Il mio nome è Hannibal King e sono un detective privato. Avete presente il detective privato dei racconti hard boiled? Gente come: Sam Spade, Philip Marlowe, Lew Archer, che vivono ai margini di un mondo dove giustizia è solo una vuota parola e rispondono solo alla loro coscienza? Ecco io sono così, beh non esattamente, c’è una cosa che mi differenzia da loro, perché, vedete: io sono un vampiro.

 

 

#17

 

LA TORRE DELLE OMBRE

 

 

1.

 

 

            Katherine Fraser è un poliziotto, un Ispettore (Ispettrice?) detective di una delle più famose polizie del mondo: la Polizia Metropolitana di Londra, meglio nota col nome di Scotland Yard. Questa testarda scozzese dagli occhi verdi è venuta da Edimburgo a Londra anni fa, con lo scopo di diventare detective e c’è riuscita. Kate ha un dono speciale: è una mutante con capacità psicometriche, ovvero la facoltà di ricostruire la storia di un oggetto e, di conseguenza, dei suoi possessori, solo toccandolo ed in certi, casi, quando l’aura è particolarmente forte, anche solo standogli vicino.

Diversamente da altri come lei, Kate non ha scelto di andare a vivere in una splendida villa nelle campagne dello stato di New York od in una città abbandonata nel cuore dell’Outback Australiano o cose del genere, no, ha scelto la semplice vita di una donna normale, che vive la normale vita di un poliziotto. In realtà non tanto normale, se si pensa che l’hanno assegnata ad una speciale Squadra Antivampiro. Il suo compito non è dare la caccia a comuni criminali, ma a predatori più insidiosi, alle creature soprannaturali, per cui la notte è terreno di caccia.

Lei combatte i non morti e le cose non stanno come in quel telefilm americano: non è un gioco per ragazzini, questo, e la posta in gioco non è solo la vita, ma qualcosa di infinitamente più prezioso. Qualcuno ha scritto: “attento tu che dai la caccia ai mostri, perché rischi di diventare mostro tu stesso.” Katherine sa di aver guardato una volta di troppo nell’abisso e l’abisso ha guardato in lei,[1] il suo abisso personale il cui nome è Conte Dracula. 

Per la confessione a cui appartiene Katherine, quella Presbiteriana, la predestinazione svolge un ruolo importante: il destino di un’anima tra la salvezza e la dannazione è già scritto ed ultimamente Kate comincia a credere di sapere quale sarà il suo. Da qualche tempo, ormai, prega, cercando conforto in una fede che era diventata blanda, ma non riesce a scacciare la paura. Ogni tanto alza la testa e crede di vederlo o, forse, ed è proprio di questo che ha paura, spera di vederlo.

 

            La villa in stile georgiano è stata vuota per la molti anni, ma ora ferve di attività.

-Non capisco perché trasferire qui il nostro quartier generale.- dice il giovane Onorevole Arthur Holmwood, erede al titolo di Lord Godalming, rivolto a Frank Drake –Godalming Manor non andava bene?-

-Beh, non è che non fosse adatto…- risponde Frank -… ma tanto per cominciare, non potevo restare ospite di tuo padre per molto più a lungo. Le mie cose sono arrivate dalla mia vecchia casa di Boston e questa casa è…beh apparteneva ad un uomo a cui devo molto e sarà il luogo perfetto da cui partire per affrontare Dracula e tutti i vampiri. E se oseranno ancora attaccarci, è piena di trucchi e trappole micidiali per loro.-

-Non che abbiamo grandi possibilità di combinare qualcosa, però. Siamo solo quattro gatti e lei è l’unico che si possa dirsi un professionista in questo genere di cose. –

-Non saremo soli ancora per molto tempo, se una certa persona risponderà ad un mio appello.- replica Frank.

            È come un ritorno a casa, pensa Frank, ma non sarà mai una vera casa senza Marlene e nostro figlio.

 

            Scommetto che vi hanno raccontato un sacco di storie su Hollywood e sul mondo di cartapesta che la circonda; beh alcune cose sono vere, altre sono peggio. Si raccontano molte storie anche sull’oscura dimora gotica davanti alla quale mi trovo ed il cui aspetto fa sembrare il Bates’ Motel un collegio per educande. Pochi sono quelli che possono dire di averla vista e, meno ancora, quelli che hanno potuto raccontare cosa c’è dentro. Si dice che sia una propaggine dell’Inferno stesso, un luogo dove solo le anime dannate trovano dimora. La chiamano la Torre delle Ombre e sventura a colui che ha la disgrazia di vederla materializzarsi sul suo cammino. Ovviamente la cosa non mi fa ne caldo ne freddo, dopotutto sono già morto e, per quanto riguarda la mia anima immortale, beh non è il caso di discuterne adesso. L’ex diva Stella Houston mi ha incaricato di ritrovare il suo vecchio compagno, il re dei film horror Jason Roland, e se la sua scomparsa è legata alla Torre delle Ombre, beh io oltrepasserò quella soglia senza esitare.

            È quel che faccio. La porta si apre senza offrire resistenza, ma non mi aspettavo altrimenti, per poi richiudersi di scatto alle mie spalle; anche qui nulla di nuovo, stiamo seguendo un cliché consolidato. Il padrone di questo posto sembra non conoscere l’esistenza della luce elettrica, tanto peggio, dopotutto ci vedo benissimo al buio. Inizio a salire le scale, chi incontrerò in cima? Un fantasma vecchio stile? Zio Tibia? Il Becchino? Il Guardiano della Cripta? Il mio avversario ama davvero i cliché, ma quanto ci metterà a farsi vedere?

-Chi sei tu, mortale, che hai osato varcare la soglia della Torre delle Ombre?-

            Dinanzi a me, l’immagine di una donna la cui carne è pallida come la luce della Luna. Non hanno niente di meglio, che mandarmi un’incarnazione di Ligeia?[2]

-Mi chiamo Hannibal King e sono un detective.- rispondo come se la situazione fosse la più normale del mondo e, a dire la verità, per me lo è. –Cerco Jason Roland, è qui, forse?-

-Qui troverai solo la tua morte e la dannazione eterna.- risponde l’apparizione.

-La morte non puoi darmela e la dannazione l’ho già sperimentata, quindi, se non vuoi dirmi dov'è Jason Roland, fatti da parte e lasciami passare.-

            La creatura ride oscenamente, dissolvendosi in nebbia. Tutto qui? Penso mentre avanzo nell’oscurità, ho provato più brividi quando ho visto “Scary Movie” Beh in realtà ho visto solo il trailer in TV ma fa lo stesso. Lo so, gli eroi delle storie horror non dovrebbero fare battute cretine, ma io sono fatto così, scherzo in qualunque circostanza… Cosa? Qualcuno… o qualcosa mi ha spinto oltre il ballatoio e non vedo la fine della caduta, non c’è, niente qui sotto, niente.

 

 

2.

 

 

            Le tenebre calano su Londra e, con le tenebre, il sonno di morte di Dracula cessa ed il diabolico Conte si rialza dalla sua tomba. Con un sogghigno guarda oltre l’apertura da cui filtra l’ultima luce del crepuscolo. Là fuori ci sono le sue vittime ignare. Tutto quello che deve fare è uscire e sceglierne una o più, dipende da quanto avrà voglia di divertirsi stanotte. La sua compagna Rachel Van Helsing lo guarda stirando le labbra in un sorriso che scopre i canini affilati.

-Pregusti una notte di caccia, Dracula?- chiede.

-Certo, mia cara Rachel.- risponde il signore dei non morti –Stanotte, come tutte le notti, ci nutriremo e nello stesso tempo, allargheremo la cerchia dei nostri schiavi.-

-Se non ci fossi io, a riequilibrare la situazione…- commenta, sarcastica, Rachel -… avremmo un esercito composto solo di donne giovani e belle.-

-Sei troppo impertinente donna. Sei fortunata che tollero questi tuoi modi di fare, perché mi divertono, ma attenta: i privilegi che ti ho concesso come mia consorte, posso toglierteli a mio piacimento.-

-Non lo farai mai e lo sai. Ti dà troppa soddisfazione l’avermi al tuo fianco, sapendo che, un tempo, il mio solo desiderio era quello di ucciderti. Ridurmi al rango di una qualunque delle tue serve non soddisferebbe la tua vanità e lo sai.-

            Dracula la guarda con occhi di fuoco e lei lo ricambia con sguardo fermo, poi il Signore dei Vampiri, scoppia in una sonora risata.

-Per satana, sei davvero una donna di carattere Rachel ed io apprezzo le donne di carattere. Ora vieni ci attendi una notte di caccia e poi di attenta pianificazione della rovina dei nostri nemici.-

            Sono due refoli di nebbia che emergono dalla finestrelle, per poi salire verso il cielo ed assumere la forma di due pipistrelli, che volteggiano, per un attimo sopra Carfax Abbey, per poi prendere due differenti direzioni di volo.

 

            Angel O’Hara guarda fuori dalla finestra. Non riesce a dormire stanotte. È una sensazione strana quella che la pervade. Nella sua ancor giovane vita, questa ragazza irlandese ha avuto molte esperienze ed ha visto cose che a molti non è concesso conoscere. È stata il corpo ospite di Lilith, la figlia di Dracula, una simbiosi strana, ma vantaggiosa per entrambe: la vampira ha potuto muoversi indisturbata senza essere scoperta dai suoi nemici e lei… lei è stata protetta durante tutta la gravidanza. Si sono separate anni fa, ma Angel a volte si sente come se quel legame persistesse ancora, come quell’esperienza pochi mesi prima[3] in cui manifestò, per breve tempo, poteri vampirici o come il sogno della notte precedente in cui le sembrava di trovarsi in un mondo alieno con geometrie ed astri impossibili in tutto l’universo. Si era svegliata con un senso di angoscia che non aveva saputo spiegare ed era corsa da suo figlio, il suo Ted, l’unica cosa che le era rimasta del suo primo amore, di un breve, quanto sfortunato, matrimonio, conclusosi la stessa notte in cui suo padre aveva accidentalmente ucciso il suo giovane sposo e Lilith si era manifestata, uccidendo intenzionalmente suo padre.[4] A volte si ritrova a rivivere il ricordo di quel momento e sente se stessa urlare a suo padre: “Ti odio, vorrei che morissi!”. Non era vero, parole dettate dalla rabbia del momento, vere solo per una frazione di secondo, eppure bastanti a risvegliare un mostro. Era colpa sua se suo padre era morto, ma lei non ci aveva pensato per anni. Ma perché pensa a questo ora? E perché non riesce a dormire, come se sentisse un pericolo incombente?

            Fuori dalla sua finestra, un pipistrello si sofferma un attimo, poi riprende a volare in cerchi sempre più ampi.

 

            Suo padre le ha detto di non fidarsi degli sconosciuti e di non girare da sola a piedi dopo il calar del sole, ma, cavoli, lei non è più una bambina, dopotutto. Compirà 14 anni la prossima settimana, è una donna, con tutte le cose giuste al posto giusto. Ha visto come la guarda Carl Bancroft, quello della terza fila e la cosa le piace, forse uno dei prossimi giorni gli permetterà di… i pensieri di Joanie Templeton sono interrotti di colpo, quando i tre uomini si parano dinanzi a lei. Le loro facce non le dicono nella di buono e Joanie, improvvisamente, si pente di essersi trattenuta un po’ troppo con gli amici e di aver preso una scorciatoia per tornare a casa. I rimproveri di suo padre sarebbero i benvenuti adesso, se solo…. Prova ad urlare, ma uno dei tre uomini le tappa la bocca, mentre la trascinano in un vicino vicolo.

-Bella bambina davvero!- dice uno dei tre –Ci farai divertire tutti, non è vero?-

            Joanie piange mentre sente le loro mani toccarla dappertutto, non può fermarli e lo sa, le faranno…Oh Dio, non permettere che succeda, ti prego, ti prego.

            Se Dio l’ascolta, non lo sappiamo, ma forse lo fanno altre forze, perché in quel momento si ode una voce autoritaria:

-Vedo che più i tempi cambiano, più la feccia rimane feccia.-

            I tre si voltano, mentre dalle tenebre sembra, letteralmente, materializzarsi una figura, quella di un uomo alto, che indossa un elegante completo scuro ed il cui volto duro ha un’espressione sarcastica.

-Chi sei?-

-Sono il tuo peggior incubo, uomo.- risponde il nuovo venuto -La tua morte, se sarai fortunato, il mio pasto se non lo sarai.-

-Non so chi ti credi d’essere, ma sarai tu ad essere cadavere tra poco.-

            Così dicendo, il teppista, si avventa contro l’avversario colpendolo col suo coltello e l’altro non fa niente per difendersi, poi è il turno degli altri due. Per un attimo nulla accade, poi l’uomo elegante scoppia in una risata sinistra.

-Avete fatto del vostro peggio e non siete riusciti a farmi niente!-

            Il capo dei teppisti lo guarda esterrefatto

-Ti… ti abbiamo colpito almeno dieci volte e tu… sei vivo…Sei uno di quei supereroi come Union Jack?-

-Idiota, io sono molto peggio di quei buffoni in costumi colorati. Io sono Dracula ed ora insegnerò a tutti voi il vero significato della paura!-

            Con un rapido gesto, Dracula afferra uno dei tre per il collo e glielo spezza con noncuranza, gettandolo via come una bambola rotta. Gli altri lo guardano sconcertati, poi la loro esitazione è loro fatale: i loro occhi incontrano quelli di Dracula e sono perduti. Il signore dei vampiri ordina ad uno di loro:

-Tu, sgozza il tuo compagno!-

             A quel perentorio ordine, il teppista non esita: con un gesto rapido usa il coltello sulla gola del compagno rimasto, che rimane immobile a farsi sgozzare, poi Dracula, afferra quello rimasto in piedi ed affonda i canini nella sua gola sino a che la sua sete non è placata.

-Bah, sangue impuro e poco soddisfacente.- commenta infine –Ma basterà, per ora.-

            Mentre avveniva tutto questo, Joanie è rimasta rannicchiata in un angolo, tremando e senza osare alzare la testa, poi ode la voce che dice:

-Alzati ragazzina, i tuoi tormentatori hanno avuto il fatto loro.-

            Lei alza, ancora timorosa, la testa e, dopo una breve esitazione, afferra la mano che lui le tende.

-Come ti chiami ragazza?-

-Jo… Joanie Templeton.-

-Bene Joanie Templeton, io sono Dracula ed ora tu verrai con me.-

-S…si.- si limita a rispondere Joanie. Improvvisamente una strana calma si è impadronita di lei, segue Dracula sino a scomparire nelle tenebre e non urla quando i canini di lui affondano nel suo collo.

            Più tardi Joanie Templeton, 14 anni la prossima settimana, tornerà a casa, non ricorderà nulla dell’intero episodio e non saprà spiegare ai genitori il motivo del suo ritardo. La notte del suo compleanno, in obbedienza ad un ordine post ipnotico, aprirà la porta della sua casa a Dracula ed alla sua compagna. I suoi genitori moriranno della morte del vampiro e saranno uccisi definitivamente da Charles Seward, sul tavolo delle autopsie del Coroner di Londra, il giorno seguente. Quanto al fratello più piccolo di Joanie, lo shock subito in quella notte di orrore segnerà per sempre la sua mente portando al suo ricovero in un istituto specializzato in malattie mentali. La stessa Joanie dopo aver passato alcune settimane in ospedale in pericolo di vita, sarà affidata ad una zia di sua madre in un piccolo villaggio della Cornovaglia, dove, all’età di 18 anni, morirà improvvisamente, per rinascere come vampira e diffondere il contagio tra tutti gli abitanti. Vivrà, da non morta, per altri 300 anni, per rimpiangere di non essere stata stuprata ed uccisa nel vicolo prima dell’arrivo di Dracula.

 

 

3.

 

 

            Quando la mia caduta si arresta, l’unica cosa di cui sono certo e di non sapere dove sono adesso. L’oscurità è ancora fitta, ma i miei occhi la penetrano facilmente. Un’altro scherzetto che non m’impedirà di salire sino alla cima della Torre. Uno dei guai di questi edifici maledetti in stile gotico è che non sono dotati di ascensore. Poco male, dopotutto, non è la fatica a preoccuparmi. Sto cominciando, piuttosto, a chiedermi qual è il significato di tutto questo; beh finirò per saperlo presto, credo. È un lamento quello che odo? Si, proprio dietro quella porta. Una trappola, forse? Probabile, ma non c’è che un modo di accertarmene. Poggio la mano sulla maniglia.

 

            Si sveglia e sente il metallo sotto di se, prova a muoversi e sente le sue braccia e le gambe bloccate da legami robusti. Finalmente apre gli occhi e quello che vede la sconcerta: sembra che si trovi in un ambulatorio o laboratorio di qualche genere e lei è legata ad una specie di tavolo operatorio, con delle flebo applicate alle braccia. E c’è un uomo, un uomo anziano, dai capelli bianchi, con indosso un camice altrettanto bianco, come quello dei medici, che armeggia con qualcosa.

            L’ultima cosa che Julie Blandings ricorda è che stava andando a casa dopo il lavoro, aveva fatto tardi ed era ansiosa di rientrare e prepararsi per il resto della serata; aveva attraversato la strada per raggiungere la sua auto, aveva tolto le chiavi dalla borsetta e poi aveva udito un lieve rumore dietro di se e si era voltata di scatto.

            E poi si è risvegliata sul tavolo operatorio, tutto qui. Prova a muoversi e grida. L’uomo dai capelli bianchi si volta e le si rivolge affabilmente.

-Ben svegliata Julie, spero che la sistemazione non sia troppo scomoda per te, ma capirai presto che era necessaria.-

-Lei chi è… cosa vuole…. Mi liberi, la prego.- piagnucola Julie.

-Temo non sia possibile, cara ragazza.- replica l’altro –Vedi, ho bisogno di te per una cosa della massima importanza per me.- piega le labbra in sorriso niente affatto rassicurante e, così facendo, scopre i canini superiori, insolitamente lunghi.

Julie si sente prendere dal terrore. No, pensa, sto sognando, non è vero, non può essere, non può!

Vorrebbe urlare, ma non ci riesce, la gola le si è seccata. Con uno sforzo riesce a chiedere:

-Chi… chi è lei?-

            L’altro sorride ancora

-Possiamo dire che sono uno scienziato piccola Julie.- risponde –Di certo non molto comune, ma pur sempre uno scienziato. Il mio nome è Frost, Deacon Frost e ti dirò che ho passato gran parte della mia lunga esistenza a cercare un segreto che ha tormentato l’umanità sin dall’alba dei tempi: il segreto della vita e della vita eterna in particolare. All’inizio pensavo che il vampirismo fosse la risposta definitiva, ma il diventare vampiri, in particolare, vampiri della specie europea, porta con se alcune fastidiose limitazioni. Negli ultimi tempi mi sono dedicato a nuove ricerche, grazie anche agli appunti del Dottor Frankenstein, oh si, proprio quel Dottor Frankenstein, ed alle ricerche di altri eminenti scienziati internazionali, come il Dottor Michael Morbius, ed ho esplorato nuove vie…Ma scusa, mia cara, tendo a diventare logorroico quando parlo del mio lavoro. Sono come un padre orgoglioso che parla del suo primogenito.-

            Julie non parla, i suoi occhi sono spalancati, fissano come rapiti gli occhi rossi del suo interlocutore, anche la forza di urlare è passata.

-Cosa vuol farmi?- riesce a dire.

-Solo un piccolo esperimento per provare le mie teorie. Le flebo attaccate al tuo braccio sono programmate per pompare, ad un mio segnale, nel tuo sangue un certo liquido di mia creazione. Vedi, Julie, tu sei la mia cavia ed io sono lo sperimentatore.-

Ora Julie vede chiaramente i canini appuntiti nella sua bocca. Un vampiro, Mio Dio, un vero vampiro, non è possibile, no! Nella mano destra, Frost stringe un bisturi, poi si china su di lei ed i canini le pungono il collo, mentre la fredda lama le tocca il petto.

-Non preoccuparti…- le dice Frost, con voce niente affatto rassicurante –Non ti farà male… non per molto, almeno.-

 

            Apro la porta con circospezione ed entro. Sembra la stanza delle torture di un castello medioevale. In ginocchio sul pavimento, dandomi le spalle, c’è una donna dai lunghi capelli neri; i suoi abiti sono stracciati e la sua schiena è solcata da segni che sembrano di frustrate, sono rossi ed ancora freschi e lei sta singhiozzando. È lei ad aver urlato? E se la risposta è si, come sospetto, dov’è il suo torturatore? Avanzo e le poso gentilmente la mano su una spalla. Lei si volta, è una bella donna, ancora molto giovane, ma il suo volto è solcato dalle lacrime e le sue carni da ferite di ogni genere, Deve soffrire orribilmente.

-Chi siete?- mi chiede –Cosa fate in questo luogo d’orrore?-

-Mi chiamo Hannibal King e sono… un investigatore privato… e lei, Miss, chi è?-

-Sono… ero Sheila Whittier. Ero giovane, ingenua e permisi al mostro di nome Dracula di insinuarsi nella mia vita.-

            Dracula, sempre lui! Il suo cammino ed il mio sono predestinati ad incrociarsi spesso, sembra. Ora ricordo di aver letto di Sheila Whittier anni fa, ma è… La ragazza continua a parlare:

-Fui la sua complice involontaria per un po’ e, nel suo modo perverso, lui s’innamorò di me. Quando cercai di sfuggirgli, egli uccise l’uomo di cui mi ero innamorata e cercò di riportarmi con se. Piuttosto che cedergli, decisi di togliermi la vita e mi lanciai dalla finestra del mio appartamento, schiantandomi sulla strada sottostante[5]… ed ora sono qui, ad espiare il mio peccato venendo torturata continuamente, per tutta l’eternità.-

            Un fantasma, un’anima inquieta, questo spiega molte cose, tranne una: dov’è il suo torturatore?

-Miss Whittier? Chi la sta torturando?-

-Io!- risponde una voce imperiosa

 

 

4.

 

 

            Mi volto per vedere una figura evanescente, ma risplendente di riflessi dorati, quella di un uomo anziano e quasi del tutto calvo, dalle occhiaie profonde ed uno sguardo irrimediabilmente malvagio.

-E tu chi saresti?- chiedo con voce ferma.

-Il mio nome è Alistair Dunwick, in vita ero lo zio di questa ragazza, almeno questo era quello che credevano tutti, perché, in realtà, ne ero il padre. Né io né sua madre ci siamo mai sentiti legati da alcuno scrupolo morale ed eravamo uniti nell’empio patto di trovare il potere attraverso le antiche arti arcane. Mia sorella era ambiziosa e voleva tutto il potere per se, perciò mi uccise. O almeno così credette, perché, morendo, io invocai i miei dei oscuri ed essi mi garantirono la vita ad un patto: al compimento del suo 21° anno, avrei sacrificato loro la mia stessa figlia. Accettai senza esitare ed appena ritornato dal regno dei morti, mi presi la mia vendetta, usando i miei poteri per spingere mia sorella prima alla pazzia e poi al suicidio Divenni molto ricco ed anche potente sia finanziariamente, che politicamente, ma morii prima di mantenere sino in fondo il patto. Mi ero premunito, però: i miei signori mi permisero di restare su questo piano di esistenza, come fantasma, finché non avessi eseguito il sacrificio prescritto ed allora, il mio corpo, le cui ossa erano state magicamente trasformate in oro puro, sarebbe rinato a nuova vita ed io avrei avuto poteri incommensurabili. Lasciai in eredità alla mia presunta nipote il mio castello a patto che andasse ad abitarvi ed una volta che vi entrò, ella fu mia o, meglio, lo sarebbe stata, se il maledetto Dracula non avesse interferito distruggendo il mio simulacro e condannandomi agli inferi per l’eternità.-[6]

            Non c’è nulla di meglio di un cattivo che ti racconta tutto per filo e per segno per chiarirti la situazione ed, intanto, cercare di capire cosa fare.

-Vediamo se indovino.- dico al fantasma di Dunwick -Il suicidio ha condannato Sheila Whittier al tormento eterno e le potenze infernali hanno designato te come suo tormentatore, eh? Magari per tormentarti a loro volta, ricordandoti cos’hai perso non riuscendo a sacrificarla.-

-Sei molto intelligente, mortale.- replica Dunwick, mentre la sua testa si deforma, assumendo sembianze mostruose e dalle sue labbra esce una lingua biforcuta, che schiocca sinistramente. –Peccato che, ora che hai osato entrare qui dentro, anche tu sia destinato ai tormenti dell’inferno.-

            Per la prima volta, mi permetto di sorridere.

-Mi dispiace per te fantasma…- rispondo -… ma, purtroppo per te, io non sono un semplice mortale, vedi… io sono un vampiro.-

            E così dicendo, scopro i miei canini appuntiti.

 

            Katherine Fraser dorme e nel dormire sogna e, sognando, si trova nel bel mezzo delle Highlands scozzesi, la sua patria, davanti ad un castello dalle mura robuste, vestita come una nobildonna del XIII Secolo. Attende il ritorno del suo uomo. ed eccolo, finalmente, arrivare: fiero come è giusto che sia, alto, i lunghi capelli neri, i folti baffi e quegli occhi magnetici a cui non si può sfuggire. Arresta la sua cavalcatura dinanzi a lei e le tende con decisione la mano.

-Vieni con me, mia Katherine!- le dice.

            E lei tende la mano, per afferrare quella del suo signore, poi, improvvisamente esita…

            E Katherine si sveglia. Che strano sogno, pensa, così vero, così vivo e... i suoi pensieri s’interrompono, il suo sguardo si ferma su una finestra aperta le cui tendine sono agitate dal vento… una finestra che lei è certa di aver ben chiuso prima di andare a dormire.

            Lui era qui… era qui.

 

 

FINE DEL DICIASSETTESIMO EPISODIO

 

 

Zombie. Nei riti della religione Voodoo è il nome dato ad un morto che viene riportato in vita dalla magia di un potente sacerdote. Lo zombie non ha volontà propria, è un cadavere rianimato che può solo obbedire a chi possiede il mezzo di controllarlo, di solito un amuleto o qualcosa che è appartenuto allo zombie quando era vivo.

Secondo la moderna scienza medica, si tratta solo di uno stato di semi catalessi indotto dall’uso di particolari droghe, che ne annullano completamente la volontà; i riti di disseppellimento, ecc., non sarebbero altro che fumo negli occhi degli ingenui. Può darsi che questo sia vero la maggior parte delle volte, ma provate a raccontarlo a Simon Garth.

Un tempo quest’uomo era ricco, potente e molto arrogante ed insensibile nei confronti del suo prossimo. Forse fu questo a segnare il suo destino o, forse, anche se fosse stato un uomo buono e gentile, non avrebbe fatto differenza per l’uomo che lo rapì per portarlo nel Bayou, le paludi che circondano New Orleans, perché quello era un uomo veramente malvagio determinato a fare cose malvagie e così lo offrì in sacrificio agli dei più oscuri del Voodoo. Questo segnò la fine della vita di Simon Garth, ma non quella della sua storia. Ecco perché ora giace immobile dentro una cassa ermeticamente chiusa, nel vano bagagli di un aereo, cadavere semi mummificato dai vestiti a brandelli, senza alcun pensiero, senza alcuna sensazione, in attesa solamente che la donna che adesso è la sua padrona gli ordini di rialzarsi.

Perché, vedete, da quando una Mambo[7] praticò su di lui un rito di terre e tempi lontani, Simon Garth è diventato ciò che gli scettici deridono ed etichettano come impossibile, perfino in questo mondo dove la meraviglia e l’impossibile sono diventati realtà quotidiana: Simon Garth è uno ZOMBIE!

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#18

 

LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI

 

 

1.

 

 

            Strega. Cosa immaginate quando udite questa parola? Pensate a tre bellissime sorelle che combattono demoni ed altre malvagità? Ad una brutta megera che offre una mela avvelenata ad una bella ed ingenua ragazza? O ancora a sfrenate e nude baccanti che si incontrano regolarmente per celebrare riti orgiastici con il Diavolo e raggiungono il massimo del loro potere nel periodo degli equinozi? O infine ad una pacifica signora dal sorriso enigmatico seduta su una sedia a dondolo mentre accarezza il suo gatto nero? Pensate magari di vedere una strega viaggiare su di una scopa?

Abbandonate queste immagini e guardate invece, all’interno di un comunissimo Jet in servizio tra New Orleans e Londra, questa donna dalla pelle color dell’ambra e dagli occhi neri e profondi, una donna che emana qualcosa che è più di un’istintiva sensualità, ma può essere definita solo come malia. Seduta nella sua poltrona di VIP Class, la donna nota come Marie Laveau si diverte ad esercitare il suo fascino ammaliatore su tutti coloro, uomini e donne, che le stanno intorno, per nessun’altra ragione che quella che le va di farlo.

L’unico apparentemente immune da tutto questo sembra essere il compagno di Marie, l’enigmatico e silenzioso Blade. Per motivi che nemmeno lui capisce sino in fondo, ma che forse hanno a che fare con certi particolari della sua nascita, Blade è quello che le genti dell’Europa Centrale chiamano Dampyr, un antivampiro. Non sa perché e non gli importa nemmeno di saperlo, ma è immune al morso dei vampiri ed agli altri loro poteri e questo gli è stato molto utile nella sua carriera di cacciatore di vampiri, ma lo ha lasciato almeno con una debolezza: una spiccata fotofobia che lo costringe a proteggersi gli occhi. Se ha accettato di fare questo viaggio al fianco della Regina Strega del Voodoo, è per due motivi: perché ha fatto a Donna Garth la promessa di riportarle suo padre e questo è il modo più semplice di adempierla; aiuterà Marie e lei lascerà libero lo Zombie di tornare al suo giusto riposo; e poi perché la Strega gli ha promesso uno scontro con i due esseri che più odia al mondo, Dracula e Deacon Frost. Per questo Blade non riesce a nascondere la sua soddisfazione quando l’aereo comincia a scendere sulla pista di Heathrow. Sta tornando per riprendere una vecchia battaglia interrotta e non può chiedere di meglio anche a costo di fare un patto col Diavolo in persona e se, nel caso specifico, il Diavolo ha l’aspetto di una bella donna, beh di cosa potrebbe lamentarsi?

 

            Il sole è appena calato, quando la vampira apre gli occhi ed esce dalla sua bara. La prima cosa che fa è toccarsi il volto e sentire le cicatrici. Non può vederle, ma sa che ci sono. È come se sentisse ancora il bruciore che l’acqua santa le provocò quando quel maledetto Frank Drake gliela gettò sul volto. Le hanno detto che dopo che si è nutrita scompaiono e la sua pelle ridiventa liscia come quella di una ragazzina, ma non importa: lei sa che ad ogni suo risveglio sono lì facendo di lei una mostruosità ancora maggiore di quella che è diventata cedendo alla seduzione di Dracula. Se solo il Signore non fosse stato categorico sul fatto di non toccare il suo discendente, lei si prenderebbe la sua vendetta su Drake...ma se non può toccare lui, allora si rifarà sugli altri. Moriranno tutti com’è morto il suo amato William Jeffries, oltre ogni possibilità di resurrezione e sarà più divertente con la cara Penelope. Ne farà la sua alleata, la sua schiava fedele.Oh si, sarà davvero divertente.

-Sto venendo da te Penny.- afferma con tono irridente, poi il suo corpo cambia ed un pipistrello quello che vola sicuro.

 

            Il mio nome è Hannibal King e possiamo dire che sono un Investigatore privato. Per uno strano scherzo del destino mi sono ritrovato spesso ad investigare su casi connessi al soprannaturale, il che non è strano, se pensiamo a cosa sono diventato la prima volta che il soprannaturale ha invaso la mia vita. Ma procediamo con ordine: mi trovo in una casa che non esiste alle prese con uno spirito irrequieto sottoposto ad atroci supplizi ed un altro spirito, suo torturatore, che si è appena trasformato in un’entità mostruosa decisa a distruggermi. Sorprendente, dite? Non per me, comunque. Io sono un vampiro.

            La creatura che fino ad un attimo prima era stata Alistair Dunwick mi salta addosso, ma io lo evito facilmente. Non mi è mai piaciuto usare i miei poteri di vampiro, ma non posso guardare troppo per il sottile, devo salvaguardarmi la vita e poi… ho anche un incarico da compiere. Una donna di nome Stella Houston, una diva stagionata dei film horror, mi ha incaricato di ritrovare il suo vecchio amante Jason Roland. Ora, se avete più di 25 anni non potete non sapere chi è Jason Roland, l’ultima leggenda dell’horror cinematografico, uno del calibro di Lon Chaney, Bela Lugosi, Peter Cushing, Vincent Price e pochi altri. Pochi sapevano che Roland aveva fatto un patto con un entità demoniaca che si faceva chiamare Satannish e che alcuni dicono essere solo uno dei molteplici aspetti del Maligno. Il patto era quello solito: il successo in cambio dell’anima. Roland tentò di rompere il patto, ma imparò che raramente si batte il Diavolo nel suo stesso gioco e si ritrovò trasformato nel mostro che impersonava nel suo ultimo film.

Meglio lasciar perdere i riassunti, adesso; ho qualcosa di più importante da fare, tipo salvaguardare quel poco che resta della mia esistenza. Sapete, essere morto non ti risparmia certi fastidi.

-Mi deludi Dunwick…- dico al mio avversario -… cercavi la vita eterna ed il potere assoluto e cosa sei ridotto a fare? Lo spettro da tunnel dell’orrore, se è questo il tuo inferno, ammetto che è ben scelto.-

-Sta zitto!- urla il demone, mentre i suoi artigli mi arrivano ad un millimetro dal volto lasciandomi un segno su una guancia.

-Sei irritabile?- ribatto –Ti capisco sai ci si annoia non poco a torturare sempre la stessa gente, dovresti ringraziarmi del diversivo.-

            Continuo a parlare, mentre salto per evitarlo. Più è irritato e meno ragionerà, non voglio scoprire se i suoi artigli possono davvero farmi a pezzi, sono ancora troppo giovane per l’Inferno, magari tra due o trecento anni…

            La presa dei suoi artigli al collo mi toglie ogni voglia di parlare annaspo come se mi mancasse l’aria, il che è strano, perché di solito non respiro, diciamo che ho smesso con questo vizio da qualche anno.

-Mortale o vampiro non m’importa…- dice -… perché mi divertirò a farti a pezzi lo stesso, anzi, di più, perché mi sembrerà di fare a pezzi lo stesso Dracula, colui che mi ha fatto esiliare in questo posto maledetto.-

            Essere fatto a pezzi è già abbastanza seccante, ma esserlo al posto di Dracula, beh non è certo la mia massima aspirazione. Devo liberarmi e, per quanto non mi piaccia, so come fare.

 

 

2.

 

 

            Charles Seward odia gli ospedali, il che è strano, a pensarci bene, perché lui è un medico, l’ultimo in una tradizione familiare che data dal suo trisnonno e che ha visto molti Seward confrontarsi con i vari rami della scienza, per non parlare di cose più inconoscibili, cose di cui Charles aveva sempre sentito parlare, ma che aveva liquidato come sciocchezze...finché nella sua vita era comparsa Rachel Van Helsing.

Inutile negare che pensare alla vampira gli scatenava una tempesta di sensazioni contraddittorie. La prima volta che l’aveva incontrata non sapeva chi era e l’aveva giudicata una donna molto bella, ma questo era stato prima che lei l’aggredisse prosciugandolo di buona parte del suo sangue.[8] Solo una massiccia serie di trasfusioni gli aveva salvato la vita, ma non era finita così: quando si era rimesso, quei due tipi, Chelm e Fraser, gli avevano detto che tra lui e la vampira si era stabilito ormai un legame empatico e che, se lei non fosse morta prima, lui era predestinato a rinascere come vampiro una volta morto. La prospettiva non lo esaltava ed è comprensibile: non sono molti quelli che guarderebbero con favore ad un’esistenza dominata da un’inestinguibile sete di un solo liquido, divenire un parassita delle vite altrui. Eppure molte delle notti e dei sogni ad occhi aperti di Charles sono visitati dall’immagine di Rachel Van Helsing, un’immagine insinuante e tentatrice che non l’abbandona e sembra penetrare sempre più nella sua anima, divenire sempre più forte con quella “voce” che sussurra direttamente nella sua mente:

“Non ti opporre Charles, lasciati andare, abbandonati a me, non rifiutare il mio abbraccio, non respingere il tuo destino!”

            Mio Dio! Una parte di lui vuole disperatamente dirle di si, non importa se come suo schiavo, basta essere al suo fianco. È in questi casi che le due piccole ferite che ha al collo cominciano a pulsare e che il crocefisso che da allora porta al collo sembra bruciare sul suo petto. È per questo che, nonostante il suo incarico di anatomopatologo per l’Ufficio del Coroner di Londra, ha deciso di seguire personalmente il decorso della degenza di Penelope Clayborne, un'altra che ha avuto uno sfortunato incontro ravvicinato con un vampiro.[9] E’ a questo che sta pensando, mentre, appunto, le sue ferite pulsano ed il crocefisso scotta e lui stringe i denti ed alza lo sguardo verso una delle ampie finestre e... la vede, riflessa nel vetro, Rachel Van Helsing, in piedi, immobile, alle sue spalle.

-Cosa…- esclama e si volta di scatto, ma non c’è nessuno. L’ha solo immaginata, oppure… si rivolge ad un’infermiera:

-Scusi, ha visto…-

            Non finisce la frase, che si ode il suono acuto di un campanello d’allarme e per Charles c’è altro a cui pensare.

 

            I due inservienti dell’aeroporto di Heathrow scaricano la massiccia cassa di legno, parte del bagaglio di Marie Laveau.

-Mi chiedo cosa possa mai esserci, qui.- dice il primo –Quella stangona non sembra il tipo da portarsi dietro una casa così.

-Parli della meticcia della VIP Class?- ribatte il secondo –Cielo, per una come quella lascerei la mia Gladys senza neanche pensarci.-

-Ah come ti capisco.-

            Prendono la cassa e la portano sino al cancello, dove Marie Laveau e Balde sono in attesa.

-Avete bisogno di aiuto per sistemarla?- chiede il primo inserviente.

-No!- replica seccamente Marie, potete andare adesso.-

            Dà loro una forte mancia, poi attende che se ne siano andati e si avvicina alla cassa, aprendola.

-Alzati, Simon Garth!- ordina –Non puoi opporti alla volontà della tua sola ed unica padrona.-

            E lo Zombie si solleva dalla cassa senza emettere alcun suono, poi, al comando della Regina Voodoo, si carica la cassa sulle spalle e la porta sino alla loro vettura in attesa.

-Dove andiamo adesso?- chiede Blade - Qual è la prima mossa?-

-Innanzitutto in Hotel a rinfrescarci un attimo, anche noi streghe immortali dobbiamo riposarci ogni tanto, poi faremo una visita di cortesia ad un vecchio amico.-

-Di chi parli?-

-Del Signore dei Vampiri in persona: Dracula!-

 

            Il risveglio è strano. Sul principio non ricorda nemmeno di aver dormito, poi le torna il ricordo dell’uomo dai capelli bianchi e dei suoi occhi rossi come il fuoco, come il Caronte dell’Inferno di Dante. Quel ricordo né porta un altro, di lei distesa su un tavolo operatorio, con strane sostanze che le vengono iniettate nelle vene e quell’uomo (Non è un uomo) che le si avvicina e le parla con lo stesso tono con cui un affabile dottore di campagna parlerebbe ad un bambino spaventato ed intanto spalanca le labbra in un sorriso maligno e mostra i canini appuntiti. (È un vampiro). Sente il tocco di quei canini (i vampiri non esistono, vero?) e il bisturi che le apre lo sterno (Urla con tutto il fiato che ha in corpo). Ricorda il dolore, un dolore interminabile, infinito (L’ha vivisezionata, è questo che ha fatto), un dolore che non dovrebbe poter ricordare (Non posso essere viva, giusto? Devo necessariamente essere morta).

            Alla fine, Julie Blandings si decide ad aprire gli occhi ed è allora che urla nuovamente.

 

 

3.

 

 

            Non amo molto usare i miei poteri di vampiro. Potrà forse sembrarvi sciocco, ma ho cercato quasi sempre di vivere la mia vita come se fosse ancora normale, ma non sempre si può fare ciò che si vuole, anzi, quasi mai a dire il vero. Divento nebbia e mi condenso alle spalle di Dunwick e lo colpisco con tutta la mia forza, facendolo volare dall’altra parte della stanza. Non servirà a molto, lo so, è questo il guaio di questa lotta: nessuno dei due può uccidere chi è già morto.Io non posso fermare il fantasma e lui non può uccidermi, la lotta può durare per un’eternità, a meno che… Guardo Sheila Witthier e sospiro. La sua vita è stata segnata sin dal concepimento figlia dell’unione tra un fratello ed una sorella, fin dalla sua nascita era stata destinata ad essere il supremo sacrificio umano agli dei malvagi adorati dal padre. Sfuggi al suo destino solo per cadere nelle grinfie di un altro demone: Dracula. Per sfuggirgli, non trovò altra soluzione che il suicidio. C’erano alternative? Forse, ma lei non le vide, o, forse, non le poté vedere, non ha importanza. In altre culture ed in altri tempi, il suo gesto avrebbe potuto venir giudicato come di estremo coraggio, oppure di estrema vigliaccheria. Qui ed oggi è solo un peccato da espiare ed io sono dolorosamente consapevole che non posso oppormi al suo fato. La guardo e lei ricambia il mio sguardo e dice una sola parola:

-Vada!-

            Corro verso la porta e la apro, oltrepassandola, prima che Dunwick mi raggiunga, poi la richiudo. Avevo ragione: non può lasciare la stanza, bloccato dalla stessa maledizione che lo incatena alla figlia. Sento le sue grida di frustrazione, poi sento un nuovo rumore, quello della sua frusta e dei suoi altri strumenti di tortura. Sta sfogando tutte le sue ultime frustrazioni impegnandosi con foga sempre maggiore nel suo compito di tormentatore. Odo le urla di Sheila ed è un suono che mi accompagnerà per molto tempo. Scelgo di ignorarlo e continuo la mia scalata verso la cima della Torre delle Ombre.

 

            Quando Charles Seward giunge nella stanza di Penelope Clayborne i monitor accanto al letto stanno urlando la loro protesta, mentre la giovane donna giace riversa sul letto col sangue che si allarga tra i cuscini. A terra un infermiere con il collo spezzato ed un poliziotto di Scotland Yard forse svenuto. Ritta ai piedi del letto, c’è Alice Hastings, col volto deformato non solo dalla rete di cicatrici, ma anche da un ghigno di pura malvagità, mentre tiene per il bavero un altro poliziotto.

-Ah il dottor Seward.- esclama -Sei venuto ad aiutare questi patetici mortali o ad unirti alle schiere della tua vera padrona?-

            Charles esita, ma è solo un istante. Un istante che gli sembra lungo una vita. Nei momenti successivi, gli sembra di vedere tutto al rallentatore: Alice che attira a se il malcapitato poliziotto ed affonda le sue zanne nel suo collo, assaporando soddisfatta, ogni goccia di sangue che riesce ad estrarne; il gorgoglio dell’uomo che si spegna pian piano; la vampira che lo lascia ricadere a terra, orami sazia ed appagata. Solo allora, Seward riesce a muoversi, finalmente scosso, ed afferra il suo crocefisso puntandolo innanzi a se e verso l’avversaria.

-Indietro!- intima.

            La vampira ride

-Vuoi spaventarmi dottore? Non ti servirà a niente sai? Metti giù quel ridicolo oggetto, non ti proteggerà perché tu non ci credi e lo sai. Dio non esiste, Seward, perché se esistesse non mi avrebbe condannato a quest’esistenza, quindi perché non lasci perdere e non ti arrendi?-

            Ancora il pulsare delle ferite ed il crocefisso che diventa quasi bollente, troppo per tenerlo, deve lasciarlo andare, deve. No, non può farlo, non deve e non vuole. Con uno sforzo di volontà stringe l’oggetto con entrambe le mani e lo usa come una clava per colpire la vampira, che si ritrova sbattuta contro la parete opposta. Il pulsare delle ferite si è ornai attenuato ed anche il crocefisso non scotta più, Charles lo alza per colpire ancora, ma la vampira diventa nebbia e prima che lui possa fare qualcosa, scompare oltre la finestra. È quello il momento che sceglie per arrivare l’unità di pronto soccorso. Un’infermiera si avvicina a Seward.

-Dottore! Le sue mani…-

-Lasci stare… starò meglio. Pensi agli altri, alla paziente. Non deve morire, non stanotte… non stanotte.-

 

            La stanza migliore del Savoy Hotel, niente di meno per Marie Laveau ed il suo seguito. È stata una sciocchezza per la Regina Voodoo di New Orleans ottenerla e superare tutti i problemi che potevano nascere dal portarsi dietro un morto che cammina, ed ora la donna semi immortale si gode le gioie del lusso, per esempio un prolungato bagno di schiuma in una splendida vasca in una stanza da bagno più grande di molti appartamenti popolari del West End. Quando esce, avvolta in ampio asciugamano, trova Blade pensieroso guardare oltre la grande finestra dell’attico, aperta su un’ampia terrazza.

-Sei sempre corrucciato, Blade?- chiede. –Dovresti imparare a rilassarti, magari ti saresti divertito di là nella vasca.-

-Non sono venuto qui per divertirmi, donna. – replica Blade -Avevamo un patto, ricordi?  Io ti avrei aiutato qui a Londra ed in cambio tu avresti lasciato andare Simon Garth.- così dicendo, indica la massiccia ed immobile figura dello Zombie in un angolo.

-Manterrò la mia parte del patto, contaci. Sono ansiosa quanto te di veder andare a frutto i miei piani. Ma, al contrario di te, conosco l’arte della pazienza e so anche rilassarmi e trovare il tempo per il piacere.-

            Ora sono vicinissimi, Blade sente il suo profumo stordente e sa che si sta divertendo a provocarlo. Blade le afferra i polsi

-Te l’ho già detto, Marie Laveau, non sono qui per divertirmi o per rispondere alle tue stupide provocazioni.-

            L’asciugamano si apre, scivolando lentamente a terra, mentre Marie replica ironicamente:

-Vorresti dire che non ti piaccio o che preferisci solo le carni color latte di quella smorfiosa di Donna Garth? Eppure, non credo che sia un cacciavite quello che si vede nei tuoi pantaloni, forse, dopotutto, sei contento di vedermi?-[10]

-Ascolta Marie, io…-

            Blade non finisce la frase, perché in quel momento, due figure si condensano dalla nebbia sul terrazzo, le figure di Dracula e Rachel Van Helsing.

-Buonasera Marie Laveau.- dice Dracula –Scusa se arriviamo inaspettati, ma ho sempre creduto nella validità dello scegliere il campo di battaglia. Possiamo entrare?-

-Siete già entrati, direi.- replica Marie –Venite pure avanti.-

            I due vampiri non se lo fanno ripetere, mentre Marie Laveau recupera l’asciugamano.

-Vedo che il tempo non ha influito sulla tua bellezza, Regina del Voodoo. Sei sempre una delle più belle donne che abbia mai conosciuto.-

-E tu sei uno dei più educati tra i gentiluomini, Conte.- risponde on un sorriso Marie

-Maschi.- commenta sprezzante Rachel –Vivi o non morti, sono tutti uguali. Anche tu Blade.-

-Non pensavo che ti avrei rivisto così, Van Helsing.- replica, quieto, Blade –Tu alleata di Dracula. Che ne direbbe Drake? E il tuo bisnonno?-

-Il mio avo era uno stupido ed ora è morto, come il resto della mia famiglia. Io solo sono qui e sto dalla parte che ha vinto.-

-Non l’avresti mai detto prima, ma lui ti ha corrotto.-

-Non mi piacevi quando ero viva, Blade, lo sai, e non mi piaci nemmeno adesso.-

-Io invece ti rispettavo, Van Helsing, ma ora sei solo una vampira e come tutti i vampiri, il tuo destino è sulle punte dei miei coltelli.-

-Non esserne sicuro, Blade.-

-Credi?-

            Con gesto più rapido di quanto l’occhio possa seguire, Blade estrae uno dei sui coltelli di legno e lo punta al petto della vampira.

-Non credi che sarai morta un’altra volta, tra un secondo?- chiede.

            Una mano dalla stretta d’acciaio gli afferra il polso, spingendolo indietro.

-Ora basta Blade!- intima Dracula. –Sei sempre stato rozzo ed ignorante, ma è ora di insegnarti le buone maniere.-

            Blade fa un mezzo giro ed affonda un’altra lama nella mano di Dracula, costringendolo a lasciare la presa

-Non so cosa Marie Laveau voglia da te, vampiro.- proclama Blade –Ma so cosa voglio io: la tua testa riempita d’aglio e servita su un piatto d’argento.-

-Tu stai sognando, Blade, io sarò ancora su questa terra quando tu sarai polvere dimenticata.-

-Risparmiami la solita pappardella su quanto sei bravo e combatti.-

            Marie Laveau sospira, doveva aspettarsi che Blade non si sarebbe fatto frenare facilmente, eppure, con un altro poco più di tempo… Dracula non ha brillato certo per tempismo. Beh non permetterà a niente e nessuno di mandare all’aria i suoi piani, questo è certo. Si rivolge allo Zombie.

-Simon, per favore, separali.-

            Simon Garth si muove, più rapido di quanto si possa pensare, ma non si può sperare della sottigliezza da uno come lui e, quando piomba come un ariete tra i due contendenti, Blade si ritrova spinto contro una parete e Dracula e lo Zombie piombano nella terrazza.

-Mi hai mandato contro il tuo cagnolino zombie, Marie Laveau?- esclama –Attenta che Dracula non si fa sottomettere facilmente.-

            Il vampiro fa per scattare in avanti, ma Simon Garth gli blocca il polso

-Lasciami imbecille.- intima, ma lo Zombie non lo ascolta. Dracula diventa nebbia per ricondensarsi in forma di pipistrello ed attaccare Garth, che non sembra nemmeno infastidito. Dracula ritorna umano.

-Non mi farò umiliare da un cadavere animato.- proclama, mentre gli sfugge l’ironia della situazione, con due tipi di morti viventi che si confrontano.

            Simon si muove, ancora una volta più veloce di quanto ci si poteva aspettare ed afferra ancora Dracula, che tenta di spostarsi. Il risultato è una perdita di equilibrio per entrambi, e la forza d’inerzia, aiutata dal peso, ahem, morto di Simon Garth, li proietta oltre la veranda in un volo verso l’asfalto sottostante.

            Marie Laveau si precipita a sporgersi oltre il parapetto e commenta:

-Tanti saluti alla discrezione.-

 

 

FINE DICIOTTESIMO EPISODIO

 

 

Aeroporto di Zurigo, Svizzera.Il terzetto che si presenta al check-in fa un bel contrasto: due giovani donne, una dai lunghi capelli neri, l’altra dai capelli rossi, ed un uomo massiccio, alto quasi due metri, avvolto in un impermeabile e con un cappello calato sin sugli occhi.

            L’impiegato legge i nomi sul Passaporto

-Viktoria Von Frankenstein, Veronika Von Frankenstein Adam Dippel. Uhm portate dei cognomi particolari, signorine.

-Eh si.- dice la ragazza dai capelli rossi –Che vuol farci? Nessuno si sceglie il cognome, purtroppo.-

-Mmm forse siete parenti del Dottor Frankenstein, o forse è un caso, ma certo, il vostro amico potrebbe essere il Mostro.-

            L’uomo solleva per un attimo il cappello e lascia intravedere una faccia grigiastra e solcata da cicatrici, o sono… cuciture?

-Oh si…- interviene sorridendo –Potrei davvero esserlo, no?-

            L’impiegato impallidisce e si affretta a mettere i timbri sui passaporti.

-Vi auguro un buon soggiorno in Gran Bretagna signori.-

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#19

 

I VIVI E I NON MORTI

 

 

1.

 

 

            Ti chiami Simon Garth e sei uno zombie. Anni fa un uomo spregevole ti uccise e per motivi suoi ti fece resuscitare come Zombie al suo servizio. Da allora, il tuo destino è stato ubbidire a chi possiede l’amuleto di Damballah, la cui copia tu porti appesa al collo. Un tempo avevi sperato di esserti guadagnato la possibilità di chiudere i fili in sospeso della tua esistenza terrena ed esserti guadagnato l’eterno riposo, ma la strega Calypso aveva altri piani e non esitò a risvegliarti. Da allora, sembra che il tuo destino sia essere il burattino di donne volitive e spesso malvagie. Donne come la Regina Voodoo di New Orleans, che ti ha portato sin qui a Londra per usarti come speciale guardia del corpo durante il suo incontro con un’altra creatura del mito, il vampiro per eccellenza: Dracula. Non sa quali affari più o meno sinistri Marie abbia con Dracula e cosa può importare al tuo cervello ormai morto? Avrebbe importanza per te sapere che la pozione, che ha preservato la Strega di New Orleans giovane e bella per oltre un secolo e mezzo, necessita di poche gocce di sangue di vampiro come catalizzatore? Non l’avrebbe, perché tu non hai più pensieri od emozioni che possano definirsi tali, tu fai solo quel che devi. E allora perché hai attaccato il vampiro spingendolo oltre la terrazza e spingendovi a precipitare entrambi verso il suolo sottostante? Quale oscuro istinto ti sta guidando? Ancora una volta non hai la risposta.

 

            L’uomo conosciuto attraverso i tempi come Vlad, Voivoda di Valacchia, signore di Transilvania, Vlad l’Impalatore, Conte Dracula, il Signore dei Vampiri, rovescia sull’avversario, che lo tiene stretto per la vita, tutte le imprecazioni che ha imparato in 30 anni di vita e 546 di non morte. Il suolo si avvicina, ma per Dracula non è un problema; con un solo pensiero, diventa impalpabile nebbia, che scivola tra le grosse dita dello Zombie, poi, si condensa nella forma di un pipistrello, che osserva la rovinosa caduta del cadavere animato sul selciato.

Che vergogna, pensa che uno come me venga umiliato da una rozza creatura come quella, deve imparare come ci si comporta con chi ti è superiore e Dracula glielo insegnerà.

 

In alto, Marie Laveau, guarda oltre la ringhiera della terrazza, del tutto incurante di essere rivestita solo da un corto asciugamano di spugna, e mormora

-Tanti saluti alla discrezione.-

            Simon Garth doveva solo servire per proteggerla da eventuali problemi, che, in realtà, non si aspettava davvero di avere; era solo appropriato per una come lei averlo, adeguato al personaggio, diciamo, ma non è affatto nel suo interesse attirare l’attenzione delle autorità, come accadrà, inevitabilmente, quando quelle due creature, dai più ritenute fantastiche, cominceranno a combattersi per strada

Rientra nell’appartamento, dove Blade e Rachel Van Helsing, la vampira compagna di Dracula, si stanno confrontando. Il cacciatore di vampiri ha in ciascuna mano un coltello di legno, molto appuntito ed ha lo sguardo determinato di chi non esiterà ad usarli entrambi; la vampira, che un tempo era acerrima nemica della specie a cui ora appartiene, lo sta guardando con aria sprezzante, ma guardinga. Non le è mai piaciuto Blade, nemmeno quando era viva e collaboravano occasionalmente contro i succhiatori di sangue, ma sa molto bene quanto sia abile e l’ha visto prevalere contro avversari molto più forti di lui, non può essere sottovalutato. Senza contare che, per ragioni sconosciute, è totalmente immune agli effetti del morso di un vampiro. Un avversario pericoloso, insomma

Marie si rivolge seccamente ai due contendenti:

-È proprio il caso che continuiate questa farsa?

-Ho accettato di accompagnarti sin qui, Strega…- replica Blade -… perché avevo un debito morale con la figlia di Simon Garth ed ero anche disposto ad accettare la presenza di questi… aborti di natura… ma ora la tregua è rotta, mi fermerò solo quando Van Helsing sarà ridotta, di nuovo, ad un mucchietto di cenere, e stavolta mi assicurerò che non possa più riformarsi.-

-Nei tuoi sogni Blade.- ribatte Rachel Van Helsing –Io sarò ancora in giro quando tu ed i tuoi patetici amici sarete solo mucchietti di polvere senza significato.-

-Belle parole, vampira. Te le ha insegnate il tuo padrone Dracula?-

-Nessuno è il mio padrone, io seguo Dracula perché lo voglio ed il resto non deve interessarti.-

            Con velocità sconcertante, la Vampira scatta in avanti ed evitando i fendenti di Blade riesce ad afferrargli entrambi i polsi.

-Ed ora Blade?- esclama –Cosa ne pensi di assaggiare il tocco delle mie zanne?-

            Con aria annoiata Marie Laveau raggiunge la sua camera, lascia cadere sul pavimento l’asciugamano e poi sceglie un abito da indossare, optando per uno nero di raso, con due ampie scollature, rispettivamente, sul seno e sulla schiena e con spacchi laterali sino alle cosce. Appariscente? Forse, ma è così che le piace. Quello che sta avvenendo è seccante, ma non è escluso che possa trarne ugualmente vantaggio alla fine. Povero Blade, non immagina nemmeno cosa avevo, in realtà in serbo per lui, ma, forse è meglio così, non sarebbe stato così facile ingannarlo, alla fin fine. Troverà un altro candidato, anche se meno forte e resistente.

 

 

2.

 

 

            L’Ispettore Capo Chelm non ha l’aspetto dell’eroe o, almeno, non ha l’aspetto tipico degli eroi dei film d’azione che vanno tanto di moda oggi: non è tanto alto, è avanti con gli anni e decisamente sovrappeso, calvo come una palla da biliardo, se si eccettua una cornice di capelli tutt’intorno al cranio appena sopra le orecchie, in cui i fili grigi si stanno facendo sempre più abbondanti, così come nei ben curati baffetti.  No, Chelm non ha il fisico dell’eroe, forse, ma anche se il suo forte sono l’intelligenza e la capacità deduttiva, chiunque abbia avuto a che fare con lui, sa che è un avversarlo da non sottovalutare.

Da anni, ormai, il suo campo sono le indagini su un particolare aspetto del sovrannaturale, il vampirismo. Dopo un iniziale scetticismo, ha accettato una realtà difficile da comprendere ed è riuscito anche a convincere i suoi superiori a costituire un’unità antivampiro, che ha finito per diventare il battistrada di una divisione di Scotland Yard dedicata agli strani avvenimenti, ma non a questo che Chelm sta pensando, quanto alla sua bionda assistente… Non fatevi idee strane, però, l’interesse di Chelm per questa ragazza, di oltre 25 anni più giovane di lui, è, casomai, di natura paterna. Il fatto è che Chelm sa che l’Ispettore Katherine Fraser è turbata da qualcosa, qualcosa che lui teme davvero molto, perché la ragazza subisce il fascino della stessa creatura del male che deve combattere, Dracula, e Chelm sa quanto sia realistica la possibilità che Kate ceda all’oscura seduzione del diabolico conte. Se solo non si tenesse tutto dentro e si confidasse con lui, forse potrebbe aiutarla!

-Ispettore Chelm…- la voce del Sergente Henderson lo distrae.

-Cosa c’è?- chiede.

-A quanto pare nei pressi del Savoy Hotel sta succedendo qualcosa che potrebbe interessarci.- risponde Henderson.

            Ogni altro pensiero è accantonato, adesso, il dovere chiama.

 

            Sei caduto per oltre 20 piani verso il suolo, la forza dell’impatto avrebbe dovuto spezzare tutte le tue ossa e l’ha fatto, ma non si può uccidere quel che è già morto e così, proprio quando i curiosi cominciano ad affollarsi attorno alla tua carcassa, tu muovi la mano, poi, lentamente, ma non dolorosamente, perché tu sei aldilà del dolore ormai, ti rizzi dapprima seduto e poi in piedi. Il tuo corpo è ancor più sgraziato di quanto sembri usualmente, ma tu non badi alle grida d’orrore dei passanti, no, sei concentrato sul tuo obiettivo. Muovi la testa, non badando al secco “snap” delle vertebre del collo che riprendono, più o meno, il loro giusto posto. Avanzi contro ogni logica, perché la tua schiena spezzata non dovrebbe poter sostenere il tuo peso e le tue gambe fratturate non dovrebbero consentirti di avanzare. Ma tu sei morto da anni Simon Garth, che t’importa della logica? Tu semplicemente avanzi verso il tuo obiettivo ed il tuo obiettivo è l’uomo, o meglio la cosa che un tempo era un uomo, fermo ad un angolo della strada.

 

            Dracula ama essere più discreto, normalmente, ma stavolta la curiosità ha avuto il sopravvento, quello zombie è davvero inarrestabile ed a quanto pare. vuole lui. Quando era giovane ed ostaggio dei turchi, Dracula era stato spesso costretto a combattere, insieme a suo fratello, con i campioni del Sultano per il divertimento di quest’ultimo. Sin da allora, il futuro Impalatore imparò l’arte del combattimento corpo a corpo ed il piacere di uccidere un avversario a mani nude e sa che chiunque può essere sconfitto anche se è più grosso e più forte; questo Zombie potrebbe essere una sfida degna di lui, dopotutto.

 

 

3.

 

 

            La chiamano la Torre delle Ombre, è una cupa costruzione, di pietre scure, che s’innalza sino alle nubi e non è possibile vederne la fine. Beh, vi chiederete voi, ma cos’ha di strano questa torre, dopotutto? Tanto per cominciare non esiste, o meglio, non esiste nel senso che si da a questa parola nella nostra tormentata realtà.  Potremmo dire che è una manifestazione dell’Inferno e saremmo vicini alla verità. Ma l’inferno, secondo la tradizionale iconografia, non si trova negli abissi più profondi? Ed allora perché sto salendo gradino dopo gradino, sempre più in alto in una scalata che non finisce mai? Non chiedetelo a me, io sono solo Hannibal King, umile investigatore privato a cui accade di essere anche un vampiro.

Una donna di nome Stella Houston mi ha assunto per ritrovare il suo ex amante, la vecchia star dei film horror Jason Roland, il quale aveva fatto un patto con un demonio o, forse proprio con Il Demonio, queste gerarchie infernali mi danno sempre il mal di testa; la celebrità in cambio dell’anima. Il problema è che, alla fine, viene il momento in cui bisogna onorare la propria parte del patto e pagare il prezzo pattuito, la qual cosa, potete scommetterci, è tutt’altro che piacevole. Per farla breve, Roland ha tentato di rompere il patto ed alla fine, questo ha significato per lui esser ridotto ad una specie di vegetale privo di anima.

Qualcuno ha fatto sparire Jason dalla clinica in cui era ricoverato e Miss Houston mi ha incaricato di ritrovarlo. Mi sono imbattuto nei segni di riti demoniaci a base di sacrifici umani e poi l’ho vista, è apparsa improvvisamente sulla spiaggia di Malibu e, nonostante l’incongruenza, sembrava come se fosse stata lì da sempre. Era come se mi chiamasse ed io ci sono entrato. Ancor prima della mia… disgrazia.. ho letto abbastanza libri e visto abbastanza film horror da sapere che non è salutare entrare in oscure dimore gotiche, ma sapevo di non avere scelta, se volevo la soluzione del mistero, dovevo entrare ed affrontare qualsiasi cosa ci fosse. Dopotutto cosa avevo da perdere? La vità? Quella l’avevo già persa e, forse, essere liberato dal fardello di questa pseudo vita notturna poteva essere solo un bene. La mia anima immortale? Quella è già abbastanza compromessa. Quindi, eccomi qui, a salire gradino dopo gradino.Verso cosa?

-Vuoi proprio scoprirlo, King?-

            Chi ha parlato esce dall'ombra in cima alla scala, non vedo molto, tranne una figura il cui volto è coperto da un cappuccio e che nelle mani tiene un’ascia.

-Chi sei?- chiedo, ma la risposta è ovvia.

-Chi io sia non ha importanza, Hannibal King. Nel mondo esterno posso anche avere un’identità umana, ma qui io sono solo… il Boia.-

 

            Blade sente la presa di Rachel Van Helsing sui suoi polsi farsi sempre più ferrea. La vampira è troppo più forte di lui ed il dolore lo costringe a mollare la presa sui coltelli appena prima che i polsi stessi vengano fratturati, il dolore gli ottenebra i sensi, ma riesce a sentire la voce di Rachel.

-Mi sazierò del tuo sangue Blade e vedremo se quando mi sarò fermata tu sarai ancora in grado di risvegliarti, te lo toglierò sino all’ultima goccia se necessario…ahh!-

            Un grido. Attraverso un velo scuro, mentre piomba in ginocchio, Blade vede Rachel allontanarsi da lui barcollando.

-Cosa?…- mormora la vampira –Perché…tu…-

            All’altezza della giugulare, spunta un coltello di legno, che la mano di Marie Laveau prontamente estrae, mentre, con l’altra mano, raccoglie poche gocce del sangue di Rachel in una specie di coppa.

-Tu strega.- esclama la vampira –Ti credevo alleata di Dracula.-

-Io servo solo me stessa.- replica Marie –Ed ora ho avuto quanto mi occorreva, anche se non nel modo in cui avevo previsto. Non intendevo ucciderti Van Helsing o saresti morta, credimi. Non pensare minimamente ad attaccarmi, i miei poteri mi proteggono da quelli come te.- Si avvicina a Blade ancora dolorante –Quanto a te, mio caro Blade, dovresti essermi grato: avevo pensato a te per una certa cosa, ma, forse è meglio così, forse la tua strana natura ti avrebbe rivelato inadatto per ciò che mi serve. Ciò non toglie che avremmo potuto, comunque, divertirci insieme almeno per un po’. A vederti credo che saresti stato molto adatto.-

            Blade, stringe i denti e risponde:

-.Crepa strega.-

            Marie ride

-Chissà?- risponde –Un giorno, forse, ma non oggi e non ancora per molto tempo. Il nostro patto è valido Blade ed io lo onorerò. Da questo momento rinuncio al mio dominio su Simon Garth, puoi riportarlo a sua figlia quando desideri.- si volge verso Rachel –Puoi dire a Dracula che considererò un favore personale che la vita di Blade sia risparmiata, per stavolta, per il resto… se desideri il suo sangue, puoi averlo.-

            E così dicendo, volge le spalle ai due contendenti.

 

            Stai avanzando verso Dracula, ad ogni passo si sente il rumore di un osso che si sistema. I tuoi passi sono lenti, ma tu non te ne curi, il tempo non ha significato per te, conta solo l’obiettivo della tua furia. Se tu potessi pensare, ti chiederesti: perché? Ma i tuoi neuroni sono morti da tempo e tu continui ad avanzare; il tuo pugno colpisce là, dove prima c’era la figura di Dracula e dove ora c’è solo nebbia ed una risata sarcastica

-Patetica creatura, ti credi all’altezza di Dracula? Imparerai che non è così.-

            Così dicendo, il Signore dei Vampiri si solidifica dinanzi a te ed il suo pugno ti colpisce direttamente alla mascella. Nessuno dei presenti crede facilmente alla scena, mentre la tua massiccia figura viene proiettata dall’altro lato della strada e l’uomo vestito di nero e con le lunghe innaturali zanne salta verso di te.

-Posso schiacciarti a mani nude Zombie!- proclama Dracula –Ed è proprio quel che farò, bestia senza cervello.-

 

 

4.

 

 

            L’auto di Chelm e Kate Fraser arriva sul luogo proprio in tempo per vedersi sfrecciare davanti la figura di Simon Garth.

-Ma cosa diavolo…- esclama l’Ispettore Capo, mentre l’autista frena bruscamente.

            L’anziano poliziotto esce dall’auto, impugnando saldamente la sua pistola con proiettili speciali trattati all’argento ed in quel momento, vede la figura in nero saltare.

-Dracula!- esclama Kate, mentre il vampiro completa il suo salto, per ritrovarsi il collo stretto nella morsa dello Zombie.

            Si, è proprio Dracula, arrogante come non mai, ma stavolta sembra aver ceduto ad una rabbia che lo rende incurante e, forse, stavolta sarà possibile prenderlo. Ma cos’è quella creatura, innaturalmente pallida, le ossa scomposte, gli abiti sbrindellati e con un sentore di cose morte e putrefazione che mai ha sentito in presenza di Dracula e dei suoi vampiri? Il pensiero lo colpisce, improvviso: un cadavere ambulante, certo.

Non è la prima volta che ne incontra uno. Ricorda ancora il suo incontro con Duncan Corley, lo scheletro che cercava di ritornare alla sua giusta tomba.[11] Questo è diverso, però, gli ricorda altre cose, per esempio certi film horror di quando era ragazzo ed anche opere più truculente, ma più vicine nel tempo La parola gli viene alla mente quasi subito: zombie, certo è uno zombie, come quelli di Haiti, ma che ci fa qui? E perché combatte contro Dracula? Domande da lasciare ad un altro giorno. Gli piacerebbe che lo Zombie spezzasse il collo di Dracula ponendo fine a tutto, ma sa che non è così che si può uccidere un vampiro e si aspetta quasi la prossima mossa di Dracula, diventare nebbia e scivolare fuori dalla stretta del suo avversario. Chi deve augurarsi che vinca?

 

            Marie Laveau ha raccolto le sue cose e si prepara a lasciare l’albergo. Si ritiene molto soddisfatta di sé. Anche se non tutto è andato proprio come aveva pianificato, il suo scopo è stato comunque raggiunto ed è questo l’importante.

            I camerieri caricano i bagagli, incuranti dello stato della stanza, ammaliati dall’incantesimo della Regina Voodoo, poi, quando stanno per uscire:

-Andate ora.- ordina imperiosa Marie –Caricate i bagagli nell’auto che attende… tutti, tranne te.-

            Il prescelto è un ragazzo di circa 20 anni, biondo, attraente; non discute l’ordine della bella meticcia, la guarda come se non avesse mai visto altra donna nella sua vita, completamente perso nei suoi occhi neri.

-Voglio che tu faccia una cosa per me, la farai?- chiede la donna con voice suadente

-Si.- risponde il ragazzo.

            Marie gli porge una tazza.

-Bevi.-

            Il ragazzo beve, poi passa la tazza a Marie che beve il resto del contenuto, poi ride soddisfatta.

 

            Il vampiro si è trasformato in nebbia proprio sotto i tuoi occhi, ma tu non ci badi, Simon Garth, nessuna espressione passa nel tuo imperturbabile volto, poi la nebbia si risolidifica nella figura del vampiro e lui ti colpisce ancora, con le sue unghie affilate. A questo punto, tu replichi, colpendolo con un manrovescio e Dracula ti fissa con occhi ricolmi di rabbia.

-Adesso basta!- esclama –Questa battaglia deve finire ed io troverò il modo di distruggerti maledetto abominio.-

            Si muove guardingo verso di te. È una situazione di stallo e lo sa. Non può abbatterti con la sola forza e nemmeno tu puoi farlo con lui, ma tu hai un vantaggio di cui non sei consapevole: l’alba non è lontana e Dracula deve tornare al suo luogo di riposo prima che il sole sorga, anzi se ne sarebbe già andato se il suo personale senso dell’onore non gli avesse imposto di terminare questo confronto.

-Dracula, ti impongo di fermarti.-

            La voce a cui non badi è quella di un anziano poliziotto, verso cui Dracula si volge.

-Ah Ispettore Chelm, che piacere rivederla, ne è passato di tempo vero?-[12] dice il Vampiro –La rtirovo invecchiato ed ingrassato ahimè.-

-Capita a noi semplici umani, ma so ancora premere un grilletto, se necessario.-

-E tu, Katherine Fraser, la pensi come lui? La mia offerta è sempre valida, donna: unisciti a me ed avrai potere oltre ogni tua immaginazione, oltre che la mia personale protezione.-

            Kate si morde le labbra, il suo dito si stringe sul grilletto, mentre inquadra il vampiro nel mirino. Chelm la guarda: il sudore le cola dalla fronte e non è solo il caldo della sera. Avanti Kate, pensa, dimostra chi sei, non deludermi.

-Non accadrà mai, finché avrò vita.- risponde la poliziotta.

-Attenta a ciò che desideri, donna…- replica Dracula -… potresti ottenerlo. Ora io…-

            Non finisce la frase, perché tu lo afferri e cominci a stringere.

-Adesso basta!- esclama il tuo avversario. Si trasforma in nebbia e poi in un pipistrello e cala su di te, ridiventando umano e portandoti a terra solo col suo peso, ma tu cominci a risollevarti, mentre, stavolta è lui a stringerti la gola.

-Ti spezzerò ogni osso del tuo corpo, finché non potrai più muoverti.- proclama.

             È in quel momento che due proiettili, lo raggiungono alla schiena ed alla spalla e Dracula urlando, molla la presa, poi si volta verso i poliziotti.

-Voi… Voi, maledetti.

            Allunghi la mano verso di lui ed è allora che, improvvisamente ti blocchi e, come un peso morto piombi a terra.

            Non sai e nemmeno ti importerebbe di sapere che, proprio in questo momento Marie Laveau ha detto ad un Blade dolorante: “Da questo momento rinuncio al mio dominio su Simon Garth”. Sei aldilà delle percezioni, non vedi un Dracula ferito trasformarsi in pipistrello e volare lontano dal cordone di polizia per  unirsi ad un secondo pipistrello che vola fuori dal Savoy Hotel; non senti i rumori attorno a te e la voce dell’Ispettore Chelm che dice:

-Ma cos’è successo?-

            Non sai che, prima che arrivi l’alba, due donne dovranno morire per rinvigorire le forze di un Dracula ferito e che una bambina di appena due anni resterà orfana. Niente di tutto questo può interessare un morto e tu sei morto da tanto tempo Simon Garth.

 

 

5.

 

 

            Quando la Polizia individua l’appartamento di Marie Laveau al Savoy, oramai la Regina Voodoo di New Orleans se n’è andata indisturbata da un pezzo. A terra, nel salone ci sono due figure: una è Blade, semi dissanguato e con due fori nel collo, ma ancora vivo e l’altra è il cadavere rinsecchito di un uomo che sembra avere cent’anni e più. I suoi documenti e le prove scientifiche lo identificheranno come David Aubrey di anni 19, inserviente appena assunto; l’autopsia dirà che la causa della morte è un cedimento di tutti i suoi organi vitali per cause naturali, in parole povere è morto di vecchiaia.

 

            A bordo di un Jet di linea che la riporta a casa, Marie Laveau siede soddisfatta. La sua pozione di giovinezza ha funzionato perfettamente, è stato un peccato farvi ricorso così presto, ma non c’era altra scelta, non dopo che aveva dissipato molta della sua energia vitale per ritornare nel mondo dei viventi, dopo il suo scontro con Fratello Voodoo.[13] Ora si è garantita molti decenni di vita e di giovinezza, peccato per quel ragazzino, ma non si poteva fare altrimenti, e peccato anche per Blade, se quel testone si fosse unito a lei, chissà cosa avrebbero potuto fare insieme? Ma saranno pensieri e per altri giorni, ora ci sono tanti altre cose a cui pensare.

            Il mondo è la sua preda, dopotutto.

 

 

FINE DICIANNOVESIMO EPISODIO

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

Cosa dire di questa sequenza di episodi, se non che quanto è avvenuto sino ora non è che la punta di un iceberg il cui fondo è ancora molto lontano o, se preferite, una parte di un mosaico ben lungi dall’essere completato? Mentre ci pensate, io vi dico che:

1)    questa bizzarra storia, fatta apposta per soddisfare la voglia di vedere l’uno contro l’altro due icone dell’horror classico. Ovvero: Dracula, rappresentante di tutti i Vampiri, contro uno zombie, nella specie Simon Garth, lo Zombie marveliano per eccellenza. Insomma, a grande richiesta, avrete lo scontro che avete sempre voluto vedere nell’immortale tradizione della Universal e della Hammer: (A grande richiesta? Sempre? Mah, forse mi sono montato la testa. -_^): Dracula contro lo Zombie e se credete che Blade e Rachel Van Helsing restino a fare da spettatori, beh avete sbagliato i vostri conti.

2)    Per chi non lo sapesse. Tower of Shadows era un mensile antologico che la Marvel editò dal settembre 1969 al gennaio 1971, per poi cambiargli nome col n° 10 in “Creatures on the loose”. Si trattava di un contenitore di storie horror, introdotte da personaggi, come il Becchino, ricalcati sui tipici “presentatori” alla “Guardiano della Cripta” della EC Comics o Zio Tibia della Warren. La Torre delle Ombre, la misteriosa casa che appare solo a chi ha un motivo per vederla e mille per non entrarci era, appunto, la bizzarra dimora di questi esseri.

3)    Come ha detto Hannibal King: “Non c’è nulla di meglio di un cattivo che ti racconta tutto per filo e per segno per chiarirti la situazione”, infatti, Alistair Dunwick mi ha risparmiato la fatica di farlo qui. -_^ Aggiungerò, comunque, che nel racconto della sua prima apparizione citato nelle note, non si faceva alcun cenno esplicito al fatto che Sheila Whittier fosse frutto di un rapporto incestuoso; ma: se Dunwick era sia suo zio, che suo padre e se il loro cognome era diverso, l’unica spiegazione possibile era che la madre di Sheila fosse la sorella di Dunwick stesso, io non ho fatto altro che esplicitarla.

4)    Una famiglia di negromanti di chiara origine scozzese? Chissà perché non mi suona nuovo? -_^

5)    Se vi chiedete se rivedremo Simon all’opera? Beh, tenete da conto che l’amuleto di Damballah che serve a controllarlo (e di cui Marie Laveau non aveva bisogno, grazie alla sua magia, che prevaleva su quella dell’amuleto) è nelle mani di Donna Garth, figlia di Simon e che lei desidera solo che a suo padre sia restituita la pace della tomba. Non sempre, però, si ottiene quel che si vuole. -_^

6)    Che fine ha fatto Deacon Frost con i suoi malvagi esperimenti da gabinetto del Dottor Caligaris? (citazione per cinefili. -_^)

7)    Cosa c’entra in tutto questo Adam Dippel, il Mostro di Frankenstein? Aspettate e vedrete.

Nella prossima Ultimate Edition… beh siateci e lo saprete. Nel frattempo: attenti a passeggiare nei cimiteri.

 

 

Carlo



[1] Accidenti, sono riuscito a parafrasare Nietzsche due volte nella stessa frase. -_^

[2] Qui cito il classico di Edgar Allan Poe “La tomba di Ligeia

[3] Negli episodi #10 e 11

[4] Giant Size Chillers #1 (Dracula, Corno, #11)

[5] Accadde in Tomb of Dracula #29 (Dracula, Corno, #10)

[6] Come visto in Tomb of Dracula #23 (Dracula, Corno, #7)

[7] Sacerdotessa Voodoo

[8] Come visto nell’episodio #2

[9] Come narrato nell’episodio #14

[10] Allusione ad una famosa battuta dell’attrice americana degli anni trenta Mae West, che, tra l’altro, ha dato il suo nome ai giubbotti di salvataggio dell’aviazione, indovinate perché?

[11] In Tomb of Dracula #16 (Dracula, Corno, #3)

[12] Sin da Tomb of Dracula #34 (Dracula, Corno, #16), possible?

[13] Nell’One Shot MIT di Fratello Voodoo, appunto.