’è altro?-

-Si mio signore.- continua Erika –Dopo aver sterminato i Monaci dell’Ordine dei Decani, D’Arby ed i suoi Farkaskoldoi si sono scatenati sul vicino villaggio di Sapanta.-[xxvi]

            Dracula scoppia in una sonora risata:

-Quel presuntuoso può aver gettato i semi della sua stessa sconfitta.-

-Sai qualcosa su quel villaggio, Dracula?- gli chiede Rachel.

-Se so qualcosa? Io so tutto Rachel. Conosco il segreto dell’armatura custodita nella chiesa di Sapanta, il motivo per cui Unni, Tartari, e Turchi hanno lasciato intoccato il villaggio in tutti questi secoli, per cui, io stesso, sia da vivo, che da non morto, mi sono sempre astenuto dall’intervenirvi. Se mia figlia sarà fortunata potrà vincere questa mano, sempre che il segreto non distrugga anche lei.-

-È così terribile quel potere?- chiede ancora Rachel.

-Non sta a te conoscere quel segreto, solo ai governanti della Transilvania, anzi, ai Grandi Maestri dell’Ordine del Drago, come mio padre e me, era concesso di saperlo. In ogni caso, se, per qualche arcano sortilegio, D’Arby dovesse trionfare, non si godrà a lungo il suo trionfo.-

-Non credevo t’interessasse vendicare tua figlia.-

-Non c'è mai stato amore tra me e mia figlia, ma Lilith rimane sangue del mio sangue. È una Dracula. E, se dovesse perire per mano di D’Arby, andrò io stesso in Transilvania e mi prenderò, personalmente, la soddisfazione di appendere la testa di quel dannato alla più alta torre del mio castello… Ora scusami, mia cara, ma il poco sangue di quei debosciati, non mi è di certo bastato, voglio dedicarmi ad una notte di caccia. Vuoi farmi compagnia?-

-Con piacere Dracula.-

            Pochi attimi dopo i passanti della Londra notturna possono vedere il curioso spettacolo di quattro pipistrelli che volano in formazione.

 

            George Warren ha 37 anni è un agente di borsa e, dopo una giornata di lavoro, sente il bisogno di un po’ di relax, per questo motivo è venuto in questo locale di Soho, aperto sino a tarda notte. Non può fare a meno di notare la ragazza dai capelli neri, vestita di nero, un abito aderentissimo e vistosamente corto. Non può fare a meno di ammirarla, la sua carnagione è tanto pallida da essere quasi bianca, ma il suo corpo… Oh cielo. Deve conoscerla assolutamente. Si avvicina al bancone, dove lei sta appoggiata, quasi come se studiasse la gente che passa.

-Ciao.- le dice –Io mi chiamo George… vieni spesso qui?- Stupido, stupido, si dice, eppure dovresti avere tattiche d’approccio migliori di questa.

            Lei gli sorride, mentre risponde:

-Si, vengo abbastanza spesso. Si trova… gente interessante qui, Io mi chiamo Erika.-

-Posso… posso offrirti da bere Erika?-

            La ragazza fa una breve risatina.

-Si, certo che puoi, ma dopo, magari, ora voglio divertirmi in altro modo. Vieni.-

            La mano della ragazza si ferma tra le cosce di George, che reagisce in modo prevedibile, lei ride.

-Ehm..- fa lui –Ho un appartamentino qui vicino e se ti va...-

-Certo.- risponde Erika –Andiamo.-

            Escono dal locale e George si sente euforico. Prendono l’auto di lui ed il tragitto è davvero breve. Sono appena entrati che la ragazza lo afferra per la cravatta e lo attira a se.

-Ehi che fretta!- esclama lui –Dammi il tempo di…-

            Non finisce la frase, sente il morso dei canini di lei sul collo. Grida solo per pochi secondi, poi quello che prova è qualcosa di più inteso del semplice dolore, è una forma di piacere. Il sangue sfugge dalla sua gola per essere bevuto avidamente dalla vampira. George Warren non si rende nemmeno conto di morire, cade solo quando la sua assassina lo lascia andare, scivola sul pavimento come una bambola rotta.

-Povero stupido, mortale.- sussurra la vampira.- ci rivedremo tra tre giorni, quando ti unirai alle legioni del mio signore Dracula.-

            Senza badare al cadavere, la ragazza diventa un pipistrello ed esce dalla finestra.

 

 

2.

 

 

            Volo LX 358. La bambina si chiama Gretel Hauser, ha cinque anni e guarda con insistenza l’uomo dai capelli bianchi, vestito di nero seduto di fronte a lei. Non sa capire perché, ma sente che quel signore è strano.

-Gretel!- interviene sua madre .Non ti ho sempre detto che non si fissa la gente? Non è educato.-

            Deacon Frost sorride.

-Non si preoccupi, signora- - risponde –Non mi disturba, mi piacciono i bambini.-

            Hilda Hauser non sa dire il perché, ma non è affatto tranquillizzata da quelle parole. Stringe la mano di suo marito, seduto di fronte a lei. Se solo le avesse dato retta ed avesse deciso di prendere il volo del giorno dopo. Sciocca, si dice, perché questa paura? Cosa può farle quel signore innocuo? Sembra un religioso od un medico di campagna, dopotutto.

            In quel momento, Frost si volta a guardarla e lei nota per la prima volta i suoi occhi rossi ed i canini sporgenti. Come ha fatto a non vederli prima? Quegli occhi, non riesce a staccare lo sguardo da essi. Con uno sforzo si costringe a guardare verso suo marito e… Egon Hauser ha la testa reclinata sulla spalliera del sedile, sembra addormentato. Cosa sta succedendo? Hilda vorrebbe gridare, ma Frost le afferra il polso destro e dice semplicemente:

-No!-

            Il grido le muore in gola e le sembra di annaspare nel vuoto. Ogni suo muscolo si rifiuta di obbedirle. Osserva Frost alzarsi, sembra molto alto adesso.

-Restate qui ed aspettate..- dice il vampiro.

            Hilda si rende conto che può solo obbedire, stringe la mano di sua figlia ed entrambe restano sedute in silenzio.

            Ora Frost è nello stretto corridoio. Si guarda intorno, soddisfatto. È ora di cominciare, pensa.

 

            Ieri notte, Castello Frankenstein, Alpi svizzere. Veronika Von Frankenstein si è calmata ed ora fissa la sorella ed il Mostro in piedi accanto a lei.

-Vuoi dirci cosa ti è successo?- chiede lui –Parlavi di un vampiro.-

            Veronika finisce di bere il the caldo che le hanno preparato e risponde con voce ancora tremante:

-Si… si chiama Frost. Si è presentato al mio chalet appena è calato il sole. Ha detto di essere uno scienziato e che era interessato al mio lavoro. Sono stata stupida, mi sono fatta abbindolare dalla mia vanita e l’ho fatto entrare. Lui si è rivelato e… oh Dio… quel che è accaduto dopo… Voleva notizie sul lavoro di nostro padre e di tutti gli altri prima di lui, il segreto della vita.-

            Il Mostro fa una smorfia. Il passato non cessa mai di tormentare lui e la famiglia di colui che l’ha creato.

-Sono riuscita a fuggire ed ho cominciato a correre e lui mi era dietro… e i lupi… i topi… oh Dio!- Veronika scoppia in un pianto isterico.

-Ora sei al sicuro sorellina, qui non può farti del male.- le dice Viktoria.

            L’aria della notte è scossa da un coro di ululati.

-Non lo senti? È qui fuori, non si fermerà.-

-Da quel che ricordo delle leggende sui vampiri…- interviene la Creatura -...non possono entrare in una casa dove non sono invitati… e noi non l’inviteremo di certo.-

            Veronika si rizza in piedi di colpo e si dirige ad una finestra aprendola.

-Veronika, cosa stai facendo?- urla Viktoria.

            Un pipistrello con uno strano ciuffo bianco si materializza di fronte alla finestra, i suoi occhi rossi brillano nel buio. Chiaramente in trance, Veronika mormora:

-Entra mio signore.. entra nel cast..-

-Noo!- urla il mostro afferrando bruscamente Veronika e tappandole la bocca con la mano.

-Troppo tardi!- replica il pipistrello assumendo la forma umana di Deacon Frost –L’ìnvito è stato fatto, ora niente può fermarmi.-

            Balza nella stanza, mentre il Mostro gli si precipita contro.

 

Londra, la mattina del giorno dopo. Ufficio del Coroner della Città di Londra. Il dottor Charles Seward esce dalla sala autopsie e si abbassa la mascherina.

-Allora dottore?- gli chiede l’Ispettore Capo Chelm.

-Allora, aveva ragione lei, Ispettore.- risponde il medico –Si tratta di un omicidio vampirico. L’autore ha cercato di nasconderlo mutilando la vittima, ma ho ritrovato i segni dei morsi sul collo. La vittima è morta dissanguata, non c'è dubbio.-

-Grazie Dottor Seward. Non sembra il modus operandi di Dracula. Mi chiedo se ci sono dei nuovi vampiri in città oppure….-

-Se davvero Dracula è in città da un paio d’anni…-interviene un uomo dai capelli biondi, con un vestito elegante, in piedi al fianco di Chelm -…può aver riempito la città di più vampiri di quanto la sua squadra sia riuscita ad abbatterne.-

-Anche troppo vero.- commenta Chelm, poi si rivolge al dottore –Dottor Seward, le presento un uomo che deve assolutamente conoscere, uno che conosce bene i vampiri: Frank Drake.-

            Seward stringe la mano di Frank.

-Ho sentito parlare di lei Mr. Drake, ma non credevo che fosse di nuovo in Inghilterra.-

-Ed io non credevo di tornarci, francamente…- risponde Frank -… ma… i casi della vita.. e della morte hanno deciso diversamente. L’Ispettore Chelm mi già parlato delle sue vicissitudini e credo proprio che dovremmo parlare noi due... e non solo noi due.-

            Seward annuisce gravemente.

 

 

3.

 

 

            Volo LX 358 La notte seguente. Deacon Frost, percorre il corridoio della prima classe dell’airbus con incedere deciso.

Jaqueline Granvier sta pensando che sarà un volo tranquillo. Considerato che è l’ultimo volo della giornata, i passeggeri sono molto meno dei 150 che l’aereo potrebbe permettersi. Improvvisamente, vede l’uomo anziano che aveva visto alla partenza, il tedesco, e subito pensa che si stia dirigendo alla toilette, poi, lo vede chinarsi verso uno dei passeggeri, restare fermo un attimo ed infine alzarsi di scatto e volgere lo sguardo verso di lei. Jaqueline resta, per un attimo. interdetta, mentre la scena sembra congelarsi e la giovane hostess vede il corpo del passeggero, con un braccio a penzoloni ed un sottile rivolo di sangue che scende sul pavimento, e gli altri passeggeri accanto a lui, immobili, come se non fosse successo niente. Vede il sorriso di Frost ed i suoi canini sporgenti, ancora sporchi di sangue. Non è possibile, le dice il suo cervello, non è vero, non può essere vero. Non esistono, non possono esistere i… i… La sua mente si rifiuta di pensarla, ma la parola vampiro le si stampa nel cervello nello stesso momento in cui si accorge di gridare, ma, a quel punto, Frost non le bada più, si è già chinato sull’altro sedile e non bada al rantolo della ragazza che sta mordendo, è già pronto a passare oltre.

Il Comandante Jean Morel ha udito il grido della hostess ed esclama:

-Che sta succedendo? Quella era Jacqueline, ne sono sicuro.-

-Dirottatori?- interviene il secondo pilota –Se è così, conosci le disposizioni, non dobbiamo muoverci a nessun costo.-

            Morel stringe le labbra, conosce bene le disposizioni della compagnia, ma se Jaqueline è nei guai….L’urlo è cessato, ora, ma perché ha gridato? Perché?

 

            La notte precedente. Castello Frankenstein.  Il Mostro è saltato addosso a Deacon Frost, ma il vampiro reagisce immediatamente, si libera dalla sua stretta divenendo nebbia, poi lo afferra e lo solleva come se fosse senza peso, sbattendolo contro una pesante porta di quercia, che s’infrange sotto la spinta. Viktoria indietreggia. Non si può dire che questa donna non sia coraggiosa. Nella sua ancor giovane vita ha dovuto occuparsi dei poveri esseri deformi, frutto degli esperimenti proibiti di suo padre Ludwig, si è presa cura di Bram Velsing, Dreadknight[xxvii] solo per essere da lui tradita,[xxviii] è stata rapita dal malvagio Dottor Walston Kraft[xxix] e molte altre cose. È come se una maledizione pesasse sulla sua famiglia, segnando le vite dei suoi membri col marchio della tragedia. Ha visto e sopportato molte cose terribili quanto il vampiro che ora la minaccia. Viktoria indietreggia, incontra la mano della sorella e la stringe istintivamente, ora le due donne sono unite, schiacciate contro una parete, Veronika si risveglia dal trance indottole dal vampiro e comprende la situazione. Urla.

Frost si avvicina alle due donne, ma, prima che possa fare qualsiasi cosa, tutta la mole del Mostro gli piomba addosso.

-Non ti permetterò di far loro del male.- urla la Creatura.

-Patetica parodia di un essere umano!- grida Frost –Tu non puoi fermarmi, sottomettiti al mio volere.-

            Frost fissa il suo sguardo in quello della Creatura, ma… nulla accade.

-A quanto pare il tuo ipnotismo è inutile con me, vampiro.- replica il Mostro –Forse perché non sono davvero vivo, ma non m’importa, mi basta poterti schiacciare la testa come meriti.-

            La creatura cerca di schiacciare la testa di Frost, ma non ha il tempo di vedere se la sua strategia funziona, il vampiro diventa nebbia e si riconsolida poco più in là, alle spalle di Viktoria, che afferra per la gola.

-Adesso basta!- esclama –Questa battaglia cessa qui o mi delizierò col sangue che sgorgherà dal delizioso collo di questa bella fanciulla.-

            Il Mostro esita, non permetterà che sia fatto del male a Viktoria, l’unica della sua famiglia che l’ha trattato come un essere umano, semplicemente non può.

-Che cosa vuoi da noi, vampiro?-. chiede Viktoria.

-Cosa Voglio? Credevo fosse evidente. Voglio gli appunti dei tuoi avi, i risultati delle loro ricerche, tutto!-

-Per farne cosa? Quella roba ha portato solo danni.-

-Non capisci Viktoria?- interviene il Mostro –Vuole creare un esercito di creature come me o forse molto peggio.-

-Sei più intelligente di quanto si pensi, Mostro.- replica Frost –Ci sei andato vicino, ma ora basta. Non esiterò a mettere in atto la mia minaccia e lo sai.-

-Lo faresti comunque no?- replica l’altro –Ci vuoi uccidere lo stesso no? Per te la vita umana non è nulla.-

-Ti sbagli mostro.- ribatte Frost ridendo –Gli umani sono la mia riserva di caccia e mi diverto davvero con loro. Ora finiamola e portami al laboratorio.-

-Va bene…- risponde infine il Mostro –Ti ci porterò.-

 

 

4.

 

 

            Notte seguente, Volo LX 358 da Ginevra a Londra. L’hostess Jaqueline Granvier non riesce a credere ai suoi occhi. Quel… quel… quell’essere ha assalito ed ucciso quattro passeggeri in pochi minuti ed ora la fissa con un sorriso soddisfatto. Jaqueline si sente come se fosse diventata di pietra, vorrebbe fuggire, ma le gambe non le rispondono, le braccia sono diventate inerti. Può solo guardare mentre il vampiro assale un altro passeggero. Adesso, improvvisamente, sembra che i passeggeri si siano risvegliati dallo stato di trance e cominciano a gridare. Alcuni sono inchiodati ala poltrona, paralizzati dalla paura, paura di qualcosa che non capiscono. Vivono in un mondo assurdo, dove ci sono uomini e donne dai superpoteri, alieni ed altro ancora, ma il soprannaturale è qualcosa a cui non vogliono credere, perché se è vero, se è vero… Deacon Frost passa alla prossima vittima. La resistenza dei vivi lo diverte. Spezza con noncuranza il polso ad un uomo che cercava di proteggere la sua compagna, poi affonda i canini nel collo di lei e quando si rialza, punta, senza scomporsi, al prossimo bersaglio.

-Fermati, creatura delle tenebre!-

            A parlare è stato un uomo anziano, nelle mani stringe un piccolo crocefisso che punta verso il vampiro.

-Sta indietro!- intima con voce tremante –Sta lontano da me, da tutti noi!-

            Frost sogghigna:

-Pensi davvero che quel pezzo di legno mi fermerà?- dice –Illuso! Il potere della Croce sta nella fede in essa e tu… tu non ne hai abbastanza.-

            L’uomo, continua a tenere la croce tesa dinanzi a se, ma la sua mano trema

-Gettala!- intima Frost –Non ti serve a niente.-

-A niente..- ripete meccanicamente l’altro, preso dalla malia degli occhi di Frost. L’oggetto gli sembra pesante, ora. Come ha potuto pensare che potesse servire contro quella creatura?  È inutile, inutile. La croce cade a terra e l’uomo smette di pensare un attimo dopo, quando il sangue comincia a scorrere dalla sua giugulare. Immobile come una statua Jaqueline osserva.

 

            Per Dracula è stata una notte fruttuosa, ma c’è ancora spazio per altre prede e lui è un cacciatore, dopotutto. Nella sua forma di pipistrello si ferma sul tetto di una vecchia casa. Conosce il posto: il quartiere di Whitechapel. Non è più come ai vecchi tempi, più di cento anni fa, ma non importa, vi ristagna ancor oggi un’aura di malvagità che lui percepisce benissimo. Dracula sa che un male antico ha trovato di nuovo di che cibarsi, com’è avvenuto in passato, ma non lo riguarda adesso, prosegue il volo ed individua un bersaglio: una donna giovane ed i suoi figli piccoli. Una preda facile, ma Dracula esita. Non stasera, pensa, non stasera. Sii felice donna, Dracula poteva prendere la tua vita e te ne ha fatto grazia, ma domani…oh, domani sarà diverso…. Ci rivedremo… ci rivedremo ancora.

            Ride sommessamente, poi, dalla zona dei locali notturni individua un bersaglio. Conosce quella ragazza bionda, che indossa un semplice cappotto sopra il succinto costume di scena. Sa chi è: non certo un esempio di purezza, ma l’ha già cacciata una volta, per attirare Blade in una trappola, una trappola fallita come altre in passato.[xxx] Ora la caccerà sul serio e sarà divertente.

 

            Alpi Svizzere, la notte precedente. Il piccolo corteo scende le ripide scale dei sotterranei del castello. Lo apre il Mostro in persona e, dietro di lui, Veronika, entrambi reggono con la mano destra un candeliere acceso. Chiudono il gruppo Viktoria e Frost, che continua a tenerla per il collo.

-Ecco il laboratorio, vampiro. Prendi quello che vuoi, a noi non interessa.-

-Lo farò, mostruosità vivente, lo farò, ma prima mi occuperò di voi, entrate nelle segrete, presto.-

-Avevi detto che ci avresti risparmiati.- dice Viktoria.

-Davvero?- replica Frost –Beh se l’ho fatto, mentivo… o magari no. Potrei lasciarvi vivi, voi tre, imprigionati nelle segrete a morire di fame.-

-E chiamano me Mostro.- ribatte la creatura –Tu sei un vero mostro, Frost.-

            Mentre loro parlano, Veronika Von Frankenstein si rende conto che il vecchio candeliere che impugna è fatto d’argento e l’argento è letale per i vampiri non è vero? Approfitta della distrazione di Frost e lo colpisce al volto. Il Vampiro perde la presa su Viktoria  e ruggisce di rabbia. Il Mostro non perde tempo e lo afferra.urlando alle due donne:

-Fuggite, presto!- poi si rivolge al Vampiro –Ora Herr Frost, regoliamo i conti.-

-Si, certo.- ribatte Frost –Ora porrò fine alla tua inutile vita.-

-Forse, mi faresti un favore, ma non ora.-

            Lo scontro tra i due prosegue, senza che ci sia un chiaro vantaggio, con Frost che usa i suoi poteri mutaforma per sfuggire alla presa del mostro e poi attaccarlo, infine, Frost sbatte la Creatura sul tavolaccio che fu il suo luogo di nascita, poi balza verso un canterano e, mentre il suo avversario si rialza, fruga rapidamente, nei cassetti.

-Ah, queste mi serviranno. – borbotta mentre afferra delle carte, -Per ora mi basterà.-

            Caccia le carte in una tasca del cappotto e si gira a guardare il Mostro che si sta tuffando verso di lui. Lo evita con facilità, trasformandosi in nebbia.

-La battaglia è finita Mostro.- esclama, ridiventando umano–Ho avuto quel che cercavo, almeno in parte, ma, forse tornerò, la strada è aperta e le tue padrone sono ragazze deliziose.-

            Ride, trasformandosi ancora in nebbia e scivolando per i corridoi del castello, poi, ridiventa pipistrello ed esce da una finestra, allontanandosi verso i primi chiarori dell’alba. L’eco della sua risata rieccheggia nelle orecchie del Mostro.

 

 

5.

 

 

            Volo LX 358. Le urla si fanno più intese ora, dolore e panico. Nella cabina di pilotaggio, Jean Morel prende una decisione.

-Non posso restare qui, devo andare a vedere.-

-Fermati.- gli dice il secondo pilota Heinrich Mahler –Conosci gli ordini…-

-Me ne infischio. Io…-

            In quel momento, il portello della cabina s’infrange con uno schianto e nel vano che l’ospitava, compare Frost.

 

            Nessuna possibilità di scampo: Frost non può essere fermato e Jaqueline Granvier osserva la strage compiuta dal vampiro, sapendo che, presto toccherà a lei e di non poterci fare nulla. Ora Frost si dirige verso di lei, si ferma, come per contemplarla, sorride e la supera. Raggiunge il portello della cabina di pilotaggio. Jaqueline vorrebbe gridare, ma nessun suono esce dalla sua gola. Sente il suono dello sportello divelto con facilità da Frost e sente la voce di Jean Morel che dice:

-Chi sei tu? Cosa vuoi?-

            Non ode risposta da parte di Frost, solo un grido strozzato ed infine qualcosa che cade e scivola sino ai suoi piedi. Con terrore vede che si tratta di Jean. Buffo a cosa si pensa in certi momenti. Jaqueline pensa alla cena che avevano programmato per quando fossero arrivati a Londra ed ai momenti intimi che ne sarebbero seguiti. Non ci sarà alcuna cena, pensa adesso, i morti non hanno bisogno di mangiare… alcuni di loro bevono, però.

 

            Nella cabina di pilotaggio, Heinrich Mahler, continua guidare l’aereo verso Londra. È stato l’ordine che ha ricevuto e lo eseguirà.

 

            Frost ha finito il suo giro, si volge verso la hostess

-Seguimi!- le ordina.

            Ora Jacqueline può muoversi, ma solo per obbedire al suo nuovo padrone. Muta lo segue

            Entrano in classe economica ed anche lì, l’hostess vede i segni del passaggio del vampiro, trema, poi Frost raggiunge il posto che gli era stato assegnato, a fianco di un uomo che potrebbe sembrare addormentato, ma Jaqueline sa che è morto. Frost si volge verso di lei e, finalmente la morde. Per Jaqueline, ormai è come una liberazione. Non oppone resistenza, non potrebbe del resto, è un attimo di dolore, poi è come una specie di estasi ed infine il nulla. Mentre cade sul pavimento, Frost si siede e schiocca le dita.

Hilda Hauser sbatte gli occhi, ha sognato, forse? Dinanzi a lei, lo stesso anziano signore e… Mio Dio, quello è suo marito ed è…. e gli altri passeggeri... Hilda stringe convulsamente la mano della figlia Gretel, che si stringe a lei.

Frost sorride scoprendo i canini sporchi di sangue.

-Sono tornato per voi.- dice.

 

 

FINE SETTIMO EPISODIO

 

 

            Notte a Londra. Sono le ore piccole, come le chiamano di solito. Gli ultimi locali notturni chiudono i battenti, e coloro che ci lavorano, si avviano verso ciò che possono chiamare casa. Ecco Trudy Taylor, bionda, occhi azzurri, curve mozzafiato. Chiamatala ballerina esotica, chiamatela spogliarellista o, se volete, usate altre parole per descriverla; lei ha superato lo stadio in cui le parole possono ferirla. Aveva delle ambizioni, quando era più giovane, la nostra Trudy. Sognava un futuro da ballerina classica o da attrice, un grande futuro. Le illusioni s’infrangono davanti alla realtà, però, e Trudy si è ritrovata a percorrere la scala al contrario: i club fumosi del West End, gli spettatori sbavanti, mentre si toglieva anche l’ultimo indumento e poi le foto ed i film non esattamente artistici e gli appuntamenti dopo lo spettacolo, tutto quel che serve ad una ragazza per guadagnarsi la giornata. Dopo un po’ ha smesso di pensarci, tutto è diventato routine, per lei, e perché no? Dopotutto lei è solo una delle tante, un volto tra la folla, un corpo che non ha bisogno di avere un nome per coloro che lo desiderano e sono disposti a pagare per averlo. Come ogni sera, Trudy non si è curata di cambiarsi prima di lasciare il locale, ha, semplicemente messo l’impermeabile sopra quello che viene chiamato pomposamente “Costume di scena” e che è composto da nulla di più che un po’ di strass e lustrini sopra i capezzoli ed un ridottissimo perizoma che lascia pochissimo all’immaginazione; è quello che ha addosso quando intrattiene i clienti del club dopo il suo numero. I tacchi a spillo delle sue scarpette ticchettano sul marciapiede e la loro eco risuona tra i rumori della notte morente, quali che siano i pensieri di Trudy mentre cammina, rimangono solo suoi, poi, improvvisamente, alza gli occhi al cielo e lo vede: un pipistrello

            Trudy trema istintivamente, ricorda una terrificante esperienza con un vampiro, anni prima, da cui solo il suo amico Blade riuscì a salvarla.[xxxi] Non può succedere ancora, non può. Accellera il passo ed ogni tanto controlla sopra di lei, il pipistrello continua a seguirla, descrivendo cerchi sempre più stretti sopra la sua testa. Il battito di Trudy accelera, il respiro si fa affannoso, i passi si fanno ancora più veloci. Il pipistrello cala verso di lei, le sfiora i capelli, poi risale. Trudy grida. Deve trovare un poliziotto, qualcuno. Ora è convinta che quello non è un semplice pipistrello, ma dove trovare aiuto? Non c’è nessuno in giro. Perché non trovi neanche un poliziotto quando ti serve? No, eccone uno, proprio lì all’angolo. Trudy corre verso di lui.

-Aiuto!- esclama –Mi stanno inseguendo io…-

            Il poliziotto si gira lentamente, dicendo:

-In cosa posso aiutarla miss…?-

            Alla luce lunare, Trudy vede scintillare i canini dell’uomo, lunghi, appuntiti. Il poliziotto è un vampiro. La ragazza grida e corre in direzione opposta, l’altro non fa alcun tentativo d’inseguirla, ma lei ne sente la risata svanire alle sue spalle. Trudy non sa quanto ha corso, ad un certo punto inciampa e cade. Un tacco si è spezzato. Freneticamente, si libera delle scarpe, continua a correre. L’impermeabile si è aperto ed ora lei è praticamente, quasi nuda, ma non le importa, nulla ha importanza, pensa; se solo trova gente sarà al sicuro o, anche, se raggiunge il suo appartamento. Un debole rumore alle sue spalle la fa voltare. Topi, decine di topi stanno risalendo dalle fogne, obbedendo ad un silenzioso richiamo. Trudy grida istericamente, ma nessuno si fa vivo, se mai l’hanno sentita, i bravi abitanti del quartiere preferiscono far finta di nulla. Trudy corre disperatamente ormai, la milza le duole, il fiato le manca, non sa dire da quanto sta correndo, presto sarà l’alba e sarà salva deve solo…

            I suoi pensieri sono interrotti da una nuova caduta, adesso Trudy è in ginocchio, sente qualcosa spezzarsi nel suo spirito e comincia a piangere. Non reagisce nemmeno quando una mano si posa sulla sua spalla ed una voce imperiosa le dice:

-Guardami Trudy Taylor!-

            L’uomo indossa un abito scuro, molto elegante, i capelli ed il pizzo sono nero corvino, gli occhi sembrano due tizzoni ardenti. Lei lo riconosce: le si presentò come Conte Vlad e, qualche tempo dopo, Blade le disse che era nientemeno che Dracula in persona.

-La fuga è finita Trudy.- dice lui con fredda calma –Non scapperai più, perché ora mi appartieni. Da ora innanzi, tu sei mia.-

-Sono tua.- ripete meccanicamente Trudy, alzandosi in piedi ed offrendo il collo al morso del non morto.

 

 

#8

 

CREATURE DELLA NOTTE

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            L’aereo atterra all’aeroporto di Port Au Prince, capitale della Repubblica di Haiti. Ne scendono Blade e la donna che l’ha ingaggiato: Donna Garth, Vice Presidente di un’industria del caffè di New Orleans e figlia di un autentico zombie, che è poi il motivo per cui sono qui. Blade si è convinto che Simon Garth sia stato portato ad Haiti. Da chi, per quale motivo e se sia già stato “risvegliato”, questo non lo sa ancora, ma, se il suo istinto relativo al soprannaturale non si sbaglia, lo scoprirà presto.

            Avrebbe preferito che la sua accompagnatrice fosse rimasta a New Orleans, ma discutere con lei è stato del tutto inutile: Donna Garth ha dimostrato di possedere un carattere di ferro. Blade deve riconoscere di avere incontrato poche donne di cui potesse dire la stessa cosa: una era Rachel Van Helsing e l’altra, invece, è Safron, Caulder. Che un tempo era la sua donna. Da quanto non la vede o la sente? Troppo, forse.

            All’uscita dall’aeroporto li attende un uomo alto, con capelli e pizzo bianchi.

-Zio Anton!- esclama Donna abbracciandolo.

-Ah, Donna…- mormora lui in inglese, con un chiaro accento francese -…ogni volta che ti vedo sei sempre più bella.- si volge verso Blade.

-Monsieur Blade, giusto?- dice stringendogli la mano –Donna mi ha parlato di lei, spero che, insieme, riusciremo a risolvere quest’increscioso affare. Ah povero Simon, nemmeno la morte riesce a dargli pace. Venite, ora, vi porterò nella mia villa, avrete bisogno di riposarvi e rinfrescarvi, immagino.-

            Lo seguono e salgono in auto. Senza farsene accorgere, Blade scruta la zona intorno e, mentre l’auto parte, non gli sfugge un inserviente che, dopo il loro passaggio, va verso un telefono.

 

            Gran Bretagna. L’auto di Frank Drake giunge alla fine del viale d’ingresso di Godalming Manor ed il giovane scende. Ammira la facciata del palazzo, antica, si direbbe. Chissà quante generazioni hanno vissuto, amato e sono morte tra queste mura? I pensieri di Frank sono interrotti dall’arrivo di un impettito maggiordomo.

-Il signor Drake?- chiede ed alla risposta affermativa, continua –Il signor Visconte mi ha pregato di farla accomodare nel salone. La cameriera si occuperà dei suoi bagagli.-

Frank segue il maggiordomo sino ad un ampio salone dove ci sono, in attesa, cinque persone.

.-Mister Frank Drake di Boston.- annuncia il Maggiordomo e Frank non può fare a meno di sorridere per  tutto quel formalismo. Un uomo gli si avvicina sorridendo e gli porge la destra, che Frank stringe. Una stretta forte ed asciutta pensa. L’uomo dimostra circa 40 anni, capelli neri con appena qualche filo grigio qua e là.

-Sono Arthur Holmwood, il 17° Visconte Godalming, mio figlio Arthur ed il Dottor Seward mi hanno parlato di lei e della sua strana storia.-

            Frank guarda le altre persone presenti: il giovane On. Arthur Holmwood, erede al titolo ed ispiratore di quest’improvvisata squadra anti vampiro; al suo fianco una ragazza bionda, Penelope Clayborne e poi, il Dottor Charles Seward. Non sembrano i professionisti di Quincy Harker, pensa, ma dovrò accontentarmi.

-Si, la mia storia è strana…- dice dopo le presentazioni -… ma non più strana delle cose che vedrete, se proseguiremo per la strada che dire di voler iniziare.-

-Io sono pronto.- interviene il giovane Holmwood.

-Ed io credo di non avere scelta.- commenta Seward.

-Molto bene, signori e signore, allora ascoltate tutto quello che so su un uomo che altri non è che un mio lontano antenato. Vi parlerò del mostro chiamato Dracula…-

 

            Kate Fraser alza gli occhi dall’incartamento e fissa l’Ispettore Capo Chelm

-Non ha molto senso, lo sa?-

-Lo so Kate, non mi è capitato nulla di simile prima…e non parlo di un serial killer vampiro, in fondo i vampiri sono dei serial killer un po’ particolari. No, è la storia delle mutilazioni che non mi torna. Perché farlo? Perché mascherare gli omicidi in modo che non apparissero opera di un vampiro? Nessuno lo ha mai fatto prima.-

-Stavo riflettendo….- interviene Kate -…la zona in cui sono avvenuti gli omicidi è quella di Whitechapel…due prostitute uccise e mutilate, le ricorda niente?-

-Certo che mi ricorda qualcosa. Pensa davvero che non sia una coincidenza Kate?-

-Penso che le coincidenze sono sempre sospette nel nostro lavoro, voglio dare un’occhiata ai luoghi del delitto ed agli effetti personali delle vittime.-

            Chelm annuisce, il suo istinto, come quello di Kate gli dice che dietro questa storia c’è di peggio che il solito vampiro ed anche lui vuol sapere cosa.

            In quel momento arriva una telefonata ed altri problemi guadagnano la priorità, per il momento.

 

 

2.

 

 

            Frank Drake termina la sua storia personale e fissa l’uditorio

-Ora sapete tutto di me, almeno tutto quello che è veramente importante.-

-E così lei è discendente diretto di Dracula, Mr. Drake.- commenta Lord Godalming, con tono cordiale -Questo è interessante, considerato che, a parte Miss Clayborne, tutti quanti in questa stanza, sono imparentanti con coloro che dettero la caccia a Dracula oltre cent’anni fa, secondo il libro di Bram Stoker.-

-Infatti.- risponde Frank annuendo -E, come vi ho detto prima, io stesso ho combattuto con Dracula a fianco di un altro di questi discendenti: Quincy Harker. Ora Quincy è morto, ma ho imparato molto da lui, abbastanza da sapere come gestire una squadra di….vogliamo chiamarli Acchiappavampiri?-[xxxii]

-E dovremmo mettere sulle nostre auto un logo con un segnale di divieto e l’immagine di un pipistrello?- chiede, sarcastica, Penelope Clayborne.

            Frank sogghigna.

-Niente di così pacchiano.- replica –Scherzi a parte, la cosa è mortalmente seria. Io ho un motivo molto serio e personale per dare la caccia a Dracula: ha provocato la morte di mia moglie e rapito mio figlio, ma voi siete sicuri di volervi imbarcare in quest’avventura? C’è da rischiare la vita ed anche peggio della vita. Se mi consentite l’enfasi, qui è in pericolo la vostra stessa anima immortale.-

-Per quanto mi riguarda…- esordisce il giovane Arthur Holmwood -… non ho molta scelta: mio cugino William e la sua fidanzata sono dei vampiri ed hanno intenzione di uccidere me e Penelope. La mia unica possibilità di liberare me   e la mia famiglia, da questa minaccia è ucciderli io, prima che lo facciano loro. La cosa non mi piace e non so se ne sarò davvero capace, ma devo, tutto qui… e credo che Penelope la pensi come me.-

-Hanno già provato a farlo due volte.- dice Penelope –Ci proveranno ancora, lo so. Erano miei amici, ora il loro scopo è ucciderci e trasformarci in creature simili a loro. Mio Dio!-

-Quanto a me….- interviene Charles Seward –Sono stato morso da quella vampira, Van Helsing, il mio destino è segnato: alla mia morte diventerò un vampiro asservito ai suoi voleri. La mia unica speranza di evitare questo fato è ucciderla prima che accada. Anche volendo, non posso tirarmi indietro.-

            Frank sorride.

-Molto bene.- dice –Allora è deciso, siamo una squadra. Ora, la prima cosa da fare è trovare una casa sicura.-

-Una casa sicura?- esclama Lady Godalming.

-Si, un posto che sia protetto dalle incursioni dei vampiri. Come forse saprete, una delle limitazioni dei vampiri è l’impossibilità di entrare in abitazioni in cui non siano mai stati da vivi, senza esservi invitati dal proprietario o da uno degli occupanti. Quei due vampiri. Jeffries e Hastings, sono già stati qui, vero?-

-Beh.ad essere sinceri, non ricordo con certezza quando...- risponde Lord Godalming –… ma ci sono state sicuramente almeno un paio di occasioni in cui i Jeffries sono venuti qui, ad esempio, al funerale di mio padre, il 16° Visconte, l’anno scorso e, probabilmente, c’era anche Alice Hastings.-

            Frank aggrotta la fronte.

-La casa del Dottor Seward è esclusa, perché Rachel vi è stata ammessa.[xxxiii] Potrei usare la vecchia villa di Quincy Harker, ma Dracula e Rachel la conoscono anche troppo bene. Dovrò pensarci bene.-

-Sembra che vi siate autonominato capo del nostro gruppo.- commenta Arthur.

-Se pensi di essere in grado di farlo tu, ragazzo, accomodati. Si da il caso che io abbia l’esperienza dalla mia parte, ma non credere che m’importi. Quello che voglio è riprendermi mio figlio ed è quello che faro, anche se, per riuscirci, dovessi sterminare ogni singolo vampiro di questa città. Credevo di aver finito con questa vita, lo sa il cielo se volevo dimenticarmi dei vampiri e della mia storia familiare, ma Dracula non me l’ha permesso.-

-Per me va bene, Mr. Drake.- interviene Seward.

            In quel momento giunge, discreto, il maggiordomo:

-Si, Gerald?- chiede Lord Godalming.

-La cena è servita Milord.-

-Molto bene Gerald, grazie. Signori, venite, parleremo dei nostri problemi dopo cena.-

            Tipica atmosfera britannica, pensa Frank con un lieve sogghigno.

 

            La villa di Anton Cartier ad Haiti è quella che, un tempo, nelle piantagioni veniva chiamata Villa Padronale. Imponente ed un po’ in decadenza. Cartier ci vive da solo, a parte un domestico.

-Haiti era la perla dei Caraibi, un tempo – spiega Cartier a Blade –La prima nazione in cui i neri si affrancarono dalla schiavitù e costituirono il loro stato. poi, dittatori come i Duvalier, padre e figlio hanno rovinato tutto. Ora Haiti è un’isola povera perlopiù.-

-Lei non sembra passarsela male Mr. Cartier.- ribatte Blade con un velato accenno di rimprovero.

-Ah ma io non sono haitiano, anche se ho deciso di passare qui la mia vecchiaia. Sono uno studioso Monsieur Blade, m’interessavano gli usi e costume degli haitiani, l’origine del Voodoo, ma non parliamone ora. Immagino che lei e Donna siate stanchi per il viaggio; Gaston vi mostrerà le vostre stanze.-

            In effetti è così e, non appena sistematosi nella sua stanza, Blade si getta sul letto e cade in sonno profondo. Non sa per quanto ha dormito, ma quando si sveglia il sole si sta avviando al crepuscolo. Ricorda vagamente di aver sognato, ma non ricorda i particolari: c‘erano il volto di Marie Laveau che gridava un avvertimento che non riusciva a capire ed una figura avvolta nel buio, una donna dalla pelle color dell’ambra e vestita di un costume di leopardo, una donna di cui non riusciva a vedere il volto, ma ne vedeva, invece, gli occhi: neri e penetranti. Tutto quanto ora ha i contorni sempre più sfumati, tipici dei sogni. Blade ci riflette, mentre cammina lungo la tenuta di Anton Cartier, sino a sbucare in una piccola rada che da su una spiaggia e lì si presenta ai suoi occhi una visione ben diversa da quelle dei suoi incubi: Donna Garth, completamente nuda, si tuffa da un piccolo scoglio nel mare sottostante. Con perfetto stile piomba nell’acqua e prende a nuotare. Solo quando si volge verso la spiaggia, si accorge dello spettatore.

-Oh, Mr. Blade, si è riposato, vedo.-

            A quanto pare l’idea di essere nuda e che lui possa vedere perfettamente attraverso le acque trasparenti non la turba affatto.

-Ci ho provato. Vedo che lei ha trovato il suo modo per rilassarsi.-

-Questo? Mi è sempre piaciuto nuotare ed il mare qui è una meraviglia, non ci sono nemmeno gli squali... Perché non mi raggiunge? L’acqua è calda e pulita.-

            Blade storce il labbro in un tentativo di sorriso.

-Non fa per me… e, comunque, non ho portato il costume.-

            Donna sorride maliziosa.

-Lo trova un problema? Non ce l’ho nemmeno io, come avrà certo notato. Non credevo che fosse uno così attento a certe convenzioni borghesi.-

            Blade fa ancora una smorfia. Perché no? Si dice, da quanto tempo non si concede un po’ di relax, se mai l’ha fatto? Con rapidi movimenti, si toglie gli abiti e, quindi si tuffa a sua volta.

-Perfetto, Blade, un tuffo da campione.- gli dice Donna, in tono a metà tra l’ammirato e lo scherzoso, poi riprende a nuotare.

            Quanto tempo stiano in acqua, i due non saprebbero dirlo. Per Blade è un modo per accantonare, per un po’, le tensioni di una vita, che presto torneranno a tormentarlo. Quanto a cosa passi per il cervello di Donna Garth, lui è certo di non saperlo.

            Alla fine, escono dall’acqua e Blade non può non rimarcare tra se come Donna Garth sia assolutamente disinvolta, come se non le importasse affatto di essere nuda con un uomo che conosce a malapena. Naturalmente , anche lui è nudo, ma lui ha superato la stagione degli imbarazzi con l’arrivo della pubertà. Non ha potuto fare a meno di notare che è una donna molto bella e, di certo, non nega che lei gli stia facendo un effetto ben visibile, anche se cerca di non pensarci. Ha anche notato certi sguardi di lei, però e si sforza di ignorare anche questo; ci prova, almeno. Si gettano su un telo, l’una accanto all’altro.

-Pensi che sia sfrontata Blade?- gli chiede Donna –Priva di pudore o simili?-

-Penso che il male è sempre nell’occhio di chi guarda miss Garth.- risponde lui.

-Chiamami Donna. Hai dato una bella risposta. Mio padre vedeva il male negli occhi di chiunque mi guardasse e penso che io facessi in modo di essere guardata in situazioni, diciamo provocanti, solo per fargli dispetto. Ma questo è il passato ed io dovrei essere più matura, credo, di certo sono diventata più dura.- volge lo sguardo verso di lui -Mi trovi bella e desiderabile Blade?-

            Blade sogghigna:

-Non credo di poter mentire in questa situazione e credo che la risposta sia evidente.-

            Donna ride.

-Si, è molto evidente, direi.- dice, mentre le sue dita sfiorano il petto di Blade scivolando lentamente verso il basso.

-Donna… non credo che questo piacerebbe a tuo marito.-

-Lascialo perdere, io faccio quel che voglio quando voglio ed ora sai cosa voglio.-

-Lo sai davvero? Non sono certo di voler essere lo stallone di turno.-

            Il sorriso di lei si allarga, mentre risponde:

-Pensavo fossimo due adulti consapevoli Blade. Io so esattamente quel che voglio da te e da quel che vedo, anche tu lo sai. Non ti sto proponendo un legame per la vita, ma solo un po’ di sano divertimento tra adulti consenzienti. Ci trovi qualcosa di male?-

-No di certo.-

-E allora, perché non lasci perdere tutti i discorsi stupidi e non ti lasci andare? O non ti va di farlo con una bianca?-

-Di questo non potrebbe importarmene di meno.- replica Blade. Ormai non riesce più a trovare un motivo per dominare i suoi impulsi e lei ne è pienamente consapevole, mentre le sue dita scivolano sempre più verso il basso. Le loro labbra s’incontrano, poi Donna sorride, abbassa la testa sul petto di lui e comincia a baciargli il petto e poi più giù.

 

 

3.

 

 

            Kate Fraser è la prima a salire a bordo dell’aereo. Sui documenti di volo c’è scritto che è il Volo LX 358 Ginevra-Londra della Swiss International. Partenza ore 20, ora locale, arrivo ore 20:50, ora di Londra. Freddi dati che non descrivono la dura realtà di un’ora e 50 minuti di terrore. Sino a poche ore fa, all’interno dell’aereo c’erano 71 cadaveri, compresi i tre membri dell’equipaggio ed 11 bambini. L’ipotesi di un attacco terroristico, fatta in un primo tempo, è stata scartata subito dopo che un esame preliminare ha mostrato che la causa della morte era, probabilmente, il dissanguamento e che la maggior parte delle vittime non aveva ferite, tranne due piccoli fori circolari alla base del collo. A questo punto era scattata una particolare procedura d’emergenza ed era stata allertata una particolare unità di Scotland Yard, nota, confidenzialmente, come Squadra Antivampiro.

Entrando, Kate si sente quasi sopraffare dalle sensazioni che riceve. L’aereo è letteralmente intriso di sensazioni di terrore, sconcerto, rassegnazione quasi palpabili nella loro intensità. Mentre percorre il corridoio della classe turistica, riesce quasi a vedere i passeggeri inchiodati alle poltrone e la figura alta, con i capelli e barba bianchi, che si muove rapido tra loro, affondando le zanne nel loro collo. Percepisce la quieta rassegnazione di una ragazza, che accoglie la morte come una liberazione dall’orrore. Si china a raccogliere una bambola, abbandonata sul pavimento. Come la prende in mano, vede, attraverso gli occhi della sua piccola proprietaria, gli occhi rossi ed i denti appuntiti, come i mostri delle fiabe:

“Che denti grandi che hai!”

“È per mangiarti meglio!”

            Kate piomba a sedere su una poltrona, si attacca, convulsamente, ai braccioli, ora i suoi occhi sono quelli di una giovane donna che sente il cuore scoppiare dall’orrore, mentre stringe a se la figlia di cinque anni terrorizzata e poi…

            Con uno scatto Kate si rialza in piedi e lotta per ricacciare indietro la nausea. Si è già ricomposta, quando l’Ispettore Chelm la raggiunge.

-Era uno solo.- gli dice –Uno solo, molto potente e molto spietato., Ha passato l’intero viaggio ad uccidere i passeggeri. Non aveva bisogno di fare una strage simile, ma lo divertiva. Ha ucciso 71 persone, bevuto il loro sangue, solo perché voleva farlo.-

-Ho avuto la lista dei passeggeri.- dice Chelm -Tra i nomi ce n’è uno che conosco e scommetto che, quando avremo controllato, sarà l’unico a mancare: Deacon Frost.-

-Oh cielo!-

-Già. Non ci bastava Dracula, ora abbiamo a Londra un altro dei più pericolosi vampiri in circolazione. Le cose non andranno affatto bene d’ora in poi.-

 

            Gran Bretagna, Londra, Westminster. All’interno di una villa abbastanza anonima, si trova un laboratorio molto attrezzato. Un uomo in camice bianco sta facendo degli esperimenti. Abbiamo detto uomo? Ma quale uomo avrebbe le pupille color rosso acceso? Quale uomo avrebbe i canini lunghi ed appuntiti ed una smorfia raggelante sul volto? Se mai colui che risponde al nome di Deacon Frost è stato uomo, questo è stato molto tempo fa e nemmeno lui lo ricorda più.

            Controlla il colore del composto in una provetta e…

-Uhm, forse ci siamo.- commenta –Stavolta, però ci sono andato più vicino. Gli appunti di Viktor Frankenstein sono stati utili, proprio come pensavo. Ora se solo trovo il soggetto giusto… Beh è solo questione d’avere pazienza, dopotutto, e quella non mi manca.-

            Ride.

 

            Joan Campbell parcheggia l'auto nel vialetto di casa sua. Ha fatto tardi in ufficio e già s’immagina le proteste del marito ed anche dei bambini, ma, d’altra parte, sono momenti duri questi e lei non aveva altra scelta, in fondo. Robert capirà

-Mrs. Campbell?-

            La voce la coglie mentre sta aprendo il cancello e lei si volta, per trovarsi di fronte ad un uomo alto e dall’aria distinta, con lo sguardo penetrante, molto penetrante. Da dove sbuca? Giurerebbe che non c’era prima.

-Chi è lei?- chiede un po’ agitata- Come fa a sapere il mio nome?-

            L’uomo sorride rispondendo:

-Mi chiamo V.T. Drake e quanto a sapere chi è… la osservo da qualche tempo. Due notti fa ci siamo quasi incontrati, ma lei era con i suoi due bambini ed ho preferito non disturbare.-

            Joan non sa cosa pensare. Quell’uomo l’ha seguita? Perché? Cosa vuole? Apre la bocca per chiamare il marito, solo per accorgersi di non riuscire a parlare.

-Ho un’offerta per lei, Mrs. Campbell, un’offerta che, ne sono certo, alla fine, accetterà con entusiasmo.-

-Offerta?-

-Oh si!- fa lui scoprendo i canini appuntiti –Possiamo dire, in un certo senso, che riguarda la vita dopo la morte.-

 

 

4.

 

 

            Haiti. Ora di cena nella villa di Anton Cartier. I soli commensali, oltre al padrone di casa, sono Blade e Donna Garth. La conversazione verte su un argomento di comune interesse: il Voodoo.

-Ho studiato l’argomento per anni e continuo tutt’oggi.- sta dicendo Cartier –Non m’illudo di essere la più grande autorità in materia, ma possiamo dire che sono un esperto.-

-Per questo non vi sorprendeste, quando apprendeste che Simon Garth era diventato uno zombie, immagino.- dice Blade.

-Infatti. Devo ammettere, però, che fu, comunque, uno shock per me trovarmelo davanti. Ero uno dei pochi amici di Simon. Come forse saprete, era un uomo difficile e dire che non era molto amato, è usare un eufemismo. Paradossalmente, furono la sua morte e successiva zombificazione a consentirgli di trovare il modo di riscattare gli errori di un’intera esistenza.-

            Blade guarda verso Donna Garth. Lo sguardo di lei si è fatto cupo, effetto dei tristi ricordi, ovviamente. Non è certo di capire questa donna, ma due conclusioni le ha raggiunte: ha sul serio un carattere di ferro ed amava davvero suo padre. Blade riporta improvvisamente l’attenzione su Anton Cartier.

-Come sa, Dottor Cartier, sono più esperto di vampiri e questi hanno delle debolezze. Come si possono combattere gli zombie?-

-In effetti hanno le loro debolezze, come tutte le creature di origine soprannaturale. I veri zombie, essendo morti rianimati, non possono essere affrontati con armi tradizionali, ma…-

-Padron Cartier, venite, presto!- urla Gaston, il domestico.

            Tutti si precipitano alla finestra vicino a cui si trova il domestico.

-Guardate!-grida Gaston.

            Fuori dal cancello della villa, ben visibile alla luce della luna e della lampada del portico, si sta ammassando un gruppo di esseri che, un tempo, erano stati umani, ma, ora possono essere descritti solo come cadaveri ambulanti: Davanti a tutti loro, una figura imponente, che stringe le sbarre del cancello con forza.

-Papà!- urla Donna.

-È lui, Simon Garth!- esclama Cartier. -È di nuovo uno zombie!-

            E non è l’unico, pensa Blade, si è portato dietro un bell’esercito di amici e non ci metteranno molto a sfondare il cancello ed allora saranno guai. Un momento: quella accanto a Garth non è uno zombie, è una donna, viva e con un succinto costume di leopardo, la donna del suo sogno, ne è certo. Comanda gli zombies? Se è così, i loro guai sono, forse, peggiori del previsto.

 

            Carfax Abbey. Apparentemente è un ufficio dirigenziale, ma per Dracula è la sua personale versione di una sala del trono e lui si comporta proprio come faceva quando teneva corte in Valacchia e Transilvania, quando non era ancora un vampiro, ma solo Vlad III, l’Impalatore, il terrore dei Turchi. È nato per comandare, la sua nascita, il suo retaggio ne hanno fatto un Principe tra gli uomini e tra i vampiri, Disprezza questo patetico paese di inetti senza spina dorsale, degni solo di essere la sua preda. Potrebbe conquistarli tutti avendo al suo fianco anche solo una brigata dei suoi dragoni con cui respinse le orde turche salvando il trono di quello stupido dell’Imperatore Sigismondo. Ha salvato l’Europa e nessuno si ricorda di lui. Il destino ingrato dei grandi uomini. Con fare imperioso si rivolge a coloro che stanno dinanzi a lui: i vampiri William Jeffries, Alice Hastings, Ellen ed Erika e la sua servitrice umana, Elizabeth Scott, tutti in rigoroso silenzio.

-Non accetto discussioni, su questo. Sto per intraprendere un viaggio e per quando sarò tornato, i miei nemici dovranno essere tutti morti, tutti, tranne il mio degenere discendente, Frank Drake e la poliziotta, Katherine Fraser, degli altri fatene ciò che volete.-

-Lasciate in vita anche il dottor Seward, lui è la mia preda personale e se lo toccate ve la vedrete con me.- interviene Rachel Van Helsing, in piedi al fianco di Dracula. Lui sogghigna divertito:

-Avete udito la vostra padrona. I suoi ordini sono i miei, andate ed ubbidite.-

            I vampiri escono e Dracula richiama Elizabeth Scott.

-È stato provveduto ai bisogni del bambino, il mio erede designato?-[xxxiv]

-Si padrone.- risponde la Scott con voce atona –Anche in questo momento c’è chi provvede a tutte le sue necessità.-

-Molto bene, è quanto volevo sentire, ora vattene donna e vigila che sia tutto pronto per la mia partenza.-

-Dove hai intenzione di andare Dracula?- chiede Rachel.

-Molto a nord, mia cara, nelle inospitali distese scozzesi per una visita rimandata da troppo tempo. Ti consiglio di accompagnarmi, perché non ti annoierai di certo.-

            E così dicendo, il Signore dei Vampiri scoppia in una sonora risata.

 

 

FINE DELL’OTTAVO EPISODIO

 

 

Salisgraveshire, Scozia nord occidentale.

Il paese, oggi chiamato Cape Cliff, giace sull’estrema costa dell’isola britannica, a ridosso di un precipizio naturale, battuto dalle più feroci e gelide correnti che il mare del nord possa offrire. I suoi abitanti sono i più collaudati pescatori, che imparano fin da piccoli che ogni cosa che venga dalla terra o dal mare è un dono prezioso, conquistato solo perché ti è permesso da una Madre Natura tutt’altro che remissiva.

Da duemila anni, Cape Cliff è un paese riservato, ostile agli estranei, che, solo periodicamente, ammette nuovo sangue, per prevenire la degenerazione della prole. I suoi affari sono sempre stati vigilati, nel bene e nel male, da un’unica, continua dinastia, che per solidità farebbe l’invidia di qualunque regale. Una dinastia che ha dato il proprio nome alla contea.

Salisgrave Castle è una struttura come nessuna, scavata nella roccia viva della costiera, dotata di un proprio faro e porto, l’unico punto d’accesso dal mare, nelle epoche in cui non c’erano che le barche per coprire le lunghe distanze.

L’origine dei Salisgrave, affonda in ere in cui, si dice, le Isole Britanniche erano ancora parte di un più vasto continente e creature leggendarie erano libere di percorrere la Terra. Le leggende dicono che uno stregone della stirpe, che, un giorno, avrebbe assunto il nome dinastico di Salisgrave, fosse temuto nientemeno che da Bran Mak Morn, il leggendario Re dei Pitti, che aveva combattuto con successo sia le legioni romane, che le più temibili creature soprannaturali. Vera o no che fosse, la leggenda aveva alimentato la sinistra fama dei signori di Salisgrave Castle e questo, a loro, non aveva fatto che piacere.  La loro consumata abilità nelle arti magiche era stata un fattore decisivo, quanto la posizione del castello, nel difendere la zona da invasioni di ogni tipo, anzi la magia si era dimostrata la miglior forma di difesa contro certi tipi di invasori. Purtroppo per loro, non si può sempre giocare col fuoco senza scottarsi e queste difese non erano bastate all’ultimo discendente di questa dinastia per evitare un pericolo proveniente dall’interno.

La cosa, in verità, è di ben scarso interesse per la figura femminile, che, in piedi su uno dei più alti spalti del Castello, sta ritta ed incurante del temporale, dei lampi e dei tuoni. Inguainata nel suo scenico costume rosso e nero, spalle scoperte, gonna con spacco laterale fino alla cintola, e mezze maniche con merletti neri, una scollatura ampia, ma non sfacciata, indifferente alla rigida temperatura. Lilith, per diritto di nascita Principessa dei Vampiri, volge lo sguardo all’orizzonte, quasi beandosi della furia scatenata degli elementi, che spazzano l’oceano e quel lembo di terra dimenticato da Dio.

Solo i suoi sensi soprannaturali, le consentono di percepire l’arrivo di Tagak, il signore dei Leopardi, l’alieno che, come lei, è un forzato membro del gruppo noto come Supernaturals.

-Milady.- dice l’uomo felino –Dovresti tornare di sotto, la tempesta…-

-Non può far niente ad una non morta.- replica Lilith –Se volessi potrei controllarla a mio piacimento, ma in questo momento mi piace che sia così forte, riflette il tormento della mia anima, se ancora ne possiedo una, del che dubito.-

-Non credo di capire.-

-Lui sta arrivando.- continua, quieta, la vampira –Tra poco sarà qui, lo sento.-

-Lui? Di chi parli milady?-

-Mio padre, Dracula. La stessa magia che ha fatto di me una non morta,[xxxv] mi permette di sentirne l’arrivo. È un legame molto più intenso di quello che lega normalmente padre e figlia. Io e mio padre ci odiamo sin da quando posso ricordare ed ora sta venendo qui per vedere me e, per sistemare la nostra faida, in un modo o nell’altro. È un confronto che attendo e temo al tempo stesso, perché potrebbe essere deciso il fato di entrambi.-

            Come a sottolineare le parole di Lilith, la luce di un lampo squarcia il cielo notturno e, subito, si ode il forte rumore del tuono.

 

 

#9

 

PRELUDIO ALL’INFERNO

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Haiti. Dalle finestre della villa dello studioso di Antropologia Culturale Anton Cartier, lo stesso Cartier, il suo domestico Gaston, ed i due ospiti Donna Garth e Blade, il Cacciatore di Vampiri, osservano l’assalto di un esercito di zombie, apparentemente, controllati da una misteriosa donna dalla pelle color ambra e rivestita da un succinto costume di leopardo, che esalta le sue forme sinuose. Non è a lei, però, che sono fissi gli occhi dei tre uomini e della donna, che vedono la marea di cadaveri viventi premere contro con pressione lenta, ma costante, che, inevitabilmente, finirà per abbattere la fragile, barriera di ferro, No, i loro occhi si sono puntati sulla massiccia figura di uno zombie in particolare: alto, robusto, il petto nudo, a parte un gilet aperto, quasi tutti i presenti, hanno avuto l’opportunità di incontrarlo in un’occasione o l’altra o, quantomeno, di vederne un’immagine e, simultaneamente, riconoscono in lui il non dimenticato Simon Garth.

-Papà!- urla Donna Garth. In cuor suo sperava che i suoi peggiori timori non fossero fondati, ma, ora, deve arrendersi all’evidenza: chiunque abbia fatto rapire il corpo di suo padre dalla tomba di famiglia, dove sperava che avrebbe, finalmente, riposato in pace, l’ha fatto proprio allo scopo di riportarlo in vita, se così si può dire, come zombie, come già era accaduto varie volte nel corso degli anni.[xxxvi] Donna vorrebbe piangere, ma gli anni e le dure esperienze l’hanno sufficientemente indurita, sa che sta, che tutti loro stanno, per la verità, correndo un serio pericolo di morte e, se vuole uscirne, deve mantenersi lucida, anche se non è facile.

            Blade è decisamente più controllato degli altri presenti. Anni di esperienze come cacciatore di vampiri hanno sviluppato in lui un notevole sangue freddo. Se quelli che deve affrontare fossero vampiri, saprebbe esattamente come comportarsi, ma sugli zombie non è altrettanto preparato. Da quanto ricorda, gli zombie sono morti rianimati dalla magia dei Bokor[xxxvii] e delle Mambo,[xxxviii] diversamente dai vampiri, non hanno volontà propria e debbono obbedire al loro padrone, di solito colui che detiene un feticcio, che rappresenta lo zombie e che contiene qualcosa di suo. Essendo defunti, sono immuni a qualsiasi arma e, virtualmente, inarrestabili, il che, non è affatto una bella notizia.

            Uno schianto lo informa che il cancello è stato abbattuto, gli zombie stanno arrivando e le cose si mettono male.

 

            Londra. Scotland Yard. L’Ispettore capo Chelm alza gi occhi dal rapporto sui fatti dell’Aeroporto di Heathrow.[xxxix] I suoi uomini hanno fatto un buon lavoro, ma, ovviamente, nessuna traccia di Deacon Frost, come previsto. L’anziano vampiro tedesco è svanito senza lasciare tracce apparenti e Chelm teme che sentirà presto parlare di lui. Il Sergente Jordan ha ricostruito nel miglior modo possibile quanto è accaduto. Il volo LX 358 è arrivato in perfetto orario, senza che nessuno, nella torre di controllo, si sia accorto di niente. A questo punto, Frost se n’è andato senza incontrare fastidi. Evidentemente il personale di terra che ha accolto l’aereo è stato ipnotizzato in modo da non accorgersi di niente e non segnalare anomalie. Solo dopo mezz’ora, qualcuno si è risvegliato dal trance ed ha dato l’allarme, ma a quel punto, Frost era, come già detto, ormai lontano. Secondo i rapporti del Medico Legale, i 71 passeggeri sono stati quasi completamente dissanguati e, a giudicare dai segni trovati, non è stata solo opera di canini affilati. I segni stavano per sfuggire all’attenzione, ma uno dei medici che esaminavano le settantuno vittime li aveva trovati, per caso, su un paio di loro ed aveva voluto verificare. Il riscontro era stato positivo per ogni cadavere. Frost si era nutrito, questo era ovvio, poi aveva provveduto a drenare buona parte del sangue non bevuto. Perché? Quale che fosse la risposta, non presagiva nulla di buono. Chelm scuote la testa. Kate Fraser sorride, mentre gli porge una tazza di the fumante.

-Forse l’aiuterà a rilassarsi.- dice.

-Ci sarebbe da sperarlo.- commenta Chelm prendendo la tazza –Abbiamo abbastanza guai con le attività di Dracula e dei suoi vampiri, per non parlare dell’assassino di Whitechapel. E, mi creda Kate, non mi consola affatto che anche i miei colleghi abbaino problemi non da poco, come Dai Thomas con i suoi amici superumani[xl] o  quelle strane morti a Chelsea su cui sta investigando l’Ispettore Gray.[xli] Sa il cielo, se, nonostante tutto, non sono superstizioso, Kate, ma a volte mi viene da chiedermi se Londra non sia diventata il parco dei divertimenti del demonio in persona.-

            Kate Fraser non trova nulla da replicare.

 

 

2.

 

 

            Lilith è sola sul torrione, nella notte di tempesta in cui, oltre a quella dei lampi, spicca solo la luce del faro. Non prova freddo o disagio Sensazioni simili sono sconosciute per lei da oltre 500 anni, da quando, cioè, la zingara Gretchen la tramutò in una morta vivente, con l’unico vero scopo: la distruzione di suo padre. Povera vecchia Gretchen, chissà se si è mai resa conto di aver scatenato un demone, forse, peggiore di quello che voleva combattere? Il perverso senso dell’umorismo di suo padre le ha imposto il nome della leggendaria madre dei demoni,[xlii] un nome evocatore di terrore e sensualità nel quale, lei si è rispecchiata in cinque secoli di vita, in cui sia uomini, che donne hanno dovuto pentirsi di averla incontrata, se sono vissuti abbastanza a lungo per farlo. Il suo sguardo va verso il villaggio poco lontano. A quest’ora e con questo tempo, tutti saranno rintanati nelle loro case, non vale nemmeno la pena di provare a cercare una preda. In questo non è dissimile da suo padre: i viventi sono la sua preda, solo questo. Esistono per soddisfare i suoi appetiti e nient’altro. Non è sempre stato così, però. Negli ultimi anni ci sono stati due umani per cui ha provato qualcosa: la tenera ed indifesa Angel O’Hara ed il suo compagno di allora, Martin Gold.. A loro, Lilith concesse la sua protezione disinteressata o, forse, come direbbe suo padre, non era altro che il tipico atteggiamento del padrone verso i servi fedeli od i propri animali domestici. Lilith stira le labbra in un sorriso maligno scopre i canini appuntiti.

 

            Dall’altra parte del Canale d’Irlanda, estremità nord dell’Isola d’Irlanda, County Antrim, nel paesino di Ballintoy, sulla costa. Angel O’Hara si sveglia di soprassalto.  Era lei, ne è sicura, ha sognato Lilith, la vampira che si era reincarnata nel suo corpo anni fa.[xliii] Da anni non pensava a lei e nemmeno a Martin Gold ed ora..

-Mamma Mamma!-

            Suo figlio Ted si precipita sul letto.

-Ho fatto un brutto sogno!-

            La giovane donna trema. Anche il piccolo Ted l’ha sognata, non può essere un caso. Ricorda gli anni passati: New York e Martin, l’appartamentino al Greenwich Village; l’angelo custode che sembrava vegliare su di loro. Solo che non era un angelo, ma un demone da cui lei stessa era posseduta ed a cui sarebbe ancora legata, se non fosse stato per la magia di uno zingaro.[xliv] Dopo quelle avventure, Angel decise di tornare in Irlanda, la terra dei suoi avi, e non ci aveva più pensato, sino ad ora. Angel stringe suo figlio e lo consola. È stato solo un sogno, nient’altro che quello. Forse domani ci crederà.

 

            Gli zombie sono, ora, al portone della villa e, per quanto sia fatta di solida quercia, quanto potrà resistere alla pressione di un indefinito numero di creature che non sentono dolore o stanchezza? La risposta arriva dopo pochi minuti, quando la pesante porta cede e gli zombie dilagano nella villa.

            Di fronte ai quattro occupanti ci sono, ora, circa una dozzina di zombie, guidati da colui che in vita era Simon Garth, il potente re del caffè. Ora è solo un essere senza espressione, i cui occhi sono apparentemente spenti.

-Papa!- urla Donna Garth –Ti prego, fermati!-

            Se lo Zombie ha dato segno di sentire le parole della figlia, certo non lo da a vedere. I quattro devono, ora difendersi contro avversari inarrestabili.

            Maledizione, pensa Blade, cosa posso fare per fermarli? Le sue armi, tradizionalmente efficaci contro i vampiri, nulla possono contro questi morti che camminano. Del tutto inutile è l’uso dei coltelli di legno o delle lame d’argento. Insensibili ad ogni stimolo sensoriale, le creature colpiscono spietate. Anton Cartier vede cadere il suo domestico, poi, il manrovescio di uno zombie lo sbatte contro una parete e lui perde i sensi. Miglior fortuna non capita a Blade, sebbene si difenda con le unghie e coi denti, i suoi avversari sono troppi e l’esito della battaglia, inevitabile. Impossibile dire se sia un caso o un piano deliberato di chi controlla gli zombie o un residuo della perduta umanità, ma è lo stesso Simon Garth a sollevare la figlia, ormai esanime, tra le forti braccia per portarla fuori dalla villa, verso una figura femminile che sorride sinistramente, mentre, la luce della luna illumina il ciondolo che pende al suo collo, un ciondolo uguale e simmetrico a quello che pende al collo di Simon Garth e che garantisce al suo possessore il controllo sullo sventurato zombie: l’altro Amuleto di Damballah.

 

            Inghilterra, Londra, Borgo di Tower Hamlets, quartiere di Whitechapel. Jenny è una ragazza che lavora, diciamo così e il suo luogo di lavoro non è né meglio, né peggio di tanti altri. Certo, il quartiere non è più quello dell’ottocento, molte cose sono cambiate in meglio, ma altre, beh, altre non cambiano mai. Jenny non lo sa, ma questa è la sua ultima notte, non vede la nebbia condensarsi alle sue spalle in una figura maschile e, quando si accorge della sua presenza, il suo destino è ormai segnato.

 

 

3.

.

 

Regione delle Highlands, nel Nord Ovest della Scozia. È qui, di fronte al Castello Salisgrave, che due pipistrelli terminano il loro volo e prendono l’apparenza di un uomo ed una donna. Lui: distinto, elegante, alto e magro, capelli neri, baffi ben curati e pizzetto, naso aquilino, sguardo magnetico, unico segno particolare una leggera cicatrice sulla fronte, vestito nero di Armani, niente cappotto, ma un ampio mantello. Lei bionda, carnagione chiara, occhi azzurri, bella, una bellezza non deturpata, da una cicatrice sottile, che le solca verticalmente la guancia sinistra. In realtà sono due creature delle tenebre, due vampiri, e non due vampiri qualunque, bensì: il Conte Dracula e la sua compagna Rachel Van Helsing.

 

Lilith, è ancora sugli spalti, rivolta verso la tempesta, quando il suo istinto la spinge a guardare in basso e notare due figure umane al portone. La vampira sorride. Mio padre è, dunque, arrivato, pensa, molto bene, andiamo a riceverlo, dunque. La figlia di Dracula si avvolge nel mantello e scende gli stretti scalini.

 

Dracula e Rachel sono di fronte al pesante portone ed il Signore dei Vampiri spinge con forza il batacchio. Dopo il primo colpo, il portone si apre e compare un maggiordomo, che dice loro:

-Il Conte vi attende, è pronto a ricevervi.-

Un’espressione perplessa si disegna sul volto di Rachel Van Helsing? Attesi? Com’è possibile? Come poteva sapere questo Conte di Salisgrave del loro arrivo? È sicura che il suo compagno non si è preannunciato. E questo Salisgrave sa che sono vampiri? E se è così, perché permette la loro entrata come se la cosa non lo preoccupasse? Dracula non sembra curarsene, a quanto sembra. I due vampiri vengono guidati attraverso un corridoio enorme, deserto, illuminato da bracieri posti alle pareti e dalle lampare pendenti dal soffitto. Giunti di fronte ad una solida porta di legno, la stessa si apre per lasciarli entrare. All’interno, vestito di un abito nero azzurro e verde, i colori del suo clan,  seduto su una specie di trono, sta un uomo: alto e rinsecchito, capelli bianchi e scarmigliati, volto segnato dagli anni. È l’Attuale padrone del Castello: Sir Victor Salisgrave, Cavaliere dell’Ordine della Giarrettiera e dell’Ordine del Cardo. Signore del Castello di Salisgrave, 25° Lord di Cape Cliff, 19° Conte di Salisgrave. Il suo attuale stato è dovuto al fatto che, nonostante tutte le precauzioni di una vita, è caduto in una trappola, abilmente tesa da un essere più demone che uomo, noto come Master Pandemonium e può dirsi fortunato ad esserne uscito non solo trionfatore, ma ancora vivo, sia pure tragicamente invecchiato ed indebolito.[xlv]

-Benvenuto nella mia umile dimora, Conte Dracula.- dice il Conte di Salisgrave con voce flebile, ma decisa. –O preferisci che ti chiami V.T. Drake?-

            Dracula sorride:

-Immaginavo che sapessi. D’altra parte, non è mai stata mia intenzione tenerlo nascosto a gente come te. Ti vedo diverso da com’eri quando c’incontrammo…che anno era? Il 1920?-

-1919, per essere esatti, ma non di questo volevate parlare tu e la tua deliziosa compagna.-

-Vero. Ma sono stato scortese. Lascia che ti presenti Rachel Van Helsing.-

            Salisgrave sorride a fatica:

-Che strano destino il suo, Miss Van Helsing, da cacciatrice a Regina dei vampiri, mi chiedo che ne direbbe il suo mentore Quincy Harker o i suoi nonni, se è per questo.-

            Rachel fa una smorfia, ma se il discorso dello scozzese l’ha colpita, non lo da a vedere.

-Parliamo d’affari.- taglia corto Dracula –Tu sai perché sono venuto, vero?-

-Certo.- replica Salisgrave. Lo hai sentito anche tu. Le barriere tra questo mondo ed i regni infernali si stanno indebolendo sino ad infrangersi e, se non verranno prese contromisure, i demoni dilagheranno presto sulla Terra.-

-Dunque avevo ragione. Da settimane ormai, queste oscure sensazioni mi opprimevano. –

-Ma che importanza ha per te? Anche tu ed i tuoi simili siete creature delle tenebre.-

-Non prendermi in giro, uomo.  La devastazione della Terra distruggerebbe, per sempre, le basi del mio potere. Quale sarebbe il mio posto nel nuovo ordine? Dracula non è il servo di nessuno, sono e sarò sempre il padrone di me stesso.-

Salisgrave ride divertito, tossisce e si ricompone.

-Un tempo avrei, forse, avuto la capacità di fermare quanto sta avvenendo, ma, come vedi, un destino avverso, ha drasticamente ridotto le mie capacità di agire. Ora sono anch’io in balia della tempesta che sta per giungere; ma, immagino che mi proporrai un’alleanza.-

-Debole di corpo, forse, ma la tua mente è sempre forte, Salisgrave. Per questo sono venuto, ma, prima di discuterne, c’è un’altra cosa che devo fare. So che mia figlia è qui, desidero vederla.-

-Ed io desidero vedere te, padre, dopo tanto tempo.-

            Al suono della voce alle sue spalle, Dracula si volta, per vedere Lilith sul vano della porta.

 

            Molto più a sud, nella zona del Vallo di Adriano, ai confini tra Scozia ed Inghilterra, tra le rovine di un antico castello, in una pozza di fuoco ribollente, qualcosa si agita.

 

 

4.

 

 

            Lilith avanza nella stanza, scoprendo i canini in un sorriso maligno e soddisfatto.

-È un piacere rivederti dopo tanto tempo, padre. Vedo che hai portato con te un ospite.- si rivolge a Rachel –Rachel Van Helsing, Signora dei Vampiri, che sorpresa. Mio padre ha sempre avuto buon gusto nello scegliere le sue spose.-

            Rachel non risponde, limitandosi a fissarla con distacco, ma è Dracula a parlare:

-Non ho mai apprezzato l’insolenza nelle mie donne. Figlia, non abusare della mia pazienza.-

-Le tue donne? Come mia madre, che hai scacciato dalla tua casa ed è morta per questo? O come le sgualdrine che ti portavi a letto sotto i suoi occhi?-

-Non ti devo spiegazioni. Tua madre era una debole ed il suo fato se l’è cercato. Non l’amavo, l’ammetto, ma le mie azioni sono solo mie e non ti permetto di giudicarmi, anche se sei mia figlia.-

-Figlia? Non sono mai stata tua figlia e tu non sei mai stato un padre. Negalo, se puoi.-

-Non nego niente, ho fatto quel che ho fatto e non intendo discuterlo. Sono venuto qui, non solo per parlare con Lord Salisgrave, ma anche per vederti. Dobbiamo parlare e le cose che devo dirti non sono per orecchie estranee.-

-Allora andiamo padre, ammetto di essere curiosa.-

            Salisgrave interviene:

-Sembra che tu e tua figlia abbiate molto di cui parlare. Vai pure Dracula, avremo modi di parlare più tardi. Nel frattempo, se vorrete trattenervi, ho fatto preparare, per te e la tua compagna, un degno luogo di riposo, completo di terra dei vostri luoghi di sepoltura.-

-Cosa?- esclama Rachel –Ma come…?-

-Sono sempre stato un uomo dalle molte risorse.- risponde Salisgrave ridacchiando.

-Ne sono sempre stato consapevole, mio caro Conte.- interviene Dracula –Bene, riprenderemo il nostro discorso più tardi.-

            Dracula fa per andarsene, poi, improvvisamente, si ferma, si volge a fissare un punto oscuro della stanza, dietro al seggio di Salisgrave, poi scuote la testa e riprende il cammino, mentre Lilith lo segue, dopo aver gettato una fugace occhiata nella stessa direzione.

 

            La stanza è vuota, adesso, ed ecco che Salisgrave parla:

-Chi sei?-

            Una figura avanza, come se uscisse dall’ombra stessa, la figura di un uomo basso e molto vecchio, senza capelli e con una lunga barba bianca, vestito solo di un perizoma ai fianchi ed una pelle d’animale a mò di mantello.

-I miei complimenti britanno.- parla con voce che sembra venire da molto lontano –Sei stato in grado di percepire la mia presenza.-

-Chi sei, come sei arrivato qui? Nessuno può superare le difese mistiche del Castello, indisturbato, nemmeno il Dottor Strange.-

-Io non sono uno qualunque, figlio degli Scoti, la mia magia era già vecchia quando i tuoi avi eressero queste mura. Io sono Gonar, grande sciamano dei Pitti e mia è la capacità di superare le barriere dello spazio e del tempo.-

-Gonar! Ho sentito parlare di te. Si dice che ci fosse uno col tuo nome ai tempi di Re Kull ed ancora più tardi, quando Bran Mak Morn combatteva contro i romani. Sei… devi essere un fantasma.-

-Cosa io sia non ha importanza. Ciò che importa è che loro stanno tornando.-

-Loro?-

-Camminavano su queste terre eoni fa, quando l’uomo era solo uno schiavo di creature non umane. Ora le barriere tra i mondi stanno cadendo. Il nemico delle genti, Thulsa Doom, che il grande Brule dalla Lunga Lancia combattè assieme a Re Kull, cammina ancora sulla Terra per seminarvi terrore e morte;[xlvi] due sciocche donne cospirano per scatenare i demoni sul mondo.[xlvii] Ovunque, i demoni si stanno risvegliando! Attento a te, figlio della terra dei Pitti, anche ora i demoni cingono d’assedio la tua dimora. Attendono il loro momento e quel momento sta arrivando.. Non li senti? Sono i Figli della Notte, stanno uscendo allo scoperto, dopo secoli. Reclamano il retaggio dei Pitti e l’avranno!-

 

            Con un gesto improvviso, Gonar, pianta il suo bastone sul pavimento e, mentre l’asta di legno sembra infiggersi nella solida pietra, come se fosse di terra, si ode un rombo più forte di tutti gli altri e, gettando indietro la testa, Gonar ride selvaggiamente.

 

            Haiti. L’alba è passata da un pezzo,  quando Blade si sveglia per trovarsi nella peggiore situazione possibile. Sembra la scena clou di un vecchio film d’avventura, pensa. È legato ad un palo, alla sua destra ed alla sua sinistra, rispettivamente, stanno Donna Garth ed Anton Cartier. I tamburi battono incessantemente. Si tratta di una cerimonia proibita, un raduno di magia nera Voodoo a cui partecipano, oltre gli zombie che li hanno attaccati prima, anche altri haitiani perfettamente vivi ed apparentemente in se. Blade non si fa illusioni sul fato che l’aspetta.

            Ecco avanzare la donna che ha visto in precedenza, al suo fianco c’è Simon Garth, silenzioso ed assente. Ora che può vederla meglio, Blade si rende conto che è una donna molto bella, il costume, ricavato da pelli di leopardo o giaguaro, è troppo succinto per nasconderne le forme generose, ma Blade non è in condizione di apprezzare questo fatto. La ragazza si ferma davanti a lui e lo fissa.

-Io sono Calypso.- dice –Avete sbagliato a cercarmi nel mio domino e ne pagherete il prezzo.-

-Tu!- esclama Donna –hai rapito mio padre, ne hai fatto uno zombie ancora una volta. Perché? Non potevi lasciarlo in pace?-

            Calypso sogghigna.

-Lui? Lui è il mio fedele servitore e sarà al mio fianco quando imporrò il mio potere su questa terra.-

            Oddio, un’altra esaltata, pensa, Blade, devo tirarmi fuori di qui, alla svelta.

-Vuoi conquistare Haiti con un esercito di zombie?- le chiede.

            La giovane nera lo guarda con disprezzo.

-Potrei, se volessi, ma non sarà necessario. Gli dei oscuri che ho sempre servito stanno per tornare sulla Terra e mi daranno il potere necessario per distruggere ogni nemico e voi, voi sarete le chiavi per aprir loro le porte del  nostro mondo, il vostro sangue traccerà la via del ritorno dei miei padroni!-

            Sta dicendo sul serio, pensa Blade con terrore, non c’è solo la nostra vita in gioco, ma come si può fare a fermarla adesso?

 

 

5.

 

 

            Ai piedi del secolare faro, padre e figlia si confrontano, finalmente.

-Ebbene padre, cos’hai da dirmi di così importante?- chiede Lilith.

            Lo sguardo di Dracula è cupo, mentre risponde:

-Per secoli ho perseguito i miei piani, a volte accontentandomi solo di sopravvivere, altre inseguendo sogni di potere e dominio. Come ho sempre fatto mi sono adattato ai tempi in cui vivo. Tuttavia, dopo 500 anni e numerose sconfitte, ho capito che non posso contare solo su me stesso. Se io dovessi cadere per mano delle forze a me avverse, i miei piani, tutto ciò che ho costruito da quando sono tornato, devono continuare e tu ti assicurerai che sia così.-

-Io?- esclama Lilith –Sei certo di ciò che dici, padre? Io e te ci siamo odiati e combattuti per tutta la durata della nostra esistenza.-

-Tu sei una Dracula, sangue del mio sangue, a nessuno potrei mai chiedere una cosa simile. Ho preso con me il figlio di Frank Drake, il discendente di mio figlio, tuo fratello Vlad, lo alleverò perché sia un vero Dracula e segua la strada tracciata per i veri adepti dell’antico ordine del Drago. Egli sarà il mio unico, vero, erede maschio e se io dovessi cadere, tu lo proteggerai e lo guiderai finché non avrà ben salda la sua eredità.-

-Prevedi di soccombere, padre?- chiede con sarcasmo Lilith.

-Un capo deve essere prudente. Io ho molti nemici ed un giorno uno di essi potrebbe avere successo, ma, se anche così dovesse essere, la mia opera continuerà.-

-E vorresti che fossi io a farlo per te, almeno finché il figlio di Frank Drake, il tuo vantato erede maschio, non prenderà il tuo posto? Decenni fa ti feci una proposta d’alleanza che tu respingesti, perché dovrei accettarne una io, ora?-

            Dracula si morde il labbro.

-Non mi pento di aver ripudiato e scacciato tua madre, era una debole e mi fu imposta per motivi politici. Quando non mi serviva più, ho preso in moglie la donna che mi aggradava, se dovesse accadere oggi, lo rifarei senza esitare. Tuttavia, tu, a differenza di tua madre, sei una Dracula, il sangue dei Principi di Valacchia scorre nelle tue vene. A suo tempo permisi alla mia arroganza ed al mio orgoglio di accecarmi e scacciare anche te, ma non sono così orgoglioso, da non riconoscere i miei errori, se tali sono. Io non ti offro niente figlia, tutto quanto posso darti è già tuo di diritto, perché sei la figlia di Dracula.-

            Lilith rimane in silenzio per un lungo periodo, poi:

-Ebbene accetto, padre.  Se tu dovessi cadere, io sarò la guardiana del mio pronipote e lo guiderò sulla via dei Dracula. Attento, però, questo non significa che la nostra faida sia finita, un giorno potrei rompere la tregua ed ucciderti io stessa.-

-Lo so. Ma, anche se lo farai, confido che manterrai fede al patto, come si conviene ad una vera Dracula.-

-Come tu la mantenevi coi Turchi? Tranquillo, padre, io…-

            Lilith non finisce la frase, un rombo più forte di qualsiasi tuono, sovrasta ogni altro rumore.

 

Nel castello, l’improvviso colpo di tuono ha destato l’attenzione di coloro che sono chiamati Supernaturals: Nebulon, il cosiddetto Uomo Celestiale, alieno dalla pelle dorata redivivo, stava riposando, dopo aver consumato molta della sua bioenergia contro i temibili Farkalskoldoi del Barone D’Arby,[xlviii] ma è subito pronto all’azione; Phillip Jason Macendale, mercenario internazionale, noto come Hobgoblin, morto e risorto grazie alla magia acquisita a suo tempo grazie ad un patto con un demone, invece, stava facendo ricerche tra i vari notiziari, in un attimo, chiama a se il suo aliante ed è pronto a fronteggiare il pericolo; nel cortile interno del castello, il cupo ed insonne Dreadknight, sta provando le armi della sua dotazione, subito, afferra la sua lancia e corre nel salone; Zacariah Moonhunter, indiano, ex cacciatore di licantropi e tante altre cose; afferra il suo fucile magico e corre fuori dalla sua stanza; Nightshade, l’autoproclamata “Regina dei Licantropi”, che, ormai, grazie ad un siero di sua creazione, è diventata essa stessa una licantropa e Tagak, il cosiddetto dio dei Leopardi, una sorta di poliziotto proveniente da un’altra dimensione sono tra gli ultimi ad arrivare, seguiti dall’inquietante figura di Carrion, ovvero il Dottor William Allen, terzo individuo, dopo un clone del professor Miles Warren e lo studente Malcolm McBride, infettato da un virus senziente che lo ha trasformato in un morto vivente dai letali poteri.

Il riluttante gruppo si guarda intorno, tutti hanno percepito una sensazione di  minaccia, incombente, ma dov’è?La sala è silenziosa, forse troppo. Nightshade volge lo sguardo verso una finestra ed istintivamente, le sfugge un grido. Tutti si volgono verso di lei e vedono…

 

Qualunque cosa siano, non hanno più niente di umano, ma non si possono, nemmeno, chiamare serpenti, non di una specie conosciuta, almeno. Quegli orrori striscianti sembrano molto simili ad un incrocio tra un boa ed un varano, con delle corte zampette su, cui, per qualche motivo misterioso, è possibile intuire che potrebbero perfino reggersi in piedi. Quello, però che suscita orrore in chi li osserva, è soprattutto il muso, la cui espressività conserva tracce di un’umanità che sembra impossibile abbiano mai posseduto.

-Che razza di creature sono mai queste?- esclama Dracula Il nobile vampiro non può saperlo, ma questi esseri altro non sono che ciò che rimane di una razza protoumana, antica abitante delle lande britanniche, una razza che, da tempo immemorabile, ha fatto delle vaste caverne dell’isola la propria dimora. I tratti di questi esseri, un tempo piccoli e tozzi, hanno sempre avuto più del serpentino, che dell’umano e da innumerevoli secoli, qualcosa o qualcuno, forse le oscure divinità che adoravano e per cui compivano sacrifici di sangue, li ha trasformati in quello che sono ora. Quanto fossero pericolosi, sia da “umani”, che in forma serpentina, lo hanno scoperto a loro spese: Conan, il barbaro guerriero dell’Era Hyboriana e, in tempi più recenti, un giovane di nome Jim O’Brien.[xlix] Sbucano a decine dalle cavità della terra e colpiscono, spinti da una forza che non possono comprendere.

            A Dracula questo non importa, la sola cosa che ha importanza è l’attacco portato alla sua persona, un attacco intollerabile.

-Indietro vili creature.- urla –Non osate mettere le vostre luride zampe sulla mia persona!-

Ben presto, Dracula è raggiunto nella lotta da sua figlia Lilith e da Rachel Van Helsing. Gli assalti di quegli esseri non possono dare vero dolore ai tre vampiri, ma li mettono in difficoltà. Ora a toccarli è un artiglio, ora sono le zanne. Dracula diventa nebbia e scompare. Mentre si ricompone, sogghigna, vedendo la figlia usare lo stesso trucco. È in gamba, pensa, se solo fosse stata un maschio, sarebbe la migliore delle eredi del mio impero, ma è solo una donna ed io, per avere un degno erede del mio nome, ho dovuto rapire il figlio di quell’imbelle di Frank Drake.. È disgustoso vedere come si sia ridotto l’orgoglioso sangue dei Dracula nel corso dei secoli. Mentre pensa queste cose, Dracula combatte i suoi avversari senza posa.

Lilith combatte con foga. Non permetterà a queste creature di sconfiggerla, non ora. Osserva suo padre, l’orgoglioso guerriero. Non preoccuparti padre, pensa, se tu perirai in questa od un’altra sfida, io farò quello che mi hai chiesto. Mi occuperò del tuo cosiddetto erede e prenderò il tuo posto come Regina dei Vampiri. MI hai sempre ripudiato, padre, perché ero solo una donna e figlia di una che tu disprezzavi, ma capirai chi è, davvero, degno del nome dei Dracula.

Quanto manca all’alba? Pensa Rachel Queste creature, qualunque cosa siano, non possono ucciderci, ma se arriva l’alba? Ho già provato l’abbraccio della morte, due volte e, per quanto allora la pensassi diversamente, non intendo assaporare l’oblio, non ora che sono giunta a gustare questa mia nuova esistenza di vampira.

 

La misteriosa creatura si accanisce contro il vetro della finestra, ma questo resiste. Nell’aria sembra diffondersi un rumore strano, come se centinaia di bocche chiuse mugolassero all’unisono ed il mugolio aumentasse sottilmente, ma implacabilmente d’intensità. Dal nulla si creano ombre che assumono la forma di esseri umani piccoli, curvi e dalla braccia lunghe, dalle labbra spuntano piccole zanne, rivolte verso l’alto. Uno di essi tende la mano verso Nightshade che, istintivamente si ritrae.

-Questo castello non doveva essere a prova di intrusi e di magia?- esclama Dreadknight

-Evidentemente, nessuno li ha informati.- ribatte Moonhunter –Vediamo se sono sensibili alle scariche del mio fucile.- spara una scarica e le ombre si dissolvono –Ma guarda un pò…- esclama -…lo sono.-

            Hobgoblin non perde nemmeno tempo a pensarci. Si è fatto le ossa in un ambiente in cui solo chi ha veramente sangue freddo sopravvive e lui era uno dei migliori. Le sue magiche bombe zucca volano ed al loro tocco le ombre svaniscono, echi di una razza da tempo scomparsa.

            Tagak è cieco, ma i suoi sensi speciali compensano questa sua menomazione. Un tempo aveva una relazione simbiotica con un Leopardo, attraverso i cui occhi poteva vedere,[l] ora ha imparato altri trucchi. I suoi occhi puntano verso uno specchio ed ecco che egli è svanito, attratto dal suo stesso riflesso, che, subito dopo, esce dallo specchio ed insieme ad esso, altri quattro Tagak, riflessi negativi dell’originale, ma altrettanto mortali.

            Ognuno dei Supernaturals usa le sue abilità come meglio può, poi, all’improvviso…

-Guardate fuori!- è ancora Nightshade ad urlare.

            Sulla costa, appena oltre il castello, c’è il più gigantesco serpente marino che mai mente umana abbia potuto immaginare.

 

 

6.

 

 

-Vedi, piccolo uomo, i figli della notte hanno già cominciato il loro lavoro. Per quando la luna sarà sorta di nuovo saranno legioni e la venuta degli dei oscuri troverà compimento. Gli invasori della terra dei Pitti verranno distrutti!-

Il Conte di Salisgrave ascolta a malapena il folle Gonar. La sua mente è in fermento. Deve esserci un modo per fermare questa follia, deve. Ha rischiato troppo, fatto troppi piani, assaggiato il gusto della più abietta sconfitta ed è sopravvissuto, non permetterà che finisca così. Le sue dita ossute si stringono convulsamente ai braccioli del suo seggio. Il Popolo del buio, i figli della notte… ma certo! Le sue labbra intonano sommessamente una cantilena in una lingua ormai dimenticata, da tutti… tranne che da Gonar

-Cosa stai facendo? No! Fermati!-

-Troppo tardi!- replica Salisgrave

 

            L’avvertimento arriva contemporaneamente nella mente dei tre vampiri:

<<Allontanatevi!>>

            Il tono dell’avvertimento è tale da non consentire nemmeno di discuterlo, In breve Dracula, Lilith e Rachel si mutano in nebbia e poi in pipistrelli, per volar via, sino ad un punto che l’istinto dice sicuro

            Ed in quel momento, il sole si riaccende sulla costa di Cape Cliff

 

            Lo scoppio di luce è troppo potente per le creature abituate alle profondità della terra. Quale che fosse il richiamo che li ha riportati in superficie, l’istinto atavico ha il sopravvento e corrono ai luoghi d’origine. Nel castello, invece, i guerrieri d’ombra tornano nel paese dei fantasmi.

 

            Gonar agita il pugno, mentre la sua figura si fa sempre più indistinta, sino a scomparire

-Tu sia maledetto figlio degli Scoti. Tornerò!-

                Salisgrave sospira. Non sono un semplice figlio degli Scoti, vecchio, ma anche degli scomparsi Pitti, ti ho sconfitto con le tue stesse armi. Torna, se vuoi, io sarò pronto per te, stavolta. Con un altro sospiro, si appoggia, stanco, allo schienale.

 

            Dracula si drappeggia il mantello sulle spalle.

-È stata una proficua chiacchierata, Conte.- dice –Confido che gli accordi presi saranno di vantaggio comune nei turbolenti tempi che ci attendono.-

-Lo spero anch’io, mio caro Dracula – replica il Conte di Salisgrave -Ora intendi lasciarci?-

-Si, altri affari mi attendono più a sud, ma uno di queste notti, tornerò certamente e senza interferenze di odiose creature.-

-Non torneranno. Mi sono assicurato di avere delle difese magiche contro di loro ed il loro evocatore. Temo, però, che siano solo l’avanguardia di qualcosa di ben più terribile.-

-Temo anch’io, ma se così fosse, sarò pronto ad affrontarlo, come ho sempre fatto.-

            Uscendo dal castello, Dracula incrocia lo sguardo con quello di Lilith. Non si dicono nulla. Molte cose sono irrisolte tra loro, ma non basterà una notte a risolverle. Ne riparleranno.

            Tornata sul più alto torrione, Lilith vede i pipistrelli, che sono suo padre e Rachel Van Helsing, scomparire all’orizzonte. La tempesta si è ormai esaurita. La vampira rimane in contemplazione finché non vede le prime luci dell’alba, poi, ritorna all’interno del castello.

 

 

FINE DEL NONO EPISODIO

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Non è facile preparare delle Ultimate Editions di questa serie, perché non è strutturata a cicli, ma ogni episodio segue all’altro senza soluzione di continuità. auguro che questa sequenza di episodi in cui vedrete, in ordine sparso: culti satanici, zombi, vampiri, riti Voodoo, Fratello Voodoo e Marie Laveau, vi piaccia.

Ed ora, un po’ di note.

1.             Abbiamo ritrovato Blade, storico avversario di Dracula e di tutti i Vampiri, creato da Marv Wolfman & Gene Colan su Tomb of Dracula #10 (Albi dei Super Eroi, Corno, #49) che, di certo, conoscerete per la versione cinematografica con Wesley Snipes nei panni del “Punitore dell’occulto”. Ci sono sensibili differenze tra il Blade dei comics e quello del cinema (come vi sono tra L’Uomo Ragno e lo Spider Man cinematografico), io ovviamente, mi atterrò alla versione vista nei comics.

2.             Finalmente, direte voi, Dracula gioca una parte importante in quest’episodio, dove ritroviamo anche il suo discendente Frank Drake, la cui vita è di nuovo distrutta dal signore dei vampiri (e poi si stupisce di essere odiato dalla sua famiglia -_^)

3.             Martin Gold, giornalista e scrittore Horror, tipico abitante dell’East Village di quei tempi (e, chissà, forse, di oggi -_^) era comprimario del breve serial di Lilith, la figlia di Dracula apparso in alcuni numeri delle riviste in bianco e nero Vampire Tales e Marvel Preview negli anni settanta.  A quell’epoca Lilith possedeva il corpo della giovane irlandese Angel O’Hara.

4.             Angel O’Hara era una ragazza irlandese di 22 anni con un padre molto autoritario. Rimase incinta e si sposò col suo ragazzo Ted prima di dire a suo padre della gravidanza. In uno scoppio d’ira il padre di Angel colpì violentemente il ragazzo che battè la testa contro uno stipite del camino e rimase ucciso.Lo scoppio d’odio verso il padre che Angel provò in quell’attimo, fu tale da toccare lo spirito di Lilith, la figlia di Dracula, sepolta non molto distante. A causa della maledizione della zingara Gretchen, ogni volta che viene uccisa, Lilith ha la possibilità di reincarnarsi in una giovano donna che provi un odio tale per il padre da desiderarne la morte. Fu quanto avvenne per Angel O’Hara. Lilith tornò, quindi, in vita, attraverso la possessione di Angel e ne uccise il padre. Angel era inconsapevole sia di condividere il corpo con lo spirito di Lilith, sia di essere da lei controllata subliminalmente. Su “suggerimento”di Lilith, Angel lasciò la Gran Bretagna per gli Stati Uniti e qui conobbe l’aspirante scrittore Martin Gold che sedusse convincendolo a farla vivere con lui. Per un lungo periodo, Angel e Martin furono una coppia, mentre Lilith predava i vicoli di New York e li proteggeva da occasionali pericoli. Alla fine, grazie alla magia, la giovane donna e la vampira furono separate, riguadagnando la loro individualità. Angel decise di andarsene, ma, come abbiamo appreso nella miniserie “La legione della notte” non è tornata da Martin Gold. Riprendendola in questa storia, ho rivelato due cose, che sono, interamente farina del mio sacco: la prima è che è tornata a vivere in Irlanda del Nord, da cui proveniva la sua famiglia; la seconda è che suo figlio è un maschio e si chiama Ted, come il padre, scelta più che ovvia, del resto. Se vi chiedete se la rivedremo in questa serie, vi rispondo: si e molto presto, anche e vi anticipo, subito, che rivedremo anche Martin Gold, per non parlare degli altri membri della Legione della Notte.

5.             La triade formata da Y’Garon, Y’Bsgloth, e Y’Griarth è stata creata da Chris Claremont in Giant Size Dracula #2 (Dracula, Corno, #12). I tre, di cui sino ad oggi avevamo conosciuto solo Y’Garon, si proclamano antichi dei, ovvero Elder gods. Questo termine è, solitamente usato per indicare quelli che noi chiamiamo dei primevi, ossia: Gaea. Set, Chton. Non è chiaro se la Triade appartiene a quel gruppo o se sono dei o demonio di una generazione successiva, quella, per intenderci, dell’interregno di cui si parla nella nostra Supernaturals. È molto probabile, comunque, una loro connessione con gli N’Garai, altra creazione claremontiana.

6.             Katherine Reynolds era una comprimaria del serial del Figlio di Satana, alias Daimon Hellstrom e ne era, ovviamente, innamorata senza speranza. Attualmente è membro, con Martin Gold della Legione della Notte.

7.             Il Mostro di Frankenstein, creato ai prima dell’ottocento da Mary Woolstonecraft Shelley, moglie del poeta romantico inglese, Percy Byrce Shelley, in un celebre romanzo, ha piena cittadinanza nella continuity Marvel e la storia narrata nel romanzo è veramente avvenuta. Il Mostro è stato protagonista di ben due Serial negli anni settanta: uno sul suo albo personale “The Monster of Frankenstein #1/18, bimestrale e poi mensile a colori dal gennaio 1973 al 1975 ed uno sulla rivista in bianco e nero Monsters Unleashed #2/10 1973/1975 per poi finire nel dimenticatoi salvo sporadiche apparizioni. In questo periodo ha vissuto sempre al fianco della Baronessa Viktoria Von Frankenstein (il cui nome è sempre stato scritto Victoria all’inglese, cosa impossibile, visto che è di origine tedesca e vive nella svizzera tedesca.

8.             La famiglia dei Von Frankenstein è veramente esistita. Nel 1732, Konrad Dippel ricevette il titolo di Freiherr (Barone) Von Frankenstein, era un famoso alchimista ed il titolo ed il possesso del Castello Frankenstein, appartenuto ad un’estinta famiglia dello stesso nome, furono una ricompensa del Langravio d’Assia.

9.             Per comodità, riporto qui la genealogia della Famiglia Von Frankenstein: Il Creatore del Mostro: Viktor Von Frankenstein, nipote di Konrad, trasferitosi dalla Germania in Svizzera, non lasciò figli, come pure suo fratello Wilhelm, ma un altro fratello, Ernst, ebbe dei figli, suo nipote Jason ebbe un figlio Vincent, che riprese i mostruosi esperimenti del suo pro.prozio solo per finire ucciso dal mostro circa nel 1898; il suo unico figlio, Basil, divenne un fervente nazista e costruì un mostro che combattè contro gli Invasori; Il figlio di Basil Ludwig si dette anche lui ad esperimenti proibiti, ma fu fermato da Silver Surfer in una mitica storia degli anni sessanta e perse la vita per mano del suo assistente deforme, Borgo, che si ribellò a lui; con lui ebbe, probabilmente fine la linea dei baroni Farnkenstein; le sue due uniche figlie: Viktoria e Veronika ereditarono i castelli e quanto rimaneva della fortuna di famiglia. Viktoria, in particolare, si prese cura del Mostro originale e delle povere creature deformi, scarti del lavoro di suo padre; Veronika divenne chirurgo e fu lei ad operare il Mostro permettendogli di recuperare l’uso della parola, perso in un incidente anni prima. È ovvio che Veronika ha deciso di usare il cognome Dippel e non Von Frankenstein per allontanarsi dalla maledizione di famiglia (non l’aveva già fatto anche Gene Wilder? -_^).

10.          Deacon Frost, il vampiro dai capelli bianchi, in cui si coniugano due archetipi del romanzo gotico: il vampiro, appunto, e lo scienziato pazzo, è una creazione originale di Marv Wolfman & Gene Colan per la serie Tomb of Dracula. Quali siano i suoi piani volando a Londra lo saprete quanto prima. Perché Frost vuole gli appunti dei Frankenstein? La risposta arriverà prima di quanto pensiate, abbiate pazienza

11.          Chi è il misterioso serial killer vampiro che mutila le sue vittime ed è collegato alla presenza maligna che Dracula percepisce nel quartiere di Whitechapel? (A proposito: un non premio a chi si ricorda per cosa è famoso il Quartiere di Whitechapel a Londra. Vi do un indizio: non è niente di bello)

12.          Che ne è di Blade e della sua ricerca di Simon Garth? Aspettate il prossimo episodio e lo saprete

13.          Se pensate che rivedremo il Mostro di Frankenstein e le due sorelle Von Frankenstein, beh avete ragione.

14.          Il personaggio di Trudy Taylor, spogliarellista e, per dirla come un tempo, signorina di piccola virtù era apparso una volta sola in una storia di Dracula citata nelle note. Questa è la seconda, ma non è detto che sia l’ultima.

15.          Anton Cartier, studioso del folklore haitiano è stato un personaggio ricorrente della serie “Tales of the Zombie”. Il suo ruolo era quello della tipica figura paterna;

16.          Il Conte di Salisgrave, protagonista di un'altra serie: Supernaturals, serie in cui, tra l’altro, ritroviamo anche Lilith, l’amata (?) figlia di Dracula. Come si dice nelle riviste serie: ringraziamo la redazione di Supernaturals per averci concesso l’uso dei suoi personaggi. -_^ Più seriamente, ringrazio il mio supervisore, nonché scrittore di Supernaturals, Valerio Pastore per i consigli elargitimi nella stesura del racconto e per le preziose revisioni, Spero di aver reso giustizia ai suoi personaggi. Tra l’altro, per chi se lo chiedesse, la sequenza d’apertura del prologo è ripresa quasi identica da quella del prologo di Supernaturals #1

17.          Gonar lo stregone è un personaggio dalla lunga storia. Il primo Gonar, era sciamano dei Pitti, la razza che abitava l’odierna Scozia settentrionale, ai tempi di Kull, il barbaro di Atlantide, creato da Robert E. Howard, un altro Gonar era, però presente tra i Pitti, circa 8000 o10.000 anni dopo, tra i Pitti dei9 tempi di Conan il Cimmero e, infine, c’era un Gonar anche nel 200/300 Dopo Cristo, quando i Pitti, guidati da Bran Mak Morn, altro personaggio Howardiano, si battevano contro gli Invasori Romani. Si tratta sempre dello stesso Gonar, divenuto immortale, oppure gli altri Gonar erano solo e semplicemente suoi discendenti? E di quale dei tre è il fantasma apparso a Salisgrave Castle? Difficile saperlo, la sola cosa certa è che la sua magia Pitta era tale da fargli superare le difese magiche del castello, che metterebbero a dura prova il Dottor Strange in persona. Chissà, forse il suo spirito era già imprigionato entro le mura del castello e l’imminenza dell’Inferno² con l’indebolimento di certe barriere magiche, l’ha solo liberato. Purtroppo per lui, il Conte di Salisgrave + ferratissimo in antiche magie, compresa quella dei Pitti ed è riuscito a trovare un’adeguata contromisura, buon per lui.

Nei prossimi episodi, si scatena l’Inferno e Dracula dovrà confrontarsi con demoni molto più pericolosi di lui, mentre Blade ed amici devono sopravvivere agli orrori del Voodoo ed anche Frank Drake e soci non se la passano bene

Ospite d’onore: Nessie (Non scherzo). -_^)

 

 

Carlo

 

 

 



[i] In Nightstalkers #1/19 perlopiù inediti

[ii] Come narrato in vari racconti delle serie Tomb of Dracula, Dracula Lives e Tomb of Dracula Magazine

[iii] Una sacerdotessa Voodoo appunto

[iv] La Storia di Simon Garth, lo Zombie comincia, incredibilmente nell’albo MENACE #5 del luglio 1953, in una storia scritta da Stan Lee e disegnata da Bill Everett, dove uno zombie senza nome si ribella all’ordine del suo padrone che vuole fargli rapire la figlia e lo uccide per poi ritornare a riposare nella tomba. Questa storia fu ristampata e divenne al seconda parte della storia d’apertura della rivista in grande formato in bianco e nero TALES OF THE ZOMBIE dell’agosto 1973, dove una prima parte scritta da Roy Thomas & Steve Gerber e disegnata dal magico duo John Buscema & Tom Palmer, narrava di come Simon Garth fosse stato ucciso e trasformato in zombie e poi proseguiva nella citata storia. L’ambientazione divenne, però, contemporanea. In seguito le avventure dello Zombie continuarono su ToZ sino al #9 del 1975. Tutti pubblicati in Italia su: “Il Corriere della Paura” dell’Editoriale Corno (Carlo l’archivista -_^)

[v] Daredevil Annual #9 (Marvel Top #1)

[vi] Spider Man Unlimited #20 (UR, Mita, #259/260) che, tra l’altro, è l’ultima apparizione di Lilith prima di Supernaturals (MIT) #1

[vii] Lilith la figlia di Dracula, state sintonizzati, ne saprete di più-

[viii] Tales of the Zombie #9 (Corriere della Paura, Corno, #23)

[ix] Quella di Calypso in Daredevil Annual #9 (Marvel Top #1)

[x] Citazione delle parole con cui Dracula stesso accoglie Jonathan Harker nel suo castello nel romanzo: “Dracula”

[xi] La Legione della notte come visto nella miniserie “Legion of the Night” #1/2 (Play Extra #36/37)

[xii] Con Daimon Hellstrom in Marvel Spotlight #14/23 (Thor, Corno, #141/151)

[xiii] Come sanno sia i lettori di Supernaturals, ma anche dei Difensori

[xiv] Con Morbius in Fear #27/31 (Uomo Ragno, Corno #156/167) e Dracula in Tomb of Dracula #37/65 (Dracula, Corno, #17/18, Shang Chi, Corno, #44/54, La Tomba di Dracula, Star., #1/5)

[xv] Come narrato nello storico Silver Surfer Vol 1°, #7 (Devil Corno #12/13 o Play Extra #

[xvi] Un forzato riassunto del Romanzo di Mary Shelley e di Monster Of Frankenstein #1/18 e Monsters Unleashed (magazine in Bianco e nero) #2/10 e varie altre apparizioni troppo lunghe per elencarle tutte

[xvii] Narrata nella miniserie: “Legion of the Night” #1/2 (Play Extra #36/37)

[xviii] Si riferisce agli eventi narrati nell’ultimo episodio

[xix] Perché? Scopritelo su Spiriti della Vendetta e l’imminente Ghost..

[xx] Nel recente One Shot di Fratello Voodoo

[xxi] Come narrato in Tales of the Zombie #9 (Corriere della Paura #23), lo storico finale delle avventure di Simon Garth

[xxii] Come narrato in Tomb of Dracula #1 e 2 (Albi dei Super Eroi, Corno, #3)

[xxiii] Il Dottor Charles Seward, come narrato negli ultimi numeri

[xxiv] Come dettagliato in diversi numeri, perlopiù inediti in Italia, di “Monster of Frankenstein

[xxv] Vedi Supernaturals #5/6

[xxvi] Supernaturals #7/8

[xxvii] Si, proprio lo stesso Dreadknight oggi nei Supernaturals

[xxviii] Vedi Iron Man  Vol 1° #101/102 (Uomo Ragno, Corno #238/239-241/242)

[xxix] Vedi Spider Man Unlimited #21 (UR, Mita, #267/268)

[xxx] In Tomb of Dracula #24 (Dracula, Corno, #8)

[xxxi] Come visto tanto tempo fa in Tomb of Dracula #24 (Dracula, Corno, #8)

[xxxii] Vampirebusters in inglese -_^

[xxxiii] Nel #2

[xxxiv] Si riferisce al figlio di Frank Drake, da lui rapito nel #5 di questa serie.

[xxxv] Raccontata in Giant Size Chillers #1 (Dracula, Corno, #11)

[xxxvi] Nella sua serie personale in Tales of the Zombie #1/9, ad esempio (vista integralmente su: “Il Corriere della Paura”Corno)

[xxxvii] Sacerdoti esperti in magia nera della religione Voodoo

[xxxviii] Sacerdotesse sia di magia bianca, che nera

[xxxix] Vedi gli ultimi due episodi

[xl] Dai Thomas lo rivedrete, probabilmente, sulla rinata “Cavalieri di Pendragon”

[xli] Come visto in X Legion #5

[xlii] La Lilith che hanno incontrato I Figli della Mezzanotte

[xliii] Nel già citato Giant Size Chillers #1 (Dracula, Corno, #11)

[xliv] Tutte cose avvenute in avventure di Lilith su Vampire Tales, Dracula Lives, Marvel Preview, e Tomb of Dracula Magazine, solo parzialmente edite in Italia.

[xlv] Come superbamente illustrato in Supernaturals #5/8

[xlvi] Vedi Power Pack MIT

[xlvii] Come visto in fin troppi episodi dei Difensori

[xlviii] Visto in Supernaturals #6/8

[xlix] Vedi la storia “Il popolo del buio” in Savage Sword of Conan #6 (Conan La spada selvaggia, Comic Art, #68)

[l] Daredevil Vol 1° #72 (Devil, Corno, #70)