MARVEL IT presenta:

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The show must go on

di rossointoccabile

 

La stanza è scarsamente illuminata. Nella penombra si intravede una rete contorta di tubature, quasi una gabbia, che si intersecano senza un costrutto apparente. Qua e là parti di macchine, mai montate fino in fondo o forse smontate o addirittura sventrate.

Se ci fosse più luce forse lo sapremmo.

Ma qui tutto è malamente illuminato dagli sprazzi di innumerevoli schermi, disseminati ovunque senza uno scopo riconoscibile. Per lo più accesi su serie di dati il cui senso è incomprensibile, su visioni allucinanti, inferni spaziali in cui insetti giganteschi si battono per la sopravvivenza, luoghi terrificanti con stelle colorate nel cielo. Magari pura e semplice statica.

Di fronte ad uno di essi c'è una testa, il corpo non è visibile, ma sembra appesa per il collo ad una serie di tubi che sovrastano lo schermo.

Più in là, accanto a una tastiera, è appoggiato un braccio. Anche qui non vediamo alcun corpo attaccato ad esso. L'illuminazione è scarsa, ma se ci fosse un corpo sarebbe visibile.

Ci spostiamo, uno schermo rimanda un'altra immagine infernale, un colossale occhio circondato da tentacoli violacei si apre sulla superficie di un pianeta. Le dimensioni si evincono dal confronto con le figure, apparentemente umanoidi, che gli svolazzano attorno.

Ci spostiamo ancora attraverso la stanza, un altro braccio adagiato su una console, anche qui non vediamo alcun corpo. Nel buio ci giunge come il suono di dita che tamburellano, ma non vediamo dita, non c'è abbastanza luce. Ci muoviamo con maggior cautela, temendo di incontrare un torso senza arti, una gamba staccata.

Sopra di noi qualcosa di lungo e sinuoso sta strisciando nel buio.

Ci spostiamo con cautela, cercando di oltrepassare il punto in cui la testa senza corpo è appesa sopra lo schermo.

Lo sguardo non può fare a meno di cadere sul volto. È un volto familiare, non riesci a trattenerti – Wooff? -

La testa, attratta dal suono, inizia lentamente a voltarsi.

Non è staccata dal corpo, a meno che non si consideri corpo il lungo serpentone nero che si snoda al posto del collo.

Una mano, sempre attaccata a un serpentone nero arriva ad accarezzarlo fra le orecchie.

- Puppy? Hey, bel cane. Che fine avevi fatto? - Poi, Mr Fantastic gioca per cinque minuti buoni col cucciolo, prima che un nuovo pensiero, inquietante, riesca ad entrargli in mente.

A riprova che i cuccioli di cane hanno il potere di interrompere le facoltà mentali di chiunque, riducendo qualunque essere umano a un idiota giocoso.

Il loro potere è superiore anche a quello dei neonati umani, che in questo campo potrebbero sembrare invincibili.

Reed allunga l'altra mano fino al pulsante dell'interfono, che per qualche inspiegabile motivo è ancora dotato di comandi manuali invece che di qualche oscilloscopio omniversale in grado di mettere in pericolo, in caso di malfunzionamento, la struttura stessa della realtà.

- Franklin? Puoi venire nel laboratorio 14, per favore? Subito. -

Il figlio, sorpreso (e preoccupato) dall'evento insolito (erano anni che il padre non lo chiamava in laboratorio) accorre immediatamente.

- Puuuuuuuuuuuuuuppyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyy!!!!! -

Il bambino si getta sul cucciolo (a riprova della superiorità del potere rimbecillente dei cani) e solo la minaccia, più volte ripetuta da parte del padre di ridurre la razione quotidiana di sciroppo d'acero sotto i duemila galloni, riesce a riconquistare la sua attenzione, anche se solo in parte.

- Franklin, secondo te, il cagnolino è tornato di sua volontà o ti sei rimesso a giocare con la realtà?[i] -

- No, papà, non l'ho fatto tornare io -

- MMMMMMMMMMm -

Una mano, in cima a un lungo, lunghissimo braccio corre a colpo sicuro attraverso il caotico laboratorio e recupera, sotto un mucchio disordinato di rottami, una scatoletta che, a una prima occhiata sembra un vecchio cellulare. In realtà nulla fa pensare che, per lo meno la scatola, non lo sia stata. Certo, la tastiera, del tutto priva di copertura e diversa è l'antenna, che ricorda vagamente il profilo di una L maiuscola, non ricordano nulla che sia mai stato montato su un cellulare, ma l'impressione resta comunque forte.

Reed passa lo strano strumento attorno al cagnolino (si fa per dire), con il risultato certo di far illuminare varie spie che spuntano dalla plastica malamente forata. Molti e complessi dati scorrono sullo schermo. L'altra mano corre ad una console distante, l'indice schiaccia un pulsante ed un piccolo computer si occupa di convocare i suoi tre compagni. Di verificare se sono tutti e tre nel palazzo e, se l'indicatore di prossimità non li segnala nel campo d'azione del segnalatore si occupa di lanciare un segnale al loro cellulare e di sparare un razzo in cielo.

 

Il sole caldo e luminoso si riflette sugli occhiali a specchio e sulle cromature delle moto.

La scena dei due poliziotti che corrono lungo le strade assolate della California si prolunga oltre il sopportabile, a riprova che il sole, le moto e gli occhiali sono i cardini immaginari su cui fa leva questa serie televisiva.

Circondato da carte, barattoli, piatti e tovaglioli l'uomo che si avvia ormai a grandi passi verso la mezza età affonda la sua colossale mano nella busta maxi di cotica fritta, mentre gli occhi azzurri e sonnacchiosi restano incollati alla scansione ipnotica dei cannoni catodici sullo schermo.

La mano carica di questo leggerissimo snack dietetico si tuffa, quasi tutta intera, nella bocca arancione.

Mentre si ritira e le due moto continuano a correre sotto il sole sente un ronzio insistente. Ben Grimm, la sorridente Cosa dagli occhi azzurri spazza via le cartacce fino a che non trova, perso tra le pieghe del colossale divano, un dischetto metallico. Schiaccia il grosso 4 sulla superficie anteriore, se lo appunta sulla canottiera blu scuro che indossa e si alza, spegnendo contemporaneamente il televisore.

- Tanto era la 14a volta che lo vedevo, ormai so tutte le battute a memoria e non è che siano dialoghi di elevato valore artistico. -

Mentre si avvia verso l'ascensore per raggiungere il piano dei laboratori dalle pareti escono parecchi  robot che si avventano, voraci, sui resti del pasto.

 

Veloce, sempre più veloce.

Le ruote stridono affrontando la curva ad una velocità per cui non sono progettate. In qualche modo la macchina regge e non sbanda, non troppo, almeno.

Il motore va fuori giri e si surriscalda, rischia di incendiarsi.

Poi, inspiegabilmente, torna a raffreddarsi, quasi troppo, perde un colpo o due.

Difetto di carburazione.

Stride ancora, la velocità aumenta, invece di diminuire, il pilota porta la macchina ben oltre i suoi limiti, anche oltre i limiti del pilota, probabilmente. Sbanda pericolosamente e riesce per un qualche miracolo a rimanere in strada.

Se la temperatura delle ruote non fosse stata perfetta, se fossero state troppo calde, così da rimanere sull'asfalto o troppo fredde, così da non far sufficientemente presa, il pilota non avrebbe mai ripreso la sbandata a sufficienza e sarebbe andato ad infrangersi contro la barriera.

Nel parcheggio c'è un'auto sportiva, costosa e inutilmente dispendiosa.

Nel minuscolo bagagliaio, dentro una borsa che contiene pochi abiti e un'uniforme blu, un disco con un grosso 4 stampato sopra suona inutilmente.

Nell'officina su cui da il piccolo parcheggio, appeso in un angolo ad una gruccia c'è una abito firmato.

Pantaloni e camicia neri e giacca bianca.

Costa quasi come lo stipendio di un metalmeccanico.

Ma qui non siamo in Europa, il metalmeccanico ha uno stipendio più basso.

Costa più dello stipendio di un impiegato.

Nel taschino interno, sotto una colossale ditata di grasso per motori, un cellulare suona inutilmente.

Un razzo di segnalazione esplode sopra la città (ad un'altezza notevole, così da essere visibile da lontano) e forma una specie di colossale 4 di fiamma nel cielo.

Il pilota non si lascia distrarre, scala, il motore va su di giri e urla di disperazione.

L'auto rientra ai box.

Johnny Storm, un tempo promessa dell'automobilismo mondiale (quando aveva qualche anno di meno) esce dall'abitacolo, si sfila il casco e si dirige verso i meccanici.

- Il cognatino mi chiama, ha acceso tutto l'albero di natale. Devo scappare, ma tanto c'è un sacco da lavorare. Il motore scalda troppo. Non è esploso solo perché ho disperso il calore in eccesso e le gomme fanno schifo. E dire che non l'ho neppure tirata fino in fondo. - Si dirige verso il cofano della sua sportiva, tira fuori la tuta blu dalla borsa ed inizia a cambiarsi. - Ovviamente brucerò voi e tutti coloro che conoscete, se lo viene a risapere. Però Ben aveva ragione. Non c'è niente di più divertente che pilotare i prototipi. - e ridacchia – beh, ci si vede presto, passo poi a riprendere le mie cose. Fiamma! - e decolla, una scia di fuoco verso il Four Freedom Plaza[ii].

 

Dopo un'ora passata a disabilitare il controllo automatico di cottura della nuova cucina sareste assolutamente furiosi anche voi.

Il fatto è che le macchine messe a  punto da mio marito sono quasi sempre prive di controlli manuali.

Questo sofisticato macchinario robotizzato per cuocere uova e bacon ha doppi controlli a riconoscimento vocale e impronta della retina.

Perfetto.

Già immagino stasera la baby-sitter, roba da far scattare tutti gli allarmi e ritrovarcela in animazione sospesa in una bolla di resina rosa.

E quel che è peggio, Franklin la lascerebbe li.

È già difficile così trovare una buona baby-sitter, disposta ad assumersi il rischio di venire al FFP (il che, in una città nei cui cantieri nessuno rispetta le misure di sicurezza elementari è una vera assurdità) senza che si sparga la voce di macchinari feroci e bambini malvagi.

Ho appena finito quando suona l'allarme.

Ora, se non ricordo male, Reed sta studiando da questa mattina presto due particelle che giocano a tennis dall'altra parte dell'universo o qualcosa di altrettanto essenziale per la comprensione del cosmo.

Se qualcosa è riuscito a distrarlo talmente a lungo da attivare l'allarme tremo per la tenuta della realtà.

O peggio, Victor è di nuovo in azione.

Quindi programmo la reception, sguinzaglio i robot da compagnia dei bimbi e chiamo Jinny perché venga in anticipo.

Poi corro nel laboratorio.

 

Mentre Franklin continua a giocare con il cucciolo e Reed a studiarlo con strumenti sempre più assurdi, la cui stessa coesione strutturale è un dilemma scientifico di non semplice risoluzione, il pavimento del laboratorio inizia impercettibilmente a tremare.

Colpi, all'inizio sordi e quasi inaudibili, ma accuratamente ritmati, poi sempre più chiaramente udibili si fanno sempre più vicini.

- Per la ciabatta di zia Petunia, possibile che mi avete disturbato durante la centosettantaquattesima replica della mia puntata preferita di Chips per questo rumoroso e pulcioso cucciolo?

Reed, riesci a spiegarmi, con un discorso che non duri un paio di anni e con parole di meno di 14 sillabe che cosa sta succedendo?

- Beh. Ehm... È che la risonanza multidimensionale... -

- Reed? M-e-n-o. Capisci m-e-n-o di 14 sillabe? -

- Multidimensionale sono otto, Ben. Comunque dicci le cose in fretta, Reed, e alla nostra portata, così possiamo tornare alle nostre precedenti occupazioni. O vuoi dirci che questo cagnolino sta mettendo in crisi la struttura stessa della realtà? -

- Ciao Susie. Non sapevo che eri in casa. -

- No, Susan. Non sta mettendo in crisi la struttura della realtà. Ma volevo aspettare Johnny, per spiegare cosa ho scoperto. -

- Johnny è all'autodromo, sta provando il prototipo della nuova macchina. Ci metterà un po' ad arrivare... -

In quel mentre una palla di fuoco accecante va a cozzare contro la vetrata del laboratorio. Il campo di forza si apre all'ultimo secondo per poi richiudersi immediatamente. Con un saltello per compensare l'inerzia[iii], Johnny Storm, spento e freddo atterra sul pavimento.

- Bene, siamo tutti qui. Velocemente. Prima che si disperdesse ho registrato su Puppy una traccia di energia transdimensionale del tutto uguale a quella di Lockjaw. Ora, per quanto possano essere simili le varie “copie” che ognuno di noi ha in un'infinità di mondi paralleli... -

- Fregnacce. Il figlio preferito della signora Grimm non ha nessuna copia... -

- Ben, per favore... Dicevo. Per quanto possano essere simili è altamente improbabile che i loro poteri possano lasciare una traccia energetica sostanzialmente indistinguibile anche alle analisi più raffinate, per quanto ho potuto fare delle rilevazioni abbastanza sommarie con quello che avevo a portata di mano, senza poter ritarare gli strumenti, data la velocità con cui la traccia si disperdeva.

Un fenomeno di questo tipo vale la pena di un approfondimento. Credo di poter, con poco lavoro, replicare il sistema di salto transdimensionale di Puppy. So che Victor ha lavorato per un po' ad una cosa del genere e che un suo prototipo, l'uomo del destino, ha replicato quei poteri semplicemente adattando le sue componenti interne. Poi potremmo... -

POP

 

Franklin Richards resta un attimo interdetto ed ammutolito per la repentina sparizione del cucciolo.

- Papà? Perché Puppy se ne è andato? Possiamo andare a riprenderlo? Papà...? -

Solo allora si rende conto di essere rimasto solo, nella stanza.

 

- Uno straordinario successo o si veramente esaltantissimo vostra crudeltà mi sento tutta un brivido per l'eccitazione sarà un successo sconvolgente quale genio quale finezza concettuale quale sublimissima mente mi sento tutta un brivido diiiick! Ook! Gack! Spttrr! -

La ragazzina, vestita di rosso, stramazza a terra.

- Sigh!- la creatura alta e allampanata, apparentemente un umano di una certa età, si china, tocca qualcosa dietro il collo della ragazza.

- Ciaooooooo! Che si dice che facciamo vinciamo? Yupp... -

- MinorDomo, TACI! -

MajorDomo si ricompone, distraendo la sua attenzione dalla ragazzina (almeno in apparenza) saltellante per riportarla sulla grossa mole che, nell'ombra, osserva gli schermi.

- Il primo passo è fatto, vostra perfidia. -

 

È un deserto. Innegabilmente un deserto.

Da tutte le parti sabbia e roccia... tranne sopra.

Sopra c'è un sole rovente che li fissa con fredda (anzi calda) indifferenza.

Sono solo in quattro. Il cagnetto è saltato via con un guaito soddisfatto.

In terra, accanto a loro, è appoggiata una stele nera, con una scritta in cirillico.

- Per le calze di zia Petunia, che scherzo è questo, ci hanno preso per dei... -

- Ops, pardon, scusate. - La scritta si muove, con un risolino imbarazzato, ricomponendosi in un inglese fluente. -

- LE REGOLE SONO SEMPLICI. NON C'È ACQUA, NON C'È CIBO E CÈ UN SOLO PASSAGGIO, CHE SCENDE NEL SOTTOSUOLO CIRCA 10 CHILOMETRI A SUD. FATE COME VOLETE. -

 

- Ebbene si, popolo di invertebrati, mio fantomatico pubblico, riusciranno i nostri eroi a cavarsi d'impaccio con null'altro che la loro forza e la luce del sole... -

- ... e un laboratorio tascabile estratto dalla cintura? -

- ... e un ... Quale laboratorio tascabile? Non c'era un laboratorio tascabile, nelle istruzioni. Quale laboratorio? mi faranno impazzire. -

- Omiodio Omiodio siamo finiti è una catastrofe farà saltare i nostri circuiti senza lavoro senza casa senza paga tutti ci daranno contro Diiiick! Ook! Gack! Spttr! -

- Sigh!-

 

Grandi quantità di sabbia si modellano a formare una grande tenda. L'ombra, dopo il sole accecante,  offre un refrigerio senza pari. Aiutata sia da pale invisibili che muovono l'aria che da un potere che reindirizza il calore in eccesso.

Lo reindirizza in particolare verso dei dischi di sabbia, trasformandoli in vetro. Vetro che, grazie ad un additivo speciale aggiunto alla sabbia è opaco ed extraduro.

Viene poi il turno dei differenziali seguiti dalle altre componenti.

Nel giro di un'oretta i fantastici quattro hanno montato una piccola ed efficiente auto, completamente in vetro e comprendente pannelli solari e un piccolo motore elettrico.

Costruito anche lui quasi completamente in vetro. Completa il tutto un grande sistema a pedali.

- Bella, cervellone. Io mi ero già rassegnato a farmi una scarpinata sotto il sole rovente e tu avevi pronto un motore ad energia solare e il progetto per un'auto. E poi dicono che le tue invenzioni non sono utili.

- Veramente, Ben, per quanto questi pannelli abbiano un rendimento quasi tre volte superiore alla norma, l'energia che sono in grado di produrre è poco più che sufficiente a mantenere in funzione il sistema di riciclaggio dei liquidi.

Se vogliamo spostarci, qualcuno dovrà pedalare. -

- E vista la dimensione dei pedali indovina quale bamboccione troppo cresciuto porterà a spasso questo colossale triciclo? -

- Grunf! Fiammifero, vuoi che ti dica dove puoi metterti quella linguaccia? -

 

- Perché non sono stato informato? Stiamo offrendo uno show da accattoni senza preparazione... - compare la scritta sul gobbo - 3 secondi. -

 

- Ebbene, miei cari spettatori, colpo di scena. I nostri concorrenti hanno strabiliato tutti sfoderando risorse nascoste.

Restate in ascolto, ne vedrete delle belle partorite dalla fertile mente del nostro glorioso capofamiglia Reed Richards. Potete scommetterci la spina dorsale. Ahahahahahahahahahah. -

La lucina rossa della telecamera si spegne e il colossale invertebrato giallo e pustoloso di accascia sulla sedia. -

- Bella recitazione, vostra pustolosità. Ed ottimo recupero in extremis. Speriamo di essere all'altezza della prosecuzione. -

- Devi sempre sottolineare gli aspetti spiacevoli, MajorDomo? -

- Qualcuno deve farlo, ciccione. Qualcuno deve farlo. -

 

Buio.

Il buio più profondo e nero nasconde una creatura il cui pesante incedere è denunciato dai pesanti colpi sul pavimento di roccia.

Una deflagrazione più grande, come se un oggetto pesante e massiccio avesse colpito con spropositata forza la parete della grotta.

- Grunf. Per la Barba di zia Petunia. Scusate. Testa di fiammifero, forse è meglio che fai un po' di luce, non sono molto bravo a camminare al buio. -

- Fiamma. - sussurra Johnny Storm e una delle sue mani avvampa di luce.

- Spegni, altrimenti ci troverà. - la voce è quella di una bambina.

- Lo dicevo io che dovevamo cavarcela da soli, non chiamare degli stranieri ad aiutarci. -

- Il difetto del tuo ragionamento sta nel fatto che fino ad ora, da soli, non ce la siamo cavata. -

- Siamo riusciti a non farci riacciuffare, giusto? -

- Certo. Il che, avendo a disposizione la possibilità di saltare tra i mondi mi sembra un po' poco. Non trovi? -

- Fermi, non litigate. Freccia Nera cerca di parlare. -

- Fermiamolo, altrimenti qui ci crolla tutto addosso. -

- Woof. -

- O no. Ditemi che è uno scherzo della pizza ai peperoni di ieri sera. -

Ben fissa allibito il mucchio di ragazzini intenti ad azzuffarsi. Indossano i costumi ed assomigliano in maniera inquietante agli Inumani.

- Stranieri, inchinatevi al signore degli Inumani, Freccia Nera. -

Urla baby Gorgon battendo a terra lo zoccolo e provocando una piccola ma inquietante frana.

Susan e Johnny si guardano, trattenendo una risata.

- Indistinguibile dall'originale. -

 

continua



[i]     Vedi l'ultimo numero

[ii]    Sono l'unico a cui manca il Baxter Building?

[iii]   Si, nelle mie storie c'è. Immagino che questo le renda poco Marvel.