"Come una cascata"

 

di Giuseppe Felici rossointoccabile

 

Sto facendo il vuoto dentro di me.

In questa enorme stanza che è il mio appartamento ho ricreato un giardino da meditazione.

Sono qui, seduto sul tappeto, nella comoda posizione del loto.

E sto facendo il vuoto dentro di me.

Mi isolo dai rumori della strada, fortemente attutiti dalla distanza.

Dalle pareti e dalle vetrate attraverso le quali filtra la luce del sole, attutita dalla cappa di smog che sovrasta questa grande città.

Mi isolo dalla luce del sole e dal suo calore.

Mi isolo dall’erba soffice e dalle pietre rastrellate,dalla cascatella che scende lenta nel laghetto.

Dalle piante di bambù, dal laghetto.

Dal ronzio dei proiettori olografici e sprofondo in una condizione omogenea, atta a favorire la meditazione.

Attorno a me il nulla assoluto, la mia mente viaggia in mondi interiori… ronzanti.

In un istante è tutto perduto.

Spengo i proiettori olografici, sapendo che non sono loro i colpevoli della mia scarsa concentrazione. Non sono affatto loro.

Meglio allora una colazione sostanziosa.

 

Mentre mi verso un succo d’arancia guardo Misty al di la del tavolo, al secondo piatto di uova e pancetta. Al confronto l’arrosto freddo e i fiocchi d’avena che sono nel mio piatto sono davvero poca cosa.

- Giornata dura oggi?

- Si, devo controllare un paio di magazzini che avete comperato per le spedizioni a breve termine di tecnologia. Poi lunghe ore in ufficio ad attendere un’emergenza che, speriamo, non arriverà. E tu?

- Conti. Magari più tardi una riunione mortalmente noiosa. Poi un po’ di palestra. Libera per pranzo?

- Non so, ti chiamo io. Facciamo per l’una del pomeriggio?

I momenti insieme sono mortalmente brevi, questo non contraddice la regola.

Rimango a fissare la porta dalla quale è uscita per svariati minuti. Poi mi alzo, mi avvio stancamente verso il bagno, mi sfilo la tuta, la getto nel cesto della biancheria sporca.

La ritroverò lavata e stirata in uno dei cassetti delle tute. Ormai lavo da solo soltanto i costumi.

È questa vita molle ed agiata?

Mi caccio sotto l’acqua bollente sperando che riempia il vuoto interiore che sembra pervadermi. Vuota illusione, almeno ritempra il fisico.

Mi vesto velocemente. Pur non con la formalità di Stark, cerco di darmi un tono. Non la cravatta, non la sopporto. Non sento miei nessuno di questi abiti, ma almeno in questo modo mitigo il disagio.

Raggiungere l’ufficio è una cosa più che veloce. La scrivania è stracolma di carte. Inizio con pazienza. Nella maggior parte dei casi è drammaticamente inutile che io le guardi.

Se non fosse per le esperienze passate penserei alla mia fissazione di dare almeno un’occhiata a tutte le operazioni della Rand-Meachum come ad un segno di pazzia.

Indubbiamente questa società, in cui sono nato ma che non è la mia, stimola la paranoia, la incoraggia e la coltiva con amorevoli cure.

Malgrado la mole, l’insignificanza delle pratiche fa si che me la sbrighi in fretta. Ormai è un procedimento quasi automatico. Riammucchio la pila di fogli e dossier e mi concentro sui miei appunti. Quasi 10 pagine, non mi ero accorto che queste, apparentemente insignificanti pratiche mi avessero sollevato così tanti dubbi.

Le leggo con attenzione certo di aver esagerato ed infatti elimino due richieste di chiarimenti. La cosa era ben spiegata in un progetto successivo che ho bocciato. Torno al mucchio delle carte e boccio anche questo progetto. Questa è una svista grave, la mia capacità di concentrazione è davvero così compromessa?

Poi esco e consegno alle segretarie gli appunti. Provvederanno loro ad inoltrare le richieste.

Ho quasi un quarto d’ora prima del primo appuntamento. Chiamo il bar mentre mi dirigo verso l’ascensore e gli chiedo di prepararmi un te. Un te vero, non di quelli liofilizzati in acqua scaldata a macchina che sembrano piacere tanto in questo paese.

Seduto al bancone, con la tazza fumante tra le mani mi sorprendo a pensare che questo luogo è freddo, poco accogliente.

Non è fatto perché la gente si fermi a lungo, ma non deve neppure procurare disagio, sono così tante le fonti di disagio.

Scrivo una breve nota per valutare una ristrutturazione. Nel bilancio di quest’anno dovrebbero esserci i fondi, al limite possiamo tagliarli dai regali natalizi per gli alti papaveri delle altre imprese, tanto più che sono quasi tutti implicati con la fabbricazione ed il commercio delle armi, la colonna portante dell’economia americana.

Com’era Stark.

Devo ammettere di nutrire qualche dubbio sul nostro socio. Si è occupato di armi per così tanto tempo.

Certo questo lo mette in grado di conoscere l’ambiente e di scoprire più facilmente gli inghippi delle nostre operazioni. Mettere a disposizione di paesi spesso in guerra tecnologia sotto l’egida dell’ONU. Un boccone appetibile per qualunque trafficante.

Il cicalino mi riporta alla realtà, scendo dai castelli dei miei pensieri e mi avvio verso la sala riunioni.

Non appena entra il mio antagonista mi accorgo che stiamo partendo col piede sbagliato. Non è tanto la sua presenza sgradevole, non è colpa sua, chiaramente, ma il fatto che lo percepisco subito come un antagonista. Entra e mi scatta, subito, un campanello d’allarme. Ci sono due predatori nella stanza.

- Signor Rand, è un enorme piacere incontrarla… - il suo tono untuoso ed il sorriso falso che gli appare sul volto dimostrano che pensa di essere il solo predatore, sono in vantaggio.

Evidentemente i trascorsi della Rand-Meachum fanno ritenere che io sia manipolabile o affidabile.

- Buongiorno Mr… Smith- guardo il dossier per pronunciare il suo nome, entrando nel personaggio che mi è stato assegnato. La vittima sacrificale si appressa al sacrificio. L’officiante avrà, però, una sgradita sorpresa.

 

-Brand Corporation.

Alla fine, scava scava, Mr. “Smith” e la sua Microwindows fanno capo alla Brand. Sostituire Stark, fuori città, in questa trattazione mi ha confermato che stiamo diventando una preda appetibile. La società che ci hanno proposto per ridurre le spese dei trasporti ci avrebbe portato introiti enormi, almeno secondo i nostri standard.

In pratica si offrivano di pagarci per poter utilizzare per le loro importazioni i nostri trasporti, che al ritorno sarebbero stati più o meno vuoti, dai vari paesi in cui facciamo invii di materiale agli USA. Offerta allettante, noi si metterebbe il nome e i trasporti, loro l’onere e i costi di gestione. In virtù della loro natura commerciale sembra logica una strategia di riduzione dei costi, ma in virtù della loro natura commerciale è troppo bello per essere vero.

Quindi ho fatto dei controlli ed ho scoperto che Microwindows è controllata da un’impresa che a sua volta è controllata ecc. ecc. finché al fondo della catena c’è la Brand Corporation. Un commerciante d’armi, probabilmente. Torno a dire che la partita per loro è ghiotta. Molte delle nostre spedizioni partiranno come aiuti umanitari, probabilmente, anzi sicuramente, non saranno controllate. Per lo meno, non con particolare cura. In mezzo, anche in piccole quantità, può finirci di tutto.

- Mi hai convinta, è inutile che insisti. Sulla Brand ne sappiamo abbastanza da giustificare il pregiudizio di colpa da parte nostra. La cosa richiederebbe un approfondimento – Misty si porta alla bocca la forchetta con le fettuccine.

- Ho scritto un promemoria per Tony ma sono tentato di fare una visitina ai magazzini che spacciano come sede, stanotte. Magari non sono del tutto vuoti.

- È improbabile trovare qualcosa di utile proprio nella sede di facciata. Comunque fai attenzione.

Si versa nel bicchiere una dose abbondante di pinot e guarda con scetticismo il mio bicchiere colmo d’acqua. Non credo abbia mai creduto fino in fondo al fatto che sono astemio. – Tu?

- Assolutamente nulla, tranne uno dei magazzini. L’impianto elettrico è saltato non appena abbiamo acceso il primo interruttore. Controllando i quadri ci siamo accorti che erano bruciati dei componenti elettronici, poiché gli attacchi non erano standard. Sembra abbiano fatto un errore nel lavoro di ripulitura. Un tempo quella era una zona In e quello era il magazzino di un supermercato, abbigliamento e cosmetici, se non sbaglio. Ebbero delle storie con Miss Marvel[1]. Sosteneva che nei sotterranei vi fosse una base AIM. La Stark Solution è la con dei rilevatori sismici ma temo, o spero, che non troveranno nulla… è lo svantaggio di avere le meraviglie.

Ma non sarò certo io a lamentarmi. Senza le meraviglie il mio letto sarebbe desolantemente vuoto e avrei un braccio in meno.

Ridiamo. La Brand Corporation cerca di sfruttarci, uno dei magazzini della REvolution sta, probabilmente, sopra una (speriamo) ex base dell’AIM e noi ridiamo. Questa è la parte bella dell’essere innamorati. Arriva la tagliata. Finiamo il pranzo con malcelata lentezza.

Guardo il vino per un paio di volte, triste. Questa è una cosa che non condividiamo.

 

Il pomeriggio è stato noioso. Ho recuperato la sessione di palestra persa al mattino a causa dei controlli su Mr. “Smith”. Sto osservando il magazzino.

Un magazzino qualunque, reticolato, cani, luci. Nessun odore di ozono, quindi probabilmente nessuna elettrificazione sulla rete. Il che da queste parti vuol dire un elevato numero di furti o sistemi di allarme sofisticati, estremamente sensibili ai campi elettromagnetici. Mi sembrerebbe un po’ troppo costoso per un magazzino di transito import export, sarebbe da considerare più probabile la prima ipotesi ma è meglio attendersi la seconda, in fondo è la Brand.

Il piazzale è pesantemente illuminato, con pochissime zone d’ombra, in più ci sono i cani. Anche senza sensori di movimento un’entrata ad effetto è da escludersi. Mi porto sottovento e rompo il reticolato con una piccola applicazione del Chi. Dopo essermi assicurato che non vi siano applicati dei sensori, naturalmente. Sarebbe stato meglio se mi fossi procurato l’apparato tecnologico adatto, purtroppo devo accontentarmi di un sistema ad infrarossi, che non dovrei usare. Muoversi silenziosamente al buio e orientarsi con gli altri sensi è una delle prime cose che si imparano a K’un L’un, ma sono da troppo tempo in questo mondo dominato dalla tecnologia e finisco per affidarmici troppo. Entro stando bene attento a tenermi sottovento, il sacco di spazzatura di ristorante che ho aperto a vento dovrebbe fare il resto. Raggiungo il muro del magazzino movendomi il più velocemente possibile, resto allo scoperto per pochi secondi, ciònondimeno qualcuno potrebbe avermi visto, non sono nel campo di telecamere visibili ma di ipotetici occhi invisibili si.

Non accade nulla.

Arrampicarmi sul tetto è questione di un attimo. Ora, fuori vista (spero) prendo una pausa per ascoltare. I cani guaiscono contro la rete, dalla parte della spazzatura, non sento muovere nient’altro. Mi avvicino al lucernaio. Come prevedibile è collegato a dei sensori, nulla di troppo sofisticato, però. Fino ad ora è stato tutto troppo facile. Disattivo, entro e capisco che è stato davvero troppo facile. C’è qualcuno ad attendermi, posso sentire il suo tentativo di muoversi in silenzio. Aspetto che si avvicini poi colpisco, schiva il mio pugno con facilità e fa un affondo che evito, quasi. Il colpo è potente e lo accuso a tal punto da non riuscire quasi a scansare il calcio che parte subito dopo verso la mia faccia. Rispondo con un pugno che lo colpisce al sopracciglio destro producendo effetto quasi nullo. Malgrado ciò arretra di due o tre passi mentre una fitta di dolore mi si propaga per tutto il braccio. L’amico è robusto. Il suo calcio mi manca di poco mentre il mio non lo sfiora neanche. Mi molla un colpo a mano aperta contro lo sterno, abbastanza forte da spaccarlo. Per fortuna scarto e mi colpisce alla spalla, facendomi rotolare in terra. Si avvicina per finirmi, troppo in fretta per evitare la mia spazzata. Ne approfitto per saltare fuori e chiudere violentemente il lucernaio. Scatta l’allarme. Salto giù dal tetto, allungo un calcio al primo dei cani e sono gia fuori prima che gli altri mi raggiungano. Scappo velocemente. Nessuno mi insegue. La spalla mi duole atrocemente, spero non sia rotta. La mano è insensibile.

 

- Era velocissimo e fortissimo, la sua tecnica somigliava sempre più alla mia. Temo si trattasse di Taskmaster o di un adattoide. Ma il primo non è così forte ed io non sono riuscito ad usare i miei colpi migliori, che non può aver copiato e i secondi non sono così lenti ad adattarsi. In più la Brand non è mai stata in buoni rapporti con l’AIM.

Misty mi sfila la maglia - Vero. Ma se pensiamo a ciò che abbiamo trovato nel nostro magazzino un coinvolgimento dell’AIM non è del tutto da escludersi.

Sotto il magazzino ci sono per lo meno due piani interrati, le sonde hanno individuato dei vuoti. Abbiamo tagliato una porzione del pavimento. Il primo piano era intatto, perfettamente pulito, ma alcune tracce sono compatibili con vecchia tecnologia AIM. Il piano sottostante è fortemente devastato, tanto da non considerare l’opportunità di continuare l’esplorazione a causa di pericoli e costi. Al di sotto non siamo sicuri sia rimasto qualcosa. Stark ha deciso di riempire di schiuma sigillante il piano crollato ed utilizzare quello integro come magazzino di sgombero. I sistemi di sicurezza sono comunque stati rafforzati. “Vediamo se c’è ancora qualcuno” ha detto Stark mentre disponevamo i sensori nella schiuma non ancora rappressa.

Faccio una smorfia di dolore mentre mi palpa la spalla - Questo è improbabile. L’AIM cambia tecnologia molto velocemente e non affitterebbe un magazzino sopra una sua base operante, non ad un consorzio di imprese ad alta tecnologia, oltretutto.

Se indagassimo su tutti i magazzini che abbiamo affittato o acquistato ai moli scopriremmo sicuramente che molti sono serviti come base per questa o quella impresa criminale. I magazzini abbandonati sono la base preferita dalle organizzazioni criminali newyorkese.

Si unge le mani – Si, sull’AIM Stark ha detto più o meno le stesse cose, è la ragione per cui ci siamo tenuti il magazzino. “Se ce lo hanno venduto è perché è libero” ha detto. Poi ha istallato dei sistemi di sicurezza sperimentali “Li faremo figurare come investimento per la ricerca e pagare al governo”.

Rido – Vedo che sta affrontando nel migliore dei modi il problema della scarsa redditività della nostra impresa comune.

Il massaggio di Misty sta cominciano a sortire i primi effetti ed il dolore inizia a scemare. La spalla non è rotta ed una buona dormita è il rimedio migliore per guarire. Il più naturale. Ultimamente mi sono affidato troppo spesso alle scorciatoie, anche per questo, immagino, è diminuito il mio rapporto con il Chi. La mano continua a farmi male.

 

Chiamo Stark, prima di proseguire con le indagini è necessario che lo informi, in qualche modo, della natura del guardiano che ho incontrato ieri.

Faccio il numero del suo cellulare personale, quello schermato per le conversazioni segrete. Il tempo di attesa non è molto ma sento lo scatto di un trasferimento di chiamata. Spero che la linea resti sicura.

- Ho sentito che stiamo parlando su un segnale esterno, la comunicazione è sicura?

- Parla pure con tranquillità, Daniel. La chiave di criptazione di questa linea è unica e viene cambiata ogni 15 secondi. Tutto ciò che ci diciamo è virtualmente incomprensibile per chiunque.

- Hai letto la mia nota di ieri?

- Letto. Ho fatto anche delle indagini supplementari. “Fonti riservate” – ridacchia – mi hanno detto che Mr “Smith” in realtà si chiama Reginald Smith. Era un dirigente di basso livello della Roxxon, molto ambizioso.

Si licenziò all’improvviso ed aprì la sua azienda di import-export, ottenendo il denaro dalle banche, dietro la garanzia di una controllata della Brand. Quando l’impresa ebbe qualche tempo dopo una crisi finanziaria piuttosto inspiegabile l’impresa che aveva garantito rilevò il debito dalle banche in cambio di un pacchetto di controllo.

Fonti riservate, probabilmente i suoi contatti con lo SHIELD o coi Vendicatori. Se prendiamo questa strada posso fornirgli più agevolmente le mie notizie senza rivelare troppo.

- Per il resto nulla da segnalare se non per il fatto che un dipendente è stato indagato per un tentativo di furto in un magazzino di Damage Control. Vi era contenuto materiale non smaltibile (leggi tecnologia) dello scontro tra Cap, Fantastic Force e un adattoide impazzito[2]. Nulla di fatto, però, non c’erano prove ed il tipo aveva un alibi di ferro. Tanto che la stessa impresa si offri di pagargli gli avvocati.

- A proposito di adattoidi, le mie “fonti riservate” parlano di uno scontro tra Iron Fist ed un avversario in grado di replicare le sue mosse dalle parti della Microwindows. Un parallelismo sospetto, non trovi?

- Iron Fist? Un tempo lui e Cap furono in grado di sconfiggere l’intera squadra di demolizione[3]. Non dovrebbe essere un peso piccolo.

Stranamente ripensare a quello fa aumentare il mio sconforto invece di diminuirlo.

Ci lasciamo con l’impegno di controllare le nuove informazioni e vedere se ne viene fuori qualcosa. Dwayne lo avvertirà lui. Fuor di discussione, comunque il fatto che non avremo rapporti commerciali con la Microwindows, anche se non dovesse venir fuori nulla.

Il resto della mattinata se ne scorre via in ordinaria amministrazione. Verso le 11 del mattino mi chiama Misty.

- Ciao, libero per pranzo? – Certo, per te sempre.

Vado in palestra, un po’ di esercizio fisico non può che farmi bene ma devo stare attento a non sforzare la spalla. Vado avanti per un’ora facendo un po’ di attrezzi, gli anelli mi procurano qualche fastidio, ma lo stretching si rivela provvidenziale. Faccio degli ottimi tempi, malgrado tutto. Non si spiega il mio attuale disagio.

 

Wang Ton fritti e te verde, una vera goduria. Questo, oltre tutto, possiamo condividerlo.

- Stark mi ha fatto fare un bel po’ di giri stamattina, per quella questione degli adattoidi. Ne abbiamo scoperte delle belle. Intanto tentativi di effrazione in magazzini contenenti materiali derivati dallo scontro con gli adattoidi si sono avuti spessissimo, quasi mai si sono registrati furti ma gli inventari erano così approssimativi che se fosse mancato uno o due elementi elettronici non si sarebbe accorto nessuno.

Stark era abbastanza irritato quando gliel’ho detto. Ha commentato che se avesse immaginato tutto questo casino avrebbe fatto in modo di non allontanarsi proprio adesso. Poi ha borbottato qualcosa a proposito di fonti ed ha riattaccato. Credo ti chiamerà più tardi per dirti cosa abbiamo scoperto.

Continuiamo il pranzo parlando d’altro. In fondo nel nostro mondo gli adattoidi sono roba quotidiana o quasi.

In cielo passa qualcuno vestito di rosso e blu. Lo indichiamo e commentiamo assieme agli altri.

Il mondo delle meraviglie è qualcosa rispetto al quale ci siamo sempre tenuti un po’ ai margini (tranne che nel periodo degli eroi in vendita). Abbiamo sempre preferito vivere le nostre vite piuttosto che inseguire ladri in calzamaglia per i tetti di New York.

Ma quando cade un meteorite questo mondo si divide in due categorie, quelli che scappano in preda al panico cercando di mettersi in salvo e quelli che impugnano una mazza da baseball cercando di respingerlo indietro. Noi, come gran parte delle meraviglie, teniamo sempre a portata di mano la nostra mazza da baseball.

 

- Pronto? Tony? Siamo sulla linea criptata.

- Bene, perché siamo incappati in un casino veramente grosso. Misty ti avrà gia riferito ciò che ha scoperto stamattina…

- Beh… si!

- Tranquillo, se avessi voluto il segreto glielo avrei fatto presente.

Mi ha preso di sorpresa. E si fida di me più di quanto io mi fidi di lui, che mi serva di lezione.

- Si, mi ha accennato un po’ di cose, dicendomi che mi avresti chiamato. Cosa intendi per grossa.

- Le mie “fonti” mi dicono che, indagando sui furti ipotetici che gli abbiamo segnalato, hanno scoperto che da uno dei magazzini in cui lo SHIELD lascia i reperti in attesa di essere studiati, sono stati presi due chip di tecnologia adattoide praticamente integri. Lo SHIELD è più accurato degli altri luoghi colpiti, dai loro registri risulta il furto, ciò non toglie che non se ne sarebbero accorti fino al prossimo inventario o fino a quando non avrebbero iniziato la sperimentazione. E non avrebbero mai scoperto chi li aveva presi. Il mio contatto ha imprecato qualcosa a proposito di tempo perso con i virus tecnorganici poi mi ha chiesto l’appoggio di Iron Man per l’incursione di un commando per verificare se alla Microwindows hanno questa tecnologia.

Purtroppo Iron Man è lontano ed ha qualche serio problema a rientrare prima di domani, inoltre per un Vendicatore, soprattutto adesso, è un problema rischiare di farsi vedere in un’azione del genere.

Tu hai degli agganci alla Oracle e con gli Eroi in Vendita. Puoi verificare se qualcuno di loro, magari Iron Fist che ha esperienza del luogo, può dare il supporto metaumano all’operazione questa sera? La risposta mi servirebbe entro un’ora.

- Vedrò cosa posso fare, come gruppo non credo esistano più, ma qualche contatto dovrebbe essere rimasto.

Metaumano, Tony ha usato un termine che odio, toglie davvero tutta la poesia alla cosa. Devo chiamarlo entro un’ora, ciò mi lascia tempo per riflettere. –Signorina? Nella prossima ora non ci sono per nessuno tranne Tony Stark. Mi chiami Misty Knight, per favore.

 

Mi rendo conto che il più grande dei miei problemi è rappresentato dai miei dubbi. Stark mi ha offerto la possibilità di tornare in un posto dal quale sono scappato con la coda fra le gambe, questa volta con l’appoggio di una squadra dello SHIELD ed io ho dei dubbi. In realtà stavo valutando l’opportunità di tornarvi da solo e senza copertura.

Quali sono i miei dubbi allora? Non poter sostituire Iron Man? Ma non credo che sia questo che mi si richiede. Ciononostante non posso coinvolgere altri in una mia debacle senza almeno avvertirli del rischio.

- Pronto, Tony?

- Si, parla. Hai trovato qualcuno?

- Iron Fist, ma con un’obiezione che ritengo pertinente. Lui non è in grado di sostituire Iron Man, ne per potere ne per carisma.

- Non è questo che gli chiedono, Daniel. Solo una copertura “metaumana”, si lo so, è un termine riprovevole, ma sai, è così “ufficiale”. – ridacchia.

- Inoltre – aggiungo- si è gia scontrato, resistendo a malapena, con questo avversario, sempre che sia ancora nella sede di Microwindows. Potrebbe mettere in pericolo tutta la missione.

- Sciocchezze. Uno degli Iron Man si è scontrato con lui e non ha certo riportato una facile vittoria. Da quello che mi ha raccontato è perfettamente all’altezza del compito.

 

Così sono di nuovo davanti al magazzino. I cani sono stati addormentati con dei dardi. I fucili abbandonati subito dopo. Un agente sta tagliando la rete con le cesoie. Mi sembra quasi di essere inutile qui. Raggiungiamo il magazzino. I sensori vengono perturbati con apparecchi ad alta tecnologia. Il grande sfoggio di macchine e macchinette, gadget da 007. Mi fa pensare all’enorme potenziale di controllo che hanno nelle mani. La nostra libertà è veramente affidata al giudizio, anzi all’arbitrio, di questi uomini, o meglio di coloro che li comandano?

Ma non è il tempo dei pensieri, siamo in azione e questi uomini contano su di me.

Rampini autofissanti, la scalata è agevole.

Sul tetto i lucernai hanno i sistemi di sicurezza potenziati. Con i nostri perturbatori non dovrebbero esserci problemi. Entriamo. Gli esaltatori di luminosità danno una visione verdastra dell’insieme. Nulla, apparentemente, si muove. Illusione, faccio appena in tempo a gridare – Via i visori.

Due dei più giovani non sono abbastanza veloci e si accasciano a terra, coprendosi gli occhi con le mani. Se ce la caveremo avranno bisogno di parecchie cure per salvare la vista. Luci stroboscopiche ci impediscono di usare i visori pur disturbandoci la vista. Il mondo inizia ad esistere ad intervalli. Non esiste più il movimento. Le cose e le persone si sono gia mosse quando torni a vederle. Se pensano di disorientarci in questo modo si sbagliano.

Prima ancora che possano attaccarci siamo gia acquattati tra le casse. Inizia uno scontro a fuoco serrato. Raggi luminosi solcano l’intero magazzino. È impressionante vedere che ne i loro ne i nostri colpi producono danni agli oggetti. Noi usiamo dei perturbatori elettromagnetici, molto utili sia contro le macchine che contro gli uomini. E loro? Un agente, vicino a me, viene colpito alla spalla, si accascia immediatamente a terra. In un balzo sono da lui. Battito regolare ma sorprendentemente lento. induttori metabolici. Servono a colpire solo esseri organici. Mi sorge un dubbio…

Ma prima è necessaria un po’ di concentrazione. In un attimo sto scartando in mezzo ai raggi. Salto. Mi abbasso e scarto a destra. Un salto e sono sul mio avversario. Un colpo, non violento, al plesso solare, nulla. Arretra ma non si accascia a terra. Neanche io riuscirei a resistere a quel modo. Non può essere umano, il mio colpo successivo, alla testa, ha altri scopi ed usa altre tecniche, perfezionate in mesi di allenamento contro avversari robotici ed infatti il mio avversario si accascia a terra. Non so se i suoi movimenti, nei pochi istanti in cui mi trovavo vicino a lui stavano diventando più fluidi né lascio al successivo il tempo di confermare il mio sospetto. –Robot. Annuncio attraverso il comunicatore. Vedo che gli agenti del mio commando regolano i loro fucili. Ora l’equilibrio è ristabilito. Nessuno dei due schieramenti corre il rischio di colpire i propri compagni. Il secondo ha movimenti fluidi quasi quanto i miei, ciononostante lo neutralizzo con facilità. Non ha la resistenza del mio primo avversario ma sa gia adattarsi… oppure si trasmettono i dati l’un l’altro… il terzo non ha alcuna abilità. Di certo il campo d’azione del loro potere è limitato, la capacità di adattamento lento. Cade al primo colpo. Non tutti hanno le stesse capacità, prototipi. E se rappresentano la prima linea neppure particolarmente sofisticati. Mentalità tipicamente imprenditoriale. I miei prototipi sono dei robot da combattimento funzionanti? Che funzionino finché qualcuno non li rompe, che mi serve anche come sperimentazione. Intanto fanno mucchio, producono fastidi e fanno perdere tempo. Un calcio manda al tappeto un quarto robot prima ancora che riesca a vedermi, il quinto scarta due volte prima che un pugno ben assestato lo stenda. La mano indolenzita ricomincia a pulsare, brutto segno. O meglio, Danny sveglia. Salto, salto mortale, salto. Sono contro la parete. Il bastone è d’acciaio, meglio del previsto. Il primo androide che colpisco cade a pezzi. Il secondo scarta e si prende in pieno un calcio.

Un altro si trova senza testa. Mi hanno inquadrato, lo avverto con chissà quale senso della battaglia sviluppato in anni di vita guerriera. A pensarci è quasi un tradimento degli ideali di K’un L’un… e contemporaneamente non lo è. Coniugo gli opposti del guerriero pacifico. Lo yin e lo yang.

Comunque mi inquadrano e mi sparano, grazie ai miei istinti sviluppati scarto, ma non abbastanza. Vengo colpito. Appena di striscio, ma con quest’arma è più che sufficiente. Sento il mio metabolismo collassare velocemente. Sono addestrato a percepire i mutamenti che avvengono nel mio corpo e posso sentire il cuore rallentare, la temperatura scendere. Questo fa parte della seconda lezione, percepire il battito del tuo cuore e… controllarli.

Afferro il ritmo del mio battito cardiaco e lo costringo ad accelerare. In condizioni normali non sarebbe difficili, è una delle lezioni basilari, appunto, impari da bambino. Ma l’effetto indotto da quest’arma è troppo veloce. Controllarlo diventa difficile, il cuore rallenta malgrado tutti i miei sforzi. Non so se mi servono minuti o secondi per vincere questa battaglia. So che quando riemergo nel pieno della coscienza lo scontro fuori di me è terminato. Non che aver vinto contro un numero inferiore di robot di scarto sia una grande vittoria ma dei nostri solo in tre sono in terra. Sommati ai due accecati è un bel numero di perdite. Per fortuna uno si sta rialzando, segno che il mio addestramento non è poi cosi esclusivo. Approfittiamo di questi attimi di pausa per portare in salvo i feriti. Ora siamo sei in meno. Iniziamo la perlustrazione. Il magazzino è grande ed ingombro. I rottami dei robot corrispondono inequivocabilmente a prototipi e studi, non molto avanzati, attorno alla tecnologia adattoide.

Per lo più basi standard con qualche pessima copia di chip adattoidi difettosi o incompleti. Il tutto, ma in dei prototipi è normale, messo insieme alla meglio. Tutto questo a credere a ciò che stanno dicendo i miei compagni. Stanno discutendo del fatto che questi modelli non denunciano significativi progressi rispetto a ciò che si può ottenere con dei microchip danneggiati quando sentiamo lo stridio dell’apertura di una porta, una botola più probabilmente, metallica. Non abbiamo ancora trovato i comandi delle luci stroboscopiche. Ci disponiamo a ventaglio, in direzione del rumore. 8, 10, 11. Sono solo 11 ma disarmati, non è affatto un buon segno.

11 avversari. Ce l’ho fatta a stento a sfuggire ad uno, credo sia un bene non essere venuto da solo. Almeno spero.

Gli agenti dello SHIELD iniziano a sparare, gli adattoidi vacillano ai primi colpi ma non cadono. Attenuatori elettromagnetici. Si muovono come me, qualcuno meno fluido, qualcuno più… e ci attende un corpo a corpo. Gli agenti si preparano subito. Lasciano i fucili e prendono una specie di bastone componibile che assomiglia un po’ a quello di Devil. Chi lo sistema a bastone chi a nunchaku ecc.

Si preparano al combattimento contro avversari più forti con calma e freddezza.

Quasi invidio il loro addestramento, anche se il mio dovrebbe essere maggiore.

Superiorità numerica e inferiorità di combattimento. La logica suggerirebbe la difensiva. Ti chiudi a cerchio e reggi gli attacchi successivi. Ma la logica, questo tipo di logica per lo meno, è la forza dei computer di questi androidi. Attacchiamo per primi. Il bastone penetra la testa del primo androide con facilità, colpisce con violenza il secondo, facendolo vacillare ma non producendo danni. Attenuatori inerziali? Comunque regge l’impatto, meglio dei prototipi, molto meglio. Con la coda dell’occhio, mentre paro il calcio che mi allunga in risposta, vedo che gli uomini dello SHIELD affrontano a 2 e a 3 gli altri adattoidi. Ne cadono due prima di neutralizzarne uno dei più goffi. Si mette proprio male. Ne cadono molti prima di eliminarne un altro. Anche io, dopo un po’ di schermaglie riesco ad infilare il bastone nell’orbita del mio avversario. Sono in due a prendere il suo posto. Più lenti per fortuna. Scarto, rotolo, evito un calcio e un pugno, falcio il primo e allungo un colpo di bastone al secondo. Lo para. Non così la mia gomitata al torace, che si incrina. Cade a terra. Fa un male cane. Tre prendono il suo posto. Ci sono ancora due agenti in piedi. Prima di cadere danneggiano un androide, ora sono solo. Contro 6 avversari. Tutti assieme siamo riusciti a danneggiarne 5. Sempre peggio. Salto e allungo un colpo al primo, lo para e mi molla un calcio potente che schivo quasi all’ultimo momento e spazzo. Cade, due cercano di colpirmi, evito il primo ma il calcio del secondo mi sfiora l’anca. Barcollo, mi riprendo e atterro quello danneggiato. Sono un passo avanti a loro, ma sono 5 prima o poi perderò il ritmo. Calcio, bastone, calcio arrivo quasi a colpirne uno alla testa ma la sua parata spezza il mio bastone d’acciaio. Un pezzo parte immediatamente verso uno dei più lenti, l’altro in direzione del più vicino, mi abbasso, scarto e rotolo fino al bastone dello SHIELD più vicino. Lo prendo, rotolo e mi rialzo in guardia. Uno dei frammenti spunta dal petto di uno degli adattoidi, è più lento ma non cade. Due avanzano, colpisco il primo d’incontro, arretra, il secondo evita il mio colpo. Mi lasciano abbastanza spazio per una capriola. Il bastone dello SHIELD è leggero e resistente, di gran lunga migliore della spranga di prima. Faccio la capriola e rotolo verso un nunchaku. Lo prendo, mi rialzo, salto e colpisco la spranga infissa nel petto dell’adattoide. Penetra più a fondo. Mentre rimbalzo con un salto mortale il robot cade a terra. 4. Colpisco con violenza quello che mi ritrovo davanti. Nulla. Di certo sono rimasti i migliori. Uno è veloce quasi come me, più di quanto lo era all’inizio. La loro tecnica va migliorando. Ed ho eliminato i loro compagni più lenti fornendogli spazio di manovra. Ho iniziato il combattimento contro un gruppo di avversari di poco più forti dei miei compagni ed anche noi eravamo in gruppo. Ora sono solo contro 4 avversari poco meno abili di me. Loro migliorano ed io mi sto stancando. È ora di tentare il tutto per tutto. Scaglio il bastone contro quello che mi attacca, concentro tutto il mio Chi nel pugno destro e colpisco. Pezzi della macchina saltano per tutto il magazzino. Capriola, spazzo, lo manco ma il mio nunchaku centra quello che cerca di sorprendermi alle spalle. 3. Mi rialzo, concentro il Chi e colpisco. Altri pezzi che volano. Devo essere veloce, sto puntando tutto sul fatto che questi prototipi abbiano delle difficoltà a replicare una tecnica basata sull’energia spirituale. Contro due avversari. Entrambi ormai al mio livello. E le mie possibilità di ricorrere al pugno d’acciaio vanno calando, nemmeno l’energia spirituale è infinita. Rotolo fino ad un nunchaku, uno dei due fa la stessa cosa. Scimmiottato da un adattoide, ma per chi mi hanno preso, ho forse scritto fesso sulla maschera? Allungo un colpo col bastone in direzione dell’altro che mi sta attaccando. Lo centro al torace, arretra ma non cade. Sono forti, non intelligenti, ma forti.

Iniziano lentamente a ruotarmi attorno, tipico del due contro uno.

Il primo salta avanti, paro, rompe il bastone, il secondo prende il nunchaku in pieno volto. Arretra, sembra più lento.

Vuota illusione, scanso il suo calcio per un pelo, mi butto a terra appena in tempo per evitare il pugno dell’altro. Spazzo, salta. Il secondo cerca di colpirmi con un calcio, unisco il bastone e lo scaglio, 1 lo evita con facilità, ma mi da il tempo di rotolare via. Raccolgo un altro bastone e colpisco 2, arretra, sto usando le mie carte migliori a vuoto, non è così che li batterò. Rotolo nuovamente via. Inizio a concentrare il Chi, 2 mi salta addosso solo per prendersi in pieno volto il bastone che ho scagliato nella sua direzione, 1 lo sostituisce subito, il mio pugno d’acciaio lo manda in pezzi. Quest’ennesimo utilizzo mi lascia stordito per un attimo, quando torno a cercare il mio avversario questo è gia addosso ad un fucile. Me lo punta, è uno dei loro, scarto ed evito il suo colpo per pochi millimetri, rotolo e prendo uno dei nostri, sparo, sono un tiratore così pessimo che solo se si buttasse sulla traiettoria di un mio colpo avrei qualche possibilità di colpirlo.

Lui no, il suo colpo successivo mi sfiora, non mi lascerà il tempo di riprendermi. Non mi resta che tentare il tutto per tutto, in fondo anche lui è un prototipo. Mentre sento il metabolismo scendere  cerco di concentrare il Chi, basta poco. Il mio colpo manda in frantumi il fucile. Farà male, l’onda elettromagnetica è immediata, troppo intensa da sopportare, soprattutto assieme al colpo dell’induttore metabolico. Perdo conoscenza sperando sia servito a qualcosa.

 

Quando mi sveglio chino su di me c’è un agente SHIELD, uno dei due che avevano scortato fuori i feriti. Ci sono molti agenti che si aggirano per il magazzino. Quanto sono rimasto svenuto? Parecchio a giudicare da quanto sono stati smontati i robot. Ma se fosse molto avrebbero fatto in tempo a portarmi via, come quasi tutti i feriti. Provo ad alzarmi, gli effetti del perturbatore elettromagnetico si fanno sentire, le gambe mi tremano, sento tutti i muscoli come fossero gelatina.

Esco sulle mie gambe e mi avvio verso il trasporto, è una questione di principio. Per sapere le novità aspetterò domani.

 

Mi sveglio dolorante. Il gomito pulsa, anche per la fasciatura stretta. La mano mi fa male. Sull’anca destra ho un ematoma ma non mi fa male. Non credo che andrò in ufficio, oggi, se non altro per proteggere la mia identità segreta. Devo comunque sentire Stark.

- Tony? No, sono a casa. No, tutto bene, approfitto di questo momento di post crisi per provare la postazione di telelavoro che mi sono fatto istallare. Così da poter gestire anche da qui eventuali emergenze sia alla REvolution che alla Rand-Meachum.

- Sempre al lavoro? Dovresti prenderti delle pause, ogni tanto. Esci e vai a divertirti.

- Magari hai ragione, stasera voglio provare.

- Gia, credo che dovremmo fare un po’ il punto della situazione. Ho saputo che Iron Fist è riuscito a gestire brillantemente la crisi.

- Gia. Non è esattamente quello che ha detto a me.

- Scherzi? Uscire vittoriosi da un’incursione di quel tipo? Nessun commando dello SHIELD sarebbe riuscito a far tanto senza copertura.

- Ok, Cosa hanno scoperto, oltre a qualche rottame d’androide?

- Più o meno tutto. Sotto il magazzino si trovano il laboratorio e la linea di assemblaggio. Lo SHIELD ha trovato tracce di documenti non distrutti e preso due tecnici. Per il momento non parlano e dicono di non essere neppure a conoscenza del laboratorio, ma cosa ci facevano dei tecnici, specializzati in robotica, sul libro paga della Microwindows, che si occupa di Import-export?

Hanno trovato 8 chip danneggiati, tutti i robot che sono stati distrutti o abbattuti nel magazzino avevano istallati modelli compatibili con questi 8. Ci sono tracce di pagamenti fatti a noti scassinatori in date di poco successive a due dei furti. Certo, nulla di incontrovertibile, ma è gia qualcosa. Lo stato dei lavori era abbastanza avanzato, ma tutt’altro che vicino a produrre un adattoide vero e proprio. Comunque le indagini andranno avanti, ne nei robot ne nel magazzino si è trovata traccia dei chip, integri, sottratti allo SHIELD.

- Quindi la missione si può considerare riuscita solo in parte, no?

- In qualche modo si, la domanda che sorge spontanea è, se quei chip erano nelle loro mani perché non li hanno usati nella ricerca, limitandosi a produrre modelli di parecchio più arretrati?

Come puoi immaginare il mio contatto è, a dir poco, furioso. Per quel che ci riguarda comunque il problema è risolto. REvolution è al sicuro dalla Brand e Stark Solution ha un’altra commissione di lavoro da valutare. Temo di dover assumere nuovo personale oppure cominciare ad essere ancora più selettivo nell’accettare incarichi.

 

Uno dei ristoranti più esclusivi di New York. In quelli ancora più esclusivi, dichiaratamente razzisti, non vorremmo neppur mettere piede.

Sono vestito con un completo nero, camicia viola, senza cravatta. La mia compagna con un abito da sera rosso, bella da mozzare il fiato.

Mentre sorseggio la mia acqua minerale leggendo il menù la guardo appoggiare le labbra sul bicchiere del martini. “Gin inglese, vermut dolce e oliva, agitato”, ha detto, con tutta la naturalezza del mondo. Si trova a suo agio in questi ambienti, più di me. Retaggio di tutto il tempo in cui è stata infiltrata nel crimine organizzato, forse… oppure semplicemente si gode il lusso, momentaneo o meno, ogni volta che può.

Un mio amico italiano, un giorno, in un ristorante come questo, fece una battuta che non ho mai capito fino in fondo. “Te l’immagini la faccia che farebbero se ora ordinassimo pepata di cozze e porchetta?” Loro due risero, io non capii di cosa stessero parlando. Da allora mi capita di reprimere la tentazione di fare la prova.

- I signori vogliono ordinare?

- Certamente, fa lei. – Per me filetto al pepe e insalata verde.

- Lo porti ad entrambi. Per il vino ci affidiamo a lei.

Si allontana. – Come va la spalla?

- Non male ma il gomito lo muovo ancora con difficoltà, temo sia poco un giorno per rimettersi.

- Potresti usare il pugno d’acciaio per risanare le tue ferite.

- E affidarmi sempre a qualcosa di esterno per risolvere i miei problemi? Non sarà certo qualche dolorino ad uccidermi, e l’energia del Chi è meglio conservarla per cose più importanti.

Poi la conversazione procede su argomenti più frivoli, almeno per una sera non abbiamo problemi, a meno che qualche pazzo non decida di compiere un’irruzione proprio nel locale in cui siamo a cena.

Il cameriere ci porta un Grignolino. Quando fa per versare l’assaggio nel mio bicchiere, ho un’esitazione, poi lo lascio fare. Sollevo lentamente il calice, lo muovo impercettibilmente verso Misty, come un brindisi segreto. Poi l’accosto alle labbra e assaggio. Il sapore è carico, buono e reso ancora migliore dal senso di condivisione che bere vino, a tavola con la mia compagna, mi da.

 

Non riesco a dormire. Sto qui, vicino alla finestra, ad ammirare il panorama della città di notte. Da quassù non sembra neppure la bolgia terribile che vediamo ogni giorno.

Il mio corpo prova ancora la piacevole spossatezza che segue il sesso. La testa è leggermente annebbiata a causa del, poco, vino che ho bevuto. Il gomito pulsa ma non mi fa più male.

C’è ancora qualcosa che non va.

Mi siedo nella posizione del loto, al centro della stanza.

Faccio il vuoto nella mia mente, in sottofondo il respiro regolare di Misty.

Uno spazio nero. Visualizzo una valle, verde. Al centro scorre un fiume. Lo risalgo. Ad un certo punto è interrotto da una cascata. Sto sotto e guardo l’acqua cadere. Cerco di immaginare anche il suono, la cascata è piccola e non romba. Il suono è dolce. Concentro la mia mente sul ritmo della caduta dell’acqua e cerco di lasciar fuori tutto il resto. I dubbi, tutte le insicurezze dei giorni scorsi, la mia paura di non riuscire pian piano mi lasciano. Sento una sensazione piacevole che inizia a per…

[…]

 

 

note: Bene anche questa è fatta. Grazie a Carlo per i riferimenti degli albi, grazie ai quali e’ stato possibile inserire le note e a Tobia per aver fatto l’editor.

 

Per quanto riguarda la continuity, credo che la storia si possa collocare tranquillamente nei primi giorni di vita della REvolution, quindi durante i primi episodi di Iron Man.

 

Per i personaggi. Essi sono comprimari nella serie regolare di Iron Man, scritta da Tobia Brunello, tranne che la voce di Tony Stark, che è invece parte integrante del protagonista della serie. Credo che per ulteriori ragguagli sia sufficiente leggere quella serie.



[1] Americano: Miss Marvel #7 - Italiano: FQ Corno #220

[2] Americano #Fantastic Force #4 -  Italiano: FQ Marvel Italia #139

[3] Americano: Iron Fist #12  - Italiano 1° edizione Shang Chi #47 2° edizione Marvel Collection #4